martedì 22 dicembre 2009

DON PASQUALINO COSTANZO: UN LIBRO POSTUMO ED UNA ANTOLOGIA PER LA SUA MEMORIA

Frattamaggiore - La recente pubblicazione del libro Don Giustino Marini - Una vita al servizio del prossimo scritto da don Pasqualino Costanzo (12 febbraio1922 – 23 dicembre 1991) ci offre l’occasione di una memoria del sacerdote e storico che nella seconda metà del ‘900 è stato animatore ed interprete fedele della spiritualità e della cultura popolare frattese.
Si è trattato di un’opera agiografica dedicata alla figura del servo di Dio Giustino Marini, sacerdote di Cesa morto a 40 anni a causa del colera che nel 1836-37 imperversò nel napoletano e che lo colse mentre era impegnato nella carità e nell’assistenza dei colpiti dal morbo. L’opera è stata ritrovata manoscritta tra le carte di don Pasqualino ed è stata consegnata dal nipote Pasquale Costanzo all’Istituto di Studi Atellani per la cura e la stampa postuma. La presentazione in San Rocco a Frattamaggiore avvenuta il 26 Novembre del 2009, con l’intervento del curatore Franco Pezzella, del parroco d. Armando Broccoletti, e del Vicario Foraneo mons. Nicola Giallaurito, nel clima del’Avvento e della preparazione al Natale, ha rappresentato un momento importante sia per apprezzare il tesoro riscoperto di un’opera inedita e sia per rammemorare il valore etico ed educativo che continua ad avere l’esempio e la produzione letteraria di don Pasqualino.
A tanto si aggiunge il forte significato che nei due decenni dalla sua dipartita ha assunto la celebrazione della sua memoria che avviene nel clima del Natale del quale egli fu cantore semplice e sublime. Nel clima natalizio e nella memoria comunitaria del paese e della diocesi, infatti, riappare spontaneamente il suo segno indelebile, fatto di spiritualità, di tradizione, di amore per il popolo, di educazione e di guida morale delle giovani generazioni.
Ed ancora un’altra opera, curata dal sottoscritto ed intitolata Chiesa stupenda, contribuisce nel periodo di Natale di quest’anno al riconoscimento dei tratti molteplici della poliedrica ricerca di don Pasqualino e della sua comunicazione al pubblico. Ed essa ce lo fa ravvisare come agiografo, come storico, come antropologo, come poeta e come teologo: una figura luminosa nel firmamento che si osserva anche dalla prospettiva frattese.


Approfondimento: http://www.prolocofratta.it/natalefrattese/donpasqualino/

mercoledì 9 dicembre 2009

CHIUSURA DEL SINODO DIOCESANO DI AVERSA E GIUBILEO LAURETANO

CATTEDRALE DI AVERSA - Le quattro sessioni del Sinodo Diocesano di Aversa 2009 sono state dedicate all’accoglienza e alla valorizzazione del lavoro di studio svolto in ogni parrocchia della Diocesi negli anni precedenti intorno alle quattro costituzioni del Concilio Vaticano II: Lumen Gentium, Dei Verbum, Sacrosanctum Concilium, Gaudium et Spes. Queste Costituzioni hanno rappresentato gli orientamenti e le tematiche fondamentali che hanno animato i Convegni Pastorali annuali della Diocesi nell’ultimo decennio, e sono state assunte nella riflessione del Sinodo per consentire al Vescovo di tracciare il futuro cammino della Chiesa Aversana. Dopo la Celebrazione di Apertura del Sinodo del 12 settembre 2009, le Sessioni sono state realizzate nelle quattro settimane datate al 21-25 settembre, al 5-9 ottobre, al 26-30 ottobre e al 16-20 novembre.
Il 21 novembre si è avuto la Chiusura del Sinodo e contemporaneamente l’Apertura del Giubileo Lauretano dedicato tradizionalmente alla Madonna di Loreto compatrona con San Paolo della Diocesi. Le sessioni sinodali si sono si svolte dalle ore 18.30 alle ore 20.30. Nella sua omelia del 12 Settembre l’Arcivescovo Mario Milano aveva detto: “Con questo Sinodo vogliamo cogliere tutta la ricchezza dottrinale e pastorale del Concilio Vaticano II che, il servo di Dio, Giovanni Paolo II, volle definire bussola certa per orientare il cammino della Chiesa all'inizio di questo terzo millennio. Noi vogliamo puntare su questa bussola certa per poterci incamminare su quei sentieri indicati dallo Spirito Santo.”
Partecipatissime sono state le sedute del Sinodo e moltissimi sono stati i contributi dei parroci, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici all’accoglienza, alla riformulazione e alla novità di proposte che hanno perfezionato l’Instrumentum Laboris predisposto dalla Segreteria del Sinodo.
Sull’apposito sito [
http://sinodo.diocesiaversa.it/exepage.asp?active_page_id=199 ] predisposto dalla Diocesi per documentare ed aggiornare i lavori del Sinodo, si possono conoscere la storia dei Sinodi Diocesani di Aversa, e del Sinodo 2009 le varie fasi, le 4 relazioni fondamentali, i comunicati delle sessioni e tutta l’ampia documentazione che permettono di cogliere tutta la ricchezza dell’importante esperienza ecclesiale.

