MEMORIA
La
memoria ufficialmente condivisa del sacerdote Domenico Padricelli
(1935-2000) è leggibile sul portale della Parrocchia del SS.mo
Redentore di Frattamaggiore in Diocesi di Aversa (vedi:
parrocchiassredentore.it).
Soprattutto quella che riguarda gli anni in cui egli fu parroco
(1968-2000). Grazie al devoto omaggio tributatogli dal fratello don
Antonio Padricelli, suo successore alla guida parrocchiale, e dalla
comunità ecclesiale che continua a vivere nello spirito impresso e
testimoniato dalla pastorale di don Mimì, si possono leggere molte
sue omelie e scorrere una vasta galleria di foto e di testimonianze.
La
figura di don Mimì è oggi particolarmente ricordata dalla numerosa
schiera dei giovani che negli anni 60’ del secolo scorso vissero
l’esperienza dell’Azione Cattolica giovanile (GIAC) nella
Parrocchia cittadina di San Rocco, quando giovane sacerdote
collaboratore del parroco Giuseppe Ratto fu loro assistente
ecclesiastico. Questi, tra i quali ci sono anche io, lo ricordano
comunitariamente e personalmente sia come amico più grande, e sia
come padre spirituale che ha orientato il loro cammino di fede e di
vita ecclesiale.
Oggi, quasi tutti di età intorno ai settant’anni,
e grazie ai social, hanno dato vita ad un dialogo commemorativo ed
attuale per verificare i persistenti valori e i percorsi di vita
sviluppati grazie anche all’esempio e alla guida di don Mimì. E lo
vogliono ricordare (il 27 settembre 2019) con una celebrazione
eucaristica, in suffragio anche di Michele Imbembo, Antonio Del Prete
e di altri defunti che facevano parte della GIAC, e con un ritrovarsi
insieme in San Rocco nella preghiera e nella riflessione ecclesiale.
Per
l’occasione ho voluto recuperare qualche spunto autobiografico di
don Mimì e qualche significativo contenuto scritto e trasmesso con
il suo insegnamento.
CENNI
BIOGRAFICI
Domenico
Padricelli nacque il 13 Aprile del 1935. Compì gli studi teologici
al Seminario di Salerno e, a 24 anni, il 12 Luglio 1959 fu ordinato
sacerdote nella Cattedrale di Aversa dal Vescovo Antonio Teutonico.
Insegnò Religione nelle Scuole Statali e Materie Letterarie al
Seminario di Aversa. Fu Assistente spirituale degli allievi
dell’Istituto delle Suore Piccole Ancelle di Cristo Re in
Frattamaggiore. Fu Assistente Ecclesiastico dei Giovani della GIAC di
San Rocco in Frattamaggiore. A 32 anni, il 7 Novembre 1967, fu
nominato Parroco del SS. Redentore e il 7 Gennaio 1968 ne prese il
possesso canonico. Mori il 5 Aprile del 2000.
Dalle
sue omelie e dai suoi scritti pubblicati sul portale del SS.mo
Redentore, si ricavano brani che riguardano la sua biografia, la sua
spiritualità ed il suo insegnamento.
OMELIE
Don
Mimì ricorda gli anni al Seminario di Salerno nel giorno
dell’accoglienza del vescovo Mario Milano, che fu suo compagno
negli studi teologici e ordinato un anno dopo don Mimì:
BENVENUTO!
(15/11/98)
Eccellenza
Rev.ma, grandissima è la gioia, che io provo per la Sua presenza qui
tra noi, quest'oggi. E il cordialissimo benvenuto, che io Le rivolgo
anche a nome dell'intera comunità parrocchiale del SS. Redentore è
lo specchio fedele di questa gioia.
Grazie,
Eccellenza , per essere venuto con sommo piacere e per amministratore
il sacramento della Confermazione e per incontrarsi, per la prima
volta, coi fedeli di questa Parrocchia e per stare più a lungo con
me, suo ex-compagno di SEMINARIO. Eccellenza, mi permetta, all'inizio
della sacra liturgia eucaristica, di dire, alla presenza di tanti
fedeli, della grande amicizia che ci lega sin dagli anni di
Seminario, ove abbiamo compiuto insieme gli studi teologici, ove
abbiamo ricevuto la necessaria formazione per accedere al sacerdozio!
