mercoledì 24 luglio 2013

Beato Modestino di Gesù e Maria: modello locale di santità francescana

Napoli. Basilica di Santa Chiara:
Statua del b. Modestino di Gesù e Maria
A 18 anni dalla beatificazione. Grazie ai numerosi contributi della ricerca agiografica e della varia narrazione della sua vita, si può avere un buon quadro della figura di padre Modestino di Gesù e Maria, francescano frattese vissuto nella prima metà del XIX secolo. Negli anni precedenti e nel periodo della beatificazione si era già consolidata una cospicua produzione letteraria, ed oggi navigando per la rete informatica si possono incontrare portali interessanti e leggere pagine che consentono l'approfondimento ulteriore della conoscenza e della celebrazione del beato. Ci si può imbattere in un portale interamente dedicato della Pro Loco del paese natio, in una scheda su Santi e Beati e su Wikipedia con i principali riferimenti iconografici e bibliografici, in una pagina dedicata sul social-network fb, in Atti di Convegni ed articoli e saggi pubblicati dall'Istituto di Studi Atellani e sulla Rassegna Storica dei Comuni, in tanti altri e spontanei contributi che fanno riferimento alle storie del francescanesimo in Campania. In questi luoghi letterari recenti qualche significativo contributo di ricerca e di narrazione è umilmente dato anche dal sottoscritto.
Ripropongo per Doctrina ed Humanitas qualche tratto della figura del beato Modestino, per condividerlo in occasione della memoria liturgica del 24 luglio.

La leggenda popolare. In giro per la città natale, Frattamaggiore, nei luoghi che lo hanno visto presente in vita, dopo la sua morte e dopo l'avvio a Roma, alla fine dell'800, del lungo processo di beatificazione, di Padre Modestino di Gesù e Maria era rimasto il ricordo popolare, la leggenda umile che si trasmetteva dal nonno al nipote nel racconto fantastico. Si narra, egli era apparso al vecchietto alle prese con un cero da accendere dinanzi all'edicola della Madonna, all'angolo della via del quartiere paesano. L'edicola era posta troppo in alto e il monaco francescano, nel quale il vecchietto riconobbe poi con meraviglia il Beato, si offrì egli di porgere l'omaggio all'effige; e si sollevò levitando fino a raggiungerne l'altezza. "Questo monaco è miracoloso" raccontava il nonno ad un amico mio, mostrandogli il quadretto del Beato compunto davanti al crocifisso al riflesso della teca della Madonna del Buon Consiglio e con l'indice tra le pagine del Salterio.
Di altri incontri incoraggianti e di apparizioni miracolose, di aiuti alla vita nascente e di consolazioni nelle afflizioni, si narra ancora di questo frate, al quale la devozione tributava sicuri onori. Oggi molti ricordano i luoghi dell'infanzia e la casa dei nonni, ritornando al tempo in cui non esistevano le moderne periferie; e ricordano gli unici grandi vani domestici, le suppellettili frammischiate ai letti altissimi e ai mobili ingombranti; e l'altarino casalingo e il comodino con su di essi, tra il lume e il ricordo dei cari e dei santi, il quadretto di Padre Modestino.
Oggi si cerca anche di riscoprire il sito della casa natale, rifusa nell'antico reticolo paesano e che, in forza di un vecchio documento parrocchiale, si può individuare in un luogo della via sorta in epoca aragonese a ridosso della Chiazza 'o Vicario: Via dei Sambuci, o dei Samuci nelle prime menzioni, che attualmente corrisponde a Via Riscatto; una via ricca di storia, di leggende e di edicole votive. Oggi, a qualche anno dalla beatificazione, il processo ufficiale e la letteratura storica hanno recuperato del Beato ormai gli aspetti essenziali della sua vicenda terrena e della sua santità, e si è avviata la ricerca della casistica che configura la sua leggenda popolare e i suoi Fioretti; sulla scia della più genuina tradizione francescana e della relativa aura spirituale ed edificante che non è mai mancata per Padre Modestino nella devozione popolare.
Egli è stato solennemente beatificato il 29 gennaio del 1995 in Piazza San Pietro dal papa beato Giovanni Paolo II, ed è stata splendida festa di Chiesa e di popolo, prima e dopo questa data. L'impegno della Diocesi, la Missione francescana, lo spirito assisano, il fervore delle iniziative, i gruppi sorti, sono divenuti realtà continua, riferimenti culturali e devozionali di forte espressione.
La bibliografia sul Beato ed il prodotto pubblicistico sono diventati abbondanti e qualificanti. Molti autori si sono cimentati nella ricerca e nella ufficializzazione delle loro considerazioni. Celebrazioni e solennità si sono susseguite con enfasi ed umiltà, coinvolgendo le strutture religiose e quelle civili. Il Beato Padre Modestino di Gesù e Maria fa ormai parte del patrimonio locale ed è divenuto un modello irrinunciabile.

