lunedì 13 febbraio 2017

Storiografia delle origini di Frattamaggiore

A modo di recensione del libro di Francesco Montanaro scritto per delineare la storia del suo paese dal III sec. a.C. al XV sec. d.C. (Fracta Major – miti storie documenti – Parte I) e presentato al pubblico il 2 Febbraio 2017. Libro che ho letto con interesse storiografico e recepito come un vero “contributo, in termini di conoscenza e di recupero di memoria”, offerto “alla comunità frattese”.
Esso si presenta come “la prima parte” di un lavoro globale di ricerca storica comunale, cioè “di un'opera complessa di recupero, che sarà completata nel prossimo futuro”. E' articolato in dieci capitoli tematici che ripercorrono la storia del territorio frattese dal III sec. a.C. al XV sec. d.C., analizzandone i tratti fondamentali secondo la periodizzazione classica: nell'epoca romana antica quelli connessi con la vicenda della città di Atella (fino al V secolo d. C.), nell'epoca alto-medievale quelli relativi al sorgere dell'insediamento di Fracta nella Liburia contesa da Longobardi e Bizantini Napoletani (dal VI al X secolo d.C.), nell'epoca medievale quelli relativi alle condizioni di Fracta durante le dominazioni normanna, angioina e aragonese (dal XI al XV secolo d.C.).
I Miti, le Storie, i Documenti, sono evidenziati come ambiti e riferimenti metodologici del percorso di ricerca. Trai i Miti Montanaro indica “il mito misenate dell'origine” legato alla fondazione di Fratta ad opera dei profughi di Miseno, ed il mito della legenda agiografica di San Sossio diacono di Miseno e patrono di Fratta. Le Storie sono quelle dipanate dalle vicende civili ed ecclesiastiche che hanno caratterizzato lo sviluppo di Fratta nei contesti particolari delle dominazioni e nel susseguirsi dei periodi storici. I Documenti sono quelli costituiti dalle fonti compulsate tradizionalmente dalla storiografia locale, quelli utilizzati per aprire nuove piste di ricerca, e quelli inediti per la storia locale frattese che Montanaro riprende dalle trascrizioni manoscritte da Florindo Ferro.

Si tratta di un discorso aperto nello spirito della mission storiografica locale ispirata da Sosio Capasso e che caratterizza l'impegno culturale e la ricerca storica dell'Istituto di Studi Atellani e del suo periodico Rassegna Storica dei Comuni. Un discorso originale ed eccellente quello di Montanaro che si è confrontato utilmente anche con i contributi di altri autori che operano nello stesso spirito e contesto operativo, tra questi Marco Dulvi Corcione, Franco Pezzella, Giacinto Libertini e Bruno D'Errico, i quali hanno anche relazionato alla presentazione di Fracta Major la sera del 2 Febbraio 2017.
Per il periodo alto-medievale il discorso di Montanaro ha fatto riferimenti e confronti anche con alcune piste storiografiche sull'origine di Fracta da me proposte con l'utilizzo delle fonti tradizionali rilette ed arricchite con altre recuperate nei codici monastici dell'area campana.
Ho sviluppato queste piste in Ecclesia Sancti Sossii – Storia Arte Documenti pubblicata nel 2001, in Fratta Benedettina – Codice Diplomatico delle Fratte in Campania pubblicata nel 2008, e in Fratta Città Antica pubblicata ne 2010.
Ripresento in sintesi il ragionamento svolto intorno all'importanza del culto di San Sossio e sull'indicazione della pista monastica benedettina.

