mercoledì 25 gennaio 2017

Fratta città antica

E’ il titolo di un libro-ricerca di storia locale completato nel 2004 e pubblicato nel 2010 in self-publishing. Si avvale della lettura in anteprima fatta da Sosio Capasso che volle realizzarne la prefazione di pugno per accoglierlo nella collana ‘Paesi e luoghi nel tempo’ dell’Istituto di Studi Atellani e per segnalarlo agli Amministratori del Comune di Frattamaggiore con il fine di ottenere un patrocinio favorevole per la pubblicazione. E’ stato pubblicato e reso accessibile in rete per una serie di difficoltà legate alla tradizionali soluzioni tipografiche locali.
La conoscenza ed il messaggio affidati al libro sono sintetizzati nella Presentazione e nei contenuti introduttivi della Prefazione di Sosio Capasso e della Introduzione dell’autore.
Sono direttamente leggibili sul portale di ilmiolibro.it; li pubblico su Doctrina et Humanitas per contribuire al dibattito e all’opera che caratterizzano da qualche secolo la storiografia locale frattese e continuamente la amplificano e la rinnovano.

PRESENTAZIONE - Bartolommeo Capasso, archivista insigne dell'800, inquadra le origini del locus di Fratta nelle dinamiche dello sviluppo agricolo del territorio dell'antica città di Atella, la cosiddetta Liburia (Terra di Lavoro), ove nel IX secolo i vantaggiosi contratti agrari richiamano molti coloni disposti a lasciare i luoghi costieri minacciati dai saraceni e ad insediarsi sui terreni dell'entroterra. Attraverso la lettura delle cronache e dei codici monastici medievali della Campania si può anche dimostrare che l'origine etimologica del termine Fratta è un prodotto proprio dell'humus culturale benedettino ed è riferito ad un tipo di territorio da disboscare e da recuperare al contado, su cui si esercita la giurisdizione dei monaci dopo averlo acquisito come donativo signorile. Fracta è un toponimo diffuso anche in altre parti d'Italia e, come si evince dagli studi di Emilio Sereni, in quasi tutti i casi esso è individuabile come luogo di sviluppo rurale ed insediativo, inserito nell'orbita di città cospicue ed episcopali e ove si esercitano la contrattazione agraria della mezzadria e la gestione della Terra Sancti Benedicti. Tali sono i tratti originari della moderna comunità urbana che viene narrata in questo libro: una città piccola ma millenaria, di dimensione europea per la meta religiosa e culturale che essa rappresenta con il suo santuario dedicato al martire Sossio e al monaco Severino evangelizzatore dei popoli barbarici europei, la quale si confronta con la sua storia, con il suo linguaggio, con i suoi culti e con i suoi progetti. La ricerca storica su Fratta ha interessato il campo dell'Archivistica, dell'Agiografia, della Storia Civile ed Ecclesiastica, dell'Arte, della Letteratura, delle Tradizioni Popolari, della Toponomastica, dell'Economia, della Sociologia e dell'Urbanistica.

PREFAZIONE - Quando nel 2004 fu approntato per la pubblicazione questo libro fu letto in anteprima da Sosio Capasso, fondatore della Rassegna Storica dei Comuni e dell’Istituto di Studi Atellani. Volle scrivere di suo pugno una presentazione agli Amministratori comunali dell’epoca per ottenere un patrocinio. La lettera, che rimane tra le sue ultime testimonianze scritte a favore della conoscenza della Storia Locale, viene utilizzata come prefazione del libro.

INTRODUZIONE - La conoscenza della storia della città è un valore indiscutibile e necessario che serve a mantenere viva nel tempo l'identità della comunità antica e a rafforzare le radici, le tradizioni e i riferimenti celebrativi della comunità moderna.
Questa conoscenza è ancora più necessaria nell'impatto con le trasformazioni urbane e nei processi di transizione sociale, quando i caratteri della comunità moderna e le espressioni urbanistiche della città tendono a configurare situazioni comportamentali ed ambientali diverse e disgreganti rispetto all'antico humus etico e storico-culturale.
Questo potrebbe essere il caso di Frattamaggiore, qualora non si coltivasse la conoscenza della storia della città e, in concomitanza, si verificassero l'ignoranza, l'abbandono e la negazione dei valori della comunità locale antica; dei valori, cioè, tramandati attraverso le forme lapidarie, i codici e i segni assunti nel tempo dalla vita civile, religiosa e popolare.
Per fortuna la tradizione storiografica frattese ha sempre tenuto e tiene buoni maestri, e ciò lo si può affermare in questa sede senza la necessità di esplicite citazioni per altro facilmente recuperabili dall'ampia bibliografia locale. Essa ha sempre offerto al dibattito extra ed intra-cittadino spunti di riflessione ed opportunità di partecipazione e di interventi di recupero e di politica culturale; attraverso Istituti ed iniziative significative e variegate agganciate alle manifestazioni più alte degli studi accademici e alla valorizzazione istituzionale.
Questo lavoro coglie l'esempio di tale storiografia, e propone una riflessione operativa circa le problematiche del recupero urbanistico e circa le tematiche del centro storico della città; a partire appunto dall'importanza che la conoscenza e la ricerca assumono nella disposizione di un repertorio primario, descrittivo toponomastico ed espressivo, utile alla progettualità comunale e all'identificazione della persistente immagine della città antica di Fratta.



