Sono
le tematiche ispirative dell’Anno Pastorale 2018-19 della Diocesi
di Aversa. Esse hanno avuto una importante elaborazione preparatoria
negli anni pastorali precedenti, riferiti agli Orientamenti della
CEI per il decennio 2010-2020, e sono state poste all’orizzonte
delle iniziative del nuovo anno che è iniziato con il Convegno
Pastorale del 29 settembre 2018 in Cattedrale, durante il quale Mons.
Nunzio Galantino ha svolto una relazione sul tema della “Parrocchia,
Chiesa missionaria in un mondo che cambia”. Questo tema ha
inteso riproporre il senso degli argomenti della nota pastorale della
CEI del 2004: Il volto missionario della Parrocchia in un mondo
che cambia.
Nel
documento del Vescovo Angelo Spinillo contenente le Indicazioni
per il Convegno Pastorale 2018 si leggono in sintesi il percorso
preparatorio e gli intendimenti generali:
Con
la partecipazione di una amplissima assemblea il Convegno è iniziato
con la preghiera dei Primi Vespri della XXVI Domenica del Tempo
Ordinario. Il Vescovo Spinillo ha introdotto con una comunicazione
puntuale circa il cammino pastorale della Diocesi. Il Vescovo Nunzio
Galantino, Presidente del Patrimonio della Sede Apostolica, e
relatore ospite centrale, ha sviluppato una riflessione approfondita
rileggendo il tema del Convegno nello spirito del magistero del Santo
Padre: “la Parrocchia Chiesa missionaria in un mondo che cambia
– Il rinnovamento missionario della Chiesa italiana alla luce di
Evangelii Gaudium. Con questa rilettura egli ha potuto arricchire
il suo intervento e riferirlo efficacemente al discorso teologico e
pastorale iniziato con il suo libro pubblicato dalle Paoline nel
marzo scorso: Il
rinnovamento missionario della Chiesa italiana. L’intervento
introduttivo del Vescovo Spinillo ha riguardato vari punti: i saluti
alle realtà diocesane partecipanti al Convegno, la comunicazione
circa l’istituzione dell’Istituto Teologico Superiore
Interdiodiocesano di Scienze Religiose, il percorso pastorale
della Diocesi fatto di dialogo e di testimonianza, il Sinodo dei
Giovani, la partecipazione alle Giornate nazionali; l’indicazione
della Parrocchia come “realtà concreta del Popolo di Dio in
cammino verso la salvezza”; la Nota Pastorale della CEI
del 2004 e i riferimenti alla “Gioia del Vangelo” che
caratterizza il rinnovamento missionario nella rilettura tematica
proposta da Mons. Galantino. Gli
spunti del Vescovo Spinillo sono in parte rileggibili anche nella
Scheda preparatoria della proposta del Convegno 2018:
La
relazione di Mons. Nunzio Galantino, dopo i saluti all’assemblea e
all’ “amico e confratello” vescovo
Spinillo, ha assunto i toni di una serie di “riflessioni” sulla
tematica proposta. Ha riguardato la considerazione della Nota
Pastorale della CEI come il “documento più vicino, per
linguaggio e prospettive alla Evangelii Gaudium di Papa Francesco”.
Egli ha raccolto l’invito del Santo Padre a liberarsi dalle
“prigioni mentali” che diventano “prigioni del cuore” ed
impediscono di riscoprire il motivo fondamentale dell’azione
missionaria ed evangelizzatrice: conoscere e far conoscere Gesù.
Egli ha detto tra l’altro: “con tutto il rispetto per ciò che si
fa - in termini di azione pastorale - se non viene fatto per Gesù non
serve a niente”. E’ quindi importante “riportare al Centro del
Vangelo la Parrocchia, annunciare la Parola, testimoniare la salvezza
ricevuta”. L’azione pastorale si motiva e si identifica con “il
desiderio di mantenere il Vangelo al centro della Vita ecclesiale”.
“Ricalibrare tutto in base al Vangelo” ; “ritrovare l’amore
abbandonato della Chiesa: la passione per la sua missione”;
riscoprire il “cuore” e “imparare dal cuore”; “costruire il
mondo con il Vangelo e con la ragione”. “Sviluppare il
discepolato del cuore”, “fissare lo sguardo sul Cristo”,
“imparando da Lui”, “toccando i lebbrosi, i malati”.
“Divenire credenti adulti nella fede” , “avere ansia e
desiderio e vita per la missione”. Essere “una Chiesa in uscita,
con umiltà e docilità allo Spirito” che superi il dilemma
“missione/autopreservazione” e “la routine”.
Per
le sue coinvolgenti riflessioni Mons. Galantino ha fatto riferimento
ad alcuni punti della EG, e tra questi riporto i seguenti riguardanti
la spiritualità missionaria:
166.