Il culto di San Sossio
L'ipotesi delle origini misenate di Fratta, fondata dopo l'abbandono di Miseno circa la metà del IX secolo, insieme con quella dell'importanza dell'originario culto sansossiano, è sempre stata molto cara alla storiografia locale. Infatti quasi tutti gli storici della città, a partire dal canonico Antonio Giordano che scrisse la storia frattese nel 1834, hanno accolto l'invito metodologico del vescovo Lupoli ed hanno voluto sostenere questa ipotesi con documentate e sentite espressioni.
Su questo piano si è mossa tutta la ricerca storica paesana, ed i vari autori hanno poi prodotto una notevole mole di pubblicazioni che configurano, nel loro insieme, una dignitosissima e colta letteratura di storiografia locale che trova pochi riscontri in altre realtà comunali e culturali consimili, sia ai livelli regionali che a quelli nazionali ed internazionali.
La ricerca, pure su temi ulteriori, ha interessato il campo dell'Archivistica, dell'Agiografia, della Storia Civile ed Ecclesiastica, dell'Arte, della Letteratura, delle Tradizioni Popolari, della Economia e della Sociologia.
Una semplice scorsa delle opere presenti nella Sezione di Storia Locale della Biblioteca Comunale può dare il senso del valore e dell'importanza delle molte decine di monografie e di opere fondamentali scritte dai molti autori. Tra le tante basti ricordare quelle di Sosio Capasso, il quale della storia locale in epoca contemporanea è riuscito a fare un vero e coinvolgente culto, e del lavoro di ricerca storica frattese una vera scuola con risvolti accademici che al gusto dello studio ha congiunto la formazione scientifica e la divulgazione della più specifica rivista italiana di Storia Locale: la Rassegna Storica dei Comuni, ricca di varie collane e di contributi eccellenti.
Sullo stesso piano si pongono anche le svariate iniziative civili, formative, scolastiche e culturali, che tendono a valorizzare e a celebrare l'antico retaggio originario frattese.
L'impressione che l'ipotesi delle origini misenati di Fratta fosse eccessivamente esclusiva, e che impedisse altre letture circa i fatti originari frattesi, si era però in qualche modo esplicitata con Bartolommeo Capasso, storico ed archivista napoletano insigne della fine del secolo scorso, nato da genitori frattesi. Questi nel 1896, in un suo commento introduttivo alla Cronica cinquecentesca di Hieronimo De Spenis prete frattese, scrivendo di Frattamaggiore ritenne di doverne, sulla base dei documenti riguardanti la Liburia medievale, spiegare in maniera diversa le origini.
Egli inquadrò le origini del locus di Fratta nelle dinamiche dello sviluppo agricolo del territorio atellano, ove i vantaggiosi contratti agrari richiamavano, indipendentemente dalla spinta delle incursioni saracene, molti coloni disposti ad insediarsi sui terreni da recuperare alla coltura e da migliorare con le piantagioni. Secondo Bartolommeo Capasso, Fratta sarebbe, quindi, sorta verso il IX secolo, umilmente e gradualmente, come borgo contadino al pari di tanti altri "sotto la protezione di ricchi possessori di beni feudali".
L'opinione di Bartolommeo Capasso era quella di uno storico di grande e riconosciuta levatura, e ciò bastò ad inserire nel dibattito storiografico locale elementi di novità interpretativa circa le origini della città.
Convinto assertore della ipotesi misenate fortemente sostenuta nel discorso storico-agiografico ufficiale della fine del secolo scorso e dell'inizio di questo secolo, come quello di Carmelo Pezzullo, di Florindo Ferro e di Raffaele Reccia, lo stesso Sosio Capasso, principale storico frattese contemporaneo, fu sensibile agli stimoli del Bartolommeo. Egli, infatti, già nella sua storia di Frattamaggiore del 1944 inserì nel discorso storico circa le origini cittadine alcuni elementi riconducenti al tema di un preesistente insediamento frattese intorno ad un castello antemurale di Atella.
Il tema di una Fratta preesitente alla colonizzazione dei Misenati è stato poi ripreso come ipotesi di ricerca da vari altri autori di storia locale.
Tra questi Giuseppe e Pasquale Saviano che hanno considerato i dati dello sviluppo agricolo nella Liburia medievale; l'autore di questo lavoro che, in una serie di articoli per il giornale locale 'Il Paese', ha indicato l'importanza del repertorio archeologico scoperto nel sito frattese e della documentazione circa la colonizzazione monastica del territorio; Pasquale Pezzullo che per la Rassegna Storica dei Comuni ha scritto articoli e monografie impegnati a sviluppare una interessante indagine sul remoto passato di Frattamaggiore; e Francesco Montanaro che ha interpretato in chiave antropologica l’ipotesi misenate della fondazione di Fratta come mito d’origine della città affermatosi e consolidatosi a partire dalla storiografia locale del XVIII secolo.
Finora però non e stata ancora bene delineato un quadro completo e chiaro della natura e della cronologia di questa preesistenza.
Credo comunque che, sulla base dei dati emersi dalla ricerca circa i riferimenti rinvenibili ed utili per inverare il valore storico, culturale ed euristico del titolo di Città Benedettina, si possa affermare la possibilità di nuove piste storiografiche complementari per la determinazione dell'identità originaria e storica di Frattamaggiore.
Una di queste è ancora la pista del culto a san Sossio, percorsa però in una direzione nuova per la storia locale, quella monastica benedettina, e cercando di verificare ipotesi nuove della sua presenza nella Fratta antica.

