Il
pellegrino che si reca a Montevergine e che percorre in lenta
ascensione, a piedi o in bicicletta, le ultime rampe in salita che lo
separano dal pianoro del Santuario dedicato alla Madonna, può
rivolgere lo sguardo in lungo e in largo sul panorama circostante.
Egli può scorgere ampi squarci di un territorio ove s'incontrano i
confini delle diverse provincie della Campania. Centrato sul
contrafforte avellinese dell'Irpinia che si eleva sulla pianura e
sulle colline, lo sguardo si volge a settentrione sull'area
beneventana e casertana che si estende dal Taburno al Petrino; si
volge ad occidente e a meridione sull'area che va dai Campi Flegrei
fino al mare, alle isole e alle terre che circondano il Vesuvio,
verso la Costiera e i primi contrafforti lucani.
Ammirando
la vastità e le caratteristiche di questo panorama si comprende
tutto il valore, anche simbolico e religioso, del legame che
naturalmente e storicamente unisce il luogo del Santuario Verginiano
con l'intera Campania. Esso è il luogo alto e maestoso dal quale la
Vergine divina rivolge il suo sguardo dolce e materno alle
popolazioni campane, e a quelle delle regioni viciniore, assicurando
loro l'ausilio del suo patrocinio insieme con la meta spirituale più
alta per la loro devozione, per la loro ascesi e per il loro
pellegrinaggio.
I
tanti tratti del cammino regionale che conduce dalle diverse
provincie circostanti il Partenio, inerpicandosi verso l'alto fino al
Santuario, officiato da circa un millennio dai Monaci Benedettini
Verginiani fondati da San Guglielmo, sono punteggiati di chiese,
grancie ed edifici sacri dedicati alla Madonna di Montevergine. Quasi
tutti di origine medievale i luoghi verginiani sono testimoni di una
storia civile ed ecclesiastica che si caratterizza con la particolare
funzione di civiltà e di organizzazione del territorio che il
monachesimo verginiano ha svolto in Campania; con una precipuità che
si può rilevare anche in rapporto ad altre forme organizzative
religiose e signorili che si riscontrano nella storia del territorio
campano.
Fin
dal suo sorgere l'Abbazia di Montevergine ha ricevuto la
considerazione delle dinastie e dei poteri signorili che si sono
esercitati in Campania. Essa ha potuto estendere i confini dei suoi
possedimenti grazie a riconoscimenti ecclesiatici pontifici, a
donazioni di signori normanni ed angioini, a benefici numerosi di
ceti nobili e contadini. Della pratica storica funzione religiosa e
territoriale dell'Abbazia di Montevergine i luoghi verginiani sono
vere testimonianze monumentali; come lo sono le centinaia di
pergamene dell'Archivio abbaziale raccolte e regestate nei volumi del
Codice Diplomatico Verginiano.
Il
libro Presenza Benedettina Verginiana in Campania, curato da
mons. Ernesto Rascato e pubblicato nel 2013 nella collana Fonti e
Studi dell'Archivio Storico Diocesano di Aversa, ci offre una
documentata sintesi che evidenzia il ruolo storico e religioso svolto
in Campania dai Monaci Benedettini di Montevergine. Il libro
pubblicato dall'Archivio Diocesano di Aversa è stato realizzato
grazie anche alla collaborazione sinergica delle realtà e dei
soggetti culturali della Biblioteca Statale di Montevergine e
dell'Abbazia di S. Lorenzo Fuori le Mura di Aversa. Con questa
collaborazione tra la Chiesa di Aversa e la Congregazione Monastica
Verginiana si è messa all'opera un vero e prestigioso centro di
cultura monastica benedettina. Il legame tra queste due entità è
antico quanto è antica la loro origine sul territorio campano, e
molte volte nella storia si sono incrociati i tratti del loro cammino
specifico.
Quando
il monastero di Montevergine fu fondato da San Gugliemo nel XII
secolo, il monastero benedettino di San Lorenzo già rappresentava
l'istanza monastica normanna più notevole presente in Campania e
nelle regioni meridionali limitrofe; e la sua giurisdizione si
estendeva sul 'cammino micaelico' che portava fino al Gargano
e ai porti pugliesi deputati all'imbarco dei pellegrini e dei
crociati per la Terra Santa. Lo stesso Santuario dell'Apparizione
dell'Arcangelo Michele sul Gargano, che era la più importante delle
mete del pellegrinaggio medievale europeo, rientrava nella
giurisdizione del monastero di San Lorenzo.
Lo
sviluppo territoriale dell'Abbazia di Montevergine avvenne sullo
stesso territorio e si realizzò perciò accanto alle presenze del
monastero aversano, stabilendo con esso contatti e relazioni che
qualificano oggi molta parte della storia del monachesimo benedettino
in Campania, che peraltro assume ulteriori dimensioni culturali
legate alle presenze dei Volturnensi, dei Cassinesi e dei Cavensi.
Resta
in evidenza, nel legame tra la Chiesa di Aversa e l'Abbazia di
Montevergine, l'importanza e la specificità originaria del
'pellegrinaggio' che accomuna le due realtà: la prima fondata
dai militi Normanni che all'inizio del XI secolo, 'in abito
peregrino', intendevano recarsi al santuario micaelico del
Gargano per poi recarsi in Terra Santa; e la seconda fondata dal
monaco pellegrino Guglielmo che, dopo l'esperienza giovanile del
Cammino di Santiago in Galizia e desideroso di recarsi
anch'egli in Terra Santa, si ritrovò eremita e padre di monaci tra i
boschi sulla cima del Partenio.
Nelle
pergamene del Codice Normanno di Aversa e del Codice
Diplomatico di Montevergine si leggono moltissime le
testimonianze delle donazioni e delle partenze dei pellegrini
penitenti. A tal maniera che tra le pagine del Codice Verginiano
è possibile leggere anche i contenuti di un vero Trattato di
Teologia e Mistica del Pellegrinaggio Cristiano, il cui autore è
il Padre Benedettino Verginiano Archivista Placido Mario Tropeano, di
cara memoria, curatore dei volumi dello stesso Codice.
Nella
sede della presentazione del libro pubblicato dall'Archivio Storico
Diocesano, in una gremitissima sala dell'Abbazia di San Lorenzo di
Aversa, la sera del 5 Dicembre 2013, la chiave di lettura del
'pellegrinaggio' è stata quella preferita dai Relatori che hanno
offerto spunti e riflessioni interessantissimi.
Mons.
Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa ha proposto gli aspetti teologici
e diocesani del pellegrinaggio mariano sviluppando il legame tra la
fede, la devozione popolare e le mete religiose locali: il sacello
della Madonna di Loreto in Cattedrale, e gli altri santuari e luoghi
diocesani dedicati ai titoli mariani: Casaluce, Campiglione,
Casapesenna, Immacolata, Annunziata ecc..
D.
Beda Paluzzi OSB, Abate di Montevergine, ha incentrato il suo
intervento sull'analisi iconografica della venerata effigie della
Madonna di Montevergine, ed ha descritto nel confronto storico la
pastorale ed il significato dell'odierno pellegrinaggio di massa che
si attua con circa un milione di fedeli all'anno che si recano
devotamente al santuario irpino.
Mons.
Ernesto Rascato, Direttore dell'Archivio Storico Diocesano di Aversa,
ha presentato i significati storici e religiosi del repertorio delle
presenze monumentali e spirituali dei Benedettini Verginiani,
descrivendo i contenuti del libro pubblicato ottavo nella collana
Fonti e Sudi e dedicato ai “pellegrini di Montevergine”,
ed inquadrandone i significati culturali nell'ambito dei beni
ecclesiastici regionali e nell'ambito della tradizione e della
spiritualità monastica benedettina in Campania.
Alla
presentazione hanno partecipato anche il dott. Giuseppe Sagliocco,
Sindaco di Aversa, e Valeria Chianese, Giornalista de “L'Avvenire”.
Il
libro è in bella edizione con oltre 170 pagine, ricco di una
preziosa documentazione archivistica e fotografica, articolato in tre
parti: Saggistica di carattere storico e artistico, