Durante
l'Anno paolino (2008-2009), indetto da Benedetto XVI per
celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo, la Diocesi di
Aversa fu inserita con qualche ritardo tra le Diocesi paoline dai
responsabili del Progetto Culturale della CEI in rete. Aversa
fu aggiunta alle tre (Siracusa, Reggio Calabria e Pozzuoli)
precedentemente riconosciute per la segnalazione delle iniziative
delle chiese locali accanto alle iniziative che si svolgevano a
Roma. La motivazione per l'individuazione delle Diocesi paoline
si legava al loro esser luoghi “ove san Paolo è passato o
soggiornato”, e Aversa non risultava ufficialmente tra queste,
pur essendo da secoli intitolata all'Apostolo.
Grazie
ad una comunicazione storiografica al Servizio nazionale per il
progetto culturale della CEI del sottoscritto che poneva la
questione di un probabilissimo passaggio di San Paolo per il
territorio diocesano antico, Aversa fu inserita tra le Diocesi
Paoline d'Italia; e sono note le iniziative religiose e culturali
come il Pellegrinaggio diocesano a San Paolo fuori le Mura e
la Mostra “Sulla via di Damasco”.
Ripropongo,
per un sempre doveroso approfondimento della storia della nostra
Diocesi, il nocciolo di quella comunicazione che fu corredata di
ampia bibliografia.
Questa
comunicazione ha solo il fine di chiarire il perché avevo chiesto
l’eventuale inserimento della Diocesi di Aversa tra le Diocesi
paoline (quelle “dove San Paolo è passato o ha
soggiornato”). Proprio per questo transito dell’apostolo
Paolo avevo chiesto l’inserimento.
La
diocesi di Aversa ha una espressa dedicazione al Santo perché
l’antico luogo di Sancte
Paule at Averze,
sito originario della Cattedrale e della stessa Contea aversana
fondata dai Normanni nel 1030, era la memoria paleocristiana e
devozionale del passaggio di San Paolo per la diocesi scomparsa di
Atella. Il sito si trovava sulla Via
Campana Antiqua
che, passando per Atella, congiungeva Pozzuoli a Capua per
intercettare l’Appia antica che poi portava a Roma. Non v’era
altra strada che al tempo di San Paolo portasse a Roma da Pozzuoli,
dove egli era rimasto una settimana secondo la testimonianza degli
Atti
degli Apostoli (At 28, 13-14
), essendo stata la via costiera Domiziana costruita qualche secolo
dopo.
Quando
nel 1053 fu istituito l'episcopato aversano, esso andava ad
esercitare le sue attività su un territorio molto vasto che era
stato teatro di molte vicende rilevanti dal punto di vista del
cristianesimo. In esso ebbero luogo varie testimonianze e passioni di
martiri dei primi secoli; ed esso rappresentò l'area della
costellazione di antiche sedi vescovili contornate da numerose chiese
sparse per le sue contrade.
A
detta dell'Ughelli (1595-1670), abate cistercense ed autore
che ampiamente trattò degli avvenimenti dell' Italia Sacra,
la diocesi di Aversa fu composta con 4 antiche sedi scomparse:
"Aversana
episcopalis dignitas quatuor in se episcopales sedes traxit:
Atellanam, Liternensem, Cumanam, Misenatem " (1).
La
diocesi rifondata non significò, infatti, la rifondazione del
cristianesimo sul territorio. Esso permaneva nei suoi luoghi
primordiali, nella santità dei suoi antichi martyria, nelle
espressioni delle devozioni ataviche; e manteneva antichi riferimenti
devozionali, pastorali e patristici, circa le origini e la diretta
derivazione apostolica (2).
I
riferimenti apostolici petrini e paolini, l'onore delle comunità dei
primi secoli, le antichissime segnalazioni del Martirologio
Geronimiano, le glorie memorabili e monumentali dei martiri
locali perseguitati nell'epoca pre-costantiniana, furono
caratterizzazioni del cristianesimo che continuarono a sussistere sul
territorio e a mantenere operanti le radici e le origini della fede
in questa parte della Campania.
Le
devozioni a San Paolo l'Apostolo, a San Sossio il
diacono di Miseno, a Santa Giuliana la cumana, a Santa
Fortunata la patriense, a Sant'Elpidio e a San Canione
vescovi dell'agro antico, si intrecciarono con le espressioni della
venerazione alla Madre di Dio e con le celebrazioni delle
santità emergenti. Questo intreccio caratterizzò il mantenimento
dell'antica sacralità dei luoghi rinomati, del fondamento di nuove
toponomastiche, dei legami forti con le altre antiche diocesi
circostanti, come la capuana, l'acerrana, la nolana, la puteolana e
la napoletana.