Nell'Introduzione di Fracta Major Francesco Montanaro considera l'importanza per la ricostruzione della storia frattese che ha, “assieme a documenti già noti dell'antica Frattamaggiore, una parte del materiale inedito trascritto alla fine del XIX secolo dal grande storico frattese Florindo Ferro, il quale ricopiò integralmente centinaia di documenti dalle fonti originali conservate nell'Archivio di Stato, nell'Archivio Notarile frattese, nell'Archivio Comunale di Frattamaggiore e nell'Archivio Diocesano di Aversa; alcuni di questi documenti nel corso degli ultimi 130 anni sono andati perduti o distrutti, per cui è molto interessante la loro riscoperta e pubblicazione oggi. Il recupero delle trascrizioni di Ferro, che un secolo fa purtroppo non ebbe il tempo di sistemare tutto il materiale raccolto, è un opera che ci sta oramai impegnando da circa 10 anni: anche se il solerte medico e storico frattese non trovò documenti per dipanare le ombre che nascondono l'origine del casale di Frattamaggiore, riuscì a scoprirne e ricopiarne alcuni, tuttora non conosciuti, riguardanti vicende dei secoli in cui si definirono la sua struttura urbanistica e sociale”.

Si tratta sicuramente di una consegna importantissima per la storiografia locale quella del recupero e della sistemazione delle trascrizioni del Ferro.
Egli era il geniale Bibliofilo del Riscatto, giornale della Fratta liberale dell'inizio del secolo, ed al vaglio della sua ricerca storica e della sua pazienza certosina passarono tutti i documenti privati e pubblici della storia locale. Ogni evento paesano, benché minimo, riceveva dal Ferro la sua corretta collocazione nel quadro generale della storia del paese e la sua celebrazione nella tradizione locale. Florindo Ferro recuperò, tra l'altra, quella documentazione che riportava ai tempi degli antichi congressi della Università di Frattamaggiore, che si tenevano nelle sedi delle Congreghe, secondo un costume antico, dopo il suono della campana, in una ritualità che assegnava al tempo che scorre una preziosità liturgica ed una sacra rappresentazione.
Ho avuto anche io occasione negli anni '80 di vedere e di annotare direttamente molte di quelle trascrizioni, durante alcune visite alla famiglia Ferro fatte in compagnia del sacerdote don Pasqualino Costanzo che pure le conosceva e le utilizzava per alcuni approfondimenti del suo Itinerario Frattese del 1972. Erano state anche sistematicamente riutilizzate da Pasquale Ferro, figlio di Florindo Ferro, per la compilazione della sua Frattamaggiore Sacra del 1974. Molte di quelle trascrizioni fotocopiate furono utilizzate come materiale manoscritto integrativo utile alla realizzazione della Mostra Storia Locale e Documentazione da me curata in collaborazione con la cooperativa di ricerca Studio S e che si tenne nel settembre del 1987 nella piazza del Comune. Quella Mostra, patrocinata dal Comune di Frattamaggiore, divenne poi permanente ed utilizzata per fini didattici nei locali della Scuola Media Bartolommeo Capasso a cura del preside Francesco Capasso.
Accanto alle trascrizioni manoscritte originali, allora depositate nei locali della Famiglia Ferro, si
collocavano anche le raccolte dei manoscritti e delle minute che già Florindo Ferro aveva preparato per stampare alcune delle sue opere pubblicate sulla storia locale, e che forse voleva utilizzare anche per la realizzazione di una opera omnia su Frattamaggiore. Scrisse anche per storie locali di altri comuni diocesani. Tra le opere pubblicate per la storia locale frattese si annotano:
F. Ferro, Memorie storiche della chiesa parrocchiale di Frattamaggiore, Aversa 1894
F. Ferro, Storia di Frattamaggiore a volo d'uccello; in: n.u. 'Frattamaggiore' 1903.
F. Ferro, Prima ricorrenza centenaria della traslazione dei corpi dei santi Sosio e Severino,
             Aversa 1907.
F. Ferro, Notizie sul culto di S.Rocco in Frattamaggiore, Aversa 1910.
F. Ferro, Il culto di San Rocco, Frattamaggiore 1921

