domenica 29 dicembre 2013

Presepio Frattese. Dipinto esposto nella Chiesa di Maria SS. Delle Grazie

Sossio Sessa, Presepe in SS. Annunziata e Sant'Antonio (Frattamaggiore) 
Le tematiche artigianali ed artistiche connesse oggi alla costruzione del presepe si esprimono in varie modalità. Esse vanno dalla rappresentazione tradizionale alla ricerca produttiva, dall'umile creazione alla manifestazione d'avanguardia. Il presepe costruito con i figli, come quello elaborato nella tecnica personale; il presepe vivente realizzato per riferire memoria e fede vissuta, così come il presepe letterario e artistico, narrato dipinto e scolpito; sono sempre iniziative dense di valori e di significati umani, comunitari, religiosi. Il presepe rimanda all'esperienza antropologica della leggenda d'origine che lega il ricordo infantile con il periodo natalizio. Esso è rappresentazione di gesti comunitari antichi, evocazione di situazioni di vita e di sentimenti legati alla festa più amata, specialmente dai bambini e dagli anziani. E' il richiamo di una tradizione che, nelle trasformazioni sociali ingeneratesi con la modernità, pone l'esigenza di una riflessione sull'identità culturale e personale.

In tutte queste modalità persiste la funzione essenziale del presepe: esso viene realizzato per celebrare l'avvenimento della Nascita di Gesù, e stimola l'emozione con la coscienza di partecipare a momenti importantissimi per la propria e l'altrui vita. Questa emozione spinge a riflettere sui valori e sui contenuti dei propri convincimenti. Essa è di carattere estetico e religioso insieme, ed esprime la spiritualità di un moto che prende consistenza in un linguaggio ed in un'opera simbolici; con spunti rappresentativi di valori risuscitati nei discorsi e nei legami dell'oggi. Un luogo di dialogo tra le generazioni sui valori e sulle speranze sociali. La motivazione principale del presepe rimane sempre di carattere teologico; ed è quella di essere segno della memoria del Dio fatto uomo e della sua Presenza nella vita quotidiana dell'umanità. Un segno capace di evidenziare il messaggio evangelico dell'Incarnazione del Figlio di Dio, con la naturalezza del linguaggio agro-pastorale comprensibile ai più piccoli.


In maniera particolare il centro storico di Frattamaggiore da anni rappresenta un luogo privilegiato per le iniziative associative e formative legate alla costruzione del presepe, ai suoi significati artistici e culturali, e alla valorizzazione delle tradizioni natalizie. Diverse esperienze associative si sono vissute e succedute nella realizzazione di manufatti presepiali, cataloghi e mostre espositive che hanno dato lustro alla tradizione locale ed hanno arricchito la comunicazione e la condivisione dei valori umani e religiosi legati al Natale. A modo di esempio, insieme con altre esperienze locali similari, basti pensare alle numerose edizioni della Mostra di Arte Presepiale realizzata dalla Associazione Culturale Frattese “Insieme per il Presepe”, presieduta dal Dott. Giovanni Pezzullo di cara memoria, i cui cataloghi hanno avuto diffusa divulgazione ed hanno rappresentato artistici manufatti presepiali ed interventi letterari autorevoli, esprimendo un precipuo contributo frattese alla “civiltà del presepe napoletano”.
Come promotrice attuale del discorso riguardante l'arte presepiale, e la tradizione popolare natalizia locale, si pone oggi la Associazione Presepistica Frattamaggiore, che realizza la sua 3.a Mostra di Arte Presepiale nella suggestiva ed antica Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie. Si tratta di un 'percorso' culturale i cui tratti li possiamo leggere direttamente nella presentazione apposta dal Presidente Pasquale Saviano al catalogo di quest'anno:

Basilica di San Sossio, Presepe nel Museo Sansossiano di Arte Sacra
Questo percorso, breve ma significativo fatto insieme a tutti voi, mi ha dato molto, ed io so che non riuscirò mai a ringraziare abbastanza quelli che, tra i nostri soci, si prodigano con entusiasmo nella realizzazione dei nostri progetti: dalla costruzione del grande presepe della Basilica di San Sossio, alle lezioni gratuite svolte con passione ed amore riempiendo di gioia e contagiando irrimediabilmente tutti quelli che le frequentano. Il corso di quest'anno ha permesso in particolare di realizzare ai partecipanti, vecchi e nuovi soci, due scenografie presepiali, che saranno messe in mostra con grande soddisfazione di maestri ed allievi, oltre alla realizzazione di cesti e modellato di cera e creta. Tra i tanti ringraziamenti il primo è quello per Mons. Sossio Rossi, parroco della Basilica di San Sossio e nostro Presidente Onorario, che oltre a concederci la sua partecipazione in tutti i progetti da noi realizzati, ci da la massima disponibilità degli spazi della Chiesa Maria SS. Delle Grazie per la realizzazione della mostra di arte presepiale”.