Modello locale della santità francescana. Padre Modestino è entrato nella spiritualità del popolo, rinnovandone aspetti antiquati ed inserendovi fermenti nuovi. Il suo nome viene celebrato, a partire dal 1995, ogni anno al 24 di Luglio, anniversario della sua dipartita terrena e dies natalis nella Comunione dei Santi.
La via francescana alla santità passa anche per la nostra terra, e ne è cosciente l'intera Diocesi di Aversa, la quale celebra in Padre Modestino di Gesù e Maria il primo Beato locale.
La santità non è mai una esperienza isolata: il santo è molte volte l'interprete e l'eroe che dà senso agli sforzi e alle esperienze di molti, in un rapporto di valorizzazione reciproca, nella sperimentazione del sacro e nella testimonianza della presenza di Dio tra gli uomini.
Nello specifico della storia frattese il francescanesimo ha ricevuto molte e notevoli testimonianze: padre Domenico, guardiano cappuccino predicatore e quaresimalista, vissuto tra il XVI e il XVII secolo; padre Pietro, che nel 1738 fu Custode della Provincia Riformata; padre Angelo, che nel 1769 fu Visitatore Generale della Provincia di San Bernardino e degli Abruzzi; padre Giuseppe, altro cappuccino predicatore e quaresimalista morto nel 1782; il venerabile frate Michelangelo di San Francesco (1740-1800), che fu laico professo in odore di santità; padre Angelo (1772-1839), che fu Ministro Provinciale; padre Giuseppe Arcangelo (1775-1846), che fu Ministro Provinciale; padre Giovanni Russo (1831-1924), che fu missionario per 56 anni in Albania; padre Modestino Del Prete (1884-1942); il servo di Dio padre Sossio Del Prete (1885-1952), che fu fondatore delle Piccole Ancelle di Cristo Re; padre Giuseppe Maria De Francesco, agiografo scrittore e bibliotecario; padre Serafino Pezzullo; frate Benigno Vergara...
Fin dall’infanzia il percorso spirituale del beato Modestino di Gesù e Maria si è svolto nel segno tipico della devozione popolare della sua comunità paesana.
La chiesa frattese dell’inizio dell’ 800 ha vissuto importanti esperienze di fede e di storia. Nel Maggio del 1807 furono solennemente traslate nel tempio cittadino le spoglie del martire San Sossio e dell’abate San Severino. La presenza delle reliquie di San Sossio in Frattamaggiore significò il ricongiungimento fisico della città, fondata dai profughi di Miseno nel IX secolo, con il suo santo patrono, il quale della stessa Miseno era stato diacono nel IV secolo.
Il beato padre Modestino, al secolo Domenico Nicola Mazzarella figlio di artigiani funai, aveva circa 5 anni quando vide la via principale riempirsi delle torme festanti, delle processioni popolari, del clero numeroso, del clamore devoto suscitato dalla novità del santo che ritornava alla sua gente.
Giovanissimo, egli visse le auree mistiche della preghiera contemplativa e partecipò alle celebrazioni liturgiche che si svolgevano nel tempio sansossiano. Volle poi, con animo popolare, fare sua la devozione alla Madonna del Buon Consiglio, che in Frattamaggiore era stata istituita dai Prelati di casa Lupoli con un altare nella chiesa dell’Annunziata e con una chiesa gentilizia posta accanto all’Istituto Ritiro retto con la Regola di sant’Alfonso.
L’animo contemplativo e l’animo popolare fecero di lui un vero uomo del sacro e della santità, vicino a Dio del quale divenne umile strumento nella preghiera e nella guida religiosa, e vicino alla gente che aiutò e servì con spirito paterno e nella carità.
Le lotte e le sofferenze sostenute per la sua vocazione furono immani; e santamente egli affrontò l’arduo percorso formativo, totalmente affidato alla Provvidenza di Dio, che lo vide studiare prima nel seminario diocesano, in un clima a lui avverso e pieno di pregiudizi, e poi operare nella rigida diaspora francescana dei conventi alcantarini dell’area campana.
Fu poi il suo un cammino originale, di guida sacerdotale e monastica, nella spiritualità e nelle grandi esperienze epocali della prima metà dell’800 napoletano, che lo portò a riproporre il binomio mistico e popolare della sua religiosità e del suo insegnamento nei rapporti con la gente, con i poveri e con i nobili ricchi, con le gerarchie, con i regnanti e con il papa.
La beatificazione di Padre Modestino di Gesù e Maria, avvenuta nel 1995, ci dona l’icona di un santo sperimentato che, alla fine della sua esistenza, si volle immolare con la preghiera e con la sofferenza personale per la salvezza del popolo napoletano dall’epidemia colerica del 1854.
E’ il riferimento ai canoni della santità universale, quelli che la Chiesa riconosce riconoscendo il segno di Cristo nei suoi santi, che ha portato agli altari il beato Modestino: un sacerdote vissuto nell’ordine di san Francesco d’Assisi e che ha rappresentato il volto santo e popolare della Chiesa nella Napoli della metà del XIX secolo e che fa ancora sperimentare la sua intercessione presso Dio.
Padre Modestino pervenne alla scelta francescana perché la intravide come manifestazione di una vocazione sorta nella povertà e nel servizio di Dio fin dalla fanciullezza.
Modestino di Gesù e Maria: Domenico Nicola Mazzarella scelse questo nome al noviziato francescano di Piedimonte Matese nel 1822 per esprimere l’umiltà e la semplicità della sua persona, per onorare il nome e la memoria di un francescano suo padre spirituale, per esprimere la sua dedizione al Maestro e alla sua Madre Santa, nello spirito del recupero del contesto comunitario che stava all’origine della sua vocazione religiosa.
Il suo motto, apposto su tutte le sue lettere e ricordato in ogni saluto e circostanza di dialogo, recitava con qualche variante introduttiva:
Lodiamo sempre insieme col Figlio la dolce Madre del Buon Consiglio.
Con l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, portata in una teca insieme con il crocifisso, egli si recava in ogni casa ed operava ogni benedizione. In questo modo egli portò sempre con sé quell’immagine mariana a cui aveva rivolto fin da giovane, nel suo paese, la sua devozione.

Caldara- XIX sec.
Quadro di p. Modestino di Gesù e Maria
Cenni biografici. Ultimo di sei figli del funaio Nicola e della casalinga tessitrice di canapa Teresa Esposito, nacque il 5 settembre 1802 e al fonte battesimale di San Sossio gli fu imposto il nome di Domenico Nicola. Aveva circa 5 anni quando vide la via principale del paese riempirsi delle torme festanti e del clamore suscitato dalla traslazione dei Santi Sossio e Severino dal monastero napoletano alla chiesa patronale frattese. Fu talmente impressionato da quell’evento che iniziò subito a manifestare e a vivere il suo attaccamento per le cose della Chiesa. Partecipò con entusiasmo alla scuola parrocchiale e visitò quotidianamente l’effigie della Madonna del Buon Consiglio. Durante una celebrazione fu notato dal vescovo di Aversa Mons. Agostino Tommasi, in visita alla chiesa frattese, il quale gli propose di entrare in seminario accogliendolo gratuitamente ed impiegandolo come inserviente del Capitolo della Cattedrale. Aveva 16 anni.
Svolse i suoi studi in Seminario con umiltà e zelo, ma contro di lui si andò formando un clima contrastato e pieno di pregiudizi a causa dell’incomprensione di superiori e di seminaristi che continuamente lo emarginavano considerandolo un favorito del vescovo.

Morto il vescovo Tommasi nel 1821, povero di mezzi per continuare a studiare in collegio, egli si ritrovò nel vivere religioso del proprio paese con un impegno personale eccezionale, che aveva del meraviglioso agli occhi della gente. Fu allora che sperimentò la devozione che aveva al centro l'amore per l'effigie della Madonna del Buon Consiglio. Nel 1822 frequentò il convento francescano alcantarino di Grumo Nevano intitolato a Santa Caterina e a San Pasquale. In quel luogo egli sperimentò la guida spirituale di frate Modestino di Gesù e Maria da Ischia, il quale lo avviò alla conoscenza delle glorie francescane. Il giovane maturò così la scelta francescana e, ormai ventenne, fu ammesso al convento di Santa Lucia del Monte con l'interessamento di Carlo Rossi, gentiluomo dell'epoca.

