domenica 22 dicembre 2019

Frammenti natalizi

Natività XIV secolo. Subiaco

La tradizione della costruzione del presepe é una espressione tra le più belle e significative del patrimonio antropologico e religioso della cristianità.
Il valore simbolico della rappresentazione della Natività del Signore, realizzata con paesaggi e personaggi di cartapesta e gesso riprodotti in miniatura, é di grande rilevanza e funzionalità per il dialogo sulla fede e per la sua trasmissione tra le generazioni.
Una vera catechesi sull'Incarnazione del Verbo di Dio che coinvolge la preparazione teologica e pastorale, la molteplicità dei linguaggi, l'apprendimento operativo, la partecipazione emotiva profonda degli adulti e dei più piccoli che partecipano alla strutturazione pratica e alla visione estetica del presepe.




La Storia del Presepe é antica e ricca di luoghi ed esperienze. Basta scorrere un poco la letteratura dedicata da secoli alla "civiltà del presepe" per accorgersi delle tantissime chiavi di lettura che la caratterizzano: la storia biblica, la spiritualità', l'educazione, la tradizione popolare, la storia ecclesiastica, la storia delle arti figurative, l'artigianato, l'economia, il turismo, eventi culturali e musicali, l'aneddotica religiosa aristocratica e popolare.
Luoghi come la Grotta della Natività di Betlem, il 'Presepem' di Santa Maria Maggiore di Roma, il 'Presepe Vivente' di Greccio istituito da San Francesco di Assisi, il 'Presepe Napoletano' di San Gregorio Armeno, sono ispirativi ed esemplificativi della civiltà legata alla rappresentazione del Natale.



Admirabile Signum, rappresentazione iconografica ed. Shalom

La motivazione fondamentale della costruzione del presepio si lega ad una riflessione di carattere teologico e devozionale sulla Incarnazione del Figlio di Dio, e alla rappresentazione simbolica del mistero della Natività. Altre motivazioni attengono la tradizionale relazione educativa tra le generazioni e l’interagire in una comunità di vita e di valori. Molti ricordano il presepio della fanciullezza come una costruzione a cui partecipare in famiglia con la guida del padre, nel palazzo o nella comunità ecclesiale e cittadina con la guida di una persona esperta. Il presepio veniva semplicemente realizzato per celebrare l'avvenimento religioso della Nascita di Gesù, e la sua costruzione riusciva a motivare l'impegno e a stimolare la creatività fino a procurare la profonda emozione della coscienza di partecipare a momenti importantissimi per la propria e l'altrui vita.

Quella emozione non è un dato relegabile solo alla memoria; essa è sempre esperibile, anche nell'oggi, perché è una espressione precipua dell'animo umano, e riappare quando questo si ritrova a riflettere sui valori essenziali della vita e sui contenuti dei propri convincimenti. E' una emozione, talvolta di carattere estetico e religioso, che diviene un moto operativo, artistico ed educativo, quando i valori e i convincimenti cerca di rappresentarli oggettivamente e costruttivamente attraverso un linguaggio ed un’opera simbolici e significativi.
Tale è l'emozione che la costruzione del presepio suscitava un tempo, offrendo materia alla riflessione e alla rappresentazione dei valori e dei legami familiari e comunitari; e che risuscita rioffrendosi con spunti costruttivi e rappresentativi dei valori nei discorsi e nei legami dell'oggi.

In molti luoghi del napoletano, tra gli amici che si ritrovano a parlare del presepio è comune l'esperienza della leggenda d'origine che lega il proprio ricordo infantile con il periodo natalizio. Si tratta della memoria di gesti comunitari antichi evocata dalla costruzione del manufatto presepiale insieme con le situazioni di vita e i sentimenti della festa più amata dai bambini e dagli anziani.
Il presepio si ripropone così come luogo della memoria e del dialogo tra le generazioni, espressione simbolica e rappresentazione di una riflessione, di una fede e di un discorso che è sempre pedagogico anche nelle sue manifestazioni più evidentemente artistiche o religiose.
In questa memoria ci si sente particolarmente coinvolti a causa delle notevoli trasformazioni economiche ed ambientali ingeneratesi con la modernità, ed il richiamo della tradizione risponde psicologicamente ad una esigenza di riflessione sulla propria identità culturale e personale.