Il quadro ispirato al presepe dipinto da Gaetano Di Bernardo si inserisce, come brano interessante, nel discorso che da qualche tempo si sviluppa nella comunità locale, e che riguarda la valorizzazione dei significati del tradizionale simbolo del Natale.
Molti realizzatori dei presepi che si espongono in Fratta, nell'antica chiesa della Madonna della Grazia, sono i fanciulli di un tempo divenuti padri nella moderna transizione sociale, e sono portatori dell'esigenza di un recupero conoscitivo della tradizione e delle sue dimensioni comunitarie ed ambientali. Di fatti in molti loro presepi è presente l'ambientazione antica del paese, una immagine della città ricostruita e ripresentata per sottrarla all'oblio e al degrado.

Gaetano Di Bernardo, Presepe Frattese, dipinto esposto in Maria SS. Delle Grazie
Nel presepe dipinto di G. Di Bernardo vi sono elementi ulteriori che arricchiscono questo discorso. Il suo escamotage pittorico, che artisticamente assume caratteri originalissimi confrontabili ad esempio con le opere del naif croato, ci propone una certa antropologia urbana che si estende nel tempo e nel luogo della comunità frattese, assumendo i volti di personalità ed angoli che caratterizzano la storia della nostra città: dal Santo Patrono Sossio, centralmente osservante dalla Basilica, all'umile pettinatrice; dalla figurazione mariana locale della Madonna del Buon Consiglio, posta nella scena presepiale del cortile antico, alla presenza adorante della Natività del francescano beato Modestino. Attraverso la dipintura dei rappresentanti storici ed attuali, descritti nell'elenco allegato, della cultura, dell'arte, dell'economia, della politica, dello sport e della religione.

Una bella icona natalizia proponibile, per i suoi contenuti e messaggi, come stimolante rappresentazione dell'opportunità di realizzare anche per Frattamaggiore un doveroso Museo Civico.


mercoledì 11 dicembre 2013

Centenario dell'ordinazione sacerdotale di Mons. Federico Pezzullo

La comunità ecclesiale frattese ha sempre avuto un forte legame di riconoscimento e di memoria con Federico Pezzullo, nativo di Frattamaggiore, che fu vescovo di Policastro dal 1937 al 1970.
Questo legame si è ulteriormente rinsaldato negli ultimi dieci anni con un pellegrinaggio che da Fratta si svolge verso la meta della Cattedrale cilentana, ove sono custodite le spoglie del Presule Servo di Dio, per il quale è in corso il processo di beatificazione. Grande animatore della devozione e del pellegrinaggio è Tarcisio Salvato, formatosi alla scuola di spiritualità del vescovo Pezzullo e ministro laico impegnatissimo nella vita della chiesa locale.
A Tarcisio non è sfuggita la memoria della ricorrenza nel 2013 del centenario dell'ordinazione sacerdotale di mons. Federico, e si è attivato per la sua commemorazione liturgica a Frattamaggiore.
Il clero locale si è sentito fortemente coinvolto ed ha predisposto la celebrazione eucaristica dell'11 Dicembre 2013 alla quale partecipano anche i vescovi di Teggiano-Policastro e di Aversa: Antonio De Luca, Angelo Spinillo e Mario Milano. L'evento organizzato dalla antica Congrega dei Preti di Frattamaggiore assume significati importanti ed esemplari per la storia ecclesiastica locale e per la spiritualità sacerdotale nel nostro territorio.
Per la conoscenza della figura del Vescovo Federico Pezzullo, peraltro oggetto di ricerche e di studi teologici ed agiografici e di tesi di Scienze Religiose (cfr. quella di Francesco Salvato), riporto il testo da me preparato per il portale di santiebeati.it.