Come non ricordare il Suo e mio padre spirituale (Mons. Gian Luigi
Fontana, cui Dio conceda ancora molti anni di vita perché ci guidi
con i suoi saggi consigli)? Come non ricordare il rettore del
Seminario Mons. Antonio Verrastro, di felice memoria; e i professori
e i compagni di studio?
Chi
mai avrebbe pensato che uno di questi sarebbe un giorno diventato
“mio” Vescovo? Chi mai avrebbe pensato che lo studente di
teologia Mario Milano, sarebbe diventato arcivescovo-vescovo della
diocesi di Aversa?
Eccellenza,
mi scusi se, sia pure brevemente, mi sono lasciato prendere dall'onda
dei ricordi. “Os loquitur ex abundantia cordis”!
Nel
25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale (12 Luglio 1984)
don Mimì volle fare memoria di quel giorno ed offrire la
testimonianza di una bella riflessione sul sacerdozio e sulla sua
vita sacerdotale:
Il
12 luglio 1959, nella cattedrale di Aversa, dal Vescovo A. Teutonico
ricevetti la S. Ordinazione Sacerdotale.
Sicché,
da quella data son trascorsi ben 25 anni, vissuti, grazie a Dio,
senza alcun rimpianto.
Per
l'occasione, sento il bisogno di riflettere sulla vera identità del
sacerdote alla luce del Vangelo, del Vaticano II, dei continui
insegnamenti del Papa e dei Vescovi e della mia esperienza pastorale.
Innanzitutto, il sacerdote non è - non deve essere - un mestierante,
un tecnico, un professionista, un sindacalista, un tuttofare, un
“manager”.
Il
sacerdote non deve imitare completamente i laici nei loro metodi e
nel loro linguaggio. Il sacerdote non deve, magari col pretesto di
conquistare anime, accondiscendere ai gusti della gente, confondendo
ciò che piace con ciò che giova: finché si accontentano i gusti
della gente - che si pasce solo di esteriorità e di cose materiali,
per non dire di peggio, - non si miglioreranno mai le persone, non si
formeranno mai degli autentici cristiani. Il volere ad ogni costo
accontentare i gusti della gente non è espressione di modernità, ma
di mondanità.
Il
sacerdote non deve temere la impopolarità, perché non è la
popolarità, non è il plauso della gente, non è il rumore che si
fa, che garantiscono la retta impostazione e l'efficacia dell'opera
apostolica di un sacerdote.
La
missione .del sacerdote oggi è più che mai attuale; il mondo ha,
più che mai, bisogno della testimonianza e della parola del
sacerdote, a condizione, però, che questi resti fedele all'essenza
della sua vocazione, che sarà sempre quella di vivere senza riserve
per Dio e per le anime, quella di essere uomo di preghiera, quella di
annunciare il Vangelo - tutto il Vangelo -, quella di amministrare i
Sacramenti, di dedicare un amore speciale per i poveri, per gli
emarginati, per gli infermi.
Il
sacerdote deve tendere alla santità più dei laici. Senza questo
anelito di santità, egli è nulla; senza l'ideale di santità, il
suo impegno nelle opere e nelle strutture apostoliche, anche se
aggiornate, è destinato ad impoverirsi e, a lungo andare, ad
inaridirsi.
Nella
ricorrenza del mio giubileo sacerdotale rinnovo, in modo più
convinto e deciso, il "sì" che pronunziai all'altare della
S. Ordinazione.
Sì,
io intendo andare avanti con retta intenzione. E Dio mi conceda di
cadere sulla breccia! E ciò che di penoso mi accadrà, sia come
legna sul fuoco del mio amore divino: che io mi mantenga acceso sino
a consumarmi d'amore e nell'amore, nel nascondimento!
Non
fu così di Gesù? Non disse Gesù: “Attirerò a me le anime
dall'alto della Croce”?
Non
è forse vero che le ingratitudini e le incomprensioni, amate ed
accettate per Gesù, sono feconde di conversioni e di salvezza?
