lunedì 23 novembre 2020

IL GIUBILEO LAURETANO

Cattedrale di Aversa: sacello lauretano

Nella Diocesi di Aversa il Giubileo Lauretano è dedicato tradizionalmente alla Madonna di Loreto, compatrona della Diocesi insieme con San Paolo Apostolo. La sua celebrazione, legata alla concessione della indulgenza plenaria, si protrae dal 21 novembre al 10 dicembre e si attua con un continuo pellegrinaggio che coinvolge le numerose comunità parrocchiali della Diocesi e migliaia di fedeli. 

La devozione per la Madonna di Loreto si è sviluppata nel periodo post-tridentino ed ha avuto all’origine una storia singolare legata alla costruzione del sacello lauretano nel transetto laterale della cattedrale di Aversa. In pratica esso è una ricostruzione in scala ridotta, della Santa Casa di Nazareth che si visita nel santuario marchigiano di Loreto.
Il vescovo aversano Carlo I Carafa (1616-1644), che fu nunzio pontificio in Germania e pellegrino a Loreto, rimase colpito dalla Santa Casa e volle farne costruire una copia identica, di sana pianta, all'interno della sua cattedrale.

Seminario di Aversa: Carlo I Carafa


Sacratissimae Dei Matri Virgini Carolus Episcopus Aversanus in humilissimam gratiarum actionem: è la dedica a Maria impressa sul suo libro pubblicato in Aversa nel 1630 a resoconto e a divulgazione del suo lavoro di diplomatico al servizio della Chiesa: Commentaria de Germania Sacra Restaurata...

L'anno della stampa è lo stesso della costruzione del sacello lauretano in cattedrale e in cui si rafforza la testimonianza dell'umile devozione del vescovo Carlo Carafa che a Maria volle dedicare la sua opera ed il suo ministero, come volle che fosse posta ai piedi del monumento mariano aversano la sepoltura delle sue spoglie mortali.

L'iniziativa del vescovo Carafa ebbe significati prestigiosi e devozionali, legandosi alla concessione dell’indulgenza plenaria; ed il modello aversano della casa di Nazareth fin dal '600 è stato fortemente legato alla spiritualità mariana in Diocesi.

La formula dell’indulgenza plenaria connessa al Giubileo Lauretano di Aversa riecheggia gli auspici del vescovo fondatore:
…dal 21 novembre al 10 dicembre, nel giorno dell’apertura e della chiusura del Giubileo Lauretano, e una sola volta in un giorno a scelta dai singoli fedeli, che “con l’animo distaccato dall’affetto al peccato, visiteranno la Cattedrale e ivi parteciperanno ad una celebrazione o almeno vi recitano piamente il Padre nostro e il Credo”, viene concessa alle solite condizioni (Confessione, Comunione Eucaristica, preghiera per il Papa) l’indulgenza plenaria, applicabile anche ai defunti.
Ogni anno tutte le componenti di tutte le età e di tutte le esperienze diocesane si sono sempre ritrovate in preghiera nel duomo normanno vivendo insieme con il vescovo momenti importanti e ricordevoli della propria fede e della propria appartenenza ecclesiale. I giovani, gli anziani, i seminaristi, il clero, i religiosi e i laici fraternizzano raccogliendo i frutti devoti del sacro pellegrinaggio mariano e proponendo impegni entusiastici nella testimonianza della fede. Il dialogo e l'incontro del pellegrinaggio annuale sono occasioni di novità e di un rivedersi tra amici e conoscenti. Prevalgono sorrisi, speranze e narrazioni di percorsi e di progetti, di situazioni memorabili da condividere.

Tutti i vescovi e fedeli aversani hanno nei secoli rivolto alla Vergine Lauretana un segno della loro devozione, una preghiera speciale, una cappella musicale, opere di carità, una ricerca orante della sua materna protezione nelle varie circostanze ed attualità della vita.


Angelo Spinillo, vescovo di Aversa


Quest’anno 2020, in tempo di pandemia, il pellegrinaggio lauretano assume il carattere particolare della unione spirituale nella preghiera da vivere nelle varie comunità locali della Diocesi. Il Vescovo Angelo Spinillo ha indicato le motivazioni pastorali con una lettera al clero:


[…] come è tradizione nella nostra Chiesa diocesana, dal prossimo 21 novembre, memoria della Presentazione della B.V. Maria al Tempio, fino al 10 dicembre, memoria della B.V. di Loreto, celebriamo il Giubileo lauretano. Non potendo, quest’anno, viverlo nella consueta forma dei pellegrinaggi dalle Foranie alla Cattedrale per onorare Maria con la visita alla riproduzione della Santa Casa di Loreto, potremo essere spiritualmente uniti in preghiera e invocare l’intercessione della Beata Vergine Maria, in questo tempo difficile e sofferto, recitando con le nostre comunità la preghiera che ora vi invio.

[…] proponiamo a tutti di recitare comunitariamente questa preghiera alla fine della santa messa, in tutti i giorni del Giubileo lauretano. Successivamente, poi, per tutto il tempo in cui dovremo ancora combattere l’epidemia, di continuare a recitarla a conclusione del santo rosario che, di solito, precede la celebrazione eucaristica.

[…] possiamo ritenere significativa anche la coincidenza con la celebrazione del giorno 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, nella quale si ricorda anche la liberazione, attribuita all’intercessione della Madonna (7 dicembre 1656), del nostro territorio dalla terribile epidemia di peste, che fu detta “peste di Napoli”. La grossa difficoltà e la sofferenza…  ci chiama ad essere solidali nella preghiera per essere attivi nella carità e nella fraternità che condivide la grazia della fede e della speranza.


Preghiamo con la preghiera scritta per quest’anno dal vescovo di Aversa:





martedì 17 novembre 2020

Tratti di spiritualità dall’Abbé Quoist, no comment

Fonte: M. Quoist, Preghiere, Marietti 1996

Signore, fa' che con calma riempia le mie giornate,
come il mare lentamente ricopre tutta la spiaggia;
illumina la mia vita come i raggi del tuo sole
fanno cantare la superficie delle acque.


Io credo che l'amore non può morire,
perché viene da Dio e ritorna a Dio,
passando attraverso l'uomo libero
che si apre, riceve e a sua volta ridona.


Vivere l'amore, significa talvolta 

incamminarsi lungo sentieri non segnalati.
E ci vuole molta fedeltà, lealtà ed umiltà 

per non smarrirsi ed impantanarsi.


Eppure non sono in pace.
Mi insegui, o Signore, sei in agguato da ogni parte.
Cerco il rumore perché temo di sentirti,
ma ti infiltri in un silenzio.
Fuggo dalla via perché ti ho intravisto,
ma mi attendi quando giungo in fondo alla strada.
Dove mi potrei nascondere? Ovunque t'incontro:
non è dunque possibile sfuggirti!


Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterti.
Sono corso a lungo, ma tu m'inseguivi.
Prendevo vie traverse, ma tu le conoscevi.
Mi hai raggiunto. Mi sono dibattuto. Hai vinto!
Eccomi, o Signore, ho detto sì, 

all'estremo del soffio e della lotta, quasi mio malgrado;
ed ero là, tremante come un vinto alla mercé del vincitore,
quando su di me ha posato il Tuo sguardo di Amore.


Il tempo è uno stupendo regalo che Dio ci fa. 

Egli ne domanderà il conto esatto. 

Ma non temere, Dio non è un cattivo padrone. 

Non ci dà nessun lavoro senza offrirci i mezzi per compierlo. 

Si ha sempre il tempo di fare ciò che Dio ci dà da fare.


Nel pomeriggio ho visitato un malato all'ospedale.
Di padiglione in padiglione, ho dovuto percorrere questa
Città della passione, indovinando i drammi nascosti
dai muri chiari e dai fiori delle aiuole.


Domenica. Signore, stasera, sono solo.
A poco a poco, i rumori si sono spenti nella chiesa,
le persone se ne sono andate,
ed io sono rientrato in casa, solo.


L'umanità ha bisogno di te
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico.


La vita è bella Signore, e voglio coglierla
come si colgono i fiori in un mattino di primavera.
Ma so, mio Signore, che il fiore nasce
solo alla fine di un lungo inverno,
in cui la morte ha infierito.


Fa', o Signore, che non perda mai 

il senso del sorprendente.
Concedimi il dono dello stupore!
Donami occhi rispettosi del tuo creato,
occhi attenti, occhi riconoscenti.


Adesso Signore, sto per chiudere le mie palpebre,
perché i miei occhi questa sera hanno finito il loro lavoro,
e il mio sguardo sta per rientrare nella mia anima
dopo aver girato una giornata nel giardino degli uomini.