Federico Pezzullo nacque il 13 dicembre 1890 a Frattamaggiore (NA) in Diocesi d'Aversa, da Vincenzo e Maria Grazia Ferro, e fu battezzato nella Chiesa di San Sossio.
Nel 1901 fu accolto dal vescovo Francesco Vento nel Seminario di Aversa, ove compì il suo percorso di studio per il sacerdozio. In seminario egli si impegnò nel campo dell'apostolato giovanile e, come giovane diacono, fu assistente spirituale dei Paggi del SS. Sacramento nella Chiesa di Maria SS. Annun ziata e di S. Antonio in Frattamaggiore; per quella associazione che si riuniva nell'adorazione quindicinale compose l'Inno di San Tarcisio.

Il 3 Agosto 1913 fu ordinato presbitero dal vescovo Settimio Caracciolo e fu socio attivo del Circolo S. Paolo di Aversa, vivendo l'esperienza della Unione Apostolica come mezzo per la santificazione personale e sacerdotale. Il campo della catechesi gli fu congeniale.
Durante la Grande Guerra (1915-18) fu soldato a Pederobba (Treviso), e Cappellano dell'O.N.B. operativo nel Servizio di Sanità presso l'ospedale da Campo 0129.
Nel 1918 si laureò in Lettere Classiche presso l'Università di Napoli ed il vescovo Caracciolo lo nominò Canonico della Cattedrale di Aversa e Maestro delle Scuole Catechetiche della Diocesi. Nel 1919 pubblicò la sua tesi di laurea e si avviò ad operare nel campo pedagogico civile, divenendo docente presso la Scuola Statale Complementare Bartolommeo Capasso di Frattamaggiore. Nel 1923, sti matissimo da tutti, fu nominato Preside della sua Scuola, carica che tenne fino al 1935.
Il 26 gennaio 1930 il vescovo Caracciolo lo nominò Rettore del Santuario dell'Immacolata di Frattamaggiore. La sua pastorale assunse una impronta eucaristica e mariana, ed il Santuario divenne centro di spiritualità e di irradiazione missionaria della fede cattolica.
Nel settembre del 1935, anno del Congresso Eucaristico Diocesano, il vescovo Carmine Cesarano lo nominò Rettore e Preside degli Studi del Seminario Maggiore di Aversa: carica che egli svolse per circa 2 anni con significativo impegno religioso e per la quale egli rinunciò ad essere Preside della Scuola Statale di Frattamaggiore.
L'Osservatore Romano del 28 Gennaio 1937 riportò ufficialmente la comunicazione della nomina che egli ebbe dal Papa Pio XI a Vescovo di Policastro Bussentino in provincia di Salerno. L'11 Aprile 1937 S. E. Mons Federico Pezzullo fu consacrato vescovo nella cat tedrale di Aversa. Fece il suo ingresso nella Diocesi di Policastro il 6 maggio 1937, dopo 13 anni di sede vacante e 66° nella serie storica dei vescovi policastrensi. Esordì illustrando i contenuti della sua prima lettera pastorale. Configurò il suo stemma araldico con due leoni, in campo azzurro, sostenenti un ramo fiorito, col motto sovrastante «Fortiter et suaviter».
Nel 1939 pubblicò la conferenza teologica Cristo mediatore che esprimeva la visione cristocentrica della sua pastorale. Nel 1940 fu scelto dai vescovi campani per essere Commissario e Sovrintendente agli Studi nel Pontificio Seminario Regionale di Salerno e tenne la carica fino al 1970.
Nel 1942, animato dal grande spirito missionario riconosciutogli anche dal beato P. Paolo Manna superiore del PIME di Ducenta, contribuì con i suoi consigli e con i suoi scritti alla costituzione di una congregazione religiosa femminile nella diocesi di Aversa, per la quale suggerì la denominazione di Discepole di Santa Teresa del Bambino Gesù che fu ufficialmente adottata.
Nel 1946 indisse il Con gresso Eucaristico di Sapri, considerato tra le “tappe luminose” e “le pa gine più belle della storia della Diocesi, redimendo il suo go verno pastorale di fiori che non appassiranno nel tempo” (Gaetano Capasso).
Il 1 novembre del 1950 fu presente alla solenne proclamazione fatta da Pio XII del dogma dell'Assunzione di Maria, come si ricorda in una lapide infissa nell'atrio della Basilica di San Pietro; ed il 25 gennaio del 1951 fu nominato assistente al Soglio Pontificio. Dal settembre del 1955 al 24 giugno del 1956 fu anche Amministratore apostolico della Diocesi di Vallo della Lucania.

