La
luce vivissima era quella vista da Don Bosco nel Sogno dei Dieci
Diamanti, e di cui era circonfusa la figura del giovanetto che
nel sogno esortava il Santo e i suoi confratelli a bene operarare per
l’educazione dei giovani.
L’esortazione
del sogno era anche l’impegno reale che i Salesiani praticavano, e
ancora praticano, nel campo educativo e con l’ispirazione al metodo
pedagogico formulato dopo la metà dell’800 dal loro fondatore: il
Sistema preventivo nell’educazione della gioventù.
Nella
visione del sogno i “Dieci Diamanti” di cui era rivestita
la splendida veste del ‘Maestro’ apparso ai Salesiani
erano le 3 virtù teologiche (Fede Speranza Carità), i 3 consigli
evangelici (Povertà Obbedienza Castità) e 4 orientamenti
comportamentali (Lavoro Temperanza Premio Digiuno).
Propongo
alla riflessione i testi ricavati dalle fonti salesiane riguardanti
il metodo pedagogico di Don Bosco e la narrazione del suo Sogno dei
Dieci Diamanti.
IL
SISTEMA PREVENTIVO NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ
Più
volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni
pensieri intorno al così detto sistema preventivo che si suole usare
nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora
appagare questo desiderio, e presentemente ne do qui un cenno, che
spero sia come l'indice di quanto ho in animo di pubblicare in una
operetta appositamente preparata, se Dio mi darà tanto di vita da
poterlo effettuare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte
della giovanile educazione. Dirò adunque: in che cosa consista il
Sistema Preventivo, e perché debbasi preferire: sua pratica
applicazione, e suoi vantaggi.
I
n che cosa consiste il Sistema Preventivo e perché debbasi
preferire.
Due
sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù:
Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far
conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i
trasgressori ed infliggere, ove è d'uopo, il meritato castigo. In
questo sistema le parole e l'aspetto del Superiore debbono sempre
essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare
ogni famigliarità coi dipendenti. Il Direttore per accrescere valore
alla sua autorità dovrà trovarsi di rado
tra
i suoi soggetti e per lo più quando si tratta di punire o di
minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova
specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed
assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e
ricordare ciò ohe è conforme alle leggi e alle prescrizioni.
Diverso,
e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far
conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un istituto e poi
sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro
l'occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri
amorosi parlino, servano di guida ad ogni evenienza, diano consigli
ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi
nella impossibilità di commettere mancanze [...]
Il
sistema Preventivo rende affezionato l'allievo in modo che
l'educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in
tempo dell'educazione, sia dopo di essa. L'educatore, guadagnato il
cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande
impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora che si
troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per
queste e molte altre ragioni pare che il sistema Preventivo debba
preferirsi al Repressivo.
(Fonte:
Inaugurazione del Patronato di S. Pietro in Nizza a Mare. Scopo del
medesimo esposto dal Sacerdote Giovanni Bosco con appendice sul
sistema preventivo nella educazione della gioventù. San Pier
d'Arena-Torino-Nizza Marittima, Tipografia e Libreria Salesiana 1877)
IL
SOGNO DEI DIECI DIAMANTI
Ad
ammaestramento della Pia Società Salesiana
Il
10 settembre anno corrente (1881), giorno che la Santa Chiesa
consacra al glorioso nome di Maria,
i Salesiani, raccolti in San Benigno Canavese, facevano gli Esercizi
Spirituali. «Nella
notte dal 10 all’11, mentre dormivo, la mente si trovò in una gran
sala splendidamente ornata.
Mi sembrava di passeggiare con i direttori delle nostre case, quando
apparve tra noi un uomo
di aspetto così maestoso, che non potevamo reggerne la vista. Datoci
uno sguardo senza parlare,
si pose a camminare a qual che passo da noi. Egli era così vestito:
un ricco manto a guisa di mantello gli copriva la persona. La parte
più vicina al collo era come una fascia che si rannodava davanti, e
una fettuccia gli pendeva sul petto. Sulla fascia stava scritto a
caratteri luminosi: LA PIA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES
NELL’ANNO 1881, e sulla striscia di essa fascia portava scritte
queste parole: QUALE DEVE ESSERE.
Dieci
diamanti di grossezza e splendore strao rdinari erano quelli che
c’impedivano di fermare lo sguardo, se non con gran pena, su
quell’augusto Personaggio. Tre di quei diamanti erano sul petto, ed
era scritto sopra di uno FEDE, sull’altro SPERANZA e CARITÀ su
quello che stava sul cuore. Il quarto diamante era sulla spalla
destra e aveva scritto LAVORO, sopra il quinto nella spalla sinistra
si leggeva TEMPERANZA. Gli altri cinque diamanti ornavano la parte
posteriore del manto, ed erano così disposti: uno più grosso e più
folgoreggiante stava in mezzo come al centro di un quadrilatero, e
portava scritto OBBEDIENZA. Sul primo a de stra si leggeva VOTO DI
POVERTA. Sul secondo, più in basso, PREMIO. Nella sinistra sul più
elevato era scritto: VOTO DI CASTITA. Lo splendore di questo mandava
una luce tutta speciale, e mirandolo traeva e attraeva lo sguardo
come la calamita attrae il ferro. Sul secondo a sinistra, più in
basso, stava scritto: DIGIUNO. Tutti questi quattro ripiegavano i
loro raggi verso il diamante del centro. Questi brillanti
tramandavano dei raggi che a guisa d i fiammelle si alzavano e
portavano scritte qua e là varie sentenze.
