lunedì 9 dicembre 2013

L’Oratorio di Chiazzanova e la pastorale giovanile frattese

Ho letto con attenzione ed edificazione il libro donatomi da Mons. Nicola Giallaurito (Un Oratorio a “Chiazzanova”… tra sogno e realtà) scritto per accompagnare con la comunicazione pubblica l’apertura dell’Oratorio della Parrocchia di San Filippo Neri in Frattamaggiore.
Per l’inaugurazione benedicente, avvenuta tra il popolo numeroso in una bella serata di settembre, ha presieduto la celebrazione eucaristica il Cardinale Crescenzio Sepe con la partecipazione dei Vescovi Angelo Spinillo e Mario Milano, e con molta parte del clero diocesano di Aversa.
Alcuni decenni sono occorsi per portare a compimento l’importante opera parrocchiale, e le vicissitudini sono state descritte e spiegate nel libro che si è avvalso della prefazione intensa, significativa e magistrale, di don Salvatore Capasso, giovane sacerdote e teologo della Parrocchia, il quale ha proposto la giusta chiave di lettura circa l’Oratorio, anche con opportune considerazioni riferite al Magistero della Chiesa. Tra le altre sono sue queste parole:

E sia concesso, in particolare a colui che scrive queste povere parole, significare la propria stima al parroco, che ha avuto la sensibilità di demandare al suo diretto collaboratore, l’opportunità di suggerire e proporre “la chiave di lettura” che consentirà la giusta visuale d’interpretazione e di giudizio circa il contenuto di questo opuscolo, che consente di poter accedere a un mondo, ad una storia, forse conosciuta, forse no, ma che senza dubbio, nei risvolti amari che ne hanno segnato il profilo delle vicende nel loro svolgersi e nell’incrociarsi degli apporti umani – alterni e non sempre improntati ad atteggiamenti di coerenza e responsabilità, con l’esito che è sotto i nostri occhi-, ha definitivamente mutato la realtà della Parrocchia, nonché la fisionomia stessa del “quartiere”, sotto l’aspetto sociale e culturale insieme.
Ogni persona che si definisce realmente tale, infatti, è chiamata a studiare (si, uso proprio questo verbo!) non solo la “grande storia” per sentirsi parte della società, ma deve poter e saper immergersi nel proprio contesto esistenziale – per quanto piccolo possa essere – per approfondire la conoscenza delle proprie radici, senza tralasciare gli aspetti che ne fanno da cornice: sociale, politico, culturale, religioso.”

Ho appreso così, con interesse e coinvolgimento, tematiche storiche, pastorali, educative e spirituali. E’ stato spontaneo per me condividerle e confrontarle con alcuni riferimenti di riflessione e studio personale.   