La biografia di Michel Quoist


venerdì 6 novembre 2020

RISVOLTI DI RELIGIOSITA' PER GIGI PROIETTI


Frattamaggiore - Oratorio San Filippo Neri- Effige maiolicata
 

Da circa un decennio è funzionante nel quartiere di Chiazzanova di Frattamaggiore l’Oratorio parrocchiale di San Filippo Neri. Un antico palazzo rurale con piano nobile che è stato trasformato in una struttura complessa con ampie sale, salotti, ballatoi e cappella, dislocati su due piani; che circondano a modo di gallerie di teatro il grande cortile a platea, che funge da luogo di aggregazione per assemblee numerose che partecipano a celebrazioni religiose e ad eventi di comunicazione.

Campeggia sulla pedana della corte una notevole rappresentazione artistica moderna: una grande effige maiolicata di San Filippo Neri con i suoi ragazzi disegnati sullo sfondo della campagna romana.

Lo mission dell’Oratorio ed il significato della rappresentazione furono specificati dal parroco fondatore, ora emerito, don Nicola Giallaurito:

All’ombra dell’Oratorio, i giovani, ma anche gli adulti, troveranno il gusto dello stare insieme uscendo dall’anonimato, condivideranno esperienze, scopriranno di avere difficoltà e problemi comuni, troveranno risposte adeguate ai tanti “perché” dell’esistenza. L’Oratorio vincerà la sfida che la società odierna lancia a voi giovani, spesso confusi e disorientati, se saprà diventare palestra di idee, finestra aperta sul mondo, luogo di riflessione e di conoscenza, in un clima di sana e non vuota allegria, tipico del modello primitivo di Oratorio voluto dal nostro Patrono e Protettore della gioventù: San Filippo Neri.

Nella effige posta sul muro dell’Oratorio frattese il volto di San Filippo è rappresentato dalle sembianze di Gigi Proietti, che all’epoca della inaugurazione aveva interpretato con intensità e bravura il ruolo del santo nella fiction televisiva Preferisco il Paradiso. L’ispirazione alla fiction, alla sua ambientazione e ai suoi personaggi, fu allora palese dal momento che l’artista volle sottolineare anche con la parola Paradiso… lo scenario disegnato nella effige.

Si trattò sicuramente di un omaggio a ciò che apparve subito al parroco don Nicola come un tratto importante della personalità dell’attore: un sentimento non ostentato della religiosità umile e nobile.

Alla dipartita di Gigi Proietti, defunto ottantenne il due novembre scorso, Il suo ricordo è stato onorato a tutti i livelli civili, professionali, artistici con gli omaggi particolari che l’intera città di Roma, le istituzioni, ed il mondo della cultura e della comunicazioni hanno voluto porgergli.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha voluto ricordare come:

intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società.

Tra l’altro, su Vatican News è stata pubblicato l’audio di una intervista a Proietti che narra la sua esperienza, anche religiosa, di interprete di San Filippo Neri.

La celebrazione esequiale si è tenuta nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo), dopo che il corteo si era portato dal Campidoglio a Villa Borghese (al Globe Theatre) per la commemorazione fatta da Virginia Raggi sindaco di Roma, da Walter Veltroni e dagli attori suoi allievi.

Da don Walter Insero, Rettore della Chiesa degli Artisti e amico personale di Gigi Proietti, si sono avute parole importanti sulla religiosità dell’attore:

"Gigi era un uomo mite, paziente, colto, raffinato, un uomo pacifico, per nulla vendicativo… ha messo a frutto la sua intelligenza dopo aver fatto un teatro d'avanguardia, a favore di una spettacolarità più popolare, ha voluto essere un artista popolare, sempre con uno sguardo leggero e affettuoso. Una scelta rischiosa. Ma si rivedeva nella fragilità degli uomini, ne sapeva sorridere, esaltandola […] Era fiero della messa in latino affascinato dal sacro e da Dio, dal senso del mistico. Da piccolo aveva fatto il chierichetto e della sua Tosca amava profondamente il Te Deum e sul suo palcoscenico si ripeteva la profondità poetica della liturgia".

Il Rettore ha ricordato la devozione di Proietti per Padre Pio e:

il grande e profondo l'affetto nei confronti di Papa Francesco, la sua scelta di prediligere i poveri, gli ultimi […] Non sopportava le bestemmie. Lo inorridivano. Aiutava i poveri e spesso trascorreva il Natale, accanto alla moglie, con i carcerati di Rebibbia e di Regina Coeli. Fino all'ultimo con i suoi collaboratori pensava di poter continuare a lavorare -ha concluso- faceva progetti soprattutto per aiutare tante famiglie in questo momento di pandemia.

