venerdì 5 ottobre 2018

Pastorale missionaria e vita buona del Vangelo


Sono le tematiche ispirative dell’Anno Pastorale 2018-19 della Diocesi di Aversa. Esse hanno avuto una importante elaborazione preparatoria negli anni pastorali precedenti, riferiti agli Orientamenti della CEI per il decennio 2010-2020, e sono state poste all’orizzonte delle iniziative del nuovo anno che è iniziato con il Convegno Pastorale del 29 settembre 2018 in Cattedrale, durante il quale Mons. Nunzio Galantino ha svolto una relazione sul tema della “Parrocchia, Chiesa missionaria in un mondo che cambia”. Questo tema ha inteso riproporre il senso degli argomenti della nota pastorale della CEI del 2004: Il volto missionario della Parrocchia in un mondo che cambia.
Nel documento del Vescovo Angelo Spinillo contenente le Indicazioni per il Convegno Pastorale 2018 si leggono in sintesi il percorso preparatorio e gli intendimenti generali:


Con la partecipazione di una amplissima assemblea il Convegno è iniziato con la preghiera dei Primi Vespri della XXVI Domenica del Tempo Ordinario. Il Vescovo Spinillo ha introdotto con una comunicazione puntuale circa il cammino pastorale della Diocesi. Il Vescovo Nunzio Galantino, Presidente del Patrimonio della Sede Apostolica, e relatore ospite centrale, ha sviluppato una riflessione approfondita rileggendo il tema del Convegno nello spirito del magistero del Santo Padre: “la Parrocchia Chiesa missionaria in un mondo che cambia – Il rinnovamento missionario della Chiesa italiana alla luce di Evangelii Gaudium. Con questa rilettura egli ha potuto arricchire il suo intervento e riferirlo efficacemente al discorso teologico e pastorale iniziato con il suo libro pubblicato dalle Paoline nel marzo scorso: Il rinnovamento missionario della Chiesa italianaL’intervento introduttivo del Vescovo Spinillo ha riguardato vari punti: i saluti alle realtà diocesane partecipanti al Convegno, la comunicazione circa l’istituzione dell’Istituto Teologico Superiore Interdiodiocesano di Scienze Religiose, il percorso pastorale della Diocesi fatto di dialogo e di testimonianza, il Sinodo dei Giovani, la partecipazione alle Giornate nazionali; l’indicazione della Parrocchia come “realtà concreta del Popolo di Dio in cammino verso la salvezza”; la Nota Pastorale della CEI del 2004 e i riferimenti alla “Gioia del Vangelo” che caratterizza il rinnovamento missionario nella rilettura tematica proposta da Mons. Galantino. Gli spunti del Vescovo Spinillo sono in parte rileggibili anche nella Scheda preparatoria della proposta del Convegno 2018:


La relazione di Mons. Nunzio Galantino, dopo i saluti all’assemblea e all’ “amico e confratello” vescovo Spinillo, ha assunto i toni di una serie di “riflessioni” sulla tematica proposta. Ha riguardato la considerazione della Nota Pastorale della CEI come il “documento più vicino, per linguaggio e prospettive alla Evangelii Gaudium di Papa Francesco”. Egli ha raccolto l’invito del Santo Padre a liberarsi dalle “prigioni mentali” che diventano “prigioni del cuore” ed impediscono di riscoprire il motivo fondamentale dell’azione missionaria ed evangelizzatrice: conoscere e far conoscere Gesù. Egli ha detto tra l’altro: “con tutto il rispetto per ciò che si fa - in termini di azione pastorale - se non viene fatto per Gesù non serve a niente”. E’ quindi importante “riportare al Centro del Vangelo la Parrocchia, annunciare la Parola, testimoniare la salvezza ricevuta”. L’azione pastorale si motiva e si identifica con “il desiderio di mantenere il Vangelo al centro della Vita ecclesiale”. “Ricalibrare tutto in base al Vangelo” ; “ritrovare l’amore abbandonato della Chiesa: la passione per la sua missione”; riscoprire il “cuore” e “imparare dal cuore”; “costruire il mondo con il Vangelo e con la ragione”. “Sviluppare il discepolato del cuore”, “fissare lo sguardo sul Cristo”, “imparando da Lui”, “toccando i lebbrosi, i malati”. “Divenire credenti adulti nella fede” , “avere ansia e desiderio e vita per la missione”. Essere “una Chiesa in uscita, con umiltà e docilità allo Spirito” che superi il dilemma “missione/autopreservazione” e “la routine”.
Per le sue coinvolgenti riflessioni Mons. Galantino ha fatto riferimento ad alcuni punti della EG, e tra questi riporto i seguenti riguardanti la spiritualità missionaria:

166. Un’altra caratteristica della catechesi, che si è sviluppata negli ultimi decenni, è quella dell’iniziazione mistagogica, che significa essenzialmente due cose: la necessaria progressività dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità ed una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana. Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati interpellare dalla necessità di un rinnovamento mistagogico, che potrebbe assumere forme molto diverse in accordo con il discernimento di ogni comunità educativa. L’incontro catechistico è un annuncio della Parola ed è centrato su di essa, ma ha sempre bisogno di un’adeguata ambientazione e di una motivazione attraente, dell’uso di simboli eloquenti, dell’inserimento in un ampio processo di crescita e dell’integrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino comunitario di ascolto e di risposta.

259. Evangelizzatori con Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione corre il rischio di rimanere vuota e l’annuncio alla fine è privo di anima. Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.

261. Quando si afferma che qualcosa ha “spirito”, questo indicare di solito qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria. Un’evangelizzazione con spirito è molto diversa da un insieme di compiti vissuti come un pesante obbligo che semplicemente si tollera, o si sopporta come qualcosa che contraddice le proprie inclinazioni e i propri desideri. Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo e di vita contagiosa! Ma so che nessuna motivazione sarà sufficiente se non arde nei cuori il fuoco dello Spirito. In definitiva, un’evangelizzazione con spirito è un’evangelizzazione con Spirito Santo, dal momento che Egli è l’anima della Chiesa evangelizzatrice. Prima di proporre alcune motivazioni e suggerimenti spirituali, invoco ancora una volta lo Spirito Santo, lo prego che venga a rinnovare, a scuotere, a dare impulso alla Chiesa in un’audace uscita fuori da sé per evangelizzare tutti i popoli.

262. Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano. Dal punto di vista dell’evangelizzazione, non servono né le proposte mistiche senza un forte impegno sociale e missionario, né i discorsi e le prassi sociali e pastorali senza una spiritualità che trasformi il cuore. Tali proposte parziali e disgreganti raggiungono solo piccoli gruppi e non hanno una forza di ampia penetrazione, perché mutilano il Vangelo. Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia. Nello stesso tempo «si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità, oltre che con la logica dell’Incarnazione»C’è il rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione, perché la privatizzazione dello stile di vita può condurre i cristiani a rifugiarsi in qualche falsa spiritualità.

263. È salutare ricordarsi dei primi cristiani e di tanti fratelli lungo la storia che furono pieni di gioia, ricolmi di coraggio, instancabili nell’annuncio e capaci di una grande resistenza attiva. Vi è chi si consola dicendo che oggi è più difficile; tuttavia dobbiamo riconoscere che il contesto dell’Impero romano non era favorevole all’annuncio del Vangelo, né alla lotta per la giustizia, né alla difesa della dignità umana. In ogni momento della storia è presente la debolezza umana, la malsana ricerca di sé, l’egoismo comodo e, in definitiva, la concupiscenza che ci minaccia tutti. Tale realtà è sempre presente, sotto l’una o l’altra veste; deriva dal limite umano più che dalle circostanze. Dunque, non diciamo che oggi è più difficile; è diverso. Impariamo piuttosto dai santi che ci hanno preceduto ed hanno affrontato le difficoltà proprie della loro epoca. A tale scopo vi propongo di soffermarci a recuperare alcune motivazioni che ci aiutino a imitarli nei nostri giorni.

267. Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama. In definitiva, quello che cerchiamo è la gloria del Padre, viviamo e agiamo «a lode dello splendore della sua grazia» (Ef 1,6). Se vogliamo donarci a fondo e con costanza, dobbiamo spingerci oltre ogni altra motivazione. Questo è il movente definitivo, il più profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesù ha cercato nel corso di tutta la sua esistenza. Egli è il Figlio eternamente felice con tutto il suo essere «nel seno del Padre» (Gv 1,18). Se siamo missionari è anzitutto perché Gesù ci ha detto: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto» (Gv 15,8). Al di là del fatto che ci convenga o meno, che ci interessi o no, che ci serva oppure no, al di là dei piccoli limiti dei nostri desideri, della nostra comprensione e delle nostre motivazioni, noi evangelizziamo per la maggior gloria del Padre che ci ama.

276. La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo.

Sul portale della Diocesi è stato divulgato un video relativo all’intervista di Mons. Galantino condotta dall’Ufficio Comunicazioni Sociali sul tema del Convegno Pastorale. Molti media hanno dato l’annuncio dell’evento diocesano e sui social si possono leggere commenti e alcune cronache interessanti. Tra queste riporto quella scritta da Mons. Angelo Crispino sulla sua pagina personale:








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