Nel Libro II dei suoi Dialoghi, il santo papa Gregorio Magno (540-604) ci narra la vita di San Benedetto da Norcia (480 – 550 ca.), del quale tesse le lodi esaltandone la santità in vita e l’opera della santa Regola dettata a i suoi monaci. Gli avvenimenti sono narrati al diacono Pietro che dialoga con il papa chiedendo di conoscere alcuni aspetti della vita del santo abate: “Veramente se alcuno vuol conoscere i costumi e la vita del santo con più accuratezza, può scoprire nell'insegnamento della regola tutti i documenti del suo magistero, perchè l'uomo di Dio non ha affatto insegnato diversamente da come è vissuto ".
La Vita di Benedetto, narrata da Gregorio, è completata anche con alcuni tratti fondamentali della Vita della sorella Scolastica (480-543 ca.). San Gregorio parla del Venerabile Padre che ha insegnato la Regola ai Monaci, così come l'ha vissuta e così come è andato concependola e realizzandola, a partire dalle esperienze di studio nella Roma dell'inizio del VI secolo. Negli ambienti culturali romani Benedetto, infatti, si muove criticamente come giovane intellettuale alla ricerca di Dio, preceduto sulla via religiosa dalla sorella Scolastica. La scelta religiosa vissuta in prima persona e la sua guida richiesta da numerosi monaci, lo conduce poi alla vita monastica, prima eremitica e poi cenobitica, vissuta allo 'Speco', nei primi monasteri di Subiaco, e nell’abbazia di Montecassino dove viene formalmente completata la sua Regula Monachorum.
Il Ritratto di Scolastica, breve ma intenso, appare verso la fine del lungo racconto di Gregorio:
Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero. Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo. Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte, ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero». Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove erano seduti. Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?». Ma ella gli rispose: «Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciami e torna al monastero». Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente fu costretto a rimanervi per forza. Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale. Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «Dio è amore», fu molto giusto che potesse di più colei che più amò. Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero, e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé. Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola. (Gregorio Magno, Dialoghi, II, 34).
La tradizione monastica cassinese antica (a partire dall’abate San Bertario del IX secolo) riteneva che Santa Scolastica fosse gemella di San Benedetto, che avesse seguito il fratello a Subiaco, e che si fosse stabilita con delle monache al monastero di Plumbariola vicino Cassino. La segnalazione della presenza di Scolastica accanto al fratello abate, consacrata fin dall’infanzia e solita incontrarsi con lui una volta l’anno nel suo monastero di monache, ha giustificato la sua santità discreta ed orante, modello stesso del monachesimo benedettino femminile. Si è verificata così una universale celebrazione di Santa Scolastica mai disgiunta dalla celebrazione di San Benedetto. La diffusione del suo culto ha sempre seguito le vie italiche ed europee del culto benedettino (Norcia, Roma, Subiaco, Montecassino, Italia, Francia, Inghilterra, Germania, ecc.). Alla fine del VII secolo reliquie della santa furono traslate a Mans, in Francia, ove fu eretto un monastero in suo onore; altre reliquie furono portate a Javigny, al tempo di Carlo il Calvo alla fine del IX secolo.
Un rilievo interessante circa il culto di Santa Scolastica si può operare lungo le vie della diffusione dei monasteri benedettini (la Terra sancti Benedicti che si estendeva dalla Campania alla Tremiti), sui tratturi abruzzesi e molisani della transumanza, e nei luoghi ove sono sorti le chiese e i chiostri dei cassinesi. In questi luoghi e su queste vie, specialmente quelle abruzzesi, si incontrano tradizioni e devozioni popolari che mettono in risalto la funzione di Scolastica come patrona della pioggia, dell’acqua e delle fonti, e come protettrice delle donne che allattano e delle donne sterili.
Un altro rilievo si può riscontrare nelle opere d’arte (affreschi, dipinti, monumenti, libri sacri) che a partire dal medioevo, nei luoghi della cultura benedettina (dal Sacro Speco a Cluny, da Montecassino ad Aversa), hanno esaltato e celebrato la figura della santa, sia da sola e sia accanto alla figura di San Benedetto, del cui ordine ella è considerata con-fondatrice.
Nell’epoca carolingia (IX-X secolo) la cultura cassinese, ambito della più sentita devozione alla santa, ebbe una particolare diffusione nella Campania longobarda e bizantina (Teano, Capua, Benevento, Salerno, Napoli), integrandosi con le esperienze monastiche volturnensi e basiliane.
In epoca normanna (XI – XII secolo) essa si consolidò nella stessa area come la fondamentale forma monastica ispirata alla regola di san Benedetto ed ebbe i suoi luoghi principali nel monastero dei Santi Sossio e Severino di Napoli e nei monasteri capuani ed aversani di San Lorenzo e di San Biagio delle monache.
Oggi la spiritualità con la preghiera rappresentano il campo privilegiato del culto a Santa Scolastica, che trova modi di esprimersi con esperienze intense e sentite (es.: Suore oblate di santa Scolastica, Sublacensi di Santa Scolastica, Benedettini di Montercassino). Altri onori per la santa provengono dalle chiese, dalle sedi monastiche e dalle attività (ad es. parrocchie, case religiose, missioni, città benedettine) intitolate al suo nome in ogni parte del mondo.
Tra le città benedettine ricordiamo anche Frattamaggiore che con la Basilica Pontificia di San Sossio, custode dei santi titolari del monastero napoletano (San Sossio martire e San Severino abate patrono dell’Austria), rappresenta un luogo d’incontro tra i valori storici del cristianesimo in Europa e la spiritualità ispirata alla preghiera e alla regola benedettina.
Sequenza di Santa Scolastica
O fiore del Paradiso, Santa Scolastica,
tu che fin dai primi anni, con la grazia del Signore,
ti donasti interamente all’esercizio dell’orazione,
per mezzo della quale meritasti poi
che Dio con un prodigio trattenesse con te
in quella notte il tuo fratello San Benedetto:
ottieni anche a noi il vero spirito di orazione
e di raccoglimento, onde possiamo sempre
camminare alla presenza di Dio.
Amen
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