A modo di recensione
del libro di Francesco Montanaro scritto per delineare la storia del
suo paese dal III sec. a.C. al XV sec. d.C. (Fracta Major – miti
storie documenti – Parte I) e presentato al pubblico il 2
Febbraio 2017. Libro che ho letto con interesse storiografico e
recepito come un vero “contributo, in termini di conoscenza e
di recupero di memoria”, offerto “alla comunità frattese”.
Esso si presenta come
“la prima parte” di un lavoro globale di ricerca storica
comunale, cioè “di un'opera complessa di recupero, che sarà
completata nel prossimo futuro”. E' articolato in dieci
capitoli tematici che ripercorrono la storia del territorio frattese
dal III sec. a.C. al XV sec. d.C., analizzandone i tratti
fondamentali secondo la periodizzazione classica: nell'epoca romana
antica quelli connessi con la vicenda della città di Atella
(fino al V secolo d. C.), nell'epoca alto-medievale quelli relativi
al sorgere dell'insediamento di Fracta nella Liburia contesa
da Longobardi e Bizantini Napoletani (dal VI al X secolo d.C.),
nell'epoca medievale quelli relativi alle condizioni di Fracta
durante le dominazioni normanna, angioina e aragonese (dal XI al XV
secolo d.C.).
I Miti, le
Storie, i Documenti, sono evidenziati come ambiti e
riferimenti metodologici del percorso di ricerca. Trai i Miti
Montanaro indica “il mito misenate dell'origine” legato
alla fondazione di Fratta ad opera dei profughi di Miseno, ed il mito
della legenda agiografica di San Sossio diacono di Miseno e
patrono di Fratta. Le Storie sono quelle dipanate dalle
vicende civili ed ecclesiastiche che hanno caratterizzato lo sviluppo
di Fratta nei contesti particolari delle dominazioni e nel
susseguirsi dei periodi storici. I Documenti sono quelli
costituiti dalle fonti compulsate tradizionalmente dalla storiografia
locale, quelli utilizzati per aprire nuove piste di ricerca, e quelli
inediti per la storia locale frattese che Montanaro riprende dalle
trascrizioni manoscritte da Florindo Ferro.
Si tratta di un
discorso aperto nello spirito della mission storiografica
locale ispirata da Sosio Capasso e che caratterizza l'impegno
culturale e la ricerca storica dell'Istituto di Studi Atellani
e del suo periodico Rassegna Storica dei Comuni. Un discorso
originale ed eccellente quello di Montanaro che si è confrontato
utilmente anche con i contributi di altri autori che operano nello
stesso spirito e contesto operativo, tra questi Marco Dulvi Corcione,
Franco Pezzella, Giacinto Libertini e Bruno D'Errico, i quali hanno
anche relazionato alla presentazione di Fracta Major la sera
del 2 Febbraio 2017.
Per il periodo
alto-medievale il discorso di Montanaro ha fatto riferimenti e
confronti anche con alcune piste storiografiche sull'origine di
Fracta da me proposte con l'utilizzo delle fonti tradizionali
rilette ed arricchite con altre recuperate nei codici monastici
dell'area campana.
Ho sviluppato queste
piste in Ecclesia Sancti Sossii – Storia Arte Documenti
pubblicata nel 2001, in Fratta Benedettina – Codice Diplomatico
delle Fratte in Campania pubblicata nel 2008, e in Fratta
Città Antica pubblicata ne 2010.
Ripresento in sintesi
il ragionamento svolto intorno all'importanza del culto di San Sossio
e sull'indicazione della pista monastica benedettina.
Il culto di San Sossio
L'ipotesi delle origini
misenate di Fratta, fondata dopo l'abbandono di Miseno circa la metà
del IX secolo, insieme con quella dell'importanza dell'originario
culto sansossiano, è sempre stata molto cara alla storiografia
locale. Infatti quasi tutti gli storici della città, a partire dal
canonico Antonio Giordano che scrisse la storia frattese nel 1834,
hanno accolto l'invito metodologico del vescovo Lupoli ed hanno
voluto sostenere questa ipotesi con documentate e sentite
espressioni.
Su questo piano si è
mossa tutta la ricerca storica paesana, ed i vari autori hanno poi
prodotto una notevole mole di pubblicazioni che configurano, nel loro
insieme, una dignitosissima e colta letteratura di storiografia
locale che trova pochi riscontri in altre realtà comunali e
culturali consimili, sia ai livelli regionali che a quelli nazionali
ed internazionali.
