Ho letto
con attenzione ed edificazione il libro donatomi da Mons. Nicola Giallaurito (Un Oratorio a “Chiazzanova”… tra sogno e
realtà) scritto per accompagnare con la comunicazione pubblica l’apertura
dell’Oratorio della Parrocchia di San Filippo Neri in Frattamaggiore.
Per
l’inaugurazione benedicente, avvenuta tra il popolo numeroso in una bella serata
di settembre, ha presieduto la celebrazione eucaristica il Cardinale Crescenzio
Sepe con la partecipazione dei Vescovi Angelo Spinillo e Mario Milano, e con
molta parte del clero diocesano di Aversa.
Alcuni
decenni sono occorsi per portare a compimento l’importante opera parrocchiale,
e le vicissitudini sono state descritte e spiegate nel libro che si è avvalso
della prefazione intensa, significativa e magistrale, di don Salvatore Capasso,
giovane sacerdote e teologo della Parrocchia, il quale ha proposto la giusta
chiave di lettura circa l’Oratorio,
anche con opportune considerazioni riferite al Magistero della Chiesa. Tra le
altre sono sue queste parole:
“E sia
concesso, in particolare a colui che scrive queste povere parole, significare la
propria stima al parroco, che ha avuto la sensibilità di demandare al suo
diretto collaboratore, l’opportunità di suggerire e proporre “la chiave di
lettura” che consentirà la giusta visuale d’interpretazione e di giudizio circa
il contenuto di questo opuscolo, che consente di poter accedere a un mondo, ad
una storia, forse conosciuta, forse no, ma che senza dubbio, nei risvolti amari
che ne hanno segnato il profilo delle vicende nel loro svolgersi e
nell’incrociarsi degli apporti umani – alterni e non sempre improntati ad
atteggiamenti di coerenza e responsabilità, con l’esito che è sotto i nostri
occhi-, ha definitivamente mutato la realtà della Parrocchia, nonché la
fisionomia stessa del “quartiere”, sotto l’aspetto sociale e culturale insieme.
Ogni
persona che si definisce realmente tale, infatti, è chiamata a studiare (si,
uso proprio questo verbo!) non solo la “grande storia” per sentirsi parte della
società, ma deve poter e saper immergersi nel proprio contesto esistenziale –
per quanto piccolo possa essere – per approfondire la conoscenza delle proprie
radici, senza tralasciare gli aspetti che ne fanno da cornice: sociale,
politico, culturale, religioso.”
Ho
appreso così, con interesse e coinvolgimento, tematiche storiche, pastorali,
educative e spirituali. E’ stato spontaneo per me condividerle e confrontarle
con alcuni riferimenti di riflessione e studio personale.
Nel luogo
letterario della comunicazione dei risultati di una ricerca di storia locale, realizzata
un paio di anni fa, ho dato delle indicazioni circa la persistenza secolare di
un certo modello pedagogico frattese.
Un modello che si può agevolmente delineare e coerentemente descrivere allo
stesso modo di altri e tanti modelli (autori, filosofie, didattiche e scuole)
famosi e teorizzati nello studio e nella storia delle Scienze dell’educazione. Questo modello avrebbe caratteristiche e
valori rapportati all’etica, alla vita civile e alla vita religiosa, ed
esprimerebbe una paideia
particolarissima ed esemplare che vale per la conoscenza, per la ricerca, e per
l’esperienza della fede cristiana. Ciò è reso possibile grazie al rilievo
storiografico di una vera “cordata di educatori” operante dal ‘700 ad oggi, e
che ha rappresentato una idea, una azione, ed una proposta educativa tutta
legata al luogo di Frattamaggiore.
L’origine
di questa cordata è rinvenibile nell’opera del canonico Michele Arcangelo
Padricelli (1691- 1764), riformatore degli studi del Seminario di Aversa, che in
epoca borbonica fu modello della formazione ecclesiastica per tutto il clero
meridionale. Ad essa si agganciano opere educative di molti altri frattesi, tra
‘700 e ‘800, che trovano un culmine significativo nell’opera di Mons. Carmelo
Pezzullo (1829-1919) primo Rettore del Santuario dell’Immacolata che ebbe
grande influenza sull’intero sistema educativo locale svolgendo anche la
funzione civica di assessore all’istruzione pubblica nella Fratta
post-unitaria.
