1.
Agiografia. Gli autori antichi ci raccontano gli avvenimenti del
martirio del medico Ciro e del milite Giovanni, e li inquadrano nella
città di Alessandria d'Egitto all'epoca della persecuzione di
Diocleziano (303-305). La Passio di Ciro e di Giovanni fu raccontata
una prima volta da Sofronio, santo Patriarca di Gerusalemme vissuto
nel VI secolo, il quale con la speranza di guarire da una malattia
agli occhi si era fermato per qualche tempo presso il santuario
dedicato ai due santi a Canopo, cittadina distante poche miglia da
Alessandria. Per gratitudine egli volle narrare la loro storia e i
loro miracoli. Raccolse così tutte le notizie che riguardavano il
martirio di Ciro e di Giovanni ed il loro sepolcro in Alessandria un
tempo situato vicino alla tomba dell'evangelista Marco. Sofronio
narrò del santuario extra-urbano a loro dedicato dal santo vescovo
Cirillo per contrastare le pratiche pagane e la medicina magica che
si operavano a Canopo in onore della dea Menuthis. Per la sua
narrazione Sofronio recuperò i contenuti di alcune omelie che
Cirillo aveva tenuto in onore dei due martiri, ed indagò a fondo per
la meticolosa descrizione di 70 miracoli che si erano verificati
presso quel santuario ove egli stesso aveva recuperato il dono della
vista. La località di Abukir nell'area alessandrina porta
nell'accezione araba ancora il segno e la notorietà del nome del
Santo (Abukir = Abba-Ciro).
Nel
X secolo la devozione verso i santi Ciro e Giovanni era già presente
nel quartiere alessandrino della Napoli bizantina, e a quella epoca
si ebbe il racconto della Passio scritto da Pietro
suddiacono, il quale seguì con qualche variazione la narrazione di
Sofronio. Egli era stato sollecitato dal vescovo Gregorio, ed in
onore di una nobildonna devota aveva scritto in 14 punti gli Atti di
Ciro e Giovanni. Pietro suddiacono inquadrò la vicenda di Ciro
(Abba-Ciro) in Alessandria al tempo del santo vescovo Pietro che fu
martire. Ciro praticava la medicina non nascondendo l’intenzione di
sanare cristianamente anche le anime. Fu perciò perseguitato e
costretto a rifugiarsi come eremita nel deserto ove riprese a curare
e ad evangelizzare. In quel luogo nacque l’amicizia spirituale con
il milite Giovanni, con il quale condivise la testimonianza del
martirio quando si riportò ad Alessandria per cercare di aiutare
alcune donne cristiane che erano state arrestate. Ciro e Giovanni
furono presi e portati dinanzi all’autorità imperiale che di
fronte alla ferma professione di fede in Cristo decretò la loro
decapitazione. I loro corpi furono poi sepolti nella chiesa di San
Marco.
La
successiva letteratura agiografica riguardante i santi Ciro e
Giovanni è quella prodotta dai vari
autori medievali e moderni che si sono interessati della critica
storica, della traduzione in lingua
volgare, della descrizione delle reliquie e delle traslazioni a Roma
(X secolo) nella chiesa di Santa Passera (probabile derivazione di
Aba Ciro come si evince da un documento del XIV secolo: “posita
extra portam Portuensem in loco qui dicitur S. Pacera”
), e a Napoli (XV secolo) nella chiesa del Gesù nuovo. Si è poi
sviluppata anche una letteratura antropologica e devozionale
riguardante le tradizioni popolari e la divulgazione del culto.
2.
Culto e devozione popolare. Tra la fine del '600 e l'inizio del '700
la diffusione del culto di San Ciro trovò nell'area napoletana un
terreno particolarmente fertile ed un divulgatore d'eccezione: il
santo gesuita Francesco De Geronimo, nato a Grottaglie in provincia
di Taranto nel 1642 e morto nella Casa gesuitica di Napoli nel 1716.
La vita prodigiosa di questo santo si sviluppò nella Napoli
dell'epoca attraverso una continua missione catechetica svolta
direttamente tra il popolo e con l'ausilio manifesto della devozione
alle reliquie di San Ciro custodite nella Chiesa del Gesù nuovo. La
sua opera svolta nei bassifondi napoletani tra Piazza Castello ed i
Quartieri Spagnoli, e portata personalmente nei Casali circostanti,
fu accompagnata da migliaia di conversioni spirituali e da clamorosi
miracoli che il santo gesuita attribuiva al divino intervento di san
Ciro.
Il culto di san Ciro nel Regno di Napoli, dopo quegli
avvenimenti che videro l'opera di san Francesco De Geronimo, fu
assicurato dai Padri Gesuiti che lo sostennero continuamente con le
missioni popolari e con la costituzione di un ricco Monte di San
Ciro, destinato al culto del santo e all'aiuto per le donne in
difficoltà. La Compagnia di Gesù, sciolta una prima volta nel
periodo napoleonico, riprese nel 1814 il culto di San Ciro che si era
trasferito nella vicina chiesa di Santa Chiara; e nel 1860, dopo un
secondo scioglimento in epoca garibaldina, essa curò l'ultima
traslazione delle ossa del santo dalla Cappella del Grande Reliquario
a quella eretta in onore di san Francesco de Geronimo, ove tuttora
sono.
Al
1860 risale una ulteriore diffusione del culto di San Ciro nel
napoletano, arricchita della dedicazione di chiese proprie e di
cappelle significative, come a Portici e a Frattamaggiore, in genere
onorate con la custodia di reliquie del santo. A metà ‘800 il
culto di San Ciro a Frattamaggiore trovò il suo consolidamento nella
Chiesa del Carmine e di San Nicola, situata al
centro
dell'antico casale nell'area ecclesiale sorta in epoca medievale.
Quella Chiesa era già documentata nel XIV secolo dalla Ratio
Decimarum e consisteva in una Cappella con 3 altari dedicati alla
Madonna del Carmine, a Sant'Anna e a San Nicola. Dopo l'Unità
d'Italia essa si arricchì dell'altare con la statua di San Ciro, ad
opera della famiglia Micaletti, ed una reliquia del santo venne
affidata alla Congrega annessa alla Chiesa. Dal 1960 la Chiesa del
Carmine in Frattamaggiore, che è anche identificata come Chiesa di
San Ciro, si ritrova ricostruita nell'area a nord della città ove si
è sviluppata una nuova urbanizzazione. Intorno ad essa il 31 Gennaio
di ogni anno, nel giorno della festività del Santo Martire Eremita,
si svolge una delle più sentite feste devozionali della Campania.
Fonti
in:
Pasquale Saviano, San Ciro – Agiografia e storia della
devozione, Pro Loco ‘F. Durante’, Frattamaggiore 2000
Nessun commento:
Posta un commento