F. Ferro, Della Chiesa della SS.Annunziata e di S.Antonio di Frattamaggiore, Napoli1922



venerdì 10 febbraio 2017

Dedicata a don Francesco Caserta


Una camminata in compagnia di un prete
per il paese ove tutti si riconoscono
dalla medievale ecclesia al vicolo nativo.
Momenti di confidenziali e liberi discorsi
nelle mattine domenicali tra la salutata gente.
Racconti di storie condivise e di sacri futuri,
la mia camminata con don Ciccio verso casa.







Su portale della Diocesi di Aversa si può un breve profilo a firma di Angelo Crispino:    Vedi >>>>>

giovedì 9 febbraio 2017

Frattamaggiore Città d'Arte e Città Benedettina

E’ il titolo istituzionalmente riconosciuto alla Città di Frattamaggiore, ed è anche il titolo del libro pubblicato in self-publishing nel 2009 per costituire una “guida storica ed artistica” utile a promuovere la conoscenza e la fruizione progettuale dei beni culturali della città. Sul portale del ilmiolibro.it è possibile la lettura in anteprima e l’acquisto della pubblicazione. Propongo la lettura della presentazione posta nella quarta di copertrina e della prefazione di Angelo Della Corte, Presidente della Pro Loco ‘Francesco Durante’ di Frattamaggiore.

Presentazione - La conoscenza della storia della città è un valore indiscutibile e necessario che serve a mantenere viva nel tempo l'identità della comunità antica e a rafforzare le radici, le tradizioni e i riferimenti celebrativi della comunità moderna.
I due titoli attribuiti a Frattamaggiore - Città Benedettina (1997) e Città d'Arte (2009) - il primo dall'Ordine Monastico di San Benedetto ed il secondo dalla provincia di Napoli, rappresentano un coronamento della storia comunale che è sempre stata ricca di significati religiosi e civili. Questi due titoli sono stati il frutto sia della cultura cittadina formatasi sulla consapevolezza del valore del patrimonio locale, e sia del riconoscimento di questo valore da parte degli Enti proponenti.
Frattamaggiore propone interessanti richiami che attengono il pellegrinaggio ed il turismo internazionale: la sua Basilica Pontificia custodisce i corpi di San Sossio e di San Severino ed è meta religiosa delle comunità italiane ed estere devote al martire del paleocristianesimo campano e al monaco evangelizzatore dell'Austria e delle nazioni del Danubio.
La fioritura locale degli studi agiografici ha favorito l'approfondimento della conoscenza dei due santi ed ha consentito il riconoscimento dell'importanza del loro culto nel quadro della cultura cristiana e monastica europea e mediterranea.
Questo libro si propone come una guida nuova storica ed artistica della città, e raccoglie ricerche studi e comunicazioni tra quelli che hanno maggiormente caratterizzato l'informazione e i contenuti del dibattito intorno al patrimonio frattese. Essi hanno fatto da riferimento conoscitivo per la storia locale ed hanno costituito un sapere utile per la consapevolezza dei cittadini e per l'attribuzione istituzionale dei due titoli, contribuendo alla conoscenza della identità culturale del paese e ad allargare gli orizzonti futuri della sua storia.