Un’altra caratteristica della catechesi, che si è sviluppata negli
ultimi decenni, è quella dell’iniziazione mistagogica, che
significa essenzialmente due cose: la necessaria progressività
dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità ed
una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione
cristiana. Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora
lasciati interpellare dalla necessità di un rinnovamento
mistagogico, che potrebbe assumere forme molto diverse in accordo con
il discernimento di ogni comunità educativa. L’incontro
catechistico è un annuncio della Parola ed è centrato su di essa,
ma ha sempre bisogno di un’adeguata ambientazione e di una
motivazione attraente, dell’uso di simboli eloquenti,
dell’inserimento in un ampio processo di crescita e
dell’integrazione di tutte le dimensioni della persona in un
cammino comunitario di ascolto e di risposta.
259.
Evangelizzatori con Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono
senza paura all’azione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo
Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in
annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a
comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde
la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia
(parresia),
a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente.
Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni
azione corre il rischio di rimanere vuota e l’annuncio alla fine è
privo di anima. Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona
Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita
trasfigurata dalla presenza di Dio.
261.
Quando si afferma che qualcosa ha “spirito”, questo indicare di
solito qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia
e dà senso all’azione personale e comunitaria. Un’evangelizzazione
con spirito è molto diversa da un insieme di compiti vissuti come un
pesante obbligo che semplicemente si tollera, o si sopporta come
qualcosa che contraddice le proprie inclinazioni e i propri desideri.
Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione
evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena
d’amore fino in fondo e di vita contagiosa! Ma so che nessuna
motivazione sarà sufficiente se non arde nei cuori il fuoco dello
Spirito. In definitiva, un’evangelizzazione con spirito è
un’evangelizzazione con Spirito Santo, dal momento che Egli è
l’anima della Chiesa evangelizzatrice. Prima di proporre alcune
motivazioni e suggerimenti spirituali, invoco ancora una volta lo
Spirito Santo, lo prego che venga a rinnovare, a scuotere, a dare
impulso alla Chiesa in un’audace uscita fuori da sé per
evangelizzare tutti i popoli.
262.
Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e
lavorano. Dal punto di vista dell’evangelizzazione, non servono né
le proposte mistiche senza un forte impegno sociale e missionario, né
i discorsi e le prassi sociali e pastorali senza una spiritualità
che trasformi il cuore. Tali proposte parziali e disgreganti
raggiungono solo piccoli gruppi e non hanno una forza di ampia
penetrazione, perché mutilano il Vangelo. Occorre sempre coltivare
uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e
all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di
incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore,
facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per
la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non
può fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra
immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali
i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della
Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia. Nello stesso tempo
«si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e
individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della
carità, oltre che con la logica dell’Incarnazione». C’è
il rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per
evitare di donare la vita nella missione, perché la privatizzazione
dello stile di vita può condurre i cristiani a rifugiarsi in qualche
falsa spiritualità.
263.
È salutare ricordarsi dei primi cristiani e di tanti fratelli lungo
la storia che furono pieni di gioia, ricolmi di coraggio,
instancabili nell’annuncio e capaci di una grande resistenza
attiva. Vi è chi si consola dicendo che oggi è più difficile;
tuttavia dobbiamo riconoscere che il contesto dell’Impero romano
non era favorevole all’annuncio del Vangelo, né alla lotta per la
giustizia, né alla difesa della dignità umana. In ogni momento
della storia è presente la debolezza umana, la malsana ricerca di
sé, l’egoismo comodo e, in definitiva, la concupiscenza che ci
minaccia tutti. Tale realtà è sempre presente, sotto l’una o
l’altra veste; deriva dal limite umano più che dalle circostanze.
Dunque, non diciamo che oggi è più difficile; è diverso. Impariamo
piuttosto dai santi che ci hanno preceduto ed hanno affrontato le
difficoltà proprie della loro epoca. A tale scopo vi propongo di
soffermarci a recuperare alcune motivazioni che ci aiutino a imitarli
nei nostri giorni.
267.
Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui
ama. In definitiva, quello che cerchiamo è la gloria del Padre,
viviamo e agiamo «a lode dello splendore della sua grazia» (Ef 1,6).
Se vogliamo donarci a fondo e con costanza, dobbiamo spingerci oltre
ogni altra motivazione. Questo è il movente definitivo, il più
profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il
resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesù ha cercato nel
corso di tutta la sua esistenza. Egli è il Figlio eternamente felice
con tutto il suo essere «nel seno del Padre» (Gv 1,18).
Se siamo missionari è anzitutto perché Gesù ci ha detto: «In
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto»
(Gv 15,8).
Al di là del fatto che ci convenga o meno, che ci interessi o no,
che ci serva oppure no, al di là dei piccoli limiti dei nostri
desideri, della nostra comprensione e delle nostre motivazioni, noi
evangelizziamo per la maggior gloria del Padre che ci ama.
276.
La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza
di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto,
da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È
una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non
esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che
non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo
dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che
presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad
apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose
brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a
diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita
trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre
a riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato
molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la
forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di
tale dinamismo.
Sul
portale della Diocesi è stato divulgato un video relativo
all’intervista di Mons. Galantino condotta dall’Ufficio
Comunicazioni Sociali sul tema del Convegno Pastorale. Molti media
hanno dato l’annuncio dell’evento diocesano e sui social si
possono leggere commenti e alcune cronache interessanti. Tra queste
riporto quella scritta da Mons. Angelo Crispino sulla sua pagina
personale:
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