Ad
agosto del 1933,
seguendo
la sua vocazione missionaria dopo l’esperienza del Seminario
Teologico dei Padri Gesuiti di Posillipo, Mario Vergara venne
ammesso al Noviziato del PIME di Sant'Ilario
Ligure.
Il 26 agosto del
1934
fu
ordinato presbitero per le mani del cardinale Ildefonso
Schuster nella
chiesa di Bernareggio;
e alla fine di settembre partì per le Missioni del PIME in Birmania
(oggi
Myanmar).
In
Birmania, allora protettorato britannico, fu accolto dal vescovo
Sagrada, vicario apostolico residente a Toungoo. Subito collaborò
alle attività missionarie già avviate e iniziò lo studio delle
lingue e dei costumi delle popolazioni che doveva assistere ed
evangelizzare.
Nel1936
gli
fu affidata la cura del distretto montano di Citaciò, abitato dalle
genti cariane. Qui padre Vergara affinò il suo metodo missionario,
assicurando a tutti i villaggi la catechesi e la celebrazione dei
sacramenti ed istituendo varie attività di formazione ed assistenza:
organizzò un orfanotrofio per 82 piccoli birmani e praticò
un'efficace medicina empirica, che spesso agli occhi delle
popolazioni da lui curate appariva come miracolosa.
Dopo
l’esperienza della prigionia in India durante la seconda guerra
mondiale (1940-1945), Mario
Vergara, tornò
in Birmania per
la sua Missione tra i villaggi sui monti della Cariania e
volle
il seminarista Isidoro
Ngei Ko Lat nel
gruppo dei suoi catechisti e sempre accanto a lui come collaboratore
principale. Nel
1950, in
un contesto di scontri etnici e religiosi,
morì martire insieme con il suo catechista.
Papa
Francesco nel 2014 ha emanato
la Lettera Apostolica per l'iscrizione dei Venerabili Servi di Dio
Mario Vergara e Isidoro Ngei Ko Lat nel numero dei Beati.
La
comunità ecclesiale di Frattamaggiore in Diocesi di Aversa, in
memoria e devozione del concittadino beato ha promosso forti legami
di solidarietà con le comunità ecclesiali
birmane
che ebbero alla
loro origine la
guida pastorale di padre Mario Vergara.
Oggi
la Birmania è denominata Myanmar, e nei giorni scorsi (dal 27
al 30 novembre 2017) ha ricevuto la visita di Papa Francesco. La
complessità della problematica socio-religiosa e politica del paese
ha ricevuto una particolare attenzione nei discorsi, nel dialogo
interreligioso
ed inteconfessionale,
e nelle proposte pastorali del Santo Padre. Negli icontri avuti con
tutte le autorità civili e religiose del Myanmar egli ha
sottolineato l’importanza della
diplomazia, dei
valori della pace, della condivisione, del rispetto delle diversità,
del perseguimento della giustiza, dell’orientamento
verso le generazioni dei giovani, della
tolleranza
e della testimonianza
religiosa.
Nell’incontro
con i Vescovi cattolici egli ha proposto lo stile pastorale orientato
al dialogo, alla carità, all’educazione e alla preghiera. Alla
sua proposta non è mancato il riferimento ai fondamentali contributi
dell’evangelizzazione dei padri missionari e della collaborazione
dei catechisti;
ovvero
l’ispirazione all’icona dei beati Mario missionario ed Isidoro
catechista, che rappresentano i
primi modelli della santità per i cattolici in Myanmar.
Il
Santo Padre ha tra le altre espresso queste parole ai Vescovi:
“Mi
piacerebbe che il nostro incontro stasera fosse un momento di serena
gratitudine per queste benedizioni e di tranquilla riflessione sulle
gioie e sulle sfide del vostro ministero di Pastori del gregge di
Cristo in questo Paese […] Vorrei raggruppare i miei pensieri
attorno a tre parole: guarigione, accompagnamento e profezia.
[…]
Il vostro ministero di guarigione trova una particolare espressione
nell’impegno per il dialogo ecumenico e per la collaborazione
interreligiosa. Prego affinché i vostri continui sforzi a costruire
ponti di dialogo e ad unirvi ai seguaci di altre religioni nel
tessere relazioni di pace producano frutti abbondanti per la
riconciliazione nella vita del Paese.
[…]
La
mia seconda parola per voi stasera è accompagnamento.
Un buon Pastore è costantemente presente
nei
riguardi del suo gregge, conducendolo mentre cammina al suo fianco.
Come mi piace dire, il Pastore dovrebbe avere l’odore delle pecore;
ma anche l’odore di Dio, non dimenticatevi!, anche l’odore di
Dio. Ai nostri giorni siamo chiamati a essere una “Chiesa in
uscita” per portare la luce di Cristo ad ogni periferia. In quanto
Vescovi, le vostre vite e il vostro ministero sono chiamati a
conformarsi a questo spirito di coinvolgimento missionario,
soprattutto attraverso le visite pastorali regolari alle parrocchie e
alle comunità che formano le vostre Chiese locali.
[…]
Per grazia di Dio, la Chiesa in Myanmar ha ereditato una fede solida
e un fervente anelito missionario dall’opera di coloro che
portarono il Vangelo in questa terra. Su queste fondamenta stabili, e
in comunione con i presbiteri e i religiosi, continuate a permeare il
laicato nello spirito di un autentico discepolato missionario e a
ricercare una sapiente inculturazione del messaggio evangelico nella
vita quotidiana e nelle tradizioni delle vostre comunità locali. Il
contributo dei catechisti è al riguardo essenziale; il loro
arricchimento formativo deve rimanere per voi una priorità. E non
dimenticate che i catechisti sono i pilastri, in ogni parrocchia,
dell’evangelizzazione.
Soprattutto,
vorrei chiedervi un impegno speciale nell’accompagnare i giovani.
Occupatevi della loro formazione ai sani principi morali che li
guideranno nell’affrontare le sfide di un mondo minacciato dalle
colonizzazioni ideologiche e culturali.
[…]
La
mia terza parola per voi è profezia.
La Chiesa in Myanmar testimonia quotidianamente il Vangelo mediante
le sue opere educative e caritative, la sua difesa dei diritti umani,
il suo sostegno ai principi democratici. Possiate mettere la comunità
cattolica nelle condizioni di continuare ad avere un ruolo
costruttivo nella vita della società, facendo sentire la vostra voce
nelle questioni di interesse nazionale, particolarmente insistendo
sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti, in modo speciale
dei più poveri e vulnerabili. Sono fiducioso che la strategia
pastorale quinquennale, che la Chiesa ha sviluppato nel più ampio
contesto della costruzione dello Stato, porterà frutto abbondante
non solo per il futuro delle comunità locali, ma anche dell’intero
Paese. Mi riferisco specialmente alla necessità di proteggere
l’ambiente e di assicurare un corretto utilizzo delle ricche
risorse naturali del Paese a beneficio delle generazioni future. La
custodia del dono divino della creazione non può essere separata da
una sana ecologia umana e sociale.
Nessun commento:
Posta un commento