La
Festa
di Gesù risorto – La
festa che si celebra da qualche
secolo a Frattamaggiore con grande manifestazione di popolo, il
pomeriggio del Lunedì in albis, è espressione sinergica
dell'impegno e dell'interesse delle componenti religiose civili e
culturali del paese. Essa coinvolge la popolazione e le sue
generazioni, richiama gente ammirata da ogni dove, e da qualche
decennio ha assunto caratteristiche che valorizzano in maniera
innovativa un antico canovaccio congregazionale che la propone come
una forma di teatro religioso popolare.
Per
la sua realizzazione opera soprattutto la Basilica Pontificia di San
Sossio, che è depositaria delle strutture materiali della festa
(statue e strumenti), custode attenta e valorizzatrice del messaggio
religioso della tradizione originaria. Operano anche le altre
organizzazioni culturali del paese, come la Pro Loco e l'Istituto di
Studi Atellani, che curano della festa i significati culturali di
riflessione storico-sociale ed educativi. Ed operano le associazioni
popolari dei 'portatori' delle statue e dei volontari della
protezione civile.
La
festa si configura come un vero e proprio bene
culturale
meritevole di essere conosciuto, salvaguardato e valorizzato. Per
questa sua significazione fondamentale ed attuale essa è divenuta
anche un campo privilegiato dell'intervento del Comune, che non fa
mai mancare l'apporto politico ed organizzativo per la salvaguardia
della tradizione che viene considerata importantissima espressione
dell'identità storico-culturale della città.
Il
documento più antico - A metà del XVII secolo si
consolidò l’uscita in processione delle numerose congregazioni
locali nel Lunedì in albis per celebrare il mistero della
Risurrezione di Cristo. A questo proposito si legge nel Libro
Manoscritto dell’Oratorio della Madonna delle Grazie:
“Jesus
Maria - Si è concluso per li fratelli del nostro oratorio che si
invitino li fratelli della congregatione del santissimo Rosario a
favorire colla processione della resurretione di nostro Signore che
si fa hoggi Lunedì in Albis quale promettano fare ogni anno con
l’agiuto de idio osservando questa essere la nostra festa titolare,
onde per convenienza se ricevea, noi habiamo da precedere in questa
tantum con interponere decreto etiam del sig.r vescovo a nostre spese
e sì noi facessimo altre feste seu processioni non presumono
pretendere precedenza ma solamente questa tantum festa della
resurrectione nostra e non altra.
Dal
Nostro oratorio li 21 Aprile 1642 et così anco se habia da intendere
con tutte le altre congregationi. Io dottore Geronimo Capasso”
Il
nome e il significato della Festa
- La manifestazione è denominata nel gergo
popolare frattese antico come “sona
ca’ sceta” (fort.: “suona
con la tromba del risveglio”) che
annuncia l’incontro del popolo con il Risorto ed il suo
“ritrovamento”
nell’ambiente tipico, canapiero, paesano antico:
“l’hanno
truveto rint’ ‘a stoppa arravuglieto”.
Si
tratta di un “annuncio”
che coinvolge l’intera popolazione e che viene rimandato a voce
dalla folla da un luogo all’altro del paese il quale, così,
diviene lo scenario urbano del rincorrersi e del movimento concitato
dei “santi”,
sollevati in alto per essere visibili da tutti e trasportati a
spalla, i quali vanno alla
ricerca del Risorto, la cui presenza viene a lungo
confusamente segnalata tra loro fino al finale ritrovamento.
La
manifestazione assume in questo modo la funzione di partecipare
a livello popolare il sentimento di sbigottimento, di
sorpresa, e di religiosità, di fronte al ‘miracolo’ del
Lunedì dell’Angelo, di fronte al miracolo
del Cristo sottratto alla morte e presente misteriosamente
nella testimonianza di quelli che lo hanno visto vivente. Si vedono
così riverberare della Pasqua le dimensioni sacrali, celebrate nella
Liturgia ecclesiale e nella Sacra Scrittura, attraverso la
manifestazione spettacolare della fede popolare che ha modo di
attuare un particolare momento di comprensione e di attualizzazione
del mistero divino.
Tra
Storia, Fede e Tradizione. Tra queste tre dimensioni della
vita morale del popolo si può collocare questa bella manifestazione
della religiosità popolare che è la Festa del Gesù risorto del
Lunedì in albis a Frattamaggiore.
La
Festa ha una dimensione storica e rimanda alle antiche
relazioni sociali ed organizzative che si realizzavano tra le
componenti del popolo frattese, tra Clero ed Eletti, tra Religiosi e
Laici.
Le
Congreghe erano proprio strutture intermedie tra Chiesa ed
Universitas che consentivano una partecipazione diffusa della
gente alle problematiche della sacralità religiosa e del potere
civile.
La
Festa fu istituita nel '500 come celebrazione popolare del mistero
della risurrezione e si avvalse del contributo di tutte le Congreghe
che operavano nell'ambito della vita religiosa e culturale
dell'antico casale.
Dai
Registri della Chiesa di San Sossio si possono leggere le
Cronache documentate dei Parroci dell'epoca. Dai libri
delle Congreghe si possono anche individuare altri riferimenti
storici e culturali. Si ritrovano documentazioni nelle opere degli
storici locali; di Giordano, Ferro, Capasso, Costanzo, e nelle opere
di storiografia contemporanea.
La
Festa ha anche una annotazione letteraria nella descrizione
ottocentesca di Francesco Torraca che la considerava nel novero delle
feste e dei riti pasquali del napoletano e della Campania.
La
Festa ha una dimensione di fede e rappresenta un modello
di catechesi popolare sul tema e sul mistero della Risurrezione di
Gesù. Alla maniera medievale della “Bibbia dei Poveri”,
del “Dramma Sacro” e della “Lauda Francescana”,
essa rappresenta visivamente e con il coinvolgimento del popolo e del
paese il racconto del Vangelo.
Con
gli effetti di una certa spiritualità, la fede antica vissuta dai
Padri ci viene trasmessa oggi con uno schema ed una modalità
che assomiglia ad un canovaccio teatrale che si avvale del linguaggio
delle vie e dei luoghi e delle strutture umane del paese antico per
rendere comprensibile a tutti lo stupore degli Apostoli, la gioia
della Maddalena e di Maria, le Meraviglie del Signore che si
realizzano con la Risurrezione e con l'incontro con il Risorto.
La
Festa ha una dimensione tradizionale e svolge una funzione
educativa e di legame tra le generazioni del paese. In questo senso
essa può essere considerata un vero e proprio Bene Culturale,
un complesso di valori da trasmettere con la conoscenza, la
partecipazione e con la valorizzazione etica. Ciò è testimoniato
dal grande coinvolgimento di tutte le componenti del paese, delle
famiglie, dei padri e dei figli, degli anziani e dei giovani, che
ritrovano nella Festa un occasione per dialogare e ritrovare insieme
una identità comune, morale, religiosa e civile.
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