martedì 29 gennaio 2013

Memoria ebraica in una pagina di storia frattese del XV secolo


I toponimi di un'antica piazza e di un antico palazzo del centro storico di Frattamaggiore ricordano alcuni avvenimenti successi alla fine del XV secolo e collegati con la presenza ebraica nel Regno di Napoli. Nel linguaggio popolare la piazza è ancora chiamata 'a chiazza r'o Vicario ed il palazzo è detto della Vicaria; sono diciture che persistono da oltre cinque secoli ed evocano storie e leggende nell'immaginario del paese.
A spiegare la provenienza di questi toponimi è il canonico Antonio Giordano rappresentante della storiografia napoletana dell'800, originario frattese e Bibliotecario della Reale Biblioteca Borbonica di Napoli. Nella sua monumentale opera di storia comunale (A Giordano, Memorie Istoriche di Fratta Maggiore, Stamperia Reale, Napoli 1834, pag. 119 e segg.) egli riporta alcuni brani delle Storie scritte in forma di Giornali di Giuliano Passero, cronista storico napoletano tra la fine del 400 e l'inizio del 500 (V. Passero Giuliano, Storie in forma di giornale pubblicate da Michele M.a Vecchioni, Napoli 1785, in 4° a fol. 56). I brani riguardano l'insediamento a Frattamaggiore del Tribunale della Vicaria, che fu costretto dall'infierire di un morbo pestilenziale a trasferirsi da Napoli in Provincia insieme con altre istituzioni del Regno. Per la stessa ragione la Corte si trasferì a Capua ed ad Aversa, la Sommaria si trasferì a Nola, e la Dogana si trasferì a Torre del Greco. Il cronista fa riferimento alla moria che travolse circa trentamila christiani e circa venticinquemila judei che all’epoca si trovavano a Napoli.


La notizia del Passero riportata dal Giordano si riferisce agli Ebrei che erano giunti a Napoli dopo l’espulsione dalla Sicilia e dalla Sardegna, isole che appartenevano al dominio spagnolo.
Sulle piste della ricerca storica che riguarda la presenza ebraica in Italia meridionale, si rinvengono fonti e documentazioni che riguardano la Puglia, la Calabria, la Sicilia, il Sannio e la Campania. In particolare in Campania la presenza delle comunità ebraiche è testimoniata nei diversi periodi storici ed in vari luoghi. Pozzuoli e l’area flegrea sono interessate dagli insediamenti ebraici fin dall’antichità cristiana (Atti degli Apostoli), come le aree bizantine e longobarde lo sono per il periodo altomedievale (Epistolario di papa Gregorio Magno). Dalla documentazione medievale, dal X al XIII secolo (Monumenta ducali, Chronicon monastici, Codici Diplomatici Normanno e Svevo) si evidenzia la presenza di floride comunità ebraiche e dei loro quartieri (giudecche) a Napoli, a Capua, a Salerno, ad Aversa e nell’area beneventana.
Altri riferimenti possono trarsi dalla storia moderna e dagli avvenimenti che portarono, tra XV e XVI secolo, tra espulsioni (decreto del 1542 del Vicerè Pedro De Toledo) ed accoglienze, ad un allontanamento degli ebrei dal Viceregno spagnolo di Napoli e alla formazione dei ghetti di Venezia e di Roma. Il regime borbonico favorì poi nel ‘700 il ritorno degli Ebrei a Napoli.



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