giovedì 12 luglio 2012

Tradizione e pellegrinaggio nella festa della seconda domenica di luglio a Pascarola


Mons. Sossio Rossi, rettore della Basilica Pontificia di San Sossio di Frattamaggiore, ha motivato la ricerca nell'Archivio della Basilica per trovare notizie riguardanti la tradizione della festa della seconda Domenica di Luglio a Pascarola. La comune appartenenza di Fratta e Caivano, di cui Pascarola è frazione, all'antica area atellana della diocesi di Aversa, è stato il punto di partenza della ricerca che ha analizzato i dati che si leggono nelle Rationes Decimarum delle Chiese e delle Cappelle del territorio tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo. Altri dati si evincono dalla notevole storiografia realizzata negli ultimi anni dalla Rassegna Storica dei Comuni – Istituto di Studi Atellani che ha messo a disposizione in rete l'intero archivio delle sue pubblicazioni di storia locale. Dalla Storia Ecclesiastica e dall'Archivio Diocesano di Aversa sono stati ricavati altri dati riguardanti la devotio medievale, le Santa Visite dei vescovi e il censimento storico delle chiese e cappelle della diocesi. Grazie a questa ricerca si è potuto stendere un'interessante relazione che funge anche da riferimento storico per una catechesi ecclesiale sulla festa a Pascarola comunicata dal monsignore. 

Nella Seconda Domenica di Luglio a Pascarola si realizza la festa di Sant'Antonio da Padova e con essa si celebra anche la devozione alla Madonna del Buon Consiglio, la cui effige per l'occasione viene portata in processione e solennemente intronizzata sull'altare maggiore della Chiesa patronale di San Giorgio martire.

La tradizione e la religiosità di un paese sono fatti importantissimi perchè esprimono tratti importanti della sua identità storica e culturale. La fede diviene catalizzatrice della memoria, della fatica e delle speranze di un popolo che procede con dignità e con valori etici antichi attraverso i cambiamenti e le criticità dei tempi moderni.
E così la festa della Seconda Domenica di Luglio, celebrata in una liturgia estemporanea (la Madonna del Buon Consiglio e Sant'Antonio si celebrano ufficialmente in aprile e giugno), diviene il simbolo di una devozione e di un comportamento che hanno motivi antichi e che si ripropongono oggi come segni della tradizione religiosa di un popolo che ha inteso santificare il duro lavoro dei campi e della mietitura nell'orizzonte della festa ricca e gioiosa di una memorabile domenica d'estate.
Lo fa sicuramente celebrando l'Eucaristia, il rendimento di grazie al Signore, e lo fa in particolare onorando la Madonna del Buon Consiglio e Sant'Antonio.

C'è sicuramente una ragione percui il popolo di Pascarola da vita a questa particolare modalità della festa. Provo a definire questa ragione con due dimensioni della devozione cristiana: quella del pellegrinaggio e quella tradizione trasmessa dai padri.