Presepe di Sossio Sessa nell'Annunziata. Frattamaggiore

Le tematiche artigianali ed artistiche connesse oggi alla costruzione del presepe si esprimono in varie modalità. Esse vanno dalla rappresentazione tradizionale alla ricerca produttiva, dall'umile creazione alla manifestazione d'avanguardia. Il presepe costruito con i figli, come quello elaborato nella tecnica personale; il presepe vivente realizzato per riferire memoria e fede vissuta, così come il presepe letterario e artistico, narrato dipinto e scolpito; sono sempre iniziative dense di valori e di significati umani, comunitari, religiosi. Il presepe rimanda all'esperienza antropologica della leggenda d'origine che lega il ricordo infantile con il periodo natalizio.
In tutte queste modalità persiste la funzione essenziale del presepe: esso viene realizzato per celebrare l'avvenimento della Nascita di Gesù, e stimola l'emozione con la coscienza di partecipare a momenti importantissimi per la propria e l'altrui vita. Questa emozione spinge a riflettere sui valori e sui contenuti dei propri convincimenti. Essa è di carattere estetico e religioso insieme, ed esprime la spiritualità di un moto che prende consistenza in un linguaggio ed in un'opera simbolici; con spunti rappresentativi di valori risuscitati nei discorsi e nei legami dell'oggi. Un luogo di dialogo tra le generazioni sui valori e sulle speranze sociali. La motivazione principale del presepe rimane sempre di carattere teologico; ed è quella di essere segno della memoria del Dio fatto uomo e della sua Presenza nella vita quotidiana dell'umanità. Un segno capace di evidenziare il messaggio evangelico dell'Incarnazione del Figlio di Dio, con la naturalezza del linguaggio agro-pastorale comprensibile ai più piccoli.

Le Fonti Francescane, in particolare la Vita Prima di Tommaso da Celano, riportano una interessante testimonianza. La testimonianza scritta del Celano si riferisce alla notte di Natale del 1223 quando Francesco si trovava all'eremo di Greccio e volle realizzare con la gente del luogo una rappresentazione viva della Natività di Betlemme, il primo presepe vivente della tradizione popolare natalizia italiana. Leggiamo di seguito la narrazione.

Giotto, il presepe vivente di Greccio

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia.
Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello.
In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.
Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.
Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo.
Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme.
Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora.
E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.
Vi si manifestano con abbondanza i doni dell’Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo.
Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia”. (FF 469-470)

Una ventina di anni fa la tradizione natalizia locale frattese ha assunto particolari connotazioni ed un certo spessore culturale. Nel processo di modernizzazione della città che poteva comportare un inaridirsi delle radici storiche ed un affievolirsi dell’identità culturale del paese antico, si dette vita ad iniziative di recupero del patrimonio della tradizione popolare e alla formazione di alcune associazioni organizzate (Insieme per il Presepe, Amici del Presepe ed altre) per promuovere e rappresentare l’arte presepiale. Tra i promotori principali di queste iniziative che favorirono tra l’altro la ricerca storica, la riflessione religiosa, mostre, eventi e pubblicazioni vi fu anche don Angelo Crispino che ogni anno ha allestito con le sue mani l’artistico presepe dell’Assunta.

Presepe nel Museo Sansossiano di Arte Sacra. Frattamaggiore 

La poesia del Natale vissuta nella dimensione locale ha avuto un cantore d’eccezione: don Pasqualino Costanzo, prete nativo del quartiere di San Rocco. Verso quel luogo egli sempre ritornava con sacra nostalgia quando era lontano, come negli anni del seminario, e quando meditava nella vita quotidiana con la preghiera, con la poesia e con la ricerca storica; come uomo di Dio, come pensatore e come educatore. Era per lui un luogo dell’anima: un simbolo che trasponeva e rendeva presente nell’arte del presepe e nella partecipazione emotiva alle auree del Natale.


Il concetto che egli amava, e che utilizzava per esprimere l’intimo rapporto con i luoghi del suo paese, era itinerario: un cammino svolto in una sorta di contemplazione operativa, lungo il quale egli recepiva il messaggio realmente significativo della storia e dei monumenti del suo paese. E questo messaggio egli lo riproponeva ai suoi concittadini, e ai giovani, con i significati e con gli orientamenti della guida d’anima e della sua esperta esegesi. In questo modo egli guidava chi lo leggeva e lo ascoltava, e chi con lui serenamente dialogava, soprattutto i giovani, su un cammino etico e religioso alla ricerca della verità e verso la scoperta di una paideia basata sul valore della dignità della persona vissuta nei legami più alti con la comunità e con la storia del proprio paese.
Presento una sua poesia sul Natale del 1964 ed una sua narrazione del tempo natalizio risalente al 1972.



In maniera particolare il centro storico di Frattamaggiore, e le sue chiese, da anni rappresenta un luogo privilegiato per le iniziative associative e formative legate alla costruzione del presepe, ai suoi significati artistici e culturali, e alla valorizzazione delle tradizioni natalizie. 


G. Di Bernardo, Presepe pittorico ispirato alla tradizione frattese

Diverse esperienze associative si sono vissute e succedute nella realizzazione di manufatti presepiali, cataloghi e mostre espositive che hanno dato lustro alla tradizione locale ed hanno arricchito la comunicazione e la condivisione dei valori umani e religiosi legati al Natale. A modo di esempio, insieme con altre esperienze locali similari, basti pensare alle numerose edizioni della Mostra di Arte Presepiale realizzata dalla Associazione Culturale Frattese “Insieme per il Presepe”, presieduta dal Dott. Giovanni Pezzullo di cara memoria, i cui cataloghi hanno avuto diffusa divulgazione ed hanno rappresentato artistici manufatti presepiali ed interventi letterari autorevoli, esprimendo un precipuo contributo frattese alla “civiltà del presepe napoletano”.



Papa Francesco il 1° dicembre di quest’anno ha firmato a Greccio la Lettera Apostolica Admirabile Signum sul significato e il valore del Presepe. Al punto 1 della Lettera ha scritto:
1. Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.
Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata.


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