mercoledì 22 febbraio 2012

Pier Damiani tra l'eremo e la riforma della Chiesa


Pier Damiani (1007-1072) visse nel XI secolo, nel clima del millennio nuovo del Cristianesimo. In quel tempo, ricco di fermenti ideologici, assunse particolare importanza il rinnovamento della vita religiosa che interessò i principali monasteri europei. La Chiesa si trovò a combattere l'ingerenza laica dell'Impero nell'attribuzione delle cariche ecclesiastiche, e le pratiche che determinavano la rilassatezza dei costumi di molta parte del clero. Essa riuscì a riaffermare la limpidezza della sua originaria ispirazione evangelica e a difendere la sua giustificazione spirituale, grazie ad una profonda opera di riforma, che viene oggi indicata come riforma gregoriana dal nome di Gregorio VII pontefice promotore. 
La storiografia della Chiesa medievale identifica Pier Damiani come un personaggio-chiave dell'epoca, rappresentante della spiritualità e della politica ecclesiastica. Egli è identificato come monaco romualdino rinnovatore dell'eremo e della vita monastica, fustigatore dei costumi del clero corrotto, e come cardinale-vescovo di Ostia consigliere di diversi papi, pacificatore efficace nelle controversie politiche e difensore intelligente dell'autonomia della  Chiesa rispetto all'Impero. Egli nacque a Ravenna nel 1007 in una famiglia numerosa. Rimasto  presto orfano, provò prima la pena di una faticosa obbedienza nel duro lavoro di garzone di campagna, e poi fu accanto al fratello Damiano, arciprete della cattedrale di Ravenna. Dal fratello ricevette la prima formazione intellettuale e, in segno di gratitudine egli ne volle portare il nome (Pietro di Damiano = Petrus Damiani).
Dopo l'esperienza di Ravenna, Pier Damiani proseguì gli studi a Faenza a Padova e a Parma, dove giovanissimo, all'età di 25 anni, insegnò eloquenza e retorica. Nel 1035, spinto dall'esigenza di vincere le passioni del mondo e di vivere più intensamente la vita spirituale, chiese di essere accolto nell'eremo umbro di Fonte Avellana che si ispirava alla regola di San Romualdo, fondatore dell'ordine monastico dei Camaldolesi. Dopo 8 anni di esemplare vita ascetica e contemplativa fu nominato Priore. Con la sua guida l'eremo divenne il centro irradiante della Congregazione Avellanita, della quale divenne poi Priore Generale, dotandola di regole e diffondendola per il territorio marchigiano. Già nel 1042 prima di essere nominato Priore, nell'eremo di San Vincenzo al Furlo aveva scritto la Vita di San Romualdo.
Con la sua guida il monastero avellanita divenne un luogo di santificazione e di intensa vita spirituale; fu dotato di una biblioteca ricca di codici e di uno scriptorium attivato da monaci pazienti ed operosi. Da quella sede egli non tralasciò di intervenire con scritti ed esortazioni per il rinnovamento della vita religiosa della Chiesa. Nel 1045 indirizzò al papa Gregorio VI due lettere che lo incoraggiavano ad agire contro la vendita delle cariche ecclesiastiche e contro il concubinato. Con gli stessi intendimenti si era mosso pure con uno scritto all'imperatore Enrico. Quest'ultimo ne fu così impressionato che lo pregò di impegnarsi come consigliere del papa Clemente II eletto nel 1046. Pur essendo divenuto una voce importante nel dibattito del tempo Pier Damiani preferiva la solitudine dell'eremo; ed infatti, durante il papato di Leone IX (1051-1054) che si trovò a contrastare l'ascesa dei Normanni in Italia meridionale, egli si trattenne nel suo amato monastero. Richiamato dalle necessità della riforma della Chiesa, nel 1055 partecipò al Sinodo di Firenze riunito dal papa Vittore II; nel 1057 il papa Stefano IX lo nominò cardinale-vescovo di Ostia. Per la nomina ricevuta contro la sua volontà prevalsero le insistenze di Ildebrando di Soana, monaco suo amico, che fu poi eletto papa col nome di  Gregorio VII, il pontefice che più di ogni altro legò il suo nome alla riforma della Chiesa in quello scorcio dell'XI secolo.