venerdì 13 gennaio 2017

Carità e Apostolato: l’esperienza di Dio del Venerabile p. Sosio Del Prete

“… perchè, dopo il Tabernacolo, la casa del povero è più vicino al cielo.”

E’ l’indicazione dei luoghi della carità e dell’apostolato descritta da padre Sosio Del Prete nella sua personale narrazione affidata ad un manoscritto autobiografico in parte pubblicato nel libro “Il cielo in terra”, stampato in due edizioni (2001 e 2008) in memoria del frate francescano fondatore delle Piccole Ancelle di Cristo Re e per perorarne la causa di beatificazione.
Padre Sosio Del Prete (1885-1952) è stato dichiarato Venerabile il 26 aprile 2016 da Papa Francesco, e dopo le celebrazioni che hanno coinvolto la Diocesi di Napoli e le Piccole Ancelle anche Frattamaggiore, città ove egli nacque e visse la sua vocazione giovanile, il 14 gennaio 2017 ha l’occasione di partecipare solennemente alla lettura del Decreto di Venerabilità che viene fatta dopo la Santa Messa vespertina presieduta da Mons. Angelo Spinillo Vescovo di Aversa.
Varie pubblicazioni, articoli libri monografie ed un portale ufficiale in rete, hanno ampiamente trattato l’opera e la vita del Venerabile padre Sosio, mettendone in risalto gli aspetti legati alla spiritualità francescana, alla vocazione giovanile nel luogo natio, agli orientamenti artistici e musicali, alla consacrazione sacerdotale e alla sua opera di fondatore delle Piccole Ancelle di Cristo Re insieme con la Serva di Dio Antonietta Giugliano (1909-1960).
Il lavorio interiore di Sosio Del Prete, legato alla vocazione religiosa e alla personale riflessione del suo discernimento spirituale, ha trovato eccellenti riscontri in molte presentazioni storiche e agiografiche, specialmente in quelle operate da Padre Teodosio Muriaudo, da Ferdinando D'Ambrosio, da Ulderico Parente, da Suor Antonietta Tuccillo,  da Gennaro Luongo e da Antonio Vincenzo Nazzaro.
L’Eucaristia, il Tabernacolo, insieme con l’impegno ad operare per i poveri, rivolgendosi alla loro casa e ai loro bisogni, rappresentano per padre Sosio gli aspetti fondamentali della sua esperienza di Dio.
Questi aspetti emergono con chiarezza sia dalla narrazione personale di padre Sossio che possiamo leggere di seguito nei brani del manoscritto autobiografico pubblicati da suor Antonietta Tuccillo, e sia dalla riflessione teologica di Mons. Bruno Forte posta come prefazione al libro “Il cielo in terra”.



