sabato 18 maggio 2019

Fervori e attese di santità per il beato Aloisio

Fiume - Vetrata nella Chiesa dei Cappuccini 

Il Martirologio Romano celebra al 10 febbraio, posizione 13, la memoria del beato Aloisio Vittorio Stepinac vescovo e martire (1898–1960):

13*. Nella cittadina di Krašić vicino a Zagabria in Croazia, beato Luigi Stepinac, vescovo di Zagabria, che con coraggio si oppose a dottrine che negavano tanto la fede quanto la dignità umana, finché, messo a lungo in carcere per la sua fedeltà alla Chiesa, colpito dalla malattia e consunto dalle privazioni, portò a termine il suo insigne episcopato”.


La formula mette in risalto la testimonianza pastorale e l’insigne episcopato che si svolse dal 1934 al 1960, difendendo dal nazismo ebrei e nomadi durante la seconda guerra mondiale e vivendo personalmente la dura esperienza del carcere e del confino durante il regime di Tito. Nel 1953 fu creato cardinale dal papa Pio XII.
Al beato, le cui spoglie mortali sono custodite nella Cattedrale di Zagabria, si rivolgono con intensità i voti e le preghiere della chiesa e del popolo croato.
Il processo di beatificazione partì all’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso e si concluse solennemente nel 1998 con la celebrazione di papa Giovanni Paolo II al Santuario croato di Marija Bistrica, meta religiosa internazionale e cara ai popoli slavi.
E’ in corso l’iter per la canonizzazione durante il quale, nel 2014, si è registrato il riconoscimento di un miracolo e si è sviluppato un dialogo ecumenico con gli ortodossi sulla figura del beato particolarmente caldeggiato da papa Francesco per definire i tratti ecclesiali ed evangelici di una santità universalmente riconosciuta.
La canonizzazione del beato Aloisio Stepinac è un tema particolarmente importante per i cattolici croati che vivono i fervori dell’attesa della decisione pontificia; fervori talora espressi con preoccupazioni che assumono una certa risonanza sui media.
Il tema è stato di nuovo evidenziato durante il recente viaggio apostolico di papa Francesco in Macedonia del Nord; in particolare nella Conferenza Stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno da Skopje (7 maggio 2109). Tra le altre è stata rivolta al Papa un domanda specifica che si legge sul portale della Santa Sede insieme con le parole pronunciate in risposta da papa Francesco. Le leggiamo di seguito.

Silvije Tomasevic, della tv e della stampa croata, di “Večernji list”:
Santità, nella Chiesa nazionale ortodossa tra di loro non sono sempre in concordia: per esempio, non hanno riconosciuto la Chiesa macedone. Ma quando si deve criticare la Chiesa cattolica sono sempre all’unisono: per esempio, la Chiesa serba non vorrebbe che sia canonizzato il cardinale Stepinac. Il vostro commento su questa situazione…
Papa Francesco:
In genere, i rapporti sono buoni; sono buoni e c’è buona volontà. Posso dirvi sinceramente che ho incontrato tra i Patriarchi degli uomini di Dio. Neofit è un uomo di Dio. E poi, quello che io porto nel cuore – una preferenza – è Elia II, della Georgia: è un uomo di Dio che a me fa tanto bene. Bartolomeo è un uomo di Dio. Kirill è un uomo di Dio… Sono i grandi Patriarchi, che danno testimonianza. Lei potrà dirmi: ma questo ha questo difetto, è troppo politico, quello ha un altro difetto… Ma tutti ne abbiamo, anch’io. Ma io nei Patriarchi ho trovato dei fratelli; e in alcuni davvero, non voglio esagerare, ma vorrei dire la parola, dei santi, uomini di Dio. E questo è molto importante. Poi ci sono cose storiche, cose storiche delle nostre Chiese, alcune vecchie. Per esempio, oggi il Presidente [della Macedonia del Nord] mi diceva che lo scisma tra Oriente e Occidente è incominciato qui, in Macedonia. Adesso viene il Papa per la prima volta per ricucire lo scisma? Non so. Ma siamo fratelli, perché non possiamo adorare la Santa Trinità senza le mani unite di fratelli. Questa è una convinzione non solo mia, anche dei Patriarchi, tutti. Questa è una grande cosa. Poi c’è un punto storico. Lei è croato? [risponde: sì] Mi sembrava dall’odore… [ride], l’odore della Croazia. Un caso storico è questo: la canonizzazione di Stepinac. Stepinac è un uomo virtuoso, per questo la Chiesa l’ha dichiarato beato. Lo si può pregare, è beato. Ma a un certo momento del processo di canonizzazione ci sono stati punti non chiariti, punti storici. Io, che devo firmare la canonizzazione con la mia responsabilità, ho pregato, ho riflettuto, ho chiesto consiglio e ho visto che dovevo chiedere aiuto al Patriarca serbo Ireneo, un grande Patriarca. E Ireneo ha dato l’aiuto, abbiamo fatto una commissione storica insieme e abbiamo lavorato insieme, perché sia a Ireneo che a me l’unica cosa che interessa è la verità, non sbagliare. A che serve una dichiarazione di santità se non è chiara la verità? Non serve a nessuno. Noi sappiamo che [il cardinale Stepinac] è un uomo buono e che è beato, ma per fare questo passo io ho cercato l’aiuto di Ireneo per fare la verità. E si sta studiando. Prima di tutto è stata fatta la commissione, hanno dato il loro parere. Ma adesso si stanno studiando altri punti, approfondendo alcuni punti perché la verità sia chiara. Io non ho paura della verità, non ho paura. Ho paura soltanto del giudizio di Dio. Grazie.



