L’apertura
dell’anno scolastico 2017-18 è stata celebrata a Taranto in una
scuola situata nel quartiere Paolo VI. Alla presenza del Presidente
della Repubblica Sergio Mattarella si sono svolte varie
manifestazioni che hanno visto protagonisti studenti provenienti da
varie parti d’Italia. Mi sono ritrovato a seguire per televisione
l’intero svolgersi degli eventi ed ho avuto modo di essere
particolarmente coinvolto con alcuni ricordi personali. Ricordi
risalenti agli anni 1966 e 1967, al tempo in cui giovane operaio
dell’Italsider con la mia vespa 50 mi muovevo da quelle parti per
la partecipazione domenicale alle funzioni religiose del Seminario di
Poggio Galeso, e mi proponevo di continuare a studiare per il futuro.
Ho
ascoltato con attenzione, e mi è piaciuto moltissimo, il discorso
conclusivo del Presidente Mattarella, rivolto alle autorità ai
docenti e agli studenti partecipanti alla celebrazione. Ne riporto
qualche brano significativo ed illuminante per i contenuti pedagogici
ed etici che attengono le problematiche e gli orientamenti della
scuola contemporanea in Italia.
La
fonte è leggibile sul Portale della Presidenza della Repubblica:
Intervento del Presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno
scolastico 2017–2018.
A
ogni mese di settembre l'apertura dell'anno scolastico rappresenta
una svolta nel ritmo della vita del nostro Paese. Diventa
un'occasione anche di festa ma, soprattutto, di riflessione sul
vostro presente e sul vostro futuro. Su quello della società, di cui
la scuola è struttura portante.
[...]
Un
grazie speciale alla comunità che fa capo all'istituto Luigi
Pirandello che ci ospita in questo plesso intitolato a Giovanni
Falcone.
So
che avete lavorato alacremente e tutti insieme - dirigenti, docenti,
personale non docente, genitori - per consentire lo svolgimento di
questo incontro. Il risultato è bello. Sono davvero lieto di essere
qui, con voi, a Taranto. Vi ringrazio molto tutti.
Questo
lavoro che avete svolto tutti insieme, con amicizia, con motivazione,
con senso di appartenenza, rappresenta la cifra dello spirito che
deve contrassegnare le nostre comunità scolastiche: uno spirito di
vera collaborazione, unito all'entusiasmo e all'orgoglio di svolgere
un compito prezioso, delicato e fondamentale: quello di educare e
formare la nuova generazione di italiani, i giovani cittadini della
Repubblica.
La
scuola contribuisce, in misura determinante, a far crescere la loro
personalità, a radicare i loro valori, a definire e consolidare le
loro speranze, a metterne alla prova intelligenza, socialità,
creatività. Vi si prepara il domani della nostra civiltà e della
nostra democrazia. A scuola si disegna il futuro.
È
questa l'essenza del mondo della scuola. Ci si deve chiedere perché,
talvolta, questa peculiarità non sia riconosciuta adeguatamente.
La
scuola, ragazzi, non riguarda soltanto voi, i docenti e i vostri
genitori: costituisce una grande e centrale questione nazionale.
Perché la scuola è motore di cultura e, quindi, di libertà, di
eguaglianza sostanziale. Deve essere veicolo di mobilità sociale.
Per
questo ogni sforzo compiuto, ogni risorsa impiegata per migliorare
l'istruzione e la formazione rappresenta un capitale che cresce negli
anni e che moltiplica i suoi effetti. Non dobbiamo mai smettere di
chiederci in che modo sia possibile investire di più, e sempre
meglio, nella scuola. Un Paese che pensa al futuro diventa più forte
per questa stessa capacità.
Cari
ragazzi, si dice sovente, con una frase divenuta uno slogan, che il
futuro vi appartiene. Ma il futuro comincia in ogni momento: lo
costruite da oggi, giorno per giorno, con impegno; anche con fatica.
L'esperienza
scolastica ci accomuna tutti. Anche gli adulti sono andati a scuola
un tempo. Anche i vostri professori. Anch'io, tanti anni fa. E ne
ricordiamo tutti comunque, in maniera incancellabile, ancora oggi, le
soddisfazioni, le prove, le fatiche, gli impegni. Le prime amicizie,
spesso divenute, grandi amicizie. E i volti e i nomi dei nostri
compagni di scuola.
Nella
scuola si cresce, ci si incontra, si sviluppano cultura, affetti,
solidarietà, conoscenza reciproca. Si sperimenta la vita di
comunità, il senso civico.
A
questo riguardo vorrei proporvi una riflessione. Lo faccio con parole
semplici, perché anche i più piccoli tra voi possano seguire: chi,
tra di voi, assisterebbe alla distruzione di ciò con cui gioca, del
tavolo dove mangia, del letto dove dorme, senza provare un senso di
ribellione, di sconforto, di delusione, di dispiacere? Quella
distruzione rappresenterebbe una ferita, una violenza alla vostra
vita di tutti i giorni.
