Il
Convegno di apertura del nuovo Anno Pastorale 2012-13 nella Diocesi
di Aversa si è svolto secondo l'agenda prevista, intensamente
vissuto
e frequentato nei suoi vari momenti dall'accoglienza ai Vespri
conclusivi.
Momenti
caratterizzanti della comunicazione, svolta nella serata di venerdì
28 Settembre 2012 in Cattedrale, sono stati quello dell'Introduzione
del vescovo ordinario mons. Angelo Spinillo, quello della Presentazione
dell'Icona del Convegno fatta da d. Stanislao Capone sacerdote diocesano, e quello della
Relazione del vescovo ospite mons. Giovanni D'Ercole ausiliario dell'Aquila.
L'orizzonte
spirituale dell'Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI con il
Motu proprio Porta Fidei ha fornito la chiave di lettura pastorale e
teologica-ispirativa per i tre interventi centrali del Convegno.
Il
vescovo Spinillo ha voluto assimilare l'attività del Convegno ad un
evento festoso per la Comunità ecclesiale diocesana con forte
valenza di coinvolgimento personale. Un coinvolgimento che si opera
per il consolidamento della conoscenza dei contenuti della fede e per
la testimonianza dei credenti che procedono sulla strada del Vangelo.
Egli ha operato una disamina delle attività ufficiali e degli eventi
recenti che hanno impegnato la vita e la riflessione della Diocesi.
Ha fatto riferimento all'operatività delle Comunicazioni Sociali,
alla vita del Seminario, alle esperienze parrocchiali ed associative,
alle gravi problematiche ambientali del territorio. Ha indicato nello
sprone pastorale di Benedetto XVI, riguardante la riscoperta della
bellezza della fede, lo stimolo ad impegnarsi nella testimonianza
delle virtù cristiane, della Fede della Speranza e della Carità,
per vivere nel vincolo spirituale della salvezza, nella preghiera
allo Spirito Santo, l'esperienza comunitaria del credere in Cristo
come Maria e secondo l'esempio dei Santi. Ha poi descritto i 4
momenti dell'anno pastorale che si collegano alla riflessione sui 4
articoli della professione della Fede: Il Padre, il Figlio, lo
Spirito Santo e la Chiesa.
D.
Stanislao ha descritto i significati simbolici e teologici dell'icona
(una delle 7 porte della Cattedrale di Aversa) scelta per
rappresentare, con il linguaggio dell'arte, le tematiche del convegno
nello spirito della riscoperta della bellezza della fede.
Mons.
Giovanni D'Ercole ha voluto svolgere la relazione sul tema 'Io credo
in Dio Padre' con “umiltà e cuore”. Ha immediatamente esordito
con l'affermazione dell'Amore del Padre che dona vita e senso della
vita all'uomo: “Noi siamo solo se Dio ci ama”.
L'Anno
della Fede improntato alla Porta
fidei
ricavata da Benedetto XVI dalla lettura degli Atti degli Apostoli (At
14,27), porta d. Giovanni a considerare la Porta come una Relazione
che si ristabilisce tra il credente e Dio in un tempo che è
caratterizzato da “crisi di relazioni” e da “difficoltà” che
si verificano ai vari livelli della vita contemporanea. Crisi e
difficoltà nei linguaggi, nelle aspettative, nei comportamenti, che
danno le sensazioni dell'essere abbandonati. “Ma Dio c'è! Dio non
ci abbandona”: le parole di d. Giovanni irrompono come ad
illuminare le coscienze e a salvare da una particolare crisi: “la
crisi dei padri”, “la crisi tra le generazioni” che nel mondo
che cambia, nel 'piccolo villaggio' della società occidentale, si
esprime con “la difficoltà a far sentire padre un padre di figli”.
Egli ha così scoperto “l'importanza del Vecchio”, la risposta a
“che cosa è il Padre?”: “Egli è colui che ti ascolta!”.
Mettersi
quindi “in ascolto sacerdotale” è l'atteggiamento più giusto
per fare l'esperienza del Padre.
Con
queste premesse emozionali il discorrere di Mons. D'Ercole assume
andamenti molteplici. Un andamento storico-patristico con il
riferimento ai tempi di Agostino che difronte ai “barbari
distruttori” forte della sua fede in Dio dice: “non vedo un
mondo che crepa ma sto vedendo già un mondo che nasce”.
Un
andamento antropologico con il riferimento ai significati di
ideogrammi cinesi che significano insieme individualità ed
opportunità relazionale.
Un
andamento mistico con il riferimento all'esperienza dell' ”avere
Dio” di Santa Teresa e alla riflessione di Gandi sul Cristianesimo.
Un
andamento socio-pedagogico con il riferimento ai linguaggi giovanili
dei “nativi digitali” che spingono gli “arcaici digitali”, ed
egli stesso è uno di questi, ad usare le opportunità della rete per
ascoltare e dialogare sulla fede con i giovani.
Ed
allora si riscopre la bellezza antica della fede, quella legata alla
gioia dell'annuncio del Vangelo, “la bellezza di comunicare la fede
con gioia”. Si comprende il pensiero di Thomas Merton, il
giornalista divenuto monaco trappista, circa “la luce del Vangelo”
che “non sta nel convincere ma nel comunicare”.
Nel
dialogo con l'assemblea le argomentazioni di Mons. D'Ercole sulla
fede in Dio assumono anche un carattere squisitamente catechetico ed
abbondano così di edificanti esempi e di belle narrazioni di
esperienze di vita.
Non
mancano infine i suoi consigli pastorali per realizzare ai livelli
parrocchiali iniziative adatte a rendere significativo l'anno della
fede in diocesi.
Il breve dibattito che è seguito con l'assemblea è stato iniziato con una domanda del Vicario Generale d. Francesco Picone che ha riguardato la forza che spinge il vescovo Giovanni D'Ercole ad essere comunicatore instancabile. "Anche nelle difficoltà so che sto annunciando il Vangelo" è stata la risposta.
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