mercoledì 25 aprile 2012

Un libro per il Nunzio Apostolico in Bosnia-Erzegovina


Mostar 21 marzo 2012

In onore di un uomo che è tra gli amici più grandi della Bosnia-Erzegovina e della Croazia”: tale è il senso della pubblicazione e della presentazione del libro che parla dell'opera del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico. E' un riconoscimento che proviene direttamente dalla cultura e dalla comunicazione ufficiale dei Balcani e si aggiunge ai due precedenti riconoscimenti che già lo avevano indicato come uomo dell'anno nel 2007 e nel 2010; per il suo essere uomo del dialogo umanistico ed interreligioso in un'area che rammemora i disastri della guerra trascorsa e vive le speranze di una pace fraterna e duratura tra popoli, religioni ed etnie.
Al vescovo Alessandro e alla sua opera avevano conferiti riconoscimenti altissimi anche la International League of Humanists con la consegna della Golden Charter (settembre 2011), e l'Accademia Bonifaciana di Anagni con l'attribuzione del Premio Bonifacio VIII (dicembre 2011).
E nel 2009 anche L'Istituto di Studi Atellani, espressione della cultura locale del suo paese natio, aveva curato la pubblicazione di un libro a celebrazione del decennale del suo episcopato e del suo lavoro apostolico e diplomatico a servizio della Santa Sede.
La sera del 21 Marzo 2012 durante la presentazione del libro a Mostar, città-simbolo del dialogo e della cultura di Bosnia-Erzegovina, è intervenuto direttamente Mons. D'Errico ed ha rivolto all'assemblea e ai relatori i suoi saluti e suoi ringranziamenti. Egli ha spiegato di aver favovorevolmente accolto l'idea della pubblicazione per l'opportunità e per la grazia di Dio che gli si offriva nel contribuire con la sua persona e con la sua opera di rappresentante della Santa Sede al dialogo tra le civiltà e le nazioni, all'armonia sociale e alla tolleranza, al rendere più bella la vita ecclesiale. All'iniziale trepidazione legata alla nomina alla Nunziatura di Bosnia-Erzegovina ricevuta da Benedetto XVI nel 2005, e che lo avrebbe visto operare nella situazione complessa di questo paese, è subentrata la serenità e la convinzione di agire in un luogo che riceve dal Papa una grandissima attenzione e per realizzare un Concordato che avrebbe migliorato e costruito rapporti nuovi tra la Santa Sede e le realtà sociali culturali e religiose.
Ha così inquadrato la sua opera nella recente storia dei rapporti tra il Vaticano e l'area della Bosnia-Erzegovina e del Montenegro, a partire dalla visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (1997) che aveva prefigurato l'importanza del Concordato. Ha poi descritto le tappe e le relazioni diplomatiche che hanno caratterizzato la formazione di Commissioni, gli Scambi accademici e le visite ufficiali, le Nomine episcopali, la formulazione di Accordi. Ha messo in risalto l'importanza delle relazioni umane, dei i rapporti di conoscenza e di dialogo con le persone e con gli esponenti della vita pubblica e sociale del paese. Ha spiegato che la sua prospettiva fondamentale è sempre rimasta quella della Santa Sede e che nelle difficoltà delle aspettative diverse dei suoi interlocutori ha sempre fatto ricorso all'illuminazione del motto del suo stemma episcopale, rivolgendosi nella preghiera alla Spirito Santo: “Veni Sancte Spiritus”, e rincuorandosi col vecchio detto: “Ambasciator non porta pena”.
Una motivazione particolare dell'accoglienza favorevole della pubblicazione del libro egli l'ha posta anche come occasione che gli si è offerta per contribuire, con la sua esperienza più che trentennale nell'ambito del lavoro di nunziatura, a definire con maggiore attenzione la figura del Nunzio Apostolico e della sua specifica opera di rappresentante della Santa Sede presso i popoli ove si svolge la sua attività. Nella sua prospettiva Diplomazia e Chiesa non sono esperienze distinte ma ricche di rimandi e di valori reciproci. Così anche legati sono i significati teologici dell'attività propria del Nunzio che continua a vivere il suo sacerdozio e la sua pastorale nella vita ecclesiale e nella rappresentanza del Pontefice nei luoghi della sua opera.
Le sue considerazioni conclusive sono state sviluppate con i ringranziamenti delle personalità che hanno voluto onorarlo offrendo le loro testimonianze nel libro e con il riconoscimento del grande lavoro svolto dagli editori per la stampa e la presentazione, e per la devoluzione dei ricavi all'aiuto dei bambini del Burundi.

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