La ricerca, pure su
temi ulteriori, ha interessato il campo dell'Archivistica,
dell'Agiografia, della Storia Civile ed Ecclesiastica, dell'Arte,
della Letteratura, delle Tradizioni Popolari, della Economia e della
Sociologia.
Una semplice scorsa
delle opere presenti nella Sezione di Storia Locale della
Biblioteca Comunale può dare il senso del valore e dell'importanza
delle molte decine di monografie e di opere fondamentali scritte dai
molti autori. Tra le tante basti ricordare quelle di Sosio Capasso,
il quale della storia locale in epoca contemporanea è riuscito a
fare un vero e coinvolgente culto, e del lavoro di ricerca storica
frattese una vera scuola con risvolti accademici che al gusto dello
studio ha congiunto la formazione scientifica e la divulgazione della
più specifica rivista italiana di Storia Locale: la Rassegna
Storica dei Comuni, ricca di varie collane e di contributi
eccellenti.
Sullo stesso piano si
pongono anche le svariate iniziative civili, formative, scolastiche e
culturali, che tendono a valorizzare e a celebrare l'antico retaggio
originario frattese.
L'impressione che
l'ipotesi delle origini misenati di Fratta fosse eccessivamente
esclusiva, e che impedisse altre letture circa i fatti originari
frattesi, si era però in qualche modo esplicitata con Bartolommeo
Capasso, storico ed archivista napoletano insigne della fine del
secolo scorso, nato da genitori frattesi. Questi nel 1896, in un suo
commento introduttivo alla Cronica cinquecentesca di Hieronimo
De Spenis prete frattese, scrivendo di Frattamaggiore ritenne di
doverne, sulla base dei documenti riguardanti la Liburia
medievale, spiegare in maniera diversa le origini.
Egli inquadrò le
origini del locus di Fratta nelle dinamiche dello sviluppo
agricolo del territorio atellano, ove i vantaggiosi contratti agrari
richiamavano, indipendentemente dalla spinta delle incursioni
saracene, molti coloni disposti ad insediarsi sui terreni da
recuperare alla coltura e da migliorare con le piantagioni. Secondo
Bartolommeo Capasso, Fratta sarebbe, quindi, sorta verso il IX
secolo, umilmente e gradualmente, come borgo contadino al pari di
tanti altri "sotto la protezione di ricchi possessori di beni
feudali".
L'opinione di
Bartolommeo Capasso era quella di uno storico di grande e
riconosciuta levatura, e ciò bastò ad inserire nel dibattito
storiografico locale elementi di novità interpretativa circa le
origini della città.
Convinto assertore
della ipotesi misenate fortemente sostenuta nel discorso
storico-agiografico ufficiale della fine del secolo scorso e
dell'inizio di questo secolo, come quello di Carmelo Pezzullo, di
Florindo Ferro e di Raffaele Reccia, lo stesso Sosio Capasso,
principale storico frattese contemporaneo, fu sensibile agli stimoli
del Bartolommeo. Egli, infatti, già nella sua storia di
Frattamaggiore del 1944 inserì nel discorso storico circa le
origini cittadine alcuni elementi riconducenti al tema di un
preesistente insediamento frattese intorno ad un castello antemurale
di Atella.
Il tema di una Fratta
preesitente alla colonizzazione dei Misenati è stato poi ripreso
come ipotesi di ricerca da vari altri autori di storia locale.
Tra questi Giuseppe e
Pasquale Saviano che hanno considerato i dati dello sviluppo agricolo
nella Liburia medievale; l'autore di questo lavoro che, in una serie
di articoli per il giornale locale 'Il Paese', ha indicato
l'importanza del repertorio archeologico scoperto nel sito frattese e
della documentazione circa la colonizzazione monastica del
territorio; Pasquale Pezzullo che per la Rassegna Storica dei
Comuni ha scritto articoli e monografie impegnati a sviluppare
una interessante indagine sul remoto passato di Frattamaggiore; e
Francesco Montanaro che ha interpretato in chiave antropologica
l’ipotesi misenate della fondazione di Fratta come mito
d’origine della città affermatosi e consolidatosi a partire
dalla storiografia locale del XVIII secolo.
Finora però non e
stata ancora bene delineato un quadro completo e chiaro della natura
e della cronologia di questa preesistenza.
Credo comunque che,
sulla base dei dati emersi dalla ricerca circa i riferimenti
rinvenibili ed utili per inverare il valore storico, culturale ed
euristico del titolo di Città Benedettina, si possa affermare
la possibilità di nuove piste storiografiche complementari per la
determinazione dell'identità originaria e storica di Frattamaggiore.