Prefazione - E' sempre buon segno la nascita di una nuova pubblicazione letteraria poiché denota la vivacità e la ricchezza culturale della nostra città.
La proclamazione di Frattamaggiore a città benedettina e città d'arte è stato il coronamento di un lavoro e di una passione che ha visto uniti cittadini frattesi che rappresentavano sia il mondo istituzionale, sia quello religioso ed associativo. Lo scriverne è sempre un motivo di vanto e di orgoglio per la "nostra città" e per ogni cittadino frattese e tutti noi ci dobbiamo sentire impegnati a dare il massimo contributo personale affinché Frattamaggiore conservi e rinnovi per le nuove generazioni la voglia di cultura, di arte e del "sapere" che la hanno resa grande nei secoli passati.
Come presidente della pro loco cittadina rivendico con orgoglio insieme ai soci, di essere stato tra i promotori delle numerose iniziative che hanno portato al raggiungimento dell'ambito traguardo della proclamazione di Frattamaggiore città benedettina e città d'arte.
Un ringraziamento da parte nostra e credo di tutti i cittadini frattesi và ai sindaci Pasquale Di Gennaro, Vincenzo Del Prete e Francesco Russo, ed al sempre operoso parroco di San Sossio, don Sossio Rossi, i quali con passione, impegno, e caparbietà hanno consentito la riuscita delle
proclamazioni.
Ai cittadini frattesi consigliamo vivamente la lettura dell'opera per avere una approfondita ed esaustiva conoscenza delle ragioni storiche, culturali e religiose che hanno fatto sì che Frattamaggiore si fregi dei titoli di città benedettina e città d'arte.


domenica 5 febbraio 2017

Il sacro significato del lavoro e dell’attività umana

Rileggendo qualche capitolo della tesi di laurea in Sociologia del Lavoro, a distanza di un quarantennio dalla sua discussione accademica, ho rivissuto con un certo compiacimento i ragionamenti fatti per delineare il quadro teorico dei concetti utilizzati per la trattazione dell’argomento: una disamina sociologica delle problematiche scientifiche ed ideologiche legate al lavoro dell’uomo nella società contemporanea e una ricerca sul suo senso storico.


In questo pomeriggio domenicale mi sono quindi inoltrato ancora un poco, con qualche lettura di approfondimento di carattere teologico, sul percorso iniziato con quella giovanile ricerca, ed ho rinvenuto così il brano sull’attività umana leggibile ai numeri 35-36 della Gaudium et spes, la Costituzione pastorale del Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Il dono ecclesiale di un orizzonte di sacro significato del lavoro e dell’attività umana. 


Da Gs 35-36

L’attività umana, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo, infatti, quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma anche perfeziona se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha.
Parimenti tutto ciò che gli uomini compiono allo scopo di conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico. Questi, infatti, possono fornire, per così dire, la materia alla promozione umana, ma da soli non valgono in nessun modo ad effettuarla.

Ecco dunque qual è la norma dell’attività umana. Secondo il disegno di Dio e la sua volontà l’attività dell’uomo deve corrispondere al vero bene dell’umanità, e permettere agli individui, sia in quanto singoli che quali membri della collettività, di coltivare e di attuare la loro integrale vocazione.
Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l’autonomia degli uomini, delle società, delle scienze. Ora se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza legittima, che non solo è postulata dagli uomini del nostro tempo, ma anche è conforme al volere del Creatore. Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricavano la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; e tutto ciò l’uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte. Perciò se la ricerca metodica di ogni disciplina procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono. A questo punto, ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani. Alcuni per non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitano contese e controversie e pervertono molti spiriti a tal punto da farli ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro.
Se però con l’espressione «autonomia delle realtà temporali» si intende che le cose create non dipendono da Dio, che l’uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora tutti quelli che credono in Dio avvertono quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce.

La Gaudium et spes sul portale del Vaticano