Giovedi 10 Dicembre 2009, giorno della festa della Madonna di Loreto, si chiude il Giubileo Lauretano e alla solenne Celebrazione Eucaristica delle 18.30, presieduta dal Nunzio Apostolico per l’Italia Mons. Giuseppe Bertello, partecipano con il popolo diocesano tutti i laici e religiosi che hanno dato vita alle Sessioni del Sinodo Diocesano.
La formula dell’indulgenza plenaria connessa al Giubileo Lauretano di Aversa:
…dal 21 novembre al 10 dicembre, nel giorno dell’apertura e della chiusura del Giubileo Lauretano, e una sola volta in un giorno a scelta dai singoli fedeli, che “con l’animo distaccato dall’affetto al peccato, visiteranno la Cattedrale e ivi parteciperanno ad una celebrazione o almeno vi recitano piamente il Padre nostro e il Credo”, viene concessa alle solite condizioni (Confessione, Comunione Eucaristica, preghiera per il Papa) l’indulgenza plenaria, applicabile anche ai defunti.
La devozione diocesana per la Madonna di Loreto si è sviluppata nel periodo post-tridentino ed ha avuto all’origine una storia singolare legata alla costruzione del sacello lauretano nel transetto laterale della cattedrale di Aversa. In pratica esso è una ricostruzione in scala ridotta, della Santa Casa di Nazareth che si visita nel santuario marchigiano di Loreto.
Il vescovo aversano Carlo I Carafa (1616-1644), che fu nunzio pontificio in Germania e pellegrino a Loreto, rimase colpito dalla Santa Casa e volle farne costruire una copia identica, di sana pianta, all'interno della sua cattedrale.
L'iniziativa ebbe significati prestigiosi e devozionali, ed il modello aversano della casa di Nazareth fin dal '600 è stato fortemente legato alla spiritualità mariana in Diocesi.

mercoledì 2 dicembre 2009

LA DIPLOMAZIA ED IL SERVIZIO PASTORALE DI MONS. D’ERRICO

Giovedì 19 Novembre 2009 nella Basilica Pontificia di San Sossio (Frattamaggiore (NA) - Diocesi di Aversa) si è tenuta la presentazione del libro DIPLOMAZIA E SERVIZIO PASTORALE in occasione del decennale dell’Ordinazione Episcopale di S. E. Mons. Alessandro D’Errico, Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina. Il libro, una raccolta antologica di omelie discorsi e conferenze, si è avvalso della prefazione del cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo, ed è stato pubblicato a cura dall’Istituto di Studi Atellani. La pubblicazione del libro che mi ha visto tra i curatori e l’evento celebrativo in Basilica svolto in onore di don Sandro mio amico mi offrono l’occasione di questa breve riflessione.
Nella Scrittura gli Autori Sacri, e poi i Padri ed il Magistero, hanno proposto immagini della Chiesa che esprimono con semplicità l’intreccio di caratteri antropologici e teologici: arca, città, vigna, nave, sposa, popolo, comunione…
L’esperienza di vita nella Chiesa esprime da sempre una vocazione che è adesione personale ed attiva alla sua missione, ai compiti e ai ministeri che Cristo ha legato e consacrato all’annuncio del Vangelo: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). La vocazione vissuta all’interno della Chiesa, immagine e continuazione della prima comunità apostolica che realizza il mandato del Signore nel mondo contemporaneo, è quella propria di don Sandro vescovo e nunzio apostolico.
Nel luogo ‘apostolico’ converge, difatti, ogni altra immagine che concorre a determinare e a disvelare il mistico simbolismo della Chiesa. L’apostolo è l’umile lavoratore della vigna del Signore, il sacerdote dell’arca santa, il pastore del popolo di Dio, il costruttore della città spirituale, l’umano e storico punto d’incontro della comunione con Cristo, un modello per la santità del Padre proposto ai credenti.
Ricca di tali significati, la vocazione di don Sandro assume un senso particolare per la storia personale e familiare di lui, ed insieme lo assume anche per la città nativa apparendo egli come punto di riferimento spirituale ed ecclesiale per la gente che ha visto in lui, nella sequenza cronologica della sua formazione e della sua attività sacerdotale, la luce piena del pastore.
Nel cammino vocazionale il giovane seminarista diocesano è divenuto il sacerdote studioso degli Atenei Pontifici, il prelato di Nunziatura attento all’immagine della Chiesa e all’annuncio del Vangelo nei luoghi della politica, del diritto, dell’etica e dei rapporti internazionali tra gli Stati.
Don Sandro è divenuto il Vescovo che pone il Popolo di Dio, il popolo della carità fraterna, la Chiesa che egli rappresenta a nome del Santo Padre, a confronto e a modello nel dialogo con i popoli e con le culture presso cui è stato inviato e dove egli è andato.
Don Sandro è sacerdote del dopo-Concilio Vaticano II, ed ha vissuto la sua esperienza nella Diplomazia Vaticana con diverse destinazioni ed incarichi in campo nazionale ed internazionale. Egli ha maturato la sua opera nella luce apostolica del grande papa Giovanni Paolo II, che lo ha voluto come prelato di Nunziatura nella sua Polonia e, nel 1999, come vescovo e nunzio apostolico nel Pakistan islamico a rappresentarlo in una delle aree più critiche del globo dal punto di vista della politica e del confronto ideologico tra le culture. Si è trattato per don Sandro di una esperienza vissuta nella contingenza internazionale caratterizzata dal terrorismo e dagli eventi bellici che, a partire dall’attacco dell’11 settembre del 2001 alle Twin Towers di New York, hanno caratterizzato gli eventi internazionali dei primi anni del 3° millennio ed i territori dell’Irak, dell’Afganistan e del Pakistan. L’esperienza diplomatica di don Sandro si è congiunta con una pastorale che hanno fatto della sua opera un punto di riferimento ed un ponte per la politica e la solidarietà internazionale, sia per le molte relazioni estere da lui promosse e sia per lo sviluppo di opere caritative e formative, all’interno dello stato pakistano, tese allo sviluppo di un cattolicesimo locale qualificato ed impegnato.
L’esperienza così maturata da don Sandro ha poi portato il nuovo pontefice Benedetto XVI ad inviarlo come nunzio apostolico in Bonia-Erzegovina, nazione dei Balcani in ricostruzione etica e politica, proveniente dal dissolvimento dell’ex-Jugoslavia, ove egli ha condotto a compimento il concordato tra la Santa Sede e lo Stato: un concordato che è divenuto di fatto un modello di riferimento anche per le altre confessioni e religioni presenti sul territorio, per la componente cristiana-ortodossa e per la componente islamica.
Il 2009 è l’anno celebrativo del decennale di episcopato di don Sandro, e questo evento è subito apparso all’analisi storica come indicativo di un periodo ricco di gesti, di memorie, di fatti generali e particolari che risaltano per l’esemplarità del significato umano e teologico: un significato recepito e vissuto nella letizia e nella gratitudine che la comunità locale esprime per il l’arcivescovo Alessandro D’Errico.

