mercoledì 21 marzo 2012

Regola e vita di San Benedetto alle origini del monachesimo europeo


San Benedetto
Sacro Speco di Subiaco
Generalmente alla Regula Sancti Benedicti si da il merito di essere il riferimento fondativo del monachesimo occidentale. In effetti il periodo storico della sua formulazione fu caratterizzato da riforme e codificazioni giuridiche che avevano investito la cultura romana e bizantina, ed avevano prodotto con l'imperatore Giustiniano (527-565) il riordinamento della legislazione romana mediante il Corpus Iuris Civilis. In quel tempo San Benedetto ebbe il merito di unificare in una sorta di Corpus le varie Regole sulla vita monastica circolanti in Oriente e in Occidente. La Regula benedettina, coeva alle Institutiones di Cassiodoro e ad una Regula Magistri sorta negli ambienti monastici campani, andò recuperando nella bella sintesi spirituale del suo autore anche norme e stimoli provenienti da S. Agostino, da S. Basilio, da Cassiano e dalle Vitae Patrum.
Nella sua opera del 1912 L'ordre monastique des origines au XII siecle lo storico benedettino belga D. Ursmer Berlière mise a confronto l'opera di Benedetto da Norcia (480-547), fondatore dei monasteri di Subiaco e di Montecassino, e quella del contemporaneo Cassiodoro (490-580), ministro del re Teodorico, che scelse la vita religiosa ed avviò una esperienza monastica comunitaria a Vivario in Calabria. Le differenze annotate dallo storico indicavano i due come fondatori di due monachesimi diversi, e ponevano l’opera di San Benedetto su un piano più spirituale e l'opera di Cassiodoro su un piano più intellettuale. 
I riferimenti comuni tra Benedetto e Cassiodoro sono storicamente posti negli ambienti culturali ed ecclesiastici romani della prima metà del VI secolo, e in particolare sono legati all'opera del papa S. Ormisda (514-523), il quale procurò il riavvicinamento a Roma delle comunità orientali ed avviò una riformulazione delle esperienze spirituali e comunitarie della vita cristiana. In questo modo il medioevo europeo al suo sorgere trovò nei due Padri fondatori dei cenobi e degli scriptoria i rappresentanti primari della spiritualità e della cultura.
Per queste ragioni all’opera scritta di Benedetto si attribuisce grande peso nella fondazione del monachesimo occidentale. Più correttamente il monachesimo appare come il frutto della santità personale di Benedetto e del suo essere uomo di Dio, come dice di lui il papa S. Gregorio Magno, suo primo biografo e monaco della prima generazione benedettina. Il santo papa, infatti, rivolgendosi al diacono Pietro nel Libro II dei suoi Dialoghi così parla di Benedetto e della sua opera:
"Mi piacerebbe, Pietro, di narrare ancora molto di questo Venerabile Padre, ma è necessario che io tralasci volutamente alcune cose per affrettarmi a ricordare la vita di altri. Però non ti sia nascosto che l'uomo di Dio, tra tanti miracoli che lo resero popolare, rifulse anche per non mediocre opera dottrinale. Egli scrisse la regola dei monaci, insigne per discrezione, chiara per esposizione. Veramente se alcuno vuol conoscere i costumi e la vita del santo con più accuratezza, può scoprire nell'insegnamento della regola tutti i documenti del suo magistero, perché l'uomo di Dio non ha affatto insegnato diversamente da quello che è vissuto".
Il Venerabile Padre San Benedetto che aveva insegnato la Regola ai Monaci, così come l'aveva vissuta, andò concependola e realizzandola a partire dalle sue prime esperienze nella Roma dell'inizio del VI secolo, nei cui ambienti culturali e religiosi egli si mosse criticamente come giovane intellettuale alla ricerca di Dio, preceduto sulla via religiosa dalla sorella Scolastica. Egli si inoltrò per la vita monastica, prima eremitica e poi cenobitica, vissuta all’eremo dello Speco e ai primi monasteri di Subiaco, e poi continuata come abate nel cenobio di Montecassino. Da quel luogo veramente la Regula Sancti Benedicti si diffuse dappertutto e fu considerata la Regula Sancta.

Bibliografia dell'autore in: Il Sacro Speco, rivista dei Benedettini di Subiaco.

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