La
sera del 4 Ottobre 2013, giorno dedicato a San Francesco d'Assisi,
molte decine di migliaia di persone, di ogni età e professione,
clero diocesano, religiosi e laici, hanno preso parte alla “Marcia
per la vita” da Orta di Atella al Santuario di Campiglione di
Caivano. Circa 5 chilometri di cammino percorso per manifestare
contro la devastazione del territorio rurale a causa dei
sotterramenti e dei roghi dei rifiuti tossici e per ergersi a difesa
della salute sempre più mortalmente minacciata dall'inquinamento
ambientale. Il concetto mediatico diffusosi da qualche anno è quello
della “terra dei fuochi”, frontiera di una campagna di denuncia e
di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, e di stimolo alle
istituzioni, che ha preso consistenza crescente grazie all'opera e
alla testimonianza del parroco d. Maurizio Patriciello e della sua
comunità al 'Parco verde' di Caivano. La stessa Diocesi ha fatto
dell'argomento ambientale locale uno dei temi fondamentali della sua
azione pastorale che si ispira al magistero teologico della
'Salvaguardia del Creato'.
La
“mobilitazione civile” è la categoria concettuale con cui il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto salutare con una lettera a
don Maurizio l'iniziativa della “Marcia per la vita”.
Il
“movimento nuovo” che caratterizza la partecipazione dei fedeli
alla vita diocesana è stata la categoria utilizzata dal Vescovo di
Aversa Angelo Spinillo per raccogliere la speranza e dare senso
religioso alla grande partecipazione popolare che ha animato la
“Marcia per la vita”.
Seguono
le parole di Giorgio Napolitano, scritte a don Maurizio, le parole
della riflessione poetica letta da don Maurizio la sera della
“marcia” sulla piazza del Santuario di Campiglione, e le parole
di benedizione dette nella stessa occasione a conclusione della
serata dal Vescovo Angelo Spinillo.
Le
parole del Presidente Giorgio Napolitano
Caro
don Patriciello, ho ricevuto la cortese lettera con la quale mi
conferma l'imminente avvio della "Marcia per la vita"
organizzata per il 4 ottobre prossimo. Confido vivamente che essa
contribuisca nello spirito costruttivo che avverto nella Sua lettera,
a consolidare quella mobilitazione civile necessaria a ben orientare
le condotte di ciascuno - cittadini, imprese, istituzioni, operatori
- verso il comune obiettivo di dare soluzioni concrete a situazioni
critiche di grande complessità.
Giorgio
Napolitano
La
riflessione poetica di d. Maurizio Patriciello
TERRA
MIA
Terra.
Terra mia. Terra nostra. Terra martoriata e bella. Terra di fumi e di
veleni. Dolcissima amica dei miei antenati. Oggi tanto umiliata e
calpestata. Gemi. Fino al cielo sale il tuo lamento. Boccheggi. Ma
ancora non ti arrendi. Lotti. Fino allo stremo ti difendi. Non vuoi
morire. Madre. Sorella. Figlia. Compagna dei miei infantili giochi.
Ci hai fatto da nutrice. Quando il cuore scoppiava di allegria. E
quando il dolore ci faceva piangere a singhiozzi. Ci hai donato l’
aria per vivere e la gioia di cantare. Ti facevi soffice per non
farci fare male. Fertile per darci pane da mangiare. Terra. Terra
mia. Terra nostra. Terra elegante e vanitosa. Il tuo manto verde in
primavera, a giugno si faceva giallo come l’oro. In autunno
riempivi la cantine. Di profumi, di mosto e di buon vino. Che festa!
Che gioia! Che incanto! Che sapori! Terra mia. Terra dei padri miei.
Terra dei figli miei. Figli impoveriti. Maltrattati. Rapinati. Siamo
stati con loro cattivi più del lupo. Oggi ti sfuggono. Di te hanno
paura. Ti abbandonano. Partono per altri lidi. Terra mia. Terra
avvelenata. Insultata. Sfregiata. Ti hanno insozzato il vestito della
festa. Hanno annerito il tuo cielo bello come il mare. Ritorna,
terra, ad essere nostra amica. Con vergogna ci battiamo il petto. La
tua agonia ci addolora. La tua morte ci condanna a morte. Se tu
risorgi, noi speriamo ancora. Ritorna, terra, alla vocazione antica.
Fallo per loro. Per i figli che non abbiamo amato. Fallo per loro.
Già troppo sono stati derubati. Allarga ancora, signora, le tue
braccia. E quel cuore sconfinato, immenso come Iddio. Terra. Terra
nostra. Terra mia.
Padre Maurizio PATRICIELLO
La
conclusione benedicente del Vescovo Angelo Spinillo
Concludiamo
questo nostro momento nella foma più semplice. Vi confesso una
tentazione. Cinquant'anni fa un papa affacciandosi da una finestra
una sera di ottobre parlò della luna che guardava un movimento nuovo
nella storia. Noi non la vediamo questa sera la luna. Ma il movimento
nuovo nella nostra storia ci sta. E siamo noi. E se allora il papa
Giovanni XXIII annunziava questo cammino che sperava fatto da una
umanità credente, una umanità capace di annunziare una pace nuova
sulla terra, ecco noi questa sera in questo luogo siamo un poco come
coloro che possono dire che mai nella nostra terra si è visto un
movimento così. E allora fratelli carissimi non possiamo sprecare
questa occasione. Dobbiamo davvero da oggi in poi essere nuovi. Nuovi
nel nostro amare la terra. Nuovi nel custodirla come un dono
prezioso. Chi custodisce e ama la terra ama Dio che l'ha creata e che
ce l'ha donata. Chi continua ad inquinarla è in peccato mortale: è
contro Dio e contro gli uomini. 50 anni fa, 51 per la precisione,
papa Giovanni concluse invitando tutti a ritornare a casa con una
speranza nuova nel cuore, e usò quell'espressione che tutti
ricordate: “portate una carezza ai bambini”. Non oso ripetere le
stesse parole di Giovanni XXIII, ma auguro a tutti di portare nel
cuore davvero questa speranza nuova che dipende solo da noi, in gran
parte da noi, per la vita dei nostri ragazzi e dei nostri figli. E su
questo grande, immenso, desiderio di vivere che tante volte abbiamo
invocato questa sera, vi prego di accogliere ciò che solo posso
darvi, con tutto il cuore: la benedizione di Dio.
Angelo
Spinillo
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