Approfondimenti in:
http://www.sansossio.it/bollettino/Notiziario_11_2009.pdf

martedì 27 ottobre 2009

CATERINA VOLPICELLI E LA NAPOLI DELL’OTTOCENTO

Il libro* Caterina Volpicelli donna della Napoli dell’Ottocento di mons. Antonio Illibato, Archivista della Diocesi di Napoli, è un tomo di circa 600 pagine che pone il lettore a confronto con un contesto storico complesso e con una personalità affascinante.
Le rigorose pagine di storia scritte e documentate con il riferimento diretto alle fonti archivistiche e bibliografiche, riguardanti il quadro epocale ed il succedersi degli avvenimenti, costituiscono dimensioni ed approcci oggettivi che lasciano al lettore l’intuizione e la scoperta dell’anima della protagonista del libro. Il taglio archivistico ed il procedimento della ricerca dell’autore consentono la tracciatura di un tratto storico del cattolicesimo napoletano tra prima e seconda metà dell’ottocento: si tratta di un percorso conoscitivo, per molti aspetti inediti, che porta alla scoperta di un mondo, di una cultura e di un certo numero di personalità, relativamente noti ma di grande rilevanza e significato nella chiesa cattolica europea dell’epoca.
La figura di Caterina Volpicelli, con lo sviluppo della sua opera religiosa, viene continuamente stagliata e rapportata ai vari momenti storici; e ne emerge una documentata storia personale della santa relazionata agli avvenimenti napoletani e ai riverberi europei, soprattutto italiani e francesi, della cultura e della spiritualità cattolica legata alla devozione del Sacro Cuore di Gesù.
Il libro di mons. Illibato è stato presentato nella piovosa serata del 23 Ottobre 2009 al Duomo di Napoli nell’antica basilica di Santa Restituta. Tra il pubblico numeroso erano presenti il cardinale Michele Giordano, diverse Autorità cittadine, moltissime rappresentanti delle Ancelle del Sacro Cuore, la congregazione religiosa fondata dalla Volpicelli, e molti devoti della santa. Il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli ed autore della prefazione del libro, ha fatto pervenire i suoi saluti. Del libro hanno discusso la moderatrice Clotilde Punzo, autrice di una monografia sulla santa, la docente di Storia del Cristianesimo Giuliana Boccadamo, il docente di Filosofia Teoretica Pasquale Giustiniani, ed il docente di Storia del Cristianesimo Andrea Milano. Ha concluso la presentazione lo stesso autore del libro, e la serata si è chiusa con un suggestivo concerto musicale in onore della santa intitolato Uno Cuore.
Tutti i relatori hanno messo in risalto aspetti particolari della storia di Caterina Volpicelli, considerati quasi sempre nei significati recepibili nell’attualità: l’importanza della vocazione religiosa, l’importanza delle scelte organizzative e devozionali, la identificazione della fondatrice della Ancelle del Sacro Cuore, la relazione intensa con le personalità del cattolicesimo napoletano di fine ottocento (Bartolo Longo, Sisto Riario Sforza, padre Matera, padre Ludovico da Casoria, ecc.), il rapporto con la Napoli post-unitaria.
Sicuramente i contributi offerti sono stati di grande spessore, utilmente chiarificatori, proponitori di corollari e suscitatori di approfondimenti di molti argomenti abbordati nel libro.
Personalmente, attraverso la lettura del libro, ho colto l’opportunità che la ricerca storica ed archivistica, svolta da mons. Illibato intorno alla figura di Caterina Volpicelli e sulla Napoli dell’ottocento, ha offerto per la ricezione delle istanze proprie della evoluzione spirituale della protagonista. Una evoluzione che viene presentata e documentata per l’intero arco della vita di Caterina e relazionata con le varie età ed eventi significativi per lo sviluppo della sua personalità di donna, di credente e di fondatrice.
Si intuisce, dalla lettura documentata della oggettività storica, la storia dell’anima di Caterina: dalla inquietitudine della giovanetta che vuole rimanere fedele alla sua vocazione religiosa ed impegnarsi nella vita sociale, attraverso le sperimentazioni di affinità, di scelte e di identificazioni con modelli di vita spirituale esterni durante l’età giovanile e matura, fino all’assunzione intima, ecclesiale e definitiva, dello schema nuovo ed autonomo di vita religiosa propostole, per lei e per le sue consorelle, dal cardinale Sisto Riario Sforza con il nome e la fondazione delle Ancelle del Sacro Cuore.