Dal 1962 al 1965 partecipò al Concilio Vaticano II, e la sua firma fu apposta in molti Atti. Il 17 marzo del 1966 volle lasciare scritto il suo 'testamento spirituale'. 'In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum'.
Dopo la prima lettera pastorale scritta nel 1937 in occasione della consacrazione episcopale, il vescovo ne scrisse poi altre 23, affidando ad esse il suo pensiero teologico e l'esplicitazione della sua lunga guida pastorale. Tutte le 24 lettere furono raccolte in un unico volume pubblicato nel 1968 con la prefazione del Can. Teologo D. Paolo Pifano. Per raggiunti limiti di età il 22 agosto del 1970 lasciò il governo della Diocesi.
Il 10 settembre del 1979, alle ore 10.30, Mons. Pezzullo morì santamente, a 89 anni. Le sue spoglie sono custodite nella cattedrale di Policastro.
Nella Diocesi di Policastro, ora congiunta con quella di Teggiano, si sono susseguite diverse manifestazioni celebrative e conoscitive della vita e delle virtù del vescovo Pezzullo, le quali sono culminate con l'apertura, il 19 settembre del 2007, del processo di beatificazione.
La sessione conclusiva dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Federico Pezzullo, Vescovo di Policastro, è stata celebrata il 3 Maggio 2010 nella Cattedrale di Policastro e gli Atti sono stati trasferiti alla Congregazione per le Cause dei Santi.

Portale ufficiale di Federico Pezzullo
Portale di santiebeati.it

lunedì 9 dicembre 2013

L’Oratorio di Chiazzanova e la pastorale giovanile frattese

Ho letto con attenzione ed edificazione il libro donatomi da Mons. Nicola Giallaurito (Un Oratorio a “Chiazzanova”… tra sogno e realtà) scritto per accompagnare con la comunicazione pubblica l’apertura dell’Oratorio della Parrocchia di San Filippo Neri in Frattamaggiore.
Per l’inaugurazione benedicente, avvenuta tra il popolo numeroso in una bella serata di settembre, ha presieduto la celebrazione eucaristica il Cardinale Crescenzio Sepe con la partecipazione dei Vescovi Angelo Spinillo e Mario Milano, e con molta parte del clero diocesano di Aversa.
Alcuni decenni sono occorsi per portare a compimento l’importante opera parrocchiale, e le vicissitudini sono state descritte e spiegate nel libro che si è avvalso della prefazione intensa, significativa e magistrale, di don Salvatore Capasso, giovane sacerdote e teologo della Parrocchia, il quale ha proposto la giusta chiave di lettura circa l’Oratorio, anche con opportune considerazioni riferite al Magistero della Chiesa. Tra le altre sono sue queste parole:

E sia concesso, in particolare a colui che scrive queste povere parole, significare la propria stima al parroco, che ha avuto la sensibilità di demandare al suo diretto collaboratore, l’opportunità di suggerire e proporre “la chiave di lettura” che consentirà la giusta visuale d’interpretazione e di giudizio circa il contenuto di questo opuscolo, che consente di poter accedere a un mondo, ad una storia, forse conosciuta, forse no, ma che senza dubbio, nei risvolti amari che ne hanno segnato il profilo delle vicende nel loro svolgersi e nell’incrociarsi degli apporti umani – alterni e non sempre improntati ad atteggiamenti di coerenza e responsabilità, con l’esito che è sotto i nostri occhi-, ha definitivamente mutato la realtà della Parrocchia, nonché la fisionomia stessa del “quartiere”, sotto l’aspetto sociale e culturale insieme.
Ogni persona che si definisce realmente tale, infatti, è chiamata a studiare (si, uso proprio questo verbo!) non solo la “grande storia” per sentirsi parte della società, ma deve poter e saper immergersi nel proprio contesto esistenziale – per quanto piccolo possa essere – per approfondire la conoscenza delle proprie radici, senza tralasciare gli aspetti che ne fanno da cornice: sociale, politico, culturale, religioso.”

Ho appreso così, con interesse e coinvolgimento, tematiche storiche, pastorali, educative e spirituali. E’ stato spontaneo per me condividerle e confrontarle con alcuni riferimenti di riflessione e studio personale.   

