venerdì 27 gennaio 2012

Don Bosco e il senso della storia

Agganciare il percorso della personale attività pastorale ed educativa al cammino epocale della Chiesa nel periodo delle grandi trasformazioni culturali ed economiche del XIX secolo. 
Fu questo il significato che assunse l'opera di Giovanni Bosco (1815–1888), il santo sacerdote, educatore infaticabile dei giovani nella Torino sabauda pre-unitaria e fondatore carismatico dell'ordine dei Salesiani e della loro vasta missione cattolica nel mondo contemporaneo. La sua opera educativa si svolse in maniera prodigiosa, ed assunse esiti risolutivi nei confronti della devianza e dello sfruttamento del lavoro giovanile, in un contesto torinese dove si registravano forme di pauperismo e problematiche connesse all'immigrazione contadina e all'industrializzazione.
   Giovanni Bosco nacque quando in Europa si era concluso il periodo rivoluzionario e napoleonico. Orfano di padre e piccolo contadino dell'astigiano egli apprese i primi rudimenti del sapere da un vecchio sacerdote. La sua formazione umana e culturale, da garzone di campagna a seminarista e a giovane sacerdote del Convitto Ecclesiastico di Torino (dal 1826 al 1844), avvenne in un arco di tempo caratterizzato da molteplici mutamenti storici, nel clima della restaurazione e della nascente cultura risorgimentale.
La sua opera giovanile, fortemente intrisa dell'entusiamo vocazionale e dello spirito sacerdotale, si concretizzò nell' Oratorio, che ebbe i suoi primi sviluppi al contatto con i carcerati e i giovani provenienti dalla campagna. Attraverso quella istituzione don Bosco assicurò a decine di ragazzi l'assistenza religiosa e morale, la crescita nella fede, l'alfabetizzazione e l'apprendimento di un mestiere artigianale.
  Nella Torino di metà ottocento egli riuscì con l'obolo popolare a costruire la chiesa di San Francesco di Sales, diede vita a tre esperienze oratoriane, organizzò numerosi laboratori di artigianato, istituì una scuola ginnasiale, coinvolse circa un migliaio di giovani.
All'indomani dell'Unità d'Italia (1860) la sua opera fu vista con favore in tutti gli ambienti civili ed ecclesiastici; ottenne il sostegno del Governo, il plauso del Papa, e l'aiuto di numerosi benefattori e collaboratori. In poco più di un decennio egli riuscì a costituire l'ordine dei Salesiani (Padri, Suore e Cooperatori); e riuscì a costruire altre tre chiese, due a Torino (S. Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Evangelista) e una a Roma (Sacro Cuore di Gesù). 
Alla fine dell'ottocento l'opera di Don Bosco ed il suo messaggio educativo a favore dei giovani, concretizzatisi con istituti scuole e missioni salesiani, erano diffusi in Europa in America Latina ed in altre parti del mondo.
   Educazione dei giovani ed organizzazione della vita consacrata apparvero come gli ambiti fondamentali rispetto ai quali don Bosco indirizzò la sua attività sacerdotale. Tali appaiono i tratti caratteristici della sua opera così come essa viene tuttora esperita nella relazione sociale e nella dinamica ecclesiale contemporanea. Questi tratti fin dalle origini non furono disgiunti dalla persistente iniziativa pubblica che Giovanni Bosco sviluppò nel campo della  comunicazione e della catechesi. Egli attinse alle conoscenze che gli derivavano dalla personale familiarità con lo studio della storia della Chiesa e con la intensa pratica devota, e pubblicò libri destinati agli studi scolastici dei ragazzi e alla crescita della loro fede. Pubblicò biografie esemplari con intenti educativi e devozionali; si ispirò all'insegnamento dei santi e alle loro soluzioni per caratterizzare la sua predicazione e la sua metodologia educativa. San Filippo Neri, Sant'Alfonso Maria de' Liguori, San Francesco di Sales, furono modelli impliciti del suo operare. La sua originalità fu quella di  proporre riferimenti 'preventivi' per l'educazione dei suoi giovani, con l'intento di aiutarli nella formazione del senso della fede, dell'appartenenza alla Chiesa e della partecipazione produttiva alla vita sociale, nel contesto di una storia da comprendere nei significati religiosi, da vivere e da caratterizzare con l'impegno personale e comunitario. 
In questo senso il percorso educativo e pastorale di don Bosco, sostenuto da una intensa attività editoriale, si agganciava al cammino epocale della Chiesa nel XIX secolo e alle dinamiche ispirative della Dottrina Sociale sviluppata e comunicata in risposta ai mutamenti e alle problematiche della modernità. 'Camminando con i giovani' è ancora oggi l'orientamento operativo della famiglia dei Salesiani, la Congregazione fondata da don Bosco e diffusa in 128 nazioni con circa mezzo milione di membri. Nel giorno di Pasqua del 1934 il papa Pio XI iscrisse Giovanni Bosco tra i Santi della Chiesa Cattolica.