Dal manoscritto autobiografico di padre Sosio del Prete.
«Ad Afragola, nel celebre Santuario antoniano, come Vicario ed organista […], nella pace solenne del Convento, tornavano e si maturavano nella coscienza del Padre quelle belle parole di N.S. Gesù Cristo: “Quello che farete ad uno dei miei poverelli, lo riterrò fatto a me stesso”. L’animo suo, francescanamente chino verso le cose umili buone, volle dare una giustificazione ed una conferma alle parole di Dio. E vi torna con maggiore maturità di coscienza per un maggiore approfondimento del valore dell’uomo e dei suoi destini. Senza trascurare i suoi doveri in Convento, si diede tutto ad una vita di apostolato […] di carità verso i poverelli del paese e verso i bisognosi di aiuto e di conforto. A quest’apostolato, lui si dedicava con tutto lo slancio e la dedizione più generosa della sua anima sacerdotale […]. Per essere sempre pronto, Padre Sosio Del Prete si faceva trovare sempre o in coro a pregare od in confessionale ove ascoltava le sante confessioni. A questo attendeva quasi sempre dalle 5 alle 6 ore al giorno e non si risparmiava mai; era sempre pronto ad accorrere o per confessione o per assistenza o per amministrazione dei S. Sacramenti agli infermi, dovunque venisse chiamato ed in qualsiasi ora, sia di giorno che di notte».
«Ma dove intensificò questo apostolato di bene e di carità fu verso i poverelli ed i bisognosi, o come egli li chiamava “le pupille degli occhi di Dio”. Amava assai i poverelli e da essi era pure riamato con grande affetto, chiamandolo loro padre e loro benefattore nonché loro amico. Per questo quando usciva dal Convento era seguito sempre da un seguito di poverelli e di ragazzi ed a tutti dava qualcosa o pane od altro cibo che per loro si era privato di mangiare a refettorio. Pensava continuamente ai poverelli, li provvedeva di quanto potevano avere bisogno, distribuendo a loro, col permesso dei superiori, tutto ciò che riceveva dai suoi benefattori e da altri. Molte volte la madre gli notava la mancanza ora di calze, ora di camice, ora di lenzuola, ora di altri capi di biancheria e si logoravano il cervello pensando chi mai avesse potuto sottrargli dal guardaroba di casa sua, tutti quei capi di biancheria ed allora si inquietavano quando venivano a sapere che era stato lui a distribuirla ai poverelli bisognosi.
Il cuore del Padre verso i poverelli era tenerissimo. Si inteneriva subito al racconto di qualche miseria e si calmava solo quando era riuscito a portare un sollievo a qualche dolore ed a lenire qualche miseria. Non risparmiava fatica, non conosceva intemperie nelle rigide stagioni, sempre di giorno e di notte si portava dovunque fosse richiesta la sua opera di carità e di apostolato verso i poverelli. A proposito di ciò, diceva sovente di ritenerlo a più grande grazia, se il Signore, nella Sua bontà infinita, si fosse degnato di chiamarlo o mentre celebrava la S. Messa, o mentre assisteva un poverello infermo, perché, dopo il Tabernacolo, la casa del povero è più vicino al cielo».

Dalla prefazione di Mons. Bruno Forte.

Dove abita Dio? Padre Sossio Del Prete - fondatore insieme a Madre Antonietta Giugliano delle Piccole Ancelle di Cristo Re - ha risposto a questa domanda anzitutto con la sua vita, che è stata costantemente rivolta ai due luoghi privilegiati, dove egli aveva riconosciuti e incontrati la divina Presenza: il Tabernacolo, vera tenda di Dio fra gli uomini; e i poveri, i più vicini al cielo. Questi due luoghi li vedeva rappresentati e come congiunti nel luogo supremo dove l'Eterno si è detto nel tempo: la Croce. «Ai piedi della Croce sono sbocciati due fiori, si sono svegliate due passioni, le più belle, le più umane, le più divine: l'amore a Dio e l'amore agli uomini» (n. 244). Dove il Povero muore abbandonato, tutti i poveri di tutti i tempi e i luoghi della storia sono rappresentati: il Suo amore crocifisso li accoglie tutti, li raggiunge tutti e chiede di essere riamato amando loro. […]
È da questi luoghi dell'incontro con la divina presenza dell'Amato che Padre Sossio ha attinto il suo programma, la regola di vita e il progetto della sua opera: farsi povero per accogliere; andare ai poveri per donare. Vero figlio di San Francesco, egli ha compreso che la povertà è al tempo stesso la condizione per lasciarsi amare da Dio e la sorgente dell'amore al prossimo, che bussa alla porta del nostro cuore con la sua povertà. I bisogni del povero sono i diritti nei nostri confronti: il riconoscerci poveri davanti a Dio è la via che ci consente di lasciarci arricchire da Lui di quei doni, con cui solo potremo corrispondere alla domanda del povero. È ancora una volta Colui che si è fatto povero per noi a riassumere nell'eloquenza silenziosa del dono supremo questo programma, che tutto abbraccia: «Gesù adorabile [...] la vostra Croce è una cattedra che insegna all'umanità le parole della vita. Nessuna cattedra è più eloquente della vostra Croce, intrisa del vostro sangue. Nessuna rivelazione è più sublime di questa che ci lasciaste nelle ultime ore della vostra agonia». (n. 246). Amare Gesù Crocifisso, spogliato di tutto, contemplarlo nel Suo abbandono, seguirlo sulla via del crocifisso amore, per la forza che Lui stesso irradia su di noi dal pane di vita: ecco la spiritualità di Padre Sossio, detta negli innumerevoli frammenti dei suoi testi, quasi tutti occasionali e legati al servizio della predicazione e della formazione. Un messaggio forte, trasmesso attraverso la povertà dei mezzi, nella fragile consistenza di una forma, totalmente finalizzata a far passare la dolce, nutriente potenza del contenuto.