In rete si sicorda la sua preghiera come attore:

Signore preservami dai contenuti, salvami dal significato, fulminami all’istante qualora fossi preso dalla tentazione del messaggio.

E si ricorda anche il suo concetto espresso nella Lectio per il titolo di Professore emerito Honoris causa all’Università di Tor Vergata:

La comicità è un grande mistero. Si sa solo che fa ridere.

Ugo Pagliai alla celebrazione esequiale lo ha commossamente accompagnato con la Preghiera dell’Artista, che evoca nei concetti il pensiero del Magistero della Chiesa:

O Signore della bellezza, Onnipotente Creatore di ogni cosa,

Tu che hai plasmato le creature imprimendo in loro l’impronta mirabile della tua gloria, Tu che hai illuminato l’intimo di ogni uomo con la luce del tuo volto, volgi su noi lo sguardo e abbi pietà di noi, della nostra debolezza, della nostra povertà, volgi i tuoi occhi sul nostro lavoro, sulle nostre fatiche di ogni giorno,guardaci, siamo gli artisti, i tuoi artisti. Siamo pittori, scultori, musicisti, attori, poeti, danzatori, siamo i tuoi piccoli che amano vivere sulle ali della poesia per poterti stare più vicino, e per aiutare i fratelli a guardare più in alto nel tuo cielo e più in profondità, nel loro cuore. Perdonaci se siamo fragili e incostanti, ma siano uomini, donaci la tua forza, quella che scopriamo nella tua Parola, quella che sentiamo nella tua grazia, quella che riceviamo dalla tua Eucaristia, da quel pane spezzato che è comunione, fraternità e gioia. Ti preghiamo per noi, per tutti gli artisti, per il mondo distratto, fa’ che possiamo aiutare tutti gli uomini a scoprire qualcosa di Te, attraverso la nostra arte. La nostra vita sia un canto di lode alla tua bellezza e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini. Donaci il tuo perdono e la tua benevolenza, donaci il tuo Spirito di sapienza e di bellezza, ispiraci con il tuo amore e la tua grazia, e donaci ali stupende affinché con l’arte ci innalziamo fino a te. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Signore e fratello nostro. Amen


Trailer del film Preferisco il Paradiso

domenica 1 novembre 2020

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

P. S. - Cappellina campestre della deposizione

Sono trascorsi 25 anni dalla pubblicazione di questa mia meditazione sulla pagina diocesana di Avvenire (1995). La ripropongo, rivivendola ancora oggi.


L'autunno è nella sua pienezza, l'estate è passata, l'inverno si intravede all'orizzonte del tempo che viene.

La natura depone lentamente la vitalità trascorsa e si accinge al riposo della stagione ultima, fiduciosa nel risveglio primaverile.

La commemorazione dei defunti e il ricordo dei cari trapassati si pongono in questo contesto stagionale.

Dove la sofferenza è indotta da una morte che interviene a negare le tensioni di una vita che vorrebbe ancora sussistere; e che vorrebbe concludersi ancora un poco oltre, dopo l'esperienza della sua pienezza, senza troppo dolore.

Dove la pienezza della vita va oltre il limite del ciclo temporale in corso, e si diffonde umilmente, ma fortemente, in quelli successivi ed ulteriori che non sono ancora dati ma che sicuramente appieno saranno.

Dove la deposizione del corpo appare negare il passaggio dell'essere oltre la barriera del tempo che gli è dato, e l'introduzione nel sogno di una nuova primavera della vita.

Dove la tristezza, quando si muore dintorno, è nella sensazione di non riuscire a vedere ancora il luogo cristiano del mistero pasquale che accoglie le speranze della vita, e che solo il Padre conosce.

Nel ciclo in corso sussiste però la tradizione che seppellisce i defunti nei riti delle 'Confraternite della buona morte'; e sussiste il ricordo del nome dei cari che nei cimiteri, nelle 'terre sante', negli angoli e nelle edicole casalinghe, si addobba di fiori e di luci, si onora del ritorno dei parenti lontani; si celebra con il racconto delle gesta, degli esempi e delle scelte, nei quali rivivono, talora non senza la gioia e il convivio dei celebranti, protagonisti gli estinti; la cui anima si spera trasformata in lume di gloria.

E si prega il Signore che mantenga la fede e la vita intorno e oltre la morte:

"Signore... hai voluto essere deposto in un sepolcro e ti sei degnato di accordare ai tuoi fedeli l'esempio della risurrezione...".