sabato 22 settembre 2012

Benedetto Croce e il silenzio riverente per i simboli religiosi


I simboli sono quelli del cristianesimo ma la valenza del silenzio riverente si può sicuramente estendere per le altre religioni. Ci inoltriamo così nel tema dell'mportanza della considerazione doverosamente rispettosa dei simboli e delle fedi religiose, nel tempo particolare, come quello di questi giorni, degli scontrosi avvenimenti internazionali causati dallo stridore tra le idealità religiose delle folle islamiche e talune mene libertarie di media che trattano in prospettiva dislocata, non antropologica non dialogale e non teologica, i simboli religiosi. In questo senso non appare peregrino il contributo del ragionamento storiografico che ci viene offerto da Benedetto Croce circa il pudore degli antichi liberi pensatori che mai si sarebbero arrischiati di parlare 'a spiovere' su Gesù e sul cristianesimo. Dal suo ragionamento, sicuramente datato e collocato, si possono trarre insegnamento e indicazioni costruttive utili per la comprensione e per la necessaria pacificazione ideologica degli avvenimenti preoccupanti di oggi.

Le parole del filosofo della libertà:

“Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall’alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo.”
Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano le epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate.
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E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro precedenti antiche, ma investirono tutto l’uomo, l’anima stessa dell’uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana.
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La ragione di ciò è che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, e, conferendo risalto all’intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all’umanità. Gli uomini, i genı, gli eroi, che furono innanzi al cristianesimo, compierono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensieri e di esperienze; ma in tutti essi si desidera quel proprio accento che noi accumula e affratella
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La continua e violenta polemica antichiesastica, che percorre i secoli dell’eta` moderna, si e` sempre arrestata e ha taciuto riverente al ricordo della persona di Gesù, sentendo che l’offesa a lui sarebbe stata offesa a sè medesima, alle ragioni del suo ideale, al cuore del suo cuore. Perfino qualche poeta, il quale, per la licenza che ai poeti si concede di atteggiare fantasticamente in simboli e metafore gli ideali e i controideali a seconda dei moti della loro passione, travide in Gesu` – in Gesù che amò e volle la letizia - un negatore della gioia e un diffonditore di tristezza, finì col dare la palinodia del suo primo detto, come accadde al tedesco Goethe e all’italiano Carducci.
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La spensierata gaiezza e la celia, che pareva innocente dovunque si rivolgesse e si versasse, su qualsiasi fatto o personaggio glorioso della storia o della poesia, non è sembrata innocente e non è stata mai permessa intorno alla figura di Gesù, che anche si è ripugnato costantemente a portare sulle scene dei teatri, salvochè nella ingenuità delle medievali sacre rappresentazioni e delle loro sopravvivenze popolari, alle quali la Chiesa stessa è stata indulgente o che essa stessa ha promosse."

(B. Croce, Perchè non possiamo non dirci cristiani, Bari 1944)