Le
esperienze del XX secolo si legano sempre all’opera di ecclesiastici con il
carisma dell’educazione giovanile: il parroco del Redentore Sosio Vitale (1884–1918)
e i vescovi Nicola Capasso (1886-1968) e Federico Pezzullo (1890-1979) che furono anche rettori
del Seminario di Aversa; e ancora il sacerdote Nicola Mucci (1893-1973) che
estese la sua opera di pastorale educativa fondando e dirigendo
l’Istituto-Convitto Sacro Cuore dedicato
agli studi ginnasiali e liceali di tutto il territorio.
Le
espressioni più recenti di questa cordata di educatori frattesi si identificano
sicuramente nelle iniziative a modello ‘oratoriano’ realizzate a favore dei
giovani nell’epoca della transizione economica, sociale e culturale della
città, dagli anni ’60 ad oggi.
Il
progetto dell’educazione giovanile, fortemente legato alla tradizione
pedagogica cristiana frattese, riappare nell’opera di don Angelo Crispino, che
nel periodo concomitante e post-concilio Vaticano II recuperò e ripropose in
maniera innovativa i fondamentali tratti della pastorale giovanile frattese. Il
contesto storico è quello della contemporaneità, dell’ambiente urbano che si
origina con i quartieri di nuova formazione, della scuola dell’obbligo e della
scolarizzazione di massa. L’educazione cristiana dei giovani richiede nuove
formule, soluzioni dedicate e sperimentazioni nella marea di proposte e di
modelli educativi alternativi. Profeticamente la Chiesa, con la sua tradizione
evangelica, etica e catechetica, si pone come elemento fondamentale della
‘comunità educante’ prefigurata nelle nuove metodologie educative. Don Angelo
Crispino (ordinato il 28 Giugno del 1964) alla sua opera educativa diede il
nome di “Oratorio don Bosco’,
recuperando un certo spirito emulativo dei suoi predecessori frattesi e la
proposta, sia pedagogica e sia spirituale. del santo torinese. La sua azione,
ispirata all’esempio di don Bosco, inaugurò a livello locale lo stile della
pastorale giovanile post-conciliare; uno stile che venne emulato da una
generazione di sacerdoti locali che si interessò dei problemi della
trasformazione sociale e della formazione dell’identità cristiana dei giovani;
uno stile che porta ancora i suoi frutti e che ancora si irradia dalla
sua parrocchia di M. SS. Assunta.
Il
luogo urbano di quell’esperienza ‘oratoriana’
rientra nell’ambito territoriale della Parrocchia di San Filippo Neri, il
Santo fondatore dell’Oratorio romano più antico; e l’intero quartiere, ‘Chiazzanova’, un tempo periferico, con
le sue problematiche giovanili ed educative si rivolge al suo centro storico ed
ecclesiale, per vivere nell’oggi del ‘novo
millennio ineunte’ nuove ed innovative
esperienze di vita urbana, spirituale ed educativa giovanile.
La
‘cordata degli educatori’ offre così nuovi
agganci di opere per la pastorale giovanile locale. Si tratta della realizzazione del
complesso di iniziative che si legano all’apertura dell’edificio parrocchiale
destinato dalla carità del donatore buonanima Sossio Formale, dall’impegno del
Parroco Mons. Nicola Giallaurito (ordinato il 28 Giugno 1968) e dalla
partecipazione concreta dei fedeli parrocchiani, ad essere l’Oratorio
Parrocchiale di Chiazzanova.
La
motivazione pastorale e pedagogica la leggiamo nella ‘Lettera ai giovani’ che d. Nicola ha scritto per chiamarli
all’esperienza oratoriana, e nel brano che la segue:
"VI
CONSEGNO L'ORATORIO!