Nel luogo letterario della comunicazione dei risultati di una ricerca di storia locale, realizzata un paio di anni fa, ho dato delle indicazioni circa la persistenza secolare di un certo modello pedagogico frattese. Un modello che si può agevolmente delineare e coerentemente descrivere allo stesso modo di altri e tanti modelli (autori, filosofie, didattiche e scuole) famosi e teorizzati nello studio e nella storia delle Scienze dell’educazione. Questo modello avrebbe caratteristiche e valori rapportati all’etica, alla vita civile e alla vita religiosa, ed esprimerebbe una paideia particolarissima ed esemplare che vale per la conoscenza, per la ricerca, e per l’esperienza della fede cristiana. Ciò è reso possibile grazie al rilievo storiografico di una vera “cordata di educatori” operante dal ‘700 ad oggi, e che ha rappresentato una idea, una azione, ed una proposta educativa tutta legata al luogo di Frattamaggiore.
L’origine di questa cordata è rinvenibile nell’opera del canonico Michele Arcangelo Padricelli (1691- 1764), riformatore degli studi del Seminario di Aversa, che in epoca borbonica fu modello della formazione ecclesiastica per tutto il clero meridionale. Ad essa si agganciano opere educative di molti altri frattesi, tra ‘700 e ‘800, che trovano un culmine significativo nell’opera di Mons. Carmelo Pezzullo (1829-1919) primo Rettore del Santuario dell’Immacolata che ebbe grande influenza sull’intero sistema educativo locale svolgendo anche la funzione civica di assessore all’istruzione pubblica nella Fratta post-unitaria.
Le esperienze del XX secolo si legano sempre all’opera di ecclesiastici con il carisma dell’educazione giovanile: il parroco del Redentore Sosio Vitale (1884–1918) e i vescovi Nicola Capasso (1886-1968) e Federico Pezzullo (1890-1979) che furono anche rettori del Seminario di Aversa; e ancora il sacerdote Nicola Mucci (1893-1973) che estese la sua opera di pastorale educativa fondando e dirigendo l’Istituto-Convitto Sacro Cuore dedicato agli studi ginnasiali e liceali di tutto il territorio.
Le espressioni più recenti di questa cordata di educatori frattesi si identificano sicuramente nelle iniziative a modello ‘oratoriano’ realizzate a favore dei giovani nell’epoca della transizione economica, sociale e culturale della città, dagli anni ’60 ad oggi.
Il progetto dell’educazione giovanile, fortemente legato alla tradizione pedagogica cristiana frattese, riappare nell’opera di don Angelo Crispino, che nel periodo concomitante e post-concilio Vaticano II recuperò e ripropose in maniera innovativa i fondamentali tratti della pastorale giovanile frattese. Il contesto storico è quello della contemporaneità, dell’ambiente urbano che si origina con i quartieri di nuova formazione, della scuola dell’obbligo e della scolarizzazione di massa. L’educazione cristiana dei giovani richiede nuove formule, soluzioni dedicate e sperimentazioni nella marea di proposte e di modelli educativi alternativi. Profeticamente la Chiesa, con la sua tradizione evangelica, etica e catechetica, si pone come elemento fondamentale della ‘comunità educante’ prefigurata nelle nuove metodologie educative. Don Angelo Crispino (ordinato il 28 Giugno del 1964) alla sua opera educativa diede il nome di “Oratorio don Bosco’, recuperando un certo spirito emulativo dei suoi predecessori frattesi e la proposta, sia pedagogica e sia spirituale. del santo torinese. La sua azione, ispirata all’esempio di don Bosco, inaugurò a livello locale lo stile della pastorale giovanile post-conciliare; uno stile che venne emulato da una generazione di sacerdoti locali che si interessò dei problemi della trasformazione sociale e della formazione dell’identità cristiana dei giovani; uno stile che porta ancora i suoi frutti e che ancora si irradia dalla sua parrocchia di M. SS. Assunta.
Il luogo urbano di quell’esperienza ‘oratoriana’ rientra nell’ambito territoriale della Parrocchia di San Filippo Neri, il Santo fondatore dell’Oratorio romano più antico; e l’intero quartiere, ‘Chiazzanova’, un tempo periferico, con le sue problematiche giovanili ed educative si rivolge al suo centro storico ed ecclesiale, per vivere nell’oggi del ‘novo millennio ineunte’  nuove ed innovative esperienze di vita urbana, spirituale ed educativa giovanile.
La ‘cordata degli educatori’ offre così nuovi agganci di opere per la pastorale giovanile locale. Si tratta della realizzazione del complesso di iniziative che si legano all’apertura dell’edificio parrocchiale destinato dalla carità del donatore buonanima Sossio Formale, dall’impegno del Parroco Mons. Nicola Giallaurito (ordinato il 28 Giugno 1968) e dalla partecipazione concreta dei fedeli parrocchiani, ad essere l’Oratorio Parrocchiale di Chiazzanova.

La motivazione pastorale e pedagogica la leggiamo nella ‘Lettera ai giovani’ che d. Nicola ha scritto per chiamarli all’esperienza oratoriana, e nel brano che la segue:

"VI CONSEGNO L'ORATORIO! Insieme abbiamo vissuto in spazi angusti, ma da che siamo cresciuti, ho voluto una “casa” accogliente, la vostra casa: lOratorio che ormai è una realtà a dispetto di quanti lhanno osteggiata, una realtà che tutti vogliamo vibri dei palpiti di questo nostro territorio che negli ultimi anni ha visto una positiva trasformazione e in cui lOratorio diventa per il territorio stesso e per lintera città, luogo dove voi giovani potete intrecciare relazioni positive, ricevendo una solida formazione al senso della convivenza, della condivisione, del rispetto per laltro, oltre alla possibilità di approfondire il senso della vita secondo un orientamento cristiano. In un tempo in cui è sotto gli occhi di tutti, una forte disgregazione sociale, con la conseguente difficoltà a maturare appartenenze territoriali, listituzione dellOratorio come agenzia educativa ed esperienza di coesione, si va rivalutando sempre di più. Allombra dellOratorio, i giovani, ma anche gli adulti, troveranno il gusto dello stare insieme uscendo dallanonimato, condivideranno esperienze, scopriranno di avere difficoltà e problemi comuni, troveranno risposte adeguate ai tanti “perché” dellesistenza. LOratorio vincerà la sfida che la società odierna lancia a voi giovani, spesso confusi e disorientati, se saprà diventare palestra di idee, finestra aperta sul mondo, luogo di riflessione e di conoscenza, in un clima di sana e non vuota allegria, tipico del modello primitivo di Oratorio voluto dal nostro Patrono e Protettore della gioventù: San Filippo Neri. NellOratorio cè posto per tutti! Con il Gran Maestro dico: “Venite e vedete”! Il senso e il segno delle mie fatiche negli anni avvenire sarà ancora dar vita e far entrare la vita nellOratorio, rendendo voi giovani protagonisti di progetti educativi che mirino a creare ponti anzitutto con le famiglie, ma anche tracciando un cammino che aiuterà voi e i giovani che saranno dopo di voi, a dare risposte esaurienti alle vostre domande di fede, colmando i tanti vuoti esistenziali che letà giovanile talvolta fa emergere paurosamente e facendo in modo che lAmore più grande riempia i cuori di gioia e di pace." 

Concetti che offrono una risposta integrativa ai ragionamenti del monsignore sulla pastorale giovanile:

"Perché l’Oratorio? Perché l’ho voluto ?
L’Oratorio sarà un crocevia di giovani che nella vita quotidiana cercano un senso per la loro esistenza. Sarà un luogo educativo che interpreta la vita del giovane e la orienta alla vita credente. Non sarà la somma delle povertà della strada vista come luogo del qualunquismo e dell’assenza di proposte e nemmeno il prolungamento della sacrestia, intesa come somma di momenti di catechesi o celebrazioni liturgiche per gli addetti al lavoro. Convinto che l’opera educativa deve essere permanente, la parrocchia con il suo Oratorio in modo più incisivo offrirà il servizio di essere accanto ai ragazzi, coinvolgendo i giovani e gli adulti nell’opera di prevenzione verso le devianze, l’ozio, la droga, lo spinello, l’apatia e la voglia di “dolce far niente” in cui essi entrano se non stimolati e coinvolti in qualcosa di educativo, formativo ed impegnativo."

Il libro che ho ricevuto in dono consta di 50 pagine, con una bella copertina che fotografa la moderna struttura dell’Oratorio e riporta la grande effigie maiolicata di San Filippo Neri con i suoi ragazzi disegnati sullo sfondo della campagna romana. Contiene l’elenco di tutti i benefattori, circa un migliaio, ed evidenzia nella dedica evangelica del frontespizio la caratteristica principale dell’Oratorio: un’opera della fede che vive.





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