L’effetto delle parole del papa è stato criticamente considerato in un articolo apparso in rete (Titolo: Caso Stepinac, Chiesa croata e Vaticano ai ferri corti) e postato il 12 maggio 2019 su lanuovabq.it (La Nuova Bussola Quotidiana). In chiave di lettura delle intenzioni dell’articolo è stato fatto riferimento a parole datate all’agosto 2013 e attribuite al Nunzio Apostolico D’Errico, all’epoca Rappresentante del Papa in Croazia. La Nuova Bussola Quotidiana ha poi pubblicato (titolo: Caso Stepinac, rettifica del nunzio e risposta) anche la prima smentita prontamente inviata dal Nunzio alla Direzione del giornale in rete.
Per via informale la stessa Direzione è stata ulteriormente esortata a prendere atto delle dichiarazioni riguardanti la canonizzazione del beato Aloisio e che il Nunzio ha pubblicamente rilasciate ai media e nei luoghi ecclesiali e diplomatici durante lo svolgimento del suo ministero di rappresentante del Papa in Croazia.
Un rilettura dei post dell’anno 2013, pubblicati e cronologicamente archiviati sul blog Chiesa e Diplomazia dedicato all’opera pastorale del Vescovo Alessandro D’Errico, può risultare particolarmente utile.
Per lo staglio della figura del Beato si rileggano le sue parole rilette da Giovanni Paolo II nel giorno della beatificazione:

Sono significative, a questo riguardo, le parole che il nuovo Beato pronunciava nel 1943, durante il secondo conflitto mondiale, quando l’Europa si trovava stretta nella morsa di un’inaudita violenza: «Quale sistema appoggia la Chiesa Cattolica oggi mentre tutto il mondo sta combattendo per un nuovo ordine mondiale? Noi, nel condannare tutte le ingiustizie, tutte le uccisioni degli innocenti, tutti gli incendi dei villaggi tranquilli, ogni distruzione delle fatiche dei poveri, ..., rispondiamo così: la Chiesa appoggia quel sistema che ha tanti anni quanti i Dieci Comandamenti di Dio. Noi siamo per il sistema che non è stato scritto su tavole corruttibili, ma che è stato iscritto con il dito del Dio vivente nelle coscienze degli uomini» (Omelie, Discorsi, Messaggi, Zagabria 1996, 179-180).

E si rileggano le sue parole commentate il 5 giugno 2005 da Benedetto XVI nella cattedrale di Zagabria:

A tale proposito, il Beato Cardinale Stepinac così si esprimeva: «Uno dei più grandi mali del nostro tempo è la mediocrità nelle questioni di fede. Non facciamoci illusioni … O siamo cattolici o non lo siamo. Se lo siamo, bisogna che questo si manifesti in ogni campo della nostra vita» (Omelia nella Solennità dei SS. Pietro e Paolo, 29 giugno 1943). L’insegnamento morale della Chiesa, oggi spesso non compreso, non può essere svincolato dal Vangelo. Spetta proprio ai Pastori proporlo autorevolmente ai fedeli, per aiutarli a valutare le loro responsabilità personali, l’armonia tra le loro decisioni e le esigenze della fede. In tal modo si avanzerà in quella “svolta culturale” necessaria per promuovere una cultura della vita e una società a misura dell’uomo.

Si consideri anche il pensiero del di Papa Francesco riferito al Nunzio D’Errico:

Non ha dubbi sulla figura di Stepinac, per la conoscenza che già aveva del Beato (attraverso i tanti croati che ha incontrato in Argentina, quando era Arcivescovo di Buenos Aires), e che ora ha approfondito ancora meglio attraverso il lavoro compiuto dalla Congregazione per le Cause dei Santi, che è quasi terminato. La speranza è che questo (il dialogo con la chiesa ortodossa) possa servire a dissipare le ombre che ci sono state nel cammino tra le due Chiese, e così mettere le due Chiese intorno a un tavolo per una serena e fraterna discussione. La speranza è anche che questo possa servire nel cammino di piena riconciliazione tra i due popoli.

Si rileggano infine le parole dello stesso Papa Francesco riferenti la sua ispirazione evangelica ed ecumenica e proferite nel corso di una Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:

l’impegno per la ricerca dell’unità tra i cristiani non deriva da ragioni di ordine pratico, ma dalla volontà stessa del Signore Gesù Cristo, che ci ha resi fratelli suoi e figli dell’unico Padre. Per questo la preghiera, che oggi insieme eleviamo, è di fondamentale importanza”.

Il motto episcopale di Aloisio Stepinac è una preghiera salmica di speranza:

In Te Domini speravi”.


Roma - Logo di San Girolamo dei Croati


Schede documentate sulla vita del cardinale si possono leggere su:


I documenti pontifici sul portale della Santa Sede:




Il pensiero sull’ecumenismo di papa Francesco sul portale di L’Osservatore Romano:

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