Anche
chi distrugge le scuole, chi compie atti di vandalismo nelle aule,
chi sottrae strumenti didattici, provoca una grave ferita: non
soltanto - e stupidamente - a se stesso ma a tutti voi studenti.
Quando si danneggia una scuola, viene ferita, in realtà, l'intera
comunità nazionale.
Allo
stesso modo, quando una scuola risorge dalle macerie di un terremoto,
quando un'aula vi viene restituita, pulita e decorosa, dopo
devastazioni teppistiche, è l'intera società che ne trae beneficio.
È
motivo di sollievo, di grande importanza, dopo aver visto in tv gli
effetti delle incursioni dei vandali nella Pirandello, sapere che,
qui a Taranto, la cittadinanza intera si è mobilitata, stringendosi
intorno ai docenti, ai genitori e agli studenti, manifestando la
propria condanna per i gravi danneggiamenti e, insieme, la volontà
di recupero.
Qualcuno
di voi ha scritto: la scuola non si tocca. È una saggia
considerazione, perché la scuola è patrimonio di tutti.
Naturalmente
- su un altro piano, differente - dire che la scuola non si tocca non
vuol dire che dobbiamo avere di essa una immagine cristallizzata,
immutabile nel tempo, specialmente nella stagione in cui viviamo,
dove i continui, impetuosi cambiamenti culturali, sociali e
tecnologici impongono continue riflessioni, frequenti aggiornamenti,
modifiche e riforme.
So
bene che, ogni volta che si annunciano o si prefigurano cambiamenti
nel mondo della scuola, si avvia immediatamente una discussione
accesa, con toni talvolta aspri. Non sta certo a me prendere
posizione sull'una o sull'altra proposta. Osservo che molti
denunciano ritardi e inadeguatezze, vere o presunte, del sistema
scolastico italiano di fronte alle sfide dei tempi e che, per contro,
ogni ipotesi di novità trova spesso opposizioni pregiudiziali,
suscita malumori e proteste.
Si
deve tener conto, naturalmente, che i temi della scuola, per la loro
delicatezza e importanza, stanno molto a cuore a tante persone, a
tutti, in realtà. E' comprensibile, quindi, che vi siano diverse
opinioni. Proprio per questo vi è bisogno di confronto, sereno e
obiettivo, sulle politiche scolastiche, iniziando dalle forze
politiche e sociali.
Un
confronto che metta al centro gli studenti, il loro futuro, la loro
capacità di integrarsi nel mondo del lavoro e nella comunità
civile. Una dialettica vivace, anche serrata, è certamente proficua.
L'importante è che convenienze, particolarismi e, talvolta anche
strumentalità, non frenino lo sviluppo adeguato del sistema
scolastico.
Nella
scuola, che incrocia la vostra esistenza di giovani cittadini,
emergono diverse tematiche sociali, delicate e importanti.
Vorrei
citare solo alcuni tra i tanti problemi: quello della qualità delle
aule e della sicurezza delle scuole; quello del bullismo - anche
nella sua versione, ancora più micidiale, del cyber bullismo; quello
dell'abbandono scolastico; quello dell'integrazione, fenomeno grande
e crescente, in Europa e nel mondo; quello delle vaccinazioni per
difendere la salute di tutti, nella propria scuola, nel proprio
comune, nell'intera Italia.
Vorrei,
adesso, salutare Taranto, questa splendida città che ha ospitato,
con slancio e generosità, questo evento.
La
scelta di Taranto intende rifarsi al carattere di questa città, di
antiche radici storiche; di grande tradizione culturale; di
frontiera, non soltanto geografica; di territorio in cui si
riflettono le complessità e anche le contraddizioni dello sviluppo
del Paese.
Salute,
occupazione, tutela ambientale rappresentano valori fondamentali e
costituzionalmente garantiti, tra cui istituzioni e società devono
costantemente ricercare e trovare il punto di equilibrio positivo,
con l'obiettivo preminente della centralità della persona.
Cari
ragazzi, nel dichiarare aperto l'anno scolastico 2017-2018, rivolgo
un augurio di buon lavoro e un sincero ringraziamento, molto sentito
e intenso, agli insegnanti, ai professori e a tutti coloro che
operano nella scuola. A voi, ragazzi, gli auguri più affettuosi per
l'avventura, bella e impegnativa, che ogni anno scolastico
rappresenta. A tutti voi: da chi frequenta la scuola dell'infanzia, a
chi entra, per la prima volta, nella scuola primaria, fino a chi
comincia l'ultimo anno di corso.
Siete
più grandi dell'anno scolastico passato. Lo sarete ancor di più al
termine di questo che inizia: lo sarete certamente non soltanto in
età ma anche in sapere e in amicizia con gli altri.
In
bocca al lupo e buon lavoro a tutti!
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