Sulla
Fede si elevavano le parole: “Imbracciate lo scudo della Fede per
vincere le insidie del demonio”.
Un altro raggio aveva: “La fede senza le opere è morta. N on chi
ascolta, ma chi pratica la legge possederà il regno di Dio”. Sui
raggi della Speranza: “Sperate nel Signore, non negli uomini. I
vostri cuori siano sempre fissi dove sono le vere gioie”. Sui raggi
della Carità: “Po rtate gli uni i pesi degli altri, se volete
compiere la mia legge. Amate e sarete amati, ma amate le anime vostre
e le anime altrui. Recitate devotamente il Divino Ufficio; celebrate
la Santa Messa con attenzione; visitate con grande amore il Santo dei
Santi”.
Sulla
parola Lavoro: “Rimedio alla concupiscenza, arma potentissima
contro tutte le tentazioni del demonio”. Sulla Temperanza: “Il
fuoco si spegne se si toglie la legna. Fate un patto con i vostri
occhi, con la gola e col sonno, affinché questi nemici non vi rubino
le vostre anime. Intemperanza e castità non possono abitare
insieme”.
Sui
raggi dell’Obbedienza: “È il fondamento di tutto l’edificio e
il compendio della santità”. Sui raggi della Povertà: “Il Regno
dei Cieli è dei poveri. Le ricchezze sono spine. La povertà non si vive
a parole, ma si pratica con l’amore e con i fatti. Essa aprirà le
porte del Cielo e vi entrerà”. Sui raggi della Castità: “Tutte
le virtù vengono insieme con essa. I mondi di cuore penetrano i
segreti di Dio e vedono Dio stesso”.
Sui
raggi del Premio: “Se vi lusinga la grandezza del premio, non vi
spaventino le fatiche della conquista.
Chi patisce con me, godrà con me. Sono momentanei patimenti di
questa vita; è eterna la felicità che godranno i miei amici in
Cielo”. Sui raggi del Digiuno: “È l’arma più potente contro
le insidie del demonio. E il custode di tutte le virtù. Col digiuno
si scaccia ogni genere di demoni”. Un largo nastro a color di rosa
serviva di orlo nella parte inferiore del manto, e sopra questo
nastro era scritto: “Questo sia l’argomento delle vostre
esortazioni del mattino, del mezzogiorno e della sera. Raccogliete le
briciole delle virtù e vi costruirete un grande edificio di santità.
Guai a voi che disprezzate le cose piccole: a poco a poco cadrete”.
Fino
allora i direttori erano chi in piedi, chi in ginocchio, ma tutti
attoniti e nessuno parlava. A questo
punto Don Rua, come fuori di sé, disse: — Bisogna prendere nota
per non dimenticare. Cerca
una penna e non la trova; cava fuori il po rtafoglio, fruga e non ha
la matita. — Io mi ricorderò — disse Don Durando. — Io voglio
notare — aggiunse Don Fagnano —, e si pose a scrivere con un
gambo di rosa. Tutti miravano e comprendevano la scrittura. Quando
Don Fagnano cessò di scrivere, Don Costamagna continuò a dettare
così: — La carità capisce tutto, sopporta tu tto, vince tutto:
pratichiamola con la parola e con i fatti. Mentre Don Fagnano
scriveva, scomparve la luce, e tutti ci trovammo in folte tenebre. —
Silenzio — disse Don Ghivarello — inginocchiamoci, preghiamo e la
luce verrà. Don Lasagna cominciò il Veni Creator, poi il De
profundis e Maria Auxilium Christianorum, a cui tutti rispondemmo.
Quando fu detto Ora pro nobis, riapparve una luce che circondava un
cartello su cui si leggeva: LA PIA SOCIETA SALESIANA QUA LE CORRE
PERICOLO DI ESSERE NELL’ANNO 1900.
Un
istante dopo la luce divenne più viva a segno che potevamo vederci e
conoscerci a vicenda. In
mezzo a quel bagliore apparve di nuovo il Personaggio di prima, ma
con aspetto malinconico, simile a colui che comincia a piangere. Il
suo manto era divenuto scolorato, tarlato e sdrucito. Nel sito dove
stavano fissi i diamanti vi era invece un profondo guasto, cagionato
dal tarlo e da altri piccoli insetti. — Guardate — egli ci disse
— e intendete.
Ho
veduto che i dieci diamanti erano diven uti altrettanti tarli che
rabbiosi rodevano il manto.
