Il
15 Dicembre 2016 si sono conclusi gli eventi culturali legati alla
celebrazione del centenario della nascita di Sosio Capasso, il
maggior storico contemporaneo di Frattamaggiore. La cerimonia
conclusiva è culminata con la inaugurazione di un monumento con il
busto bronzeo dell’illustre concittadino collocato nel giardino
pubblico antistante la seicentesca chiesa dell’Annunziata e di
Sant’Antonio. Un onore tributato all’illustre concittadino, a
nome di tutta la cittadinanza memore, dall’Amministrazione Comunale
e dall’Istituto di Studi Atellani di cui egli era stato Fondatore e
Presidente. Si è trattato di una cerimonia che ha assunto
significati importanti sia per la cultura e la memoria storica locale
e sia per il dialogo tra le generazioni del paese, grazie alla
partecipazione dei rappresentanti istituzionali, il Sindaco dott.
Marcantonio Del Prete e il Presidente dell’Istituto dott. Francesco
Montanaro, dei familiari di Sosio Capasso, di una numerosa
popolazione, di varie scolaresche accompagnate dai loro docenti, e
dell’artista dott. Luigi Caserta fattore del busto.
La
presenza del monumento nel giardino pubblico, oltre il valore
simbolico del ricordo passato di un uomo importante, ha anche un
valore poetico legato ai tanti possibili momenti d’incontro e di
riflessione sul senso della vita e della storia che nel futuro le
persone che gli passano o gli sostano occasionalmente accanto avranno
modo di esperire…
Sossio
Capasso, con le sue opere di ricerca storica, è stato anch’egli
fattore di monumenti destinati ad educare e a durare nel tempo,
indipendentemente dall'inciviltà, dall’incuria umana e dal consumo del tempo.
La
prima visione del nuovo monumento, posato nel giardinetto di Piazza
Riscatto giusto nel tempo delle Feste del Natale del paese, ha
suscitato alla sensibilità dello studioso di storia uno spontaneo
confronto con un altro esemplare e simbolico monumento dedicato
altrove ad un altro illustre Capasso frattese. Al busto marmoreo
dedicato in Sorrento al grande archivista Bartolommeo Capasso e
collocato nei giardini della terrazza sul mare dinanzi alla Chiesa e
al Convento di San Francesco. Si rassomigliano i due monumenti, nei
significati artistici funzionali e in quelli sapienziali, dedicati a
due grandi studiosi della Storia Patria, lustro e onore del loro
Paese.
A
Bartolommeo, appartenente al secolo precedente, Sosio dedicò un
ritratto storico monumentale rivendicando nelle sue opere
(Bartolommeo Capasso e la nuova storiografia napoletana e
Bartolommeo Capasso padre della storia napoletana) le origini
frattesi del grande sorrentino. Queste le sue parole:
Il
tre marzo del 1900 moriva in Napoli, al n. 7 di via Chiatamone,
Bartolommeo Capasso. «Passò da una specie di dolce sfinimento al
sonno eterno. O buoni poveri occhi che da un anno non vedevano più.
La morte li chiuse con una carezza: il vecchio pareva che dormisse.
La camera ove, sul suo semplice letticcio, Bartolommeo Capasso,
bianco bianco, immoto, pareva che fosse placidamente assopito, la
camera luminosa era piena di fiori, in quella luce, sul suo candido
letto, il gran vecchio onesto e giusto pareva un santo»: così
Salvatore Di Giacomo sul “Corriere di Napoli” del giorno
seguente. Chi era stato Bartolommeo Capasso, il «gran vegliardo»,
come amavano chiamarlo coloro che più gli erano vicini, o «il padre
della storia napoletana», quale lo consideravano gli eruditi e gli
studiosi entro e fuori i confini d’Italia? E perché
Frattamaggiore, in provincia di Napoli, considerandolo, a giusto
titolo, un proprio figlio, gli ha intitolato una Scuola e gli ha
dedicato una delle sue strade più belle? Bartolommeo Capasso vide la
luce in Napoli il 22 febbraio 1815, nel quartiere Porto, nella casa
di proprietà paterna, al n. 15 della via Principessa Margherita,
all’epoca denominata supportico Caiolari, una casa che era
appartenuta ai Figliamonti e che suo padre aveva acquistato essendo
la prima moglie appartenente di quella famiglia. Entrambi i genitori
erano frattesi: il padre, Francesco, era un ricco commerciante di
canapa; la madre, Maria Antonia Padricelli, fu un «raro esempio di
cristiane e domestiche virtù», come egli ebbe a definirla
dedicandole, nel 1846, la Topografia storico archeologica della
Penisola Sorrentina e la raccolta di antiche iscrizioni, edite,
appartenenti alla medesima.
Durante
il Natale di qualche anno fa mi ritrovai per una passeggiata a
Sorrento ed ebbi occasione di predisporre questo post che pubblicai
sul portale storialocale.it, notiziario dell’Istituto di Studi
Atellani – Rassegna Storica dei Comuni. Lo ripropongo per questo
omaggio natalizio dedicato alla memoria monumentale dei due grandi
storici frattesi.
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