* Antonio Illibato, Caterina Volpicelli donna della Napoli dell’Ottocento, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2008

domenica 11 ottobre 2009

IL CARDINALE ZEN OSPITE AL SINODO DIOCESANO DI AVERSA

CATTEDRALE DI AVERSA - Venerdì 9 Ottobre 2009, ultima serata della Seconda Sessione del Sinodo Diocesano di Aversa, è stato ospite nella cattedrale di San Paolo il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., Vescovo emerito di Hong Kong. Dopo la votazione da parte dell’Assemblea Sinodale degli emendamenti discussi nella Prima Sessione, sono stati celebrati i Vespri Solenni presieduti dal Cardinale, al quale sono state rivolte vibranti parole di saluto di riconoscimento e di accoglienza da parte dell’Arcivescovo Mario Milano. Per circa un ora poi il Cardinale ha svolto una bellissima relazione narrativa sulla sua vita e sulla vita della Chiesa in Cina, rimarcando il legame profondo con la Chiesa Cattolica e le speranze di un nuovo corso che veda la Chiesa Cinese vivere unita, nelle componenti ufficiali tollerate e condizionate dall’influenza statale e nelle componenti della perseguitata ‘Comunità clandestina’ rifacentisi alla tradizione cattolica romana e alla libertà delle espressioni della vita religiosa.
La relazione del Cardinale, nella semplicità e nella immediatezza dei concetti e delle parole ha avuto gli alti significati di una lezione magistrale di storia ecclesiastica, di spiritualità cristiana, e di rapporti internazionali. La presenza del Cardinale in Diocesi è stata resa possibile grazie a d. Arturo Alcantara, sacerdote della Comunità del Santuario della Piccola Casetta di Nazaret, suo amico. Il cardinale ha fatto dono a tutti i sinodali di una icona della Madonna ‘imperatrice della Cina’.