Nel luogo letterario della comunicazione dei risultati di una ricerca di storia locale, realizzata un paio di anni fa, ho dato delle indicazioni circa la persistenza secolare di un certo modello pedagogico frattese. Un modello che si può agevolmente delineare e coerentemente descrivere allo stesso modo di altri e tanti modelli (autori, filosofie, didattiche e scuole) famosi e teorizzati nello studio e nella storia delle Scienze dell’educazione. Questo modello avrebbe caratteristiche e valori rapportati all’etica, alla vita civile e alla vita religiosa, ed esprimerebbe una paideia particolarissima ed esemplare che vale per la conoscenza, per la ricerca, e per l’esperienza della fede cristiana. Ciò è reso possibile grazie al rilievo storiografico di una vera “cordata di educatori” operante dal ‘700 ad oggi, e che ha rappresentato una idea, una azione, ed una proposta educativa tutta legata al luogo di Frattamaggiore.
L’origine di questa cordata è rinvenibile nell’opera del canonico Michele Arcangelo Padricelli (1691- 1764), riformatore degli studi del Seminario di Aversa, che in epoca borbonica fu modello della formazione ecclesiastica per tutto il clero meridionale. Ad essa si agganciano opere educative di molti altri frattesi, tra ‘700 e ‘800, che trovano un culmine significativo nell’opera di Mons. Carmelo Pezzullo (1829-1919) primo Rettore del Santuario dell’Immacolata che ebbe grande influenza sull’intero sistema educativo locale svolgendo anche la funzione civica di assessore all’istruzione pubblica nella Fratta post-unitaria.
Le esperienze del XX secolo si legano sempre all’opera di ecclesiastici con il carisma dell’educazione giovanile: il parroco del Redentore Sosio Vitale (1884–1918) e i vescovi Nicola Capasso (1886-1968) e Federico Pezzullo (1890-1979) che furono anche rettori del Seminario di Aversa; e ancora il sacerdote Nicola Mucci (1893-1973) che estese la sua opera di pastorale educativa fondando e dirigendo l’Istituto-Convitto Sacro Cuore dedicato agli studi ginnasiali e liceali di tutto il territorio.
Le espressioni più recenti di questa cordata di educatori frattesi si identificano sicuramente nelle iniziative a modello ‘oratoriano’ realizzate a favore dei giovani nell’epoca della transizione economica, sociale e culturale della città, dagli anni ’60 ad oggi.
Il progetto dell’educazione giovanile, fortemente legato alla tradizione pedagogica cristiana frattese, riappare nell’opera di don Angelo Crispino, che nel periodo concomitante e post-concilio Vaticano II recuperò e ripropose in maniera innovativa i fondamentali tratti della pastorale giovanile frattese. Il contesto storico è quello della contemporaneità, dell’ambiente urbano che si origina con i quartieri di nuova formazione, della scuola dell’obbligo e della scolarizzazione di massa. L’educazione cristiana dei giovani richiede nuove formule, soluzioni dedicate e sperimentazioni nella marea di proposte e di modelli educativi alternativi. Profeticamente la Chiesa, con la sua tradizione evangelica, etica e catechetica, si pone come elemento fondamentale della ‘comunità educante’ prefigurata nelle nuove metodologie educative. Don Angelo Crispino (ordinato il 28 Giugno del 1964) alla sua opera educativa diede il nome di “Oratorio don Bosco’, recuperando un certo spirito emulativo dei suoi predecessori frattesi e la proposta, sia pedagogica e sia spirituale. del santo torinese. La sua azione, ispirata all’esempio di don Bosco, inaugurò a livello locale lo stile della pastorale giovanile post-conciliare; uno stile che venne emulato da una generazione di sacerdoti locali che si interessò dei problemi della trasformazione sociale e della formazione dell’identità cristiana dei giovani; uno stile che porta ancora i suoi frutti e che ancora si irradia dalla sua parrocchia di M. SS. Assunta.
Il luogo urbano di quell’esperienza ‘oratoriana’ rientra nell’ambito territoriale della Parrocchia di San Filippo Neri, il Santo fondatore dell’Oratorio romano più antico; e l’intero quartiere, ‘Chiazzanova’, un tempo periferico, con le sue problematiche giovanili ed educative si rivolge al suo centro storico ed ecclesiale, per vivere nell’oggi del ‘novo millennio ineunte’  nuove ed innovative esperienze di vita urbana, spirituale ed educativa giovanile.
La ‘cordata degli educatori’ offre così nuovi agganci di opere per la pastorale giovanile locale. Si tratta della realizzazione del complesso di iniziative che si legano all’apertura dell’edificio parrocchiale destinato dalla carità del donatore buonanima Sossio Formale, dall’impegno del Parroco Mons. Nicola Giallaurito (ordinato il 28 Giugno 1968) e dalla partecipazione concreta dei fedeli parrocchiani, ad essere l’Oratorio Parrocchiale di Chiazzanova.