Documenti e bibliografia storica su:
http://www.storialocale.it/agiografia/donbosco/don_bosco.pdf



SALESIANI DI DON BOSCO
http://www.sdb.org/index.php


EDITRICE NEL SEGNO DI DON BOSCO
http://www.elledici.org/







lunedì 16 gennaio 2012

Storia e critica filosofica in una lettera di Giambattista Vico

Tra '600 e '700 la riflessione filosofica e la metodologia della scienza furono caratterizzate dalle posizioni del razionalismo e dell'empirismo. La ricerca della verità avveniva secondo i procedimenti dell'analisi deduttiva o della sintesi induttiva, si partiva da idee precostituite o si perveniva a formule convalidate dall'esperimento. Cartesio, Leibniz, Bacone, Locke ed Hume furono i principali pensatori dell'epoca. Il pensiero e l'esperienza fornirono le categorie interpretative della realtà e caratterizzarono la nascita della scienza moderna nel campo dello studio della natura e della matematica. 
   Tra le posizioni razionalistiche e le posizioni empiristiche, considerandole tendenziali e di moda, si interpose l'originale visione storica-universalistica del filosofo napoletano Giambattista Vico (1668-1744), il quale privilegiò il metodo argomentativo per l'interpretazione della natura dell'umanità. I suoi Principi di scienza nuova portarono nel titolo sia la critica alle tendenze del pensiero contemporaneo e sia la proposta di un approccio nuovo, antesignano del metodo delle  Scienze Umane, per comprendere la storia dei popoli e dell'umanità. 
La sua indagine svolta sulle tre età della storia dell'uomo (età del senso, età della fantasia ed età della ragione) - una storia che procedeva in maniera non lineare ma attraverso corsi e ricorsi – evidenziò la dimensione di un divenire che legittimò l'esigenza di una nuova storiografia e di una nuova concezione filosofica della storia. Da Vico in poi, fare storia significò svolgere un'indagine che accanto alla narrazione degli avvenimenti, che descriveva il volgersi dal passato al presente, poteva porre anche l'esercizio della previsione e dell'anticipazione, che descriveva il volgersi dal presente al futuro. 
   In questo senso il discorso storiografico aperto da Giambattista Vico, ed assurto a valore europeo ed internazionale, ispirò in qualche modo le successive posizioni idealistiche e romantiche circa la concezione filosofica della storia e stimolò molti aspetti del dibattito proposto dallo storicismo. Sicuramente una certa influenza del pensiero vichiano si estese al perfezionamento della già nobile storiografia locale italiana e meridionale, e contribuì alla formulazione delle 'leggi' dello sviluppo storico dell'umanità individuate dalle teorie sociologiche sorte con il positivismo (ad esempio la legge dei tre stadi (religioso, metafisico, positivo) di Augusto Comte). 

   Un'interessante documento della tematica vichiana ci viene fornito dal canonico Antonio Giordano, Bibliotecario della Reale Biblioteca Borbonica e storico eccelso del suo paese con l'opera Memorie Istoriche di Fratta Maggiore del 1834. Si tratta di una lettera che il Vico inviò ad un prelato romano spiegandogli il significato del suo libro sui Principi della scienza nuova. Il Giordano aveva scoperto alcune lettere autografe del Vico e ne fece una pubblicazione a stampa datata al 1818.
Al sito www.storialocale.it possiamo leggere il frontespizio della pubblicazione del Giordano, la sua premessa alla lettera in questione, e un brano significativo della stessa lettera firmata da Giambattista Vico.