Pertanto
al diamante della Fede erano sottentrati: sonno e accidia. Alla
Speranza: risate e scurrilità. Alla Carità: negligenza nel compi
ere i divini Uffici. Amano e cercano i propri comodi e non gli
interessi di Gesù Cristo. Alla Temperanza: golosi tà e piaceri
sensuali. Al Lavoro: il sonno, il furto e l’ozio. Al posto
dell’Ubbidienza non vi era altro che un guasto largo e profondo
senza scritta. Alla Castità: concupiscenza e vita mondana. Alla
Povertà era succeduto: dormire, vestire bene, mangiare e bere,
denaro a disposizione. Al Premio: “Ci basta godere la vita
presente”. Al Digiuno: Vi era un guasto, ma niente di scritto.
A
quella vista fummo tutti spaventati. Don Lasagna cadde svenuto, Don
Cagliero divenne pallido come una camicia e, appoggiandosi sopra una
sedia, gridò: — Possibile che le cose siano già a questo punto?
Don Lazzero e Don Guidazio stavano come fuori di sé e si porsero la
mano per non cadere. Don Francesia, il Conte Cays, Don Barberis e Don
Leveratto erano quivi ginocchioni pregando con in mano la corona del
S. Rosario. In quel momento si fece intendere una voce cupa: — Come
è svanito quello splendido colore!
Ma
nell’oscurità successe un fenomeno singolare. In un istante ci
trovammo avvolti in folte ten ebre, nel cui mezzo apparve tosto una
luce vivissima, che aveva forma di corpo umano. Non potevamo tenerci
sopra lo sguardo, ma potevamo scorgere che era un avvenente
giovanetto, vestito di abito bianco lavorato con fili d’oro e
d’argento. Tutto attorno all’abito vi era un orlo di
luminosissimi diamanti. Con aspetto maestoso, ma dolce e amabile, si
avanzò verso di noi, e ci indirizzò queste parole testuali: —
Servi e strumenti di Dio onnipotente, ascoltate e intendete. Siate
forti e robusti. Quanto avete veduto e udito è un avviso del Cielo,
inviato ora a voi e ai vostri fratelli. Fate attenzione e intendete
bene quello che vi si dice. I colpi previsti feriscono di meno e si
possono prevenire. Le parole indicate siano tanti argomenti di
predicazione. Predicate incessantemente a tempo e fuori tempo. Ma le
cose che predicate fatele sempre, sicché le vostre opere siano come
una luce che, sotto forma di sicura tradizione, s’irradii sui
vostri fratelli e figli di generazione in generazione. Ascoltate bene
e intendete. Siate oculati nell’accettare i novizi, forti nel
coltivarli, prudenti nell’ammetterli. Provateli tutti, ma tenete
sol tanto il buono. Mandate via i leggeri e volubili. Ascoltate bene
e intendete. La meditazione del mattino e della sera sia
sull’osservanza regolare. Se ciò farete, non vi verrà meno
giammai l’aiuto dell’Onnipotente. Diverrete spettacolo al mondo e
agli angeli e allora la vostra gloria sarà gloria di Dio. Chi vedrà
la fine di questo secolo e il principio dell’altro dirà di voi:
“Dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi
nostri”. Allora tutti i fratelli e figli vostri canteranno: “Non
a noi, Signore, non a noi, ma a tuo nome dà gloria”. Queste ultime
parole furono cantate, e alla voce di chi parlava si unì una
moltitudine di altre voci così armoniose e sonore, che noi rimanemmo
privi di sensi e, per non cadere svenuti, ci siamo uniti agli altri a
cantare. Al momento che finì il canto, si oscurò la luce. Allora mi
svegliai e mi accorsi che si faceva giorno».
Promemoria
«Questo
sogno durò quasi l’intera notte, e sul mattino mi trovai stremato
di forze. Tuttavia per timore
di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e ho preso alcuni appunti
che mi servirono come di richiamo per ricordare quanto qui ho esposto
nel giorno della Presentazione di Maria SS. al Tempio. Non mi fu
possibile ricordare tutto. Tra le altre cose ho potuto con sicurezza
rilevare che il Signore ci usa grande misericordia. La nostra Società
è benedetta dal Cielo, ma Egli vuole che prestiamo l’opera nostra.
I mali minacciati saranno prevenuti se noi predicheremo sopra le
virtù e sopra i vizi ivi notati; se ciò che predichiamo lo
tramanderemo ai nostri fratelli con una tradizione pratica di quanto
si è fatto e faremo. Ho potuto anche rilevare ch e ci sono imminenti
molte spine, mol te fatiche, cui terranno dietro molte consolazioni.
Circa il 1890 gran timore, circa il 1895 gran trionfo. Maria,
Auxilium Christianorum, ora pro nobis» .
Il
biografo Don Cena commenta: «La portata del sogno non ha limiti di
tempo. Don Bosco diede l’allarme per un momento speciale che doveva
seguire alla sua morte; ma il “Quale deve essere la Congregazione”
e il “Quale è in pericolo di essere” con tengono un ammonimento
che non perderà mai nulla del suo va lore, sicché sarà sempre vera
la dichiarazione fatta da Don Bosco ai Superiori: “I mali
minacciati saranno prevenuti, se noi predicheremo sul le virtù e i
vizi ivi notati”»
(Fonti:
http://www.sdb.org)
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