La motivazione pastorale e pedagogica la leggiamo nella ‘Lettera ai giovani’ che d. Nicola ha scritto per chiamarli all’esperienza oratoriana, e nel brano che la segue:

"VI CONSEGNO L'ORATORIO! Insieme abbiamo vissuto in spazi angusti, ma da che siamo cresciuti, ho voluto una “casa” accogliente, la vostra casa: lOratorio che ormai è una realtà a dispetto di quanti lhanno osteggiata, una realtà che tutti vogliamo vibri dei palpiti di questo nostro territorio che negli ultimi anni ha visto una positiva trasformazione e in cui lOratorio diventa per il territorio stesso e per lintera città, luogo dove voi giovani potete intrecciare relazioni positive, ricevendo una solida formazione al senso della convivenza, della condivisione, del rispetto per laltro, oltre alla possibilità di approfondire il senso della vita secondo un orientamento cristiano. In un tempo in cui è sotto gli occhi di tutti, una forte disgregazione sociale, con la conseguente difficoltà a maturare appartenenze territoriali, listituzione dellOratorio come agenzia educativa ed esperienza di coesione, si va rivalutando sempre di più. Allombra dellOratorio, i giovani, ma anche gli adulti, troveranno il gusto dello stare insieme uscendo dallanonimato, condivideranno esperienze, scopriranno di avere difficoltà e problemi comuni, troveranno risposte adeguate ai tanti “perché” dellesistenza. LOratorio vincerà la sfida che la società odierna lancia a voi giovani, spesso confusi e disorientati, se saprà diventare palestra di idee, finestra aperta sul mondo, luogo di riflessione e di conoscenza, in un clima di sana e non vuota allegria, tipico del modello primitivo di Oratorio voluto dal nostro Patrono e Protettore della gioventù: San Filippo Neri. NellOratorio cè posto per tutti! Con il Gran Maestro dico: “Venite e vedete”! Il senso e il segno delle mie fatiche negli anni avvenire sarà ancora dar vita e far entrare la vita nellOratorio, rendendo voi giovani protagonisti di progetti educativi che mirino a creare ponti anzitutto con le famiglie, ma anche tracciando un cammino che aiuterà voi e i giovani che saranno dopo di voi, a dare risposte esaurienti alle vostre domande di fede, colmando i tanti vuoti esistenziali che letà giovanile talvolta fa emergere paurosamente e facendo in modo che lAmore più grande riempia i cuori di gioia e di pace." 

Concetti che offrono una risposta integrativa ai ragionamenti del monsignore sulla pastorale giovanile:

"Perché l’Oratorio? Perché l’ho voluto ?
L’Oratorio sarà un crocevia di giovani che nella vita quotidiana cercano un senso per la loro esistenza. Sarà un luogo educativo che interpreta la vita del giovane e la orienta alla vita credente. Non sarà la somma delle povertà della strada vista come luogo del qualunquismo e dell’assenza di proposte e nemmeno il prolungamento della sacrestia, intesa come somma di momenti di catechesi o celebrazioni liturgiche per gli addetti al lavoro. Convinto che l’opera educativa deve essere permanente, la parrocchia con il suo Oratorio in modo più incisivo offrirà il servizio di essere accanto ai ragazzi, coinvolgendo i giovani e gli adulti nell’opera di prevenzione verso le devianze, l’ozio, la droga, lo spinello, l’apatia e la voglia di “dolce far niente” in cui essi entrano se non stimolati e coinvolti in qualcosa di educativo, formativo ed impegnativo."

Il libro che ho ricevuto in dono consta di 50 pagine, con una bella copertina che fotografa la moderna struttura dell’Oratorio e riporta la grande effigie maiolicata di San Filippo Neri con i suoi ragazzi disegnati sullo sfondo della campagna romana. Contiene l’elenco di tutti i benefattori, circa un migliaio, ed evidenzia nella dedica evangelica del frontespizio la caratteristica principale dell’Oratorio: un’opera della fede che vive.