Nel
31° anniversario (7 gennaio 1999) della sua entrata come parroco del
SS.mo Redentore, don Mimì narrò brevemente il suo percorso di vita
sacerdotale e offrì ancora una riflessione molto significativa per
la spiritualità e per la pastorale parrocchiale:
Il
7 gennaio 1968 (31 anni fa), presi possesso canonico di questa
parrocchia (cioè diventavo parroco, a pieno titolo, di questa
chiesa), succedendo al parroco Gennaro Pezzullo, che aveva rassegnato
le dimissioni per motivi di età avanzata e di salute malferma.
Diventavo, ancora giovanissimo sacerdote, parroco, dopo di aver
svolto delicati incarichi, quali l'insegnamento di religione nelle
scuole statali e di materie letterarie del Seminario di Aversa, e
l'assistenza spirituale agli allievi dell'Istituto delle Suore
“Piccole Ancelle di Cristo Re”, e ai Giovani di Azione Cattolica
nella parrocchia di San Rocco, in Frattamaggiore.
Mentre
ricordo con gratitudine il Vescovo Cece, di venerata memoria, che mi
volle, ad ogni costo, parroco di questa Chiesa, RINGRAZIO DIO per
avermi aiutato in questi anni nell'esercizio della mia missione di
parroco, e RINNOVO i propositi, che feci nel lontano 7 gennaio 1968
durante la Messa , che celebrai allora, per la prima volta come
parroco di questa Chiesa; ecco: mi impegno ad essere, con l'aiuto di
Dio, sacerdote, sempre e solo sacerdote, pronto a dare e a darmi, per
amore, alle anime. Non vorrò essere un prete semplice FUNZIONARIO,
né un prete tutto-fare. Vorrò evangelizzare, predicare – con
l'esempio e la parola – il Vangelo nella sua interezza e nella sua
autenticità, senza temere le critiche, la impopolarità, perché non
è il plauso della gente, non è il rumore di ciò che si fa che
garantiscono la retta impostazione e l'efficacia dell'apostolato di
un parroco. “Guai a voi – disse Gesù quando tutti diranno bene
di voi” (Lc. 6, 25) e “Il bene fa poco rumore, il rumore fa poco
bene” ha scritto l'abate Chautard.
Vorrò
essere “uomo di preghiera” e, docile alla volontà di Dio agire
in piena sintonia con gli insegnamenti del Papa e dei Vescovi. Che
Dio mi aiuti a non cedere allo scoraggiamento di fronte agli
insuccessi e alle difficoltà dell'apostolato che Dio mi aiuti ad
essere fedele a tutti i miei impegni, fino a quando Egli vorrà, fino
a quando il Vescovo vorrà.
E
a voi fedeli rinnovo l'invito a collaborare, ad aiutarmi, perché un
parroco non può fare tutto da sé e perché la parrocchia SIETE VOI.
Se volete che la parrocchia viva, dovete lavorare anche voi,
collaborando in diversi modi. Lo so: queste cose le ho dette tante
volte con scarsi risultati. Ricordate: un vero cristiano non può
pensare solo a sé, non può essere semplice spettatore in una
comunità parrocchiale. DUNQUE, ci si svegli tutti dal letargo, ci si
mobiliti un po' tutti! Basta che mi chiediate, fuori di Messa, che
cosa c'è da fare!
TUTTI
– PARROCO E FEDELI – AL LAVORO! Perché…SENZA LA PARTECIPAZIONE
DI TUTTI NON C'È VERA COMUNITÀ PARROCCHIALE.
Tra
le omelie di don Mimì che si leggono sul portale del Redentore, si
ritrova qualcuna
ricca di spunti esortativi per la catechesi ai giovani. Personalmente
con questa lettura mi pare di riascoltare l’insegnamento da lui
ricevuto insieme con gli altri giovani della GIAC San Rocco, quando
egli era nostro Assistente e ci invogliava ad integrare la nostra
riflessione, sulla fede e sul discernimento vocazionale, con la
lettura di opere spirituali (Imitazione di Cristo) e di libri
dedicati alla guida e alla formazione dei giovani (in particolare
quelli scritti e dedicati ai giovani da mons. Toth Tihamer):
GIOVANI
!
“ Maestro,
che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna ? ” (Mt.
19, 16 ss).