Il 3 Novembre del 1822 egli iniziò il noviziato di un anno a Santa Maria Occorrevole e San Pasquale di Piedimonte Matese, vestendo l'abito alcantarino e prendendo il nome di Modestino di Gesù e Maria, in onore del suo maestro grumese morto pochi mesi prima e prefigurando i caratteri principali della sua personalità religiosa: testimone di Cristo con l'aiuto di Maria.
Il sacerdozio fu una tappa naturale, dopo aver vissuto con impegno gli ordini minori e il diaconato, e gli fu quasi imposto dal Ministro Generale dell'Ordine, Giovanni da Capistrano, che all'epoca si trovava a Grumo Nevano ed ebbe occasione di conoscerlo. Dopo gli studi di teologia egli fu consacrato il 22 Dicembre del 1827 nella Cattedrale di Aversa dal Vescovo Francesco Saverio Durini; quasi a sottolineare un felice connubio che ancora oggi è giusto rimarcare, tra l'esperienza religiosa parrocchiale-diocesana e quella conventuale, nella formazione della personalità del giovane Modestino.
Si avviò, così, a vivere nella rigida diaspora francescana dei conventi alcantarini dell’area campana. In qualità di frate francescano sacerdote egli operò soprattutto a Napoli, girando per vari Conventi, come quelli di San Francesco e San Pasquale di Marcianise, quello di Portici, per missioni e prediche. Fu Guardiano a San Pasquale di Pignataro e a Mirabella Eclano.

Il suo fu un cammino originale, di guida sacerdotale e monastica, di confessore e predicatore, percorso nella spiritualità e nelle grandi esperienze epocali della prima metà dell’800 napoletano; un cammino che lo portò a riproporre sempre il binomio mistico e popolare della sua religiosità e del suo insegnamento nei rapporti con la gente, con i poveri e con i nobili ricchi, con le gerarchie, con i regnanti e con il papa Pio IX di cui era personale confidente.

Godendo della fiducia del Re di Napoli Ferdinando II che lo ebbe spesso a corte, padre Modestino fu nominato nel 1853 elemosiniere della principessa Gianuaria per beneficare i poveri del regno. Lavorò fino allo stremo per aiutare i napoletani del quartiere della Sanità durante il colera del 1854, contraendo egli stesso il male e morendo in concetto di santità, dopo aver fatto oblazione spirituale della sua vita per il risanamento di Napoli dal morbo.

Virtù e fama. La sua fu una testimonianza squisitamente religiosa, e in questa prospettiva egli dava segni di santità e di impegno sincero, a beneficio di tutti senza esclusione di alcuno.

La vita di padre Modestino è ricca di episodi, di avvenimenti, di fatti miracolosi che vengono raccontati nelle varie storie della sua vita e negli atti del processo di beatificazione. In quei vicoli di Napoli stretti, sudici e maleodoranti, negli angusti bassi privi di luce e d’aria ove i miseri perivano senza alcuna possibilità di aiuto, Padre Modestino era stato sempre presente, recando l’assistenza che poteva, esortando alla carità, esponendosi ai più gravi pericoli di contagio.
Alla notizia della sua morte, avvenuta il 24 Luglio del 1854, accorse il popolo numeroso che, incredulo e speranzoso in un errore, cercava piangente il suo ultimo contatto e devotamente custodiva le immaginette della Madre del Buon Consiglio che egli distribuiva. Per la calca fu necessario l’intervento della forza pubblica e per avere una sua reliquia qualcuno aveva tentato di smantellare anche il suo confessionile.


Sepoltura e culto. La sua tomba, precedentemente situata nelle Catacombe di San Gaudioso fino al 1901, è ora posta nella Cappella accanto all’atrio delle stesse catacombe nella Chiesa di Santa Maria alla Sanità di Napoli.
La comunità della sua città natia, Frattamaggiore, incoraggiata dalla identica volontà espressa dai superiori della provincia francescana, spera un giorno di avere la spoglie venerate nella cappella dedicata al Beato nella Basilica di San Sossio, ove si venera anche l’effigie antica della Madonna del Buon Consiglio a lui cara.