La
toponomastica alto-medievale (3), tra i secoli VI e X, infatti, lungo
le antiche direttrici viarie sorte in epoca romana nell'agro che sarà
poi occupato dalla diocesi aversana, annovera tra "varia
templa et monasteria" luoghi come “ecclesia S. Sossi in
Silice", "Cella S. Sossii in Liburia",
"Sanctum Paullum ad Averze", "sanctu Paulu
at Averse", "ecclesia b. Fortunatae",
"ecclesiam S. Elpidii".
La
diretta derivazione apostolica paolina dell’episcopato atellano, e
quindi di quello aversano, è stata una questione ampiamente trattata
dagli storiografi che hanno individuato un vasto repertorio,
documentario lapidario e monumentale favorevole. Tra le lapidi si
riporta soprattutto quella con l’epigrafe:
EGO
PAULO PR BF
[Ego
Paulo Presbyter beneficium feci]
La
lapide proveniva da una antica edicola diruta innalzata alla Beata
Vergine della Bruna, ove esisteva anche un monumento ancora più
antico dedicato a San Paolo apostolo. Essa nel 1737 fu infissa in un
muro della sacrestia di Santa Maria di Atella, officiata
all'epoca dai Padri di San Francesco di Paola. Furono questi
Padri a recuperare l'iscrizione e a collegarla con l'ospitalità che
il prete atellano aveva offerto all'Apostolo, quando questi sostò in
Campania nel 61 d. C.
Molto
probabilmente queste questioni sono ambiti di studio che si
ripropongono con connotazioni occasionali, per cui non si affermano
con una certa sistematicità. L’occasione dell’Anno Paolino
può essere uno stimolo per una maggiore conoscenza, oltre che
storica, anche spirituale della figura di San Paolo e della grande
devozione locale esistente nei suoi confronti.
Note
(1)
Cfr. F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae et
insularum adiacentum..., I-X , Venetiis 1717-1722.
in:
G. Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della Città di
Aversa, I-II, Napoli 1857. (Vol I p. 54).
(2)
Cfr. R. Calvino, Diocesi scomparse in Campania, Napoli 1969.
(3)
La terminologia e i toponimi si evincono dallo spoglio di una
consistente documentazione d'epoca registrata nelle antiche cronache
monasteriali meridionali, come il Chronicon Cavense, Volturnense
e Cinglese, nelle Storie, negli Annali, nei
Codici Diplomatici e nei Monumenti archivistici più
noti, come quelli di A. Di Meo, di B. Capasso, di A. Gallo e di atri
Autori che a vario titolo ne hanno trattato.
Per
le denominazioni riportate si confrontino:
F.
M. Pratilli, De Liburia Dissertatio, in Historia Principum
Langobardorum...,III, Neapoli MDCCLI.
A.
Salzano, Memorie Istoriche della Città di Aversa e delle
distrutte antiche città di Cuma, Atella, e Literno, I, Napoli
1829.
G.
Parente, op.cit.
A.
M. Storace, Ricerche storiche intorno al Comune di S. Antimo,
Napoli 1887.
R.
Calvino, op. cit.
E.
di Grazia, Le vie osche nell'agro aversano, in Rassegna
Storica dei Comuni (RSC) n. 5-6 (1969).
G.
Corrado, Le origini normanne di Aversa, in RSC n.2 (1970).
M.
Di Nardo, Il Duomo di Aversa, in RSC n. 4 (1970).
E.
di Grazia, Topografia storica di Aversa, in RSC n.2 (1973).
G.
Capasso, Afragola, Napoli 1974.
F.
Provvisto, Cenni storici e biografici su S. Elpidio Vescovo e
Confessore Patrono di Casapulla, S. Maria C.V. 1978.
G.
Genoni, Il cippo romano di S. Arcangelo, Marcianise 1987.
F.
E. Pezone, La via atellana, in RSC n.55-60 (1990).
F.
Di Virgilio, Sancte Paule at Averze, Parete 1990.
L.
Orabona, I Normanni la Chiesa e la Protocontea di Aversa,
Napoli 1994.
Nessun commento:
Posta un commento