mercoledì 4 luglio 2012

52° dell'ordinazione sacerdotale del vescovo Milano


Il 3 Luglio del 1960 Il giovane Mario Milano, in veste di Diacono stretto dalla sua Comunità, si avviò per essere ordinato Sacerdote. Sono 52 anni. Quel giorno egli lo rivede nel ricordo e nella consapevolezza della pienezza sacerdotale del Vescovo.
Allora la Santa Messa si celebrava ancora in latino e l'avvicinarsi all'altare del Signore era accompagnato dall' Introibo ad Altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam: Vado all'Altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza.
Oggi, insieme con tutti i significati profondi dell'anniversario del sacerdozio, don Mario, padre Mario, S. E. l'arcivescovo Milano, celebra dunque un ricordo di giovinezza, di giovinezza perenne allietata e santificata dal Signore.
Mi piace annotare questo aspetto della giovinezza e della santificazione e collegarlo al vescovo Mario. Nella primavera del 1990, durante un pellegrinaggio a Montevergine, mi ritrovai a dialogare con una suora che parlava entusiasticamente del giovane vescovo che il papa aveva mandato a Sant'Angelo dei Lombardi, nell'Irpinia più profonda ancora ferita dal terremoto. Poi una mattina di qualche anno dopo, appena giunto ala sede di Aversa, lo incontrai a passeggiare in piazza San Pietro, giovanilmente elegante con il suo cappello borsalino in compagnia di don Francesco il suo giovane segretario.
Quel camminare per salire all'Altare del Signore che allieta la giovinezza e santifica le speranze dell'uomo credo che sia stato sempre presente nel suo cuore.

Sue parole: 
Dall’intima unione con Dio scaturisce la comunione come dono dello Spirito alla Sua Chiesa, come segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano. Quanto bisogno ci sia di comunione nella nostra Chiesa è noto a tutti. Tutti lamentiamo divisioni, lacerazioni, contrapposizioni, chiusure, mancanza di dialogo e di apertura. Non possiamo negare che è diffusa una cultura individualistica, che fa fatica ad aprirsi alla cultura comunionale promossa dal Vaticano II. Da quanto sono in mezzo a voi, sono impegnato a favorire in tutti i modi la comunione fraterna tra il clero, i religiosi ed i laici, promovendo incontri di studio, di lavoro, di preghiera e anche di gioiosa convivialità. Non c’è altra scuola di comunione, da cui si possa imparare la grande lezione dell’amore fraterno, che il Cuore di Cristo Signore sempre attento agli altri fino alla dimenticanza di sè. La stessa pietà Mariana, vissuta nella sua autenticità di scuola di spiritualità, ci aiuterà tanto a coltivare la vera comunione nella nostra Chiesa.
La Chiesa è santa perché partecipa della santità del Suo Signore, il solo Santo. Pur sperimentando infatti la triste realtà del peccato nei suoi membri perché comunità di peccatori, è chiamata tutta ad essere santa. È quanto ci ricorda il capitolo V della costituzione Conciliare “Lumen Gentium”. Tutti nella Chiesa sono chiamati ad essere santi secondo il proprio stato di vita ed i propri doni di grazia e di natura. Dobbiamo prendere ogni giorno coscienza dì questa chiamata divina alla santità, ogni giorno è dono di grazia che il Signore ci elargisce per realizzare il Suo disegno su di noi: la nostra santificazione”.


Nessun commento:

Posta un commento