Insieme abbiamo vissuto in spazi angusti, ma da che siamo cresciuti, ho voluto
una “casa” accogliente, la vostra casa: l’Oratorio che ormai è una realtà a
dispetto di quanti l’hanno osteggiata, una realtà che tutti vogliamo
vibri dei palpiti di questo nostro territorio che negli ultimi anni ha visto
una positiva trasformazione e in cui l’Oratorio diventa per il territorio
stesso e per l’intera città, luogo dove voi giovani potete
intrecciare relazioni positive, ricevendo una solida formazione al senso della
convivenza, della condivisione, del rispetto per l’altro, oltre alla possibilità di
approfondire il senso della vita secondo un orientamento cristiano. In un tempo
in cui è sotto gli occhi di tutti, una forte disgregazione sociale, con la
conseguente difficoltà a maturare appartenenze territoriali, l’istituzione dell’Oratorio come agenzia educativa ed
esperienza di coesione, si va rivalutando sempre di più. All’ombra dell’Oratorio, i giovani, ma anche gli
adulti, troveranno il gusto dello stare insieme uscendo dall’anonimato, condivideranno
esperienze, scopriranno di avere difficoltà e problemi comuni, troveranno
risposte adeguate ai tanti “perché” dell’esistenza. L’Oratorio vincerà la sfida che la
società odierna lancia a voi giovani, spesso confusi e disorientati, se saprà
diventare palestra di idee, finestra aperta sul mondo, luogo di riflessione e
di conoscenza, in un clima di sana e non vuota allegria, tipico del modello
primitivo di Oratorio voluto dal nostro Patrono e Protettore della gioventù:
San Filippo Neri. Nell’Oratorio c’è posto per tutti! Con il Gran
Maestro dico: “Venite e vedete”! Il senso e il segno delle mie fatiche negli
anni avvenire sarà ancora dar vita e far entrare la vita nell’Oratorio, rendendo voi giovani
protagonisti di progetti educativi che mirino a creare ponti anzitutto con le
famiglie, ma anche tracciando un cammino che aiuterà voi e i giovani che
saranno dopo di voi, a dare risposte esaurienti alle vostre domande di fede,
colmando i tanti vuoti esistenziali che l’età giovanile talvolta fa emergere
paurosamente e facendo in modo che l’Amore più grande riempia i cuori
di gioia e di pace."
Concetti
che offrono una risposta integrativa ai ragionamenti del monsignore sulla
pastorale giovanile:
"Perché l’Oratorio? Perché l’ho voluto ?
L’Oratorio
sarà un crocevia di giovani che nella vita quotidiana cercano un senso per la
loro esistenza. Sarà un luogo educativo che interpreta la vita del giovane e la
orienta alla vita credente. Non sarà la somma delle povertà della strada vista
come luogo del qualunquismo e dell’assenza di proposte e nemmeno il
prolungamento della sacrestia, intesa come somma di momenti di catechesi o
celebrazioni liturgiche per gli addetti al lavoro. Convinto che l’opera educativa
deve essere permanente, la parrocchia con il suo Oratorio in modo più incisivo
offrirà il servizio di essere accanto ai ragazzi, coinvolgendo i giovani e gli
adulti nell’opera di prevenzione verso le devianze, l’ozio, la droga, lo
spinello, l’apatia e la voglia di “dolce far niente” in cui essi entrano se non
stimolati e coinvolti in qualcosa di educativo, formativo ed impegnativo."
Il libro che ho ricevuto in dono consta di 50
pagine, con una bella copertina che fotografa la moderna struttura
dell’Oratorio e riporta la grande effigie maiolicata di San Filippo Neri con i
suoi ragazzi disegnati sullo sfondo della campagna romana. Contiene l’elenco di
tutti i benefattori, circa un migliaio, ed evidenzia nella dedica evangelica
del frontespizio la caratteristica principale dell’Oratorio: un’opera della
fede che vive.
Nessun commento:
Posta un commento