JOSEPH ZEN ZE-KIUN - BIOGRAFIA ED APPROFONDIMENTO

Il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., Vescovo emerito di Hong Kong, è nato a Yang King-pang, nella diocesi di Shanghai, il 13 gennaio 1932, da Vincent e Margaret Tseu.
Egli narra la sua infanzia e la sua vocazione ala sacerdozio: «I miei genitori erano cristiani. Mio padre era così fervente che voleva diventare sacerdote, ma il missionario che lo battezzò lo convinse invece a sposarsi. Ancora oggi secondo un'antica consuetudine e una pratica saggezza, nella Chiesa cattolica si tende a non ammettere agli ordini sacri gli appartenenti alla prima generazione di convertiti […] Quando ero bambino alla domenica mio padre mi portava a cinque Messe, due in parrocchia e tre in altre chiese ma non mi sono mai annoiato. I miei genitori avevano un buon livello di educazione. Sfortunatamente, durante la guerra con il Giappone, mio padre che era ingegnere, si ammalò gravemente, e perdemmo ogni fonte di sostentamento. Per qualche anno vivemmo in estrema povertà, e mia madre fu costretta a vendere i suoi pochi gioielli per procurarci il pane. Il parroco ci aiutò e, conoscendo le mie intenzioni, mi indirizzò presso l'aspirantato che i Salesiani avevano aperto a Shanghai. Essi mi accolsero gratuitamente, e feci il noviziato a Hong Kong. Fu un anno bellissimo».
Joseph Zen Ze-kiun ha emessola prima professione nella famiglia salesiana il 16 agosto 1949 e quella perpetua il 16 agosto 1955.
Ha studiato in Italia, alla Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo Salesiano a Torino Crocetta (Istituto internazionale Don Bosco), e poi a Roma. E’ stato ordinato sacerdote a Torino l'11 febbraio 1961 ed ha fatto ritorno ad Hong Kong nel 1964.
Dal suo rientro, è stato insegnante allo studentato salesiano di Hong Kong e al Seminario diocesano «Holy Spirit». Per sei anni è stato Superiore Provinciale per la Cina della Società Salesiana di San Giovanni Bosco. Dal 1989 al 1996, ha insegnato filosofia e teologia in alcuni Seminari cinesi, principalmente in quello di Sheshan, alla periferia di Shanghai, che ospita i seminaristi delle diocesi delle sei province dell'est della Cina: Fujen, Shandong, Zhejiang, Jiangsu, Hanshui e Shanghai.
Il 13 settembre 1996, un anno prima del ritorno di Hong Kong alla Cina, è stato nominato da Giovanni Paolo II Coadiutore della Diocesi di Hong Kong ed ha ricevuto l'ordinazione episcopale il successivo 9 dicembre. Il 23 settembre 2002 è succeduto per coadiuzione.
Nell’udienza generale di mercoledì 22 febbraio 2006, Papa Benedetto XVI ha annunciato l'intenzione di elevarlo alla dignità cardinalizia. Nel Concistoro del 24 marzo 2006 é stato creato e pubblicato Cardinale del Titolo di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca.
È Membro di diverse Congregazioni: Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; Evangelizzazione dei Popoli; Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi; Consiglio Speciale per l’Asia della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.
Parla inglese, italiano, cinese-mandarino e shango.
Nella XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2005) egli tenne un applaudito intervento sul tema: «Sensus ecclesiae e libertà religiosa» esprimendo la sua analisi: «La Chiesa in Cina, apparentemente divisa in due, una ufficiale riconosciuta dal governo e una clandestina che rifiuta di essere indipendente da Roma, è in realtà una Chiesa sola, perché tutti vogliono stare uniti al Papa. Dopo lunghi anni di separazione forzata, la stragrande maggioranza dei Vescovi della Chiesa ufficiale è stata legittimata dalla magnanimità del Santo Padre. Specialmente negli ultimi anni è risultato sempre più chiaro che i Vescovi ordinati senza approvazione del Romano Pontefice non vengono accettati né dal clero né dai fedeli. Si spera che davanti a questo Sensus Ecclesiae il governo veda la convenienza di addivenire a una normalizzazione della situazione, anche se gli elementi "conservatori" interni alla Chiesa ufficiale vi pongono resistenza, per ovvi motivi di interesse».
Il cardinale pone molte speranze nell’accoglienza e nella ricezione da parte della Chiesa cinese, sia da parte di quella ufficiale condizionata dai rapporti con lo stato cinese e sia da parte della “comunità clandestina” che persegue l’indipendenza e vive secondo la tradizione ecclesiale romana, della Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi, ai Presbiteri, alle Persone Consacrate e ai Fedeli Laici della Chiesa Cattolica della Repubblica Popolare Cinese.

Il testo della Lettera suddetta si può leggere all’indirizzo on line del Vaticano:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2007/documents/hf_ben-xvi_let_20070527_china_it.html

Il cardinale Joseph Zen-Ze Kiun è stato anche autore dei testi per la Via Crucis di Benedetto XVI al Colosseo del 2008. I testi si possono leggere all’indirizzo on line del Vaticano:
http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2008/documents/ns_lit_doc_20080321_via-crucis_it.html

giovedì 24 settembre 2009

MOSTRE STORICHE FORUM ED ON LINE DEDICATE A SAN SOSSIO

FRATTAMAGGIORE (DIOCESI DI AVERSA) – Le celebrazioni di settembre del santo patrono del paese, San Sossio diacono della chiesa di Miseno martire con San Gennaro ed altri 5 santi dell’area campana alla Solfatara di Pozzuoli durante la persecuzione del 303 – 305, suscitano ogni anno diverse iniziative nei vari campi della vita religiosa e civile. In particolare, quest’anno sono state realizzate due mostre storiche e documentarie dedicate al santo che sono state connotate dall’esperienza degli anni precedenti fatta con interventi espositivi occasionali.
Una sinergia tra le varie aggregazioni culturali comunali ha permesso l’efficace realizzazione di due mostre: una prima disposta con pannelli cartacei ed offerta alla visione diretta del pubblico affluente alla celebrazioni religiose nella basilica cittadina dedicata a San Sossio. Questa prima mostra è stata curata dall’Istituto di Studi Atellani – Rassegna Storica dei Comuni ed ha avuto come tema la serie delle traslazioni del corpo del santo, da quella di epoca antica attraverso quelle medievali fino alla più recente del 1807 che ha fissato la custodia del corpo del martire nella chiesa frattese,
Una seconda mostra storica e documentaria, con l’utilizzo di materiali destinati alla pubblicazione di un libro utile alla ricerca storica ed agiografica, è stata predisposta per un utilizzo in anteprima sulla rete informatica. Le due sezioni della mostra, quella dedicata alla presentazione dei documenti agiografici antichi riguardanti il culto del diacono martire, e quella dedicata alla rappresentazione artistica del volto e della figura del santo, sono state coordinate dalla dott.ssa Miriam Saviano, nello spirito della collaborazione tra la Pro Loco e la Basilica Pontificia di San Sossio, con precisati intenti storico-celebrativi, estetici ed educativi. Dalla sua presentazione leggiamo:

“La rappresentazione visiva della storia, operata mediante una mostra documentaria ed iconografica, serve ad allargare l’orizzonte della conoscenza generale e a definire luoghi, fatti ed avvenimenti particolari.
La visione dei pannelli di una mostra storica consente l’immersione intellettuale nel tempo con la percezione di talune sue concrete coordinate culturali; permette il contatto diretto con strutture e rappresentazioni di un passato che viene reso attuale e fruibile per la varia motivazione conoscitiva, estetica, culturale ed educativa.
In questo senso la mostra su San Sossio ci pone di fronte all’affascinante orizzonte della vita e dell’esempio del santo diacono di Miseno, il quale rese la sua testimonianza di fede al Vangelo nella Campania della fine del III secolo e visse la sua passio esemplare durante la persecuzione del 303-305.
Lo scorrere degli antichi documenti agiografici ci parla del persistente e diffusissimo culto di San Sossio negli ambienti ecclesiastici del Mediterraneo antico, ed in ogni contrada d’Europa raggiunta fin dall’alto medioevo dai monaci benedettini che custodivano la sua memoria e la sua reliquia.
La rappresentazione gloriosa dell’icona del diacono martire nei luoghi storici del suo culto - negli affreschi e nei mosaici delle catacombe e delle chiese paleocristiane, nelle miniature dei codici trascritti dagli amanuensi dei monasteri medievali, e nelle icone celebrative e devozionali locali - ci testimonia un antico spirito di preghiera e di devozione.
Per svariati motivi teologici, devozionali e filologici, l’exemplum di San Sossio si pone così tra quelli più accreditati e narrati dalla ricerca agiografica, e si pone tra quelli più venerati e celebrati dalla tradizione ecclesiastica.
Frattamaggiore, città che ha San Sossio come storico Patrono e come Santo originario, è oggi la sede principale del culto sansossiano in campo internazionale.
La Basilica Pontificia di San Sossio, che ha ereditato la custodia delle sacre spoglie congiunte con quelle di San Severino abate, è oggi il tempio millenario posto al centro del paese a rappresentare la meta di un antico pellegrinaggio ricco di significati di religiosità, di storia e di cultura.
Una parte di questi significati sono riverberati in questa mostra su San Sossio che ci offre ancora il suo esempio di “diacono e uomo di prudenza e fermissimo nella santità”.
La mostra storica on line: http://www.sansossio.it/mostrastorica

sabato 19 settembre 2009

San Gennaro, San Sossio e gli altri martiri della Solfatara

Nei giorni che vanno dal 19 al 25 settembre di ogni anno si rinnova la memoria di un fondamentale avvenimento del cristianesimo campano ricco di significati religiosi e storici.
La Chiesa della Campania celebra la figura dei Martiri della Solfatara di Pozzuoli, i quali il 19 settembre del 305, durante la persecuzione anticristiana iniziata due anni prima, diedero la loro estrema testimonianza di fede nel Vangelo.
I sette santi martiri del vulcano flegreo rappresentano i modelli di santità e di patronato religioso per diverse comunità, città, luoghi e contrade della Campania e di altre regioni.
San Gennaro, vescovo di Benevento e patrono di Napoli, è il più noto ed è conosciuto anche dalle comunità orientali e bizantine; Festo e Desiderio, diacono e lettore al seguito di Gennaro, condividono la fama del loro vescovo nell’area beneventana e capuana; Procolo Eutichete ed Acuzio, diacono lettore e laico della chiesa puteolana, sono noti nell’area flegrea e delle isole campane; Sossio, diacono di Miseno e amico personale di Gennaro, si distingue per una particolare parabola del suo culto che ha avuto manifestazioni originali e riconosciute in molti luoghi geografici e spirituali del cristianesimo antico e medievale. Nelle catacombe napoletane di San Gennaro, risalenti al V-VI secolo, si possono ancora scorgere le effigie di questi santi.
La vicenda dei Santi della Solfatara è ben nota per gli aspetti religiosi, agiografici, ed anche folclorici, che ancora oggi la caratterizzano. Sono soprattutto note le manifestazioni della fede che a Napoli si legano al clamore del miracolo di San Gennaro, e che ogni anno riportano a vivere e a riconsiderare i significati di quell’antico martirio e dell’attualità della sua potenza salvifica per il territorio e per il popolo.
Nota alla cultura storica e monastica europea è anche la vicenda del martire Sossio, che con il santo abate Severino, patrono dell’Austria, ha condiviso per oltre un millennio la titolarità del monastero cassinese napoletano. A San Sossio è riconosciuto da secoli anche il patronato religioso della città di Frattamaggiore fondata dai misenati, la quale ne custodisce le spoglie nel tempio millenario eretto a basilica pontificia.
Il Cristianesimo campano antico annoverò San Sossio tra i santi più rappresentativi e celebrati perché la sua testimonianza di fede e di coraggio fu all’origine del martirio della Solfatara.
La collazione delle varie fonti agiografiche consente un racconto della Vita di Sossio utile anche per la conoscenza degli altri martiri. Lo conoscevano tutti; apparteneva ad una famosa famiglia, di librai nel ramo romano e prefettizia nel ramo flegreo. Aveva amici e contatti in Pozzuoli, in Napoli, in Roma e in Benevento, e la sua fama era estesa tra le comunità greche, come testimonia l’ammirazione di Teodosio vescovo di Tessalonica, e tra le comunità africane, come testimonia un’opera di san Quodvultdeus vescovo cartaginese. Ammirato dai superiori ed infuocato dell’ardore della proclamazione del vangelo, era additato ad esempio per le comunità lontane, e testimoniava la sua fede nel porto romano di Miseno, crocevia mediterraneo delle ideologie filosofiche e religiose anche per la vicinanza del santuario della Sibilla di Cuma.
Nel 304, l’Ecclesia di Miseno rappresentava un punto di riferimento per i cristiani che avevano occasione di contattare Sossio e di ricevere il suo aiuto sul loro percorso verso Roma, in fuga dai luoghi ove la persecuzione imperversava più violentemente. Quando anche in Campania furono affissi gli editti imperiali, la persecuzione partì da Nola, città sede del Consolare romano, e furono molti i cristiani che trovarono la morte. Testimonianze esistono ancora oggi nelle basiliche paleocristiane di Cimitile, che divennero, come la basilica di Miseno, mete importanti dell’antico pellegrinaggio cristiano. Quando nel 305 la persecuzione si estese all’area flegrea Sossio fu tra i primi ecclesiastici ad essere imprigionato. La sua coraggiosa testimonianza di fede fu esemplare anche per il comportamento degli altri santi con i quali, dopo aver superato indenne la condanna ad bestias nell’anfiteatro Flavio, subì il martirio alla Solfatara.
La diffusione della devozione sossiana fu subito notevole. Dopo il martirio i corpi di Sossio e di Gennaro furono sepolti nel podere del cristiano Marco, situato nelle vicinanze del vulcano, tra Pozzuoli e la via Antiniana che portava a Napoli. I corpi dei puteolani Procolo, Eutichete ed Acuzio, trovarono sepoltura nel campo Falcidio alla periferia fuori porta di Pozzuoli; mentre i corpi di Festo e di Desiderio furono prima trasportati a Benevento e poi a Montevergine.
Dopo l'Editto di Costantino, il vescovo di Napoli si portò nel campo marciano con i vescovi di Acerra, Atella, Nola, Cuma, Miseno e Pozzuoli. I vescovi disseppellirono il corpo di San Gennaro e in pompa magna lo traslarono a Napoli. Qualche tempo dopo gli stessi vescovi disseppellirono anche il corpo di San Sossio e lo portarono, tra ali di folla commossa, a Miseno; dove fu poi sepolto e tenuto santamente nella basilica dedicata alla sua memoria.
La cattedrale di Miseno, mirifica ecclesia (Joann.Diac.) eretta sulla tomba del martire fu una meta importante del pellegrinaggio cristiano dei primi secoli. Il luogo, fino al IX secolo, rappresentò una tappa importante per i tanti pellegrini provenienti dall’Italia meridionale, e dalle diverse aree europee e del Mediterraneo, e che avevano Roma e le tombe degli Apostoli come meta principale del loro cammino. Insieme con le basiliche paleocristiane di Cimitile, Cuma e Liternum, la basilica di San Sossio faceva parte del circuito devozionale formatosi sulla celebrazione della memoria degli altri santi e martiri (Felice, Giuliana, Fortunata ecc.) venerati in Campania.
Bibliografia: Pasquale Saviano, San Sossio levita e martire, Frattamaggiore 2007

Le Missioni in atto dell'Esercito Italiano

Fonte: Esercito Italiano

Kabul 17 settembre 2009

La mattina del 17 settembre 2009 in un attentato kamikaze a Kabul, capitale dell’Afganistan, sono morti 6 militari italiani e numerosi civili afgani. Diversi sono stati anche i feriti tra i militari italiani e la popolazione.
Le notizie immediate della stampa parlano dell’attacco ai militari italiani avvenuto sulla strada per l'aeroporto di Kabul, dove un'autobomba è esplosa contro due blindati Lince uccidendo sei paracadutisti della Brigata Folgore. La dinamica dell’attentato viene descritta con un 'auto carica di esplosivo che si è lanciata contro il primo mezzo del convoglio, uccidendo i cinque militari occupanti ed un’altro sul secondo Lince. Sul secondo Lince sono rimasti feriti gravemente anche tre paracadutisti ed un aviere. Il ministero dell'Interno afghano ha contato una decina di vittime tra i civili e oltre 50 feriti.
Le fonti del Ministero della Difesa, dopo aver avvisato i familiari, hanno reso noti i nomi dei sodati uccsi:
Il tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); il sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli; il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto e primo caporal maggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno).Tutti i vertici istituzionali, dal Presidente della Repubblica ai rappresentanti del governo e dei partiti politici, hanno espresso il loro cordoglio rimarcando il valore del sacrificio dei caduti nella missione di pacificazione in quell’area martoriata dalla guerra ed impegnata sul difficile cammino per una ordinata evoluzione civile e democratica. Il Santo Padre Benedetto XVI non ha fatto mancare il conforto della sua parola e della preghiera della Chiesa.

La presenza dei militari italiani in Afganistan si inquadra tra le Missioni in Atto dell’Esercito Italiano in vari luoghi del mondo. In particolare la missione afgana è denominata ISAF in corso dall'Agosto del 2003:
"La forza di intervento internazionale denominata "International Security Assistance Force", ha il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità afghana che si è insediata a Kabul il 22 dicembre 2001 a seguito della Risoluzione n. 1386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2001. Iniziata come Missione Multinazionale, dall'agosto 2003 il contingente è passato alle dipendenze della NATO.La natura dell'impegno per i reparti forniti dall'Esercito Italiano non è però cambiata, provvedendo alla sicurezza del Comando della Missione oltre alle attività di bonifica da ordigni esplosivi e chimica." (Fonte: Eserito Italiano)
Fonti
Presidenza della Repubblica Italiana
Ministero della Difesa Italiano
Esercito Italiano
Agenzie e Stampa nazionale ed estera

giovedì 17 settembre 2009

SINODO DIOCESANO DI AVERSA

CATTEDRALE DI AVERSA - Sabato 12 Settembre 2009 si apre il Sinodo Diocesano con la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo Mario Milano e preceduta alle ore 19.00 dalla processione del clero diocesano dal Seminario alla Cattedrale.
Le sessioni sinodali si svolgono dalle ore 18.30 alle ore 20.30 dei giorni: 21-25 settembre, 5-9 ottobre, 26-30 ottobre, 16-20 novembre. Il 21 Novembre 2009 è la data della Chiusura del Sinodo e dell’Apertura del Giubileo Lauretano, in onore della Madonna di Loreto compatrona con San Paolo della Diocesi di Aversa.
Il Sinodo, fortemente voluto dal vescovo di Aversa, è così presentato nella sua lettera pastorale ‘Verso il Sinodo Diocesano’ scritta nella Quaresima del 2007:
“Esso risponde a una avvertita esigenza della nostra comunità diocesana, incamminata da dopo il Grande Giubileo del 2000 nella rivisitazione dei documenti del Concilio Vaticano II, di cui è stato completato lo studio delle quattro costituzioni: le colonne portanti dell’Assise Ecumenica, definite per analogia i quattro evangeli dei nostri tempi. L’evento sinodale si colloca bene dopo la visita pastorale a tutta la diocesi, che ho avuto la grazia di compiere negli anni 2001- 2004, conclusasi con la memorabile udienza speciale del servo di Dio il papa GIOVANNI PAOLO II, e la storica celebrazione del Congresso Eucaristico diocesano del 2005.
La celebrazione del prossimo Sinodo avviene dopo un intervallo di oltre ottant’anni, essendo stato celebrato l’ultimo Sinodo diocesano nei giorni 9-10-11 ottobre 1922, durante l’episcopato di S. E. Mons. Settimio CARACCIOLO, il quale colmò un vuoto di più di due secoli dal Sinodo celebrato dal Card. INNICO CARACCIOLO nell’anno 1702. Nel 1922 Mons. Settimio Caracciolo ritenne opportuno celebrare un sinodo, dopo la promulgazione del Codice di diritto canonico, effettuata dal Papa Benedetto XV nella Pentecoste del 1917, entrato in vigore nella successiva Pentecoste 1918. Ancora di più oggi avvertiamo noi l’esigenza della celebrazione di un Sinodo diocesano dopo un Concilio Ecumenico qual il Vaticano II, che ha aperto una nuova era per la Chiesa Cattolica, iniziando quel radicale rinnovamento, definito da alcuni rivoluzione copernicana nella Chiesa. Il Sinodo diocesano dovrà segnare una data storica, nella quale la nostra Chiesa particolare, in tutte le sue componenti, traccia una pista operativa per un cammino conciliare lineare e incisivo della nostra diocesi.”
Mons. Ernesto Rascato, responsabile dell’Archivio Diocesano, ha sviluppato una ricerca storica sui precedenti Sinodi tenutesi in Aversa a partire dal Concilio di Trento, ed ha così introdotto il suo importante studio:
“Dei Sinodi post-tridentini in diocesi abbiamo notizie solo di quattro pubblicati regolarmente. Gli autori delle costituzioni sinodali sono vescovi protagonisti della permanente riforma della vita ecclesiale, pastori di grande prestigio culturale e spirituale, vissuti in periodi non tranquilli per la Chiesa e per gli Stati.
I quattro Sinodi diocesani pubblicati sono dei vescovi aversani:
- Pietro Ursino (celebrato nel 1594),
- Carlo I Carafa (celebrato nel 1619),
- Innico Caracciolo (celebrato nel 1702),
- Settimio Caracciolo (celebrato nel 1922).”