sabato 18 febbraio 2012

Il percorso in Campania del culto di santa Giuliana


1. La santità al femminile riceve in Febbraio belle celebrazioni. Sante come Agata, Apollonia e Giuliana rimandano il ricordo delle Vergini Cristiane, martiri dei primi secoli, accomunate nella coraggiosa testimonianza di fede ed esprimenti patrocini particolari. 
Santa Scolastica, sorella di san Benedetto e patrona femminile del più importante ordine monastico, ci propone il fascino di una presenza discreta e potentissima capace di ottenere dal cielo il fragore della tempesta in onore dell'amore fraterno. La Madonna di Lourdes anima le lodi popolari pre-quaresimali e dona le anticipazioni spirituali delle aure primaverili e del soprannaturale. In questa santità al femminile che riceve vario onore nel territorio della diocesi di Aversa, una particolare menzione può farsi per Santa Giuliana. Ella è considerata una santa 'diocesana' dal momento che Cuma, la cui sede episcopale fu incorporata da quella aversana, per tutto il medioevo ne ha conservato le spoglie e la memoria devozionale.
2. La Santa fu martire a Nicomedia, città della odierna Turchia, nel 304-305. Ella, diciottenne, per amore della fede cristiana rinunciò al matrimonio con il prefetto Eleusio, e subì il martirio con il vescovo Antimo, con santa Barbara ed altri santi. Le sue spoglie furono venerate nella cattedrale di Cuma, oggi diruta, che le accolse dopo il naufragio della nave che le conduceva verso Roma. Giuliana venne subito venerata tra i santi e le sante più note del paleo-cristianesimo in Campania. 
La sua bella icona fu dipinta nel V secolo in una edicola a lei intitolata nelle catacombe di San Gennaro extra moenia a Napoli. Nella Napoli bizantina, Santa Giuliana, figura giovanile bella e brillante ed esemplare modello di Vergine Cristiana, suscitò una grande devozione popolare che fu sostenuta dalla monache del monastero di Donnaromita, le quali vivevano secondo i dettami della Regola di san Basilio. Quelle monache seguirono poi la Regola di san Benedetto e, custodendo il corpo della santa dopo la distruzione di Cuma, estesero ancora più la devozione in tutti i luoghi della cristianità europea ove viveva la testimonianza benedettina. Testimonianze del culto della santa si ritrovano così a Vallepietra e in Inghilterra, e sue reliquie a Perugia e a Verona. Il suo corpo, dopo una traslazione al monastero delle Clarisse di santa Chiara, si trova ora nella cripta di san Guglielmo del monastero benedettino di Montevergine. La devozione per questa Santa, che è patrona delle partorienti, è valorizzata oggi da riferimenti molteplici che attengono la spiritualità giovanile, l'ecumenismo, la storia del cristianesimo europeo, la storia locale e l’agiografia.
3. La cattedrale di Cuma, basilica cristiana dedicata ai santi martiri Massimo e Giuliana, i cui resti diroccati si osservano ancora sull’alto del colle prospiciente il litorale flegreo che guarda verso l’isola di Ischia, fu eretta nell’alto medioevo sulle vestigia di un antico tempio dedicato a Giove. Oggi il sito è considerato un luogo importantissimo nel panorama dell’archeologia campana perché rappresenta una testimonianza notevole sia dell’arte classica che dell’arte cristiana. Come principale luogo della devozione giulianea, la basilica cumana fu frequentata fino al primo decennio del XIII secolo, epoca in cui la città, contesa dalle contrapposte forze sveve e napoletane, fu teatro di battaglie e di distruzioni. Nel 1207 Cuma fu lasciata all’abbandono e le reliquie dei santi patroni Massimo e Giuliana furono traslate a Napoli. La popolazione si disperse per i territori della Liburia, e si trasferì in gran parte nell’agro di Giugliano, di Aversa, e nella Fratta atellana ove era già insediata dal IX secolo una componente proveniente da Miseno, città flegrea distrutta dai saraceni, e devota a San Sossio. In quella data l’episcopato cumano fu abolito, i beni ecclesiatici furono trasferiti alla sede metropolita di Napoli, e gran parte della giurisdizione territoriale rientrò nelle competenze della sede episcopale di Aversa.
Da quel tempo la città di Frattamaggiore celebra la Santa come sua patrona principale insieme con San Sossio, a testimonianza della sua leggenda d'origine che la vuole fondata da una componente di Miseno sfuggita alle incursioni saracene, e da una componente di Cuma portatrice della devozione giulianea. In realtà il culto della santa nell’area frattese era già documentato nel XI secolo (Regii Neapilitani Archivii Monumenta), e si consolidò con la provenienza da Cuma di quelle popolazioni che cercavano un nuovo e più sicuro insediamento. Di fatti nella documentazione storico-agiografica si evidenzia che la devozione giulianea nell’area frattese è menzionata prima di quella sossiana, la cui testimonianza più antica è ancorata al documento architettonico altomedievale costituito dal tempio patronale situato al centro della città.
La figura di santa Giuliana venne subito celebrata in quel tempio, nel santorale e nella principale iconografia religiosa frattese. Essa fu sicuramente presente nella grande raffigurazione absidale, in quella più antica che fu ripresa nel ciclo delle pale lignee medievali, poi nel grande quadro settecentesco del De Mura, e quindi nell’attuale grande mosaico della Scuola Vaticana.
In Fratta la Santa fu rappresentata anche nei quadri di G.B. Lama (1570) e di Luca Giordano; nell’affresco quattrocentesco e nella statua lignea del ‘500 della chiesa rurale a lei dedicata; in un busto reliquario argenteo del 600; nell’iconografia popolare delle cappelle e delle edicole votive, e nel lapidario del paese. L’Università frattese, ovvero l’antica municipalità, istituì per santa Giuliana, al pari di san Sossio, iniziative sociali, celebrazioni e festeggiamenti che ne evidenziavano il sentito patronato e la forte devozione popolare. La devozione frattese per santa Giuliana ha avuto modo di esprimersi così nei secoli con varie manifestazioni; e l’immaginario popolare frattese si è arricchito rispetto alla santa anche di una leggenda medievale (riportata da Pasquale Ferro) posta all’origine della fondazione della chiesetta rurale scomparsa da qualche decennio a causa dello sviluppo urbano: si tratta del sogno di una fanciulla a cui appare la santa che la incarica di farle costruire una chiesa.

Approfondimenti:
P. Saviano, Santa Giuliana vergine e martire, Frattamaggiore 1997
Alfredo Di Landa, Le reliquie di S. Giuliana V. e M. nel culto della storia. Quaderni del XVII Centenario del Martirio di S. Sossio, n. 2, Tip. Cav. Mattia Cirillo - Frattamaggiore 2006
Recensione di Fernando Angelino in Rassegna storica dei comuni



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