Vediamo il pellegrinaggio. Dagli Archivi della Basilica di San Sossio, in un libro del '500 si legge che era tradizione molto consolidata nel popolo frattese quella di realizzare per un'intera giornata di primavera un pellegrinaggio per i luoghi religiosi e le cappelle degli antichi casali e delle campagne che facevano parte dell'area atellana della Diocesi di Aversa. Il pellegrinaggio si svolgeva a partire da San Sossio e toccava la chiesa di San Biagio a Cardito, poi il Convento dei Cappuccini e la chiesa di Santa Maria di Campiglione (tenuta dai Domenicani e poi dai Carmelitani) a Caivano; si procedeva per le cappelle della campagna di Pascarola e di Crispano; si ritornava per la chiesa di San Maurizio a Frattaminore e per il Monastero degli Agostiniani di Pardinola. Come si vede si tratta di un tipo di pellegrinaggio che può essere inquadrato tra quelli che si sono da secoli realizzati nelle aree rurali napoletane e campane, come quello della Madonna dell'Arco e dello stesso Sant'Antonio d'Afragola, che si svolgono avendo per meta santuari e monasteri.
Pascarola si trova all'apice di un itinerario religioso che può prendere sia la direzione del cammino di san Michele Arcangelo (Maddaloni, Gualdo San'Arcangelo, Pascarola, Casapozzano), sia la direzione del cammino di Sant'Antonio (Pascarola, Caivano, Carditello, Fratta, Afragola).
La devozione di Pascarola a Sant'Antonio sicuramente s'inquadra nello spirito del pellegrinaggio rurale che trova una sede importante nella chiesa locale ed un importante riverbero foraniale.
Per la Madonna del Buon Consiglio, venerata a Genazzano nel Lazio, vale la forza di una devozione mariana che dal XV secolo è estesa su scala interregionale e che si integra e si alterna con la devozione ai titoli locali della Madonna. Sicuramente nell'area della diocesi di Aversa un punto di partenza, tra fine del '700 e inizio dell'800, della diffusione della devozione alla Madonna del Buon Consiglio lo si trova nell'opera dei Prelati di casa Lupoli a Frattamaggiore i quali istituirono l'opera del Ritiro e fondarono la Chiesa dedicata alla Madonna che essi appresero a venerare nei collegi laziali redentoristi della diocesi di Veroli. All'inizio dell'800 la devozione al Buon Consiglio era diffusa in tutte le chiese di Fratta, e fu portata dal giovane beato Modestino di Gesù e Maria anche nell'area dei conventi francescani napoletani. Oggi la devozione campana ha il suo punto di riferimento principale nella Basilica di Capodimonte, ed è presente in molte chiese e cappelle della diocesi di Aversa, tra queste anche quella di Pascarola.

Vediamo la tradizione trasmessa dai padri. La storiografia diocesana che analizza i documenti delle Rationes Decimarum, ci riferisce che in Pascarola nel XIV secolo esisteva una Cappella dedicata a Santa Maria che aveva una funzione vicaria rispetto alla principale Ecclesia di San Giorgio; dopo qualche decennio la situazione si presentava ribaltata: la Cappella era quella di San Giorgio e la Ecclesia era quella di Santa Maria. Si tratta di patronati medievali che vengono poi ridefiniti nel corso del tempo e soprattutto durante la formazione delle Parrocchie e delle Cappellanie stabilite dal Concilio di Trento. Pascarola consolidò così il patronato della chiesa parrocchiale di San Giorgio. La questione ci viene ben presentata dal canonico Francesco Di Virgilio che analizzò le Sante Visite dei Vescovi del '500 e del '600 e negli anni '90 del secolo scorso pubblicò in due tomi il censimento storico di tutte le chiese della diocesi di Aversa.
Secondo il canonico aversano la Chiesa antica di San Giorgio aveva una ubicazione diversa da quella attuale che sarebbe sorta sul luogo ove nel 1943 fu abbattuta un'altra antica cappella pericolante.
La lezione dei padri ci segnala così l'onore di un patronato antico scomparso, che almeno la seconda domenica di Luglio viene ricordato e celebrato con l'effige della Madonna sull'Altare Maggiore.

Dal pellegrinaggio e dalla devozione tradizionale dei padri ricaviamo due insegnamenti per la nostra vita cristiana di oggi. Il primo è quello di mettere sempre come meta del nostro percorso spirituale la santità che il Signore ci fa apprezzare nell'esempio di sant'Antonio che oggi Pascarola celebra per riempire delle grazie e dei doni del Signore la fatica dei campi e la letizia della festa.
Il secondo è quello di dare sempre un giusto peso alle tradizioni che i padri ci hanno tramandato per vivere, anche nelle difficoltà e nei mutamenti del presente, nello spirito della fede e dell'umiltà di Maria, le verità perenni della Parola nel Signore. 


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