Una di queste è ancora
la pista del culto a san Sossio, percorsa però in una direzione
nuova per la storia locale, quella monastica benedettina, e cercando
di verificare ipotesi nuove della sua presenza nella Fratta antica.
Nell'Introduzione di
Fracta Major Francesco Montanaro considera l'importanza per la
ricostruzione della storia frattese che ha, “assieme a documenti
già noti dell'antica Frattamaggiore, una parte del materiale inedito
trascritto alla fine del XIX secolo dal grande storico frattese
Florindo Ferro, il quale ricopiò integralmente centinaia di
documenti dalle fonti originali conservate nell'Archivio di Stato,
nell'Archivio Notarile frattese, nell'Archivio Comunale di
Frattamaggiore e nell'Archivio Diocesano di Aversa; alcuni di questi
documenti nel corso degli ultimi 130 anni sono andati perduti o
distrutti, per cui è molto interessante la loro riscoperta e
pubblicazione oggi. Il recupero delle trascrizioni di Ferro, che un
secolo fa purtroppo non ebbe il tempo di sistemare tutto il materiale
raccolto, è un opera che ci sta oramai impegnando da circa 10 anni:
anche se il solerte medico e storico frattese non trovò
documenti per dipanare le ombre che nascondono l'origine del
casale di Frattamaggiore, riuscì a scoprirne e ricopiarne alcuni,
tuttora non conosciuti, riguardanti vicende dei secoli in cui si
definirono la sua struttura urbanistica e sociale”.
Si tratta sicuramente
di una consegna importantissima per la storiografia locale quella del
recupero e della sistemazione delle trascrizioni del Ferro.
Egli era il geniale
Bibliofilo del Riscatto, giornale della Fratta liberale
dell'inizio del secolo, ed al vaglio della sua ricerca storica e
della sua pazienza certosina passarono tutti i documenti privati e
pubblici della storia locale. Ogni evento paesano, benché minimo,
riceveva dal Ferro la sua corretta collocazione nel quadro generale
della storia del paese e la sua celebrazione nella tradizione locale.
Florindo Ferro recuperò, tra l'altra, quella documentazione che
riportava ai tempi degli antichi congressi della Università
di Frattamaggiore, che si tenevano nelle sedi delle Congreghe,
secondo un costume antico, dopo il suono della campana, in una
ritualità che assegnava al tempo che scorre una preziosità
liturgica ed una sacra rappresentazione.
Ho avuto anche io
occasione negli anni '80 di vedere e di annotare direttamente molte
di quelle trascrizioni, durante alcune visite alla famiglia Ferro
fatte in compagnia del sacerdote don Pasqualino Costanzo che pure le
conosceva e le utilizzava per alcuni approfondimenti del suo
Itinerario Frattese del 1972. Erano state anche
sistematicamente riutilizzate da Pasquale Ferro, figlio di Florindo
Ferro, per la compilazione della sua Frattamaggiore Sacra del
1974. Molte di quelle trascrizioni fotocopiate furono utilizzate come
materiale manoscritto integrativo utile alla realizzazione della
Mostra Storia Locale e Documentazione da me curata in
collaborazione con la cooperativa di ricerca Studio S e che si
tenne nel settembre del 1987 nella piazza del Comune. Quella Mostra,
patrocinata dal Comune di Frattamaggiore, divenne poi permanente ed
utilizzata per fini didattici nei locali della Scuola Media
Bartolommeo Capasso a cura del preside Francesco Capasso.
Accanto alle
trascrizioni manoscritte originali, allora depositate nei locali
della Famiglia Ferro, si
collocavano anche le
raccolte dei manoscritti e delle minute che già Florindo Ferro aveva
preparato per stampare alcune delle sue opere pubblicate sulla storia
locale, e che forse voleva utilizzare anche per la realizzazione di
una opera omnia su Frattamaggiore. Scrisse anche per storie
locali di altri comuni diocesani. Tra le opere pubblicate per la
storia locale frattese si annotano:
F.
Ferro, Memorie storiche della chiesa parrocchiale di
Frattamaggiore, Aversa 1894
F. Ferro, Storia di
Frattamaggiore a volo d'uccello; in: n.u. 'Frattamaggiore'
1903.
F. Ferro, Prima
ricorrenza centenaria della traslazione dei corpi dei santi Sosio e
Severino,
Aversa
1907.
F. Ferro, Notizie
sul culto di S.Rocco in Frattamaggiore, Aversa 1910.
F. Ferro, Il culto
di San Rocco, Frattamaggiore 1921
F. Ferro, Della
Chiesa della SS.Annunziata e di S.Antonio di Frattamaggiore,
Napoli1922
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