Pier Damiani amministrò pure la diocesi di Gubbio e, durante il  pontificato di Nicolò II, nel 1059 sottoscrisse il decreto che ancora oggi determina la forma di elezione dei papi da parte del collegio cardinalizio. Compì varie missioni, avendo modo di esercitare la sua grande capacità di mediazione; fu a Milano, a Francoforte, a Montecassino, a Benevento, a Roma. Nel 1063, durante il pontificato di Alessandro II, in Francia fu ospite dell'abbazia di Cluny, centro della riforma monastica benedettina, e ne rimase fortemente edificato. In una situazione ecclesiastica generale che per quasi un decennio, fino al 1072, venne attraversata dalle tensioni scismatiche procurate dall'antipapa Onorio II, Pier Damiani, sempre sostenuto da Ildebrando di Soana, svolse un ruolo di continua rappresentanza della Chiesa in varie parti d'Europa, pur ritornando sempre, appena gli era  possibile, alla sua vita di eremita.
Nel 1067 in Firenze egli riuscì a dirimere una difficile controversia tra il vescovo e i monaci Vallombrosiani; nel 1069 fu in Germania per impedire ad Enrico IV di ripudiare la legittima consorte; e  nel 1072 fu a Ravenna per riconciliare quella città con la Santa Sede. Fu proprio al termine di quella missione che, sulla via del ritorno all'eremo, Pier Damiani il 22 febbraio morì a Faenza, ove ancora oggi riposano le sue spoglie. L'anno dopo il suo amico Ildebrando fu acclamato papa, quasi a coronare lo sforzo riformistico della Chiesa che pure egli da grande protagonista aveva sostenuto. In quello sforzo, contrariamente all'attivismo del grande papa, egli aveva confidato maggiormente nell'efficacia della preghiera dell'eremo. Pier Damiani fu acclamato subito santo. La sua memoria è celebrata il 21 Febbraio perchè il giorno successivo nella liturgia romana è dedicato alla festa della Cattedra di San Pietro. Per i suoi numerosi scritti teologici ed ascetici, prodotti nel corso della sua vita monastica, il papa Leone XII nel 1828 lo proclamò Dottore della Chiesa. Nel modello di San Pietro Damiani la Chiesa propone sia il magistero operato nella presentazione di un "Vangelo che non deve subire compromessi" sia  la  sua "dedizione al servizio della Chiesa"; cosa quest'ultima che a volte lo portava lontano dall'amato eremo di Fonte Avellana.
La Patrologia Latina del Migne dedica all'opera di San Pier Damiani i volumi CXLIV e CXLV. Si tratta di numerose Lettere scritte a diverse personalità della sua epoca; di Sermoni predisposti  ad uso dei suoi monaci per la celebrazione della principali feste liturgiche; di Vite di alcuni  santi, di San Romualdo fondatore dell'ordine dei monaci Camaldolesi, di Sant'Odilone e di San Mauro di Cesena, di Rodolfo vescovo di Gubbio e di Domenico Loricato eremita avellanita; di 60 Opuscoli a vario argomento morale, teologico, biblico, esortativo.
Ho avuto occasione di leggere e di tradurre dal latino La Santa Semplicità (De sancta simplicitate scientiae inflanti anteponenda) un opuscolo esortativo rivolto al giovane monaco Ariprando. Ho potuto convincermi che il magistero e la dedizione, espressione congiunta della sapienza e della carità, consentono sempre un buon incontro al lettore che percorre le vie del dialogo spirituale con sincerità di cuore onestà di mente ed umiltà di vita, in santa semplicità.
La Santa Semplicità è pubblicato in self-publishing ed è inserito nella vetrina di ilmiolibro.

Approfondimenti:
http://www.storialocale.it/agiografia/pierdamiani/Pier_Damiani.pdf

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