Anche
ciascuno di voi si pone di simili interrogativi: “Qual è il senso
della vita? In che direzione orientarla? Su quale fondamento devo
costruirla ? Su quali mezzi fare affidamento? Se desiderate, GIOVANI,
trovare una risposta a tali domande, che forse angosciavano anche il
giovane del Vangelo, AVVICINATEVI - come questi - al Maestro, CERCATE
CRISTO, che è maestro, modello, amico, CRISTO, che è colui che ha
parole di vita eterna.
Cercatelo
nella preghiera, nel dialogo sincero ed assiduo con Lui!
Cercatelo
nella Sua Parola, nei Vangeli!
Accostatevi
ai Sacramenti della Confessione e dell'Eucaristia!
Così
troverete risposta a tutte le vostre inquietudini e scoprirete con
gioia che la coerenza di vita, ch'Egli ( Gesù ) vi chiede, è la
porta per ottenere la realizzazione degli aneliti della vostra anima
.
“SE
VUOI ENTRARE NELLA VITA, OSSERVA I COMANDAMENTI”, rispose Gesù al
giovane.
Cari
giovani, per entrare nella vita, per giungere al Cielo, bisogna
osservare i Comandamenti (“NON UCCIDERE” etc ).
Dovete
amare Gesù con le opere, vivere con coerenza alla luce del Vangelo.
Non guardate mai ai comandamenti come a qualcosa di negativo, come a
qualcosa che limita la libertà. Al contrario, nell'osservazione dei
Comandamenti è anche il segreto, per conseguire la felicità già in
questa vita. Giovani, la vera felicità è non nel piacere, non nel
possesso dei beni materiali, non nella sete di potere; si è felici
per quello che si è, non per quello che si ha: la felicità vera è
dentro il cuore, è nell'amare, è nel darsi per il bene degli altri
senza attendersi nulla in cambio. La vera felicità è nell'amore
verso Dio e il prossimo, amore, ch'è la sintesi dei Comandamenti.
E
ciò non è facile. Sì ! Spesso c'è bisogno di grande coraggio, per
andare contro corrente, contro la mentalità di questo mondo. Ma è
l'unica via per costruire una vita riuscita in pieno.
“IL
GIOVANE disse poi a Gesù:- Tutto questo io l'ho fatto! – Sin dalla
mia adolescenza (Mc. 10, 20).
Quel
giovane aveva osservato i comandamenti; per questo, osò avvicinarsi
con fiducia a Gesù; per questo osò chiamarlo Maestro.
Se
voi, ragazzi e ragazze che mi ascoltate, desiderate riconoscere Gesù,
dovete essere disposti ad osservare i Comandamenti. Se talvolta Il
volto di Gesù svanisce dalla vostra vita, se qualche volta vi assale
il pensiero che Dio non esiste, chiedetevi seriamente se state
osservando i Comandamenti.
Non
dimenticare che spesso la perdita della fede non è una problema
intellettuale, ma una questione di comportamento. E ricordate che il
primo passo per recuperare una fede apparentemente perduta, può
essere quello di accostarvi al Sacramento della Penitenza, nel quale
lo stesso Gesù vi aspetta per perdonarvi, per abbracciarvi, per
incominciare una nuova vita. E, se nonostante i vostri sforzi per
seguire Cristo, alcune volte siete deboli e cedete alle tentazioni,
trasgredendo i Comandamenti, non vi scoraggiate!
Cristo
continua ad attendervi, Cristo l'unico amico che non vi delude mai!
GIOVANI!
SIATE GENEROSI NEL SEGUIRE GESÚ PIÚ DA VICINO! SIATE DISPOSTI
PERSINO A DEDICARGLI TOTALMENTE IL VOSTRO CUORE!
INSOMMA,
DITE SEMPRE “SÍ” AL CRISTO ED EGLI VI COLMERÁ DELLA VERA GIOIA.
Un’altra
omelia per i giovani svolta in occasione della XII GMG - Giornata
Mondiale della Gioventù - di Parigi ( Agosto 1997):
XII
GIORNATA MONDIALE – AGOSTO '97 – PARIGI
… Ricordate
i discepoli che, accorsi sulle rive del Giordano per ascoltare le
parole dell'ultimo dei grandi profeti, Giovanni il Battezzatore, si
videro indicare in Gesù di Nazaret il Messia, l'agnello di Dio?
Essi, incuriositi, decisero di seguirlo a distanza, quasi timidi e
impacciati, finchè Gesù stesso, voltatosi domandò: “Che
cercate?”, suscitando quel dialogo che avrebbe dato inzio
all'avventura di Giovanni, di Andrea, di Simone, Pietro e degli altri
apostoli (Gv 1, 29 – 51).
Viviamo
in un'epoca di grandi trasformazioni, nella quale tramontano
rapidamente ideologie che sembravano dover resistere a lungo
all'usura del tempo. L'umanità si ritrova spesso incerta, confusa e
preoccupata, ma la parola di Dio non tramonta e, nel mutare degli
eventi, resta stabile e luminosa. La fede della Chiesa è fondata su
Gesù, unico Salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre (Eb 13, 8).
CARI GIOVANI!
Riandando
col pensiero alle vostre parole negli incontri che ho avuto la gioia
di vivere durante… mi pare di leggervi, pressante e viva, la stessa
domanda dei discepoli “Maestro dove abiti?”.
SAPPIATE
riascoltare, nel silenzio della preghiera, la risposta di Gesù:
“venite e vedrete”. CARI! Come i primi discepoli, SEGUITE
GESU'!”, non abbiate paura di avvicinarvi a Lui, di varcare la
soglia della sua casa, di parlare con Lui faccia a faccia, come ci si
intrattiene con un amico.
Non
abbiate paura della “vita nuova” ch'Egli vi offre: Lui stesso vi
dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con
l'aiuto della sua Grazia e il dono del suo Spirito.
E'
vero: Gesù è un amico esigente, che indica mete alte, chiede di
uscire da se stessi per andargli incontro, affidando a Lui tutta la
vita.
Ma
- vi domando- è meglio rassegnarsi ad una vita senza ideali o
piuttosto cercare generosamente la verità, il bene, la giustizia,
anche a costo di dover affrontare le prove che ciò comporta?
Abbattete
la barriere della superficialità e della paura! Conversate con Gesù
nella preghiera e nall'ascolto della Parola; gustate la gioia della
riconciliazione nel sacramento della Penitenza, ricevete il Corpo e
il Sangue di Cristo nell'Eucaristia; accoglietelo e servitelo nei
fratelli, specie nei poveri, negli emarginati.
“Venite
e vedrete”
Gesù
abita particolarmente nelle vostre parrocchie, nelle comunità in cui
vivete, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, di cui fate
parte.
Così,
illuminati dalla parola e fortificati dal Pane dell'Eucaristia (non
manchi mai il Pane eucaristico nella vostra vita, chè da esso
potrete trarre la forza per testimoniare la fede!), VOI – GIOVANI –
siete chiamati ad essere Testimoni credibili del Vangelo di Cristo;
VOI – GIOVANI – siete chiamati a costruire, come veri missionari
di Cristo, la civiltà dell'amore.
Ancora
per i giovani, dal suo Testamento Spirituale:
Mi
rivolgo a voi, giovani. Siete voi, che cercate, più di tutti, la
strada giusta della vita, desiderate conoscere la verità e volete
vivere la vita nella sua pienezza. Siate veramente coscienti che solo
Gesù vi può dare questo. Solo lui può dirvi: “Io sono la via, la
verità e la vita” (Gv.14,6).
Tra
le omelie di don Mimì si legge anche una dedicata a Maria in
occasione della solennità dell’Immacolata Concezione del 1994. Per
le lodi alla Vergine egli filialmente fa riferimento alle parole
della preghiera formulata dal santo padre Pio XII. Il culto e la
devozione mariana sono sempre stati aspettì irrinunciabile della
pastorale ecclesiale e giovanile di don Mimì. Ancora personalmente
ricordo le raccomandazioni a noi giovani per l’affidamento a Maria
nella nostra vita spirituale e di fede. Nel 1967, di ritorno da una
esperienza biennale di lavoro lontano dal paese, volli significargli
il tesoro delle sue raccomandazioni con il dono di una statuina in
gesso della Madonna che acquistai presso le Paoline di Piazza
Immacolata di Taranto. Leggiamo la sua omelia mariana:
Le
verità di fede (= i dogmi) finora definite dalla Chiesa a riguardo
della Madonna sono 4: in ordine cronologico,
• la
divina MATERNITÁ (nel concilio di Efeso, 431),
• la
perpetua VERGINITÁ (nel Lateranense 1 o , 649-653),
• l'IMMACOLATA
CONCEZIONE (dal papa Pio IX, 8. 12. 1854),
• l'ASSUNZIONE
CORPOREA (dal papa Pio XII, 1. 11. 1950).
