giovedì 24 settembre 2009

MOSTRE STORICHE FORUM ED ON LINE DEDICATE A SAN SOSSIO

FRATTAMAGGIORE (DIOCESI DI AVERSA) – Le celebrazioni di settembre del santo patrono del paese, San Sossio diacono della chiesa di Miseno martire con San Gennaro ed altri 5 santi dell’area campana alla Solfatara di Pozzuoli durante la persecuzione del 303 – 305, suscitano ogni anno diverse iniziative nei vari campi della vita religiosa e civile. In particolare, quest’anno sono state realizzate due mostre storiche e documentarie dedicate al santo che sono state connotate dall’esperienza degli anni precedenti fatta con interventi espositivi occasionali.
Una sinergia tra le varie aggregazioni culturali comunali ha permesso l’efficace realizzazione di due mostre: una prima disposta con pannelli cartacei ed offerta alla visione diretta del pubblico affluente alla celebrazioni religiose nella basilica cittadina dedicata a San Sossio. Questa prima mostra è stata curata dall’Istituto di Studi Atellani – Rassegna Storica dei Comuni ed ha avuto come tema la serie delle traslazioni del corpo del santo, da quella di epoca antica attraverso quelle medievali fino alla più recente del 1807 che ha fissato la custodia del corpo del martire nella chiesa frattese,
Una seconda mostra storica e documentaria, con l’utilizzo di materiali destinati alla pubblicazione di un libro utile alla ricerca storica ed agiografica, è stata predisposta per un utilizzo in anteprima sulla rete informatica. Le due sezioni della mostra, quella dedicata alla presentazione dei documenti agiografici antichi riguardanti il culto del diacono martire, e quella dedicata alla rappresentazione artistica del volto e della figura del santo, sono state coordinate dalla dott.ssa Miriam Saviano, nello spirito della collaborazione tra la Pro Loco e la Basilica Pontificia di San Sossio, con precisati intenti storico-celebrativi, estetici ed educativi. Dalla sua presentazione leggiamo:

“La rappresentazione visiva della storia, operata mediante una mostra documentaria ed iconografica, serve ad allargare l’orizzonte della conoscenza generale e a definire luoghi, fatti ed avvenimenti particolari.
La visione dei pannelli di una mostra storica consente l’immersione intellettuale nel tempo con la percezione di talune sue concrete coordinate culturali; permette il contatto diretto con strutture e rappresentazioni di un passato che viene reso attuale e fruibile per la varia motivazione conoscitiva, estetica, culturale ed educativa.
In questo senso la mostra su San Sossio ci pone di fronte all’affascinante orizzonte della vita e dell’esempio del santo diacono di Miseno, il quale rese la sua testimonianza di fede al Vangelo nella Campania della fine del III secolo e visse la sua passio esemplare durante la persecuzione del 303-305.
Lo scorrere degli antichi documenti agiografici ci parla del persistente e diffusissimo culto di San Sossio negli ambienti ecclesiastici del Mediterraneo antico, ed in ogni contrada d’Europa raggiunta fin dall’alto medioevo dai monaci benedettini che custodivano la sua memoria e la sua reliquia.
La rappresentazione gloriosa dell’icona del diacono martire nei luoghi storici del suo culto - negli affreschi e nei mosaici delle catacombe e delle chiese paleocristiane, nelle miniature dei codici trascritti dagli amanuensi dei monasteri medievali, e nelle icone celebrative e devozionali locali - ci testimonia un antico spirito di preghiera e di devozione.
Per svariati motivi teologici, devozionali e filologici, l’exemplum di San Sossio si pone così tra quelli più accreditati e narrati dalla ricerca agiografica, e si pone tra quelli più venerati e celebrati dalla tradizione ecclesiastica.
Frattamaggiore, città che ha San Sossio come storico Patrono e come Santo originario, è oggi la sede principale del culto sansossiano in campo internazionale.
La Basilica Pontificia di San Sossio, che ha ereditato la custodia delle sacre spoglie congiunte con quelle di San Severino abate, è oggi il tempio millenario posto al centro del paese a rappresentare la meta di un antico pellegrinaggio ricco di significati di religiosità, di storia e di cultura.
Una parte di questi significati sono riverberati in questa mostra su San Sossio che ci offre ancora il suo esempio di “diacono e uomo di prudenza e fermissimo nella santità”.
La mostra storica on line: http://www.sansossio.it/mostrastorica

sabato 19 settembre 2009

San Gennaro, San Sossio e gli altri martiri della Solfatara

Nei giorni che vanno dal 19 al 25 settembre di ogni anno si rinnova la memoria di un fondamentale avvenimento del cristianesimo campano ricco di significati religiosi e storici.
La Chiesa della Campania celebra la figura dei Martiri della Solfatara di Pozzuoli, i quali il 19 settembre del 305, durante la persecuzione anticristiana iniziata due anni prima, diedero la loro estrema testimonianza di fede nel Vangelo.
I sette santi martiri del vulcano flegreo rappresentano i modelli di santità e di patronato religioso per diverse comunità, città, luoghi e contrade della Campania e di altre regioni.
San Gennaro, vescovo di Benevento e patrono di Napoli, è il più noto ed è conosciuto anche dalle comunità orientali e bizantine; Festo e Desiderio, diacono e lettore al seguito di Gennaro, condividono la fama del loro vescovo nell’area beneventana e capuana; Procolo Eutichete ed Acuzio, diacono lettore e laico della chiesa puteolana, sono noti nell’area flegrea e delle isole campane; Sossio, diacono di Miseno e amico personale di Gennaro, si distingue per una particolare parabola del suo culto che ha avuto manifestazioni originali e riconosciute in molti luoghi geografici e spirituali del cristianesimo antico e medievale. Nelle catacombe napoletane di San Gennaro, risalenti al V-VI secolo, si possono ancora scorgere le effigie di questi santi.
La vicenda dei Santi della Solfatara è ben nota per gli aspetti religiosi, agiografici, ed anche folclorici, che ancora oggi la caratterizzano. Sono soprattutto note le manifestazioni della fede che a Napoli si legano al clamore del miracolo di San Gennaro, e che ogni anno riportano a vivere e a riconsiderare i significati di quell’antico martirio e dell’attualità della sua potenza salvifica per il territorio e per il popolo.
Nota alla cultura storica e monastica europea è anche la vicenda del martire Sossio, che con il santo abate Severino, patrono dell’Austria, ha condiviso per oltre un millennio la titolarità del monastero cassinese napoletano. A San Sossio è riconosciuto da secoli anche il patronato religioso della città di Frattamaggiore fondata dai misenati, la quale ne custodisce le spoglie nel tempio millenario eretto a basilica pontificia.
Il Cristianesimo campano antico annoverò San Sossio tra i santi più rappresentativi e celebrati perché la sua testimonianza di fede e di coraggio fu all’origine del martirio della Solfatara.
La collazione delle varie fonti agiografiche consente un racconto della Vita di Sossio utile anche per la conoscenza degli altri martiri. Lo conoscevano tutti; apparteneva ad una famosa famiglia, di librai nel ramo romano e prefettizia nel ramo flegreo. Aveva amici e contatti in Pozzuoli, in Napoli, in Roma e in Benevento, e la sua fama era estesa tra le comunità greche, come testimonia l’ammirazione di Teodosio vescovo di Tessalonica, e tra le comunità africane, come testimonia un’opera di san Quodvultdeus vescovo cartaginese. Ammirato dai superiori ed infuocato dell’ardore della proclamazione del vangelo, era additato ad esempio per le comunità lontane, e testimoniava la sua fede nel porto romano di Miseno, crocevia mediterraneo delle ideologie filosofiche e religiose anche per la vicinanza del santuario della Sibilla di Cuma.
Nel 304, l’Ecclesia di Miseno rappresentava un punto di riferimento per i cristiani che avevano occasione di contattare Sossio e di ricevere il suo aiuto sul loro percorso verso Roma, in fuga dai luoghi ove la persecuzione imperversava più violentemente. Quando anche in Campania furono affissi gli editti imperiali, la persecuzione partì da Nola, città sede del Consolare romano, e furono molti i cristiani che trovarono la morte. Testimonianze esistono ancora oggi nelle basiliche paleocristiane di Cimitile, che divennero, come la basilica di Miseno, mete importanti dell’antico pellegrinaggio cristiano. Quando nel 305 la persecuzione si estese all’area flegrea Sossio fu tra i primi ecclesiastici ad essere imprigionato. La sua coraggiosa testimonianza di fede fu esemplare anche per il comportamento degli altri santi con i quali, dopo aver superato indenne la condanna ad bestias nell’anfiteatro Flavio, subì il martirio alla Solfatara.
La diffusione della devozione sossiana fu subito notevole. Dopo il martirio i corpi di Sossio e di Gennaro furono sepolti nel podere del cristiano Marco, situato nelle vicinanze del vulcano, tra Pozzuoli e la via Antiniana che portava a Napoli. I corpi dei puteolani Procolo, Eutichete ed Acuzio, trovarono sepoltura nel campo Falcidio alla periferia fuori porta di Pozzuoli; mentre i corpi di Festo e di Desiderio furono prima trasportati a Benevento e poi a Montevergine.
Dopo l'Editto di Costantino, il vescovo di Napoli si portò nel campo marciano con i vescovi di Acerra, Atella, Nola, Cuma, Miseno e Pozzuoli. I vescovi disseppellirono il corpo di San Gennaro e in pompa magna lo traslarono a Napoli. Qualche tempo dopo gli stessi vescovi disseppellirono anche il corpo di San Sossio e lo portarono, tra ali di folla commossa, a Miseno; dove fu poi sepolto e tenuto santamente nella basilica dedicata alla sua memoria.
La cattedrale di Miseno, mirifica ecclesia (Joann.Diac.) eretta sulla tomba del martire fu una meta importante del pellegrinaggio cristiano dei primi secoli. Il luogo, fino al IX secolo, rappresentò una tappa importante per i tanti pellegrini provenienti dall’Italia meridionale, e dalle diverse aree europee e del Mediterraneo, e che avevano Roma e le tombe degli Apostoli come meta principale del loro cammino. Insieme con le basiliche paleocristiane di Cimitile, Cuma e Liternum, la basilica di San Sossio faceva parte del circuito devozionale formatosi sulla celebrazione della memoria degli altri santi e martiri (Felice, Giuliana, Fortunata ecc.) venerati in Campania.
Bibliografia: Pasquale Saviano, San Sossio levita e martire, Frattamaggiore 2007

Le Missioni in atto dell'Esercito Italiano

Fonte: Esercito Italiano

Kabul 17 settembre 2009

La mattina del 17 settembre 2009 in un attentato kamikaze a Kabul, capitale dell’Afganistan, sono morti 6 militari italiani e numerosi civili afgani. Diversi sono stati anche i feriti tra i militari italiani e la popolazione.
Le notizie immediate della stampa parlano dell’attacco ai militari italiani avvenuto sulla strada per l'aeroporto di Kabul, dove un'autobomba è esplosa contro due blindati Lince uccidendo sei paracadutisti della Brigata Folgore. La dinamica dell’attentato viene descritta con un 'auto carica di esplosivo che si è lanciata contro il primo mezzo del convoglio, uccidendo i cinque militari occupanti ed un’altro sul secondo Lince. Sul secondo Lince sono rimasti feriti gravemente anche tre paracadutisti ed un aviere. Il ministero dell'Interno afghano ha contato una decina di vittime tra i civili e oltre 50 feriti.
Le fonti del Ministero della Difesa, dopo aver avvisato i familiari, hanno reso noti i nomi dei sodati uccsi:
Il tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); il sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli; il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto e primo caporal maggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno).Tutti i vertici istituzionali, dal Presidente della Repubblica ai rappresentanti del governo e dei partiti politici, hanno espresso il loro cordoglio rimarcando il valore del sacrificio dei caduti nella missione di pacificazione in quell’area martoriata dalla guerra ed impegnata sul difficile cammino per una ordinata evoluzione civile e democratica. Il Santo Padre Benedetto XVI non ha fatto mancare il conforto della sua parola e della preghiera della Chiesa.

La presenza dei militari italiani in Afganistan si inquadra tra le Missioni in Atto dell’Esercito Italiano in vari luoghi del mondo. In particolare la missione afgana è denominata ISAF in corso dall'Agosto del 2003:
"La forza di intervento internazionale denominata "International Security Assistance Force", ha il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità afghana che si è insediata a Kabul il 22 dicembre 2001 a seguito della Risoluzione n. 1386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2001. Iniziata come Missione Multinazionale, dall'agosto 2003 il contingente è passato alle dipendenze della NATO.La natura dell'impegno per i reparti forniti dall'Esercito Italiano non è però cambiata, provvedendo alla sicurezza del Comando della Missione oltre alle attività di bonifica da ordigni esplosivi e chimica." (Fonte: Eserito Italiano)
Fonti
Presidenza della Repubblica Italiana
Ministero della Difesa Italiano
Esercito Italiano
Agenzie e Stampa nazionale ed estera

giovedì 17 settembre 2009

SINODO DIOCESANO DI AVERSA

CATTEDRALE DI AVERSA - Sabato 12 Settembre 2009 si apre il Sinodo Diocesano con la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo Mario Milano e preceduta alle ore 19.00 dalla processione del clero diocesano dal Seminario alla Cattedrale.
Le sessioni sinodali si svolgono dalle ore 18.30 alle ore 20.30 dei giorni: 21-25 settembre, 5-9 ottobre, 26-30 ottobre, 16-20 novembre. Il 21 Novembre 2009 è la data della Chiusura del Sinodo e dell’Apertura del Giubileo Lauretano, in onore della Madonna di Loreto compatrona con San Paolo della Diocesi di Aversa.
Il Sinodo, fortemente voluto dal vescovo di Aversa, è così presentato nella sua lettera pastorale ‘Verso il Sinodo Diocesano’ scritta nella Quaresima del 2007:
“Esso risponde a una avvertita esigenza della nostra comunità diocesana, incamminata da dopo il Grande Giubileo del 2000 nella rivisitazione dei documenti del Concilio Vaticano II, di cui è stato completato lo studio delle quattro costituzioni: le colonne portanti dell’Assise Ecumenica, definite per analogia i quattro evangeli dei nostri tempi. L’evento sinodale si colloca bene dopo la visita pastorale a tutta la diocesi, che ho avuto la grazia di compiere negli anni 2001- 2004, conclusasi con la memorabile udienza speciale del servo di Dio il papa GIOVANNI PAOLO II, e la storica celebrazione del Congresso Eucaristico diocesano del 2005.
La celebrazione del prossimo Sinodo avviene dopo un intervallo di oltre ottant’anni, essendo stato celebrato l’ultimo Sinodo diocesano nei giorni 9-10-11 ottobre 1922, durante l’episcopato di S. E. Mons. Settimio CARACCIOLO, il quale colmò un vuoto di più di due secoli dal Sinodo celebrato dal Card. INNICO CARACCIOLO nell’anno 1702. Nel 1922 Mons. Settimio Caracciolo ritenne opportuno celebrare un sinodo, dopo la promulgazione del Codice di diritto canonico, effettuata dal Papa Benedetto XV nella Pentecoste del 1917, entrato in vigore nella successiva Pentecoste 1918. Ancora di più oggi avvertiamo noi l’esigenza della celebrazione di un Sinodo diocesano dopo un Concilio Ecumenico qual il Vaticano II, che ha aperto una nuova era per la Chiesa Cattolica, iniziando quel radicale rinnovamento, definito da alcuni rivoluzione copernicana nella Chiesa. Il Sinodo diocesano dovrà segnare una data storica, nella quale la nostra Chiesa particolare, in tutte le sue componenti, traccia una pista operativa per un cammino conciliare lineare e incisivo della nostra diocesi.”
Mons. Ernesto Rascato, responsabile dell’Archivio Diocesano, ha sviluppato una ricerca storica sui precedenti Sinodi tenutesi in Aversa a partire dal Concilio di Trento, ed ha così introdotto il suo importante studio:
“Dei Sinodi post-tridentini in diocesi abbiamo notizie solo di quattro pubblicati regolarmente. Gli autori delle costituzioni sinodali sono vescovi protagonisti della permanente riforma della vita ecclesiale, pastori di grande prestigio culturale e spirituale, vissuti in periodi non tranquilli per la Chiesa e per gli Stati.
I quattro Sinodi diocesani pubblicati sono dei vescovi aversani:
- Pietro Ursino (celebrato nel 1594),
- Carlo I Carafa (celebrato nel 1619),
- Innico Caracciolo (celebrato nel 1702),
- Settimio Caracciolo (celebrato nel 1922).”