Oggi
si festeggia l'Immacolata Concezione di Maria, per cui crediamo
ch'Ella, “fin dal 1 o istante dalla sua concezione nel grembo
materno, per singolare privilegio di Dio e in virtù dei meriti di
Gesù, fu preservata dal peccato originale”. Mentre rinnoviamo la
fede in questo dogma, rivolgerò a Maria la preghiera composta da Pio
XII:
“Rapiti
dal fulgore della tua celeste bellezza e sospinti dalle angosce del
secolo, ci gettiamo tra le tue braccia, o Immacolata Madre di Gesù e
Madre nostra, Maria, fiduciosi di trovare nel tuo Cuore l'appagamento
delle nostre aspirazioni e il porto sicuro fra le tempeste, che da
ogni parte ci sospingono.
Benché
avviliti dalle colpe e sopraffatti da tante miserie, ammiriamo la
ricchezza di eccelsi doni, di cui Dio ti ha ricolmata al di sopra di
ogni altra creatura, dal 1 o istante del tuo concepimento fino al
giorno, in cui, assunta in cielo, ti ha incoronata Regina
dell'Universo.
O
FONTE limpida di fede, irrora con le eterna verità le nostri menti!
O GIGLIO flagrante di santità, avvinci i nostri cuori col tuo
celestiale profumo! O TRIONFATRICE del male e della morte, ispiraci
orrore al peccato. Ascolta, o PREDILETTA di Dio, l'ardente grido, che
da ogni cuore fedele s'innalza a Te: chinati sulle doloranti nostre
piaghe! Muta le menti dei malvagi, asciuga le lagrime dei sofferenti,
conforta i poveri, spegni gli odi, addolcisci gli animi, custodisci
il fiore della purezza soprattutto nei giovani. PROTEGGI LA CHIESA !
FA' che tutti sentano il fascino della bontà! Nel tuo nome tutti si
riconoscano fratelli e membri di una sola famiglia, su cui risplenda
il sole di una universale e sincera pace!
ACCOGLI,
o madre dolcissima, le umili nostre suppliche e ottienici soprattutto
che possiamo un giorno ripetere dinanzi al tuo trono, beati con Te,
l'inno che oggi si leva intorno ai tuoi altari in ogni parte del
mondo cattolico:
TUTTA
BELLA SEI, O MARIA!
TU
GLORIA, TU LETIZIA, TU AMORE DEL NOSTRO POPOLO!
COSI
SIA!
Concludo
con la lettura di una preghiera che don Mimì ha personalmente
lasciato alla comunità ecclesiale:
Fedeli
carissimi,
io sono il vostro parroco, ossia proprietà vostra,
come
vostra è l'abitazione, come vostra è la vita.
Voi avete un
cuore che vi appartiene,
voi avete una vita che vi
appartiene:
ecco, io sono il vostro parroco.
Sono tutto per
voi.
Il mio programma è molto semplice:
salvare le vostre
anime.
Per voi dovrò pregare, soffrire, agonizzare.
Giuro
che lo farò!
Che Gesù mi conceda di essere ciò che egli vuole
che io sia,
che mi conceda di pensare ciò che egli vuole che io
pensi,
che mi conceda di fare ciò che egli vuole che io
faccia,
che mi conceda di dire ciò che egli vuole che io
dica,
che mi conceda di amare coloro che egli mi dà da
amare!
Che Gesù mi dia il coraggio di soffrire con amore
ciò
che egli vuole che io soffra,
in lui e per lui,
sempre!
Amen!
Don
Domenico Padricelli
FONTI
ICONOGRAFICHE
Parroccchia
Ss.mo Redentore
Parrocchia
San Rocco
Fototeca
di Alessandro Gelso, Alfonso Minicucci, Antonio Anatriello e di altri
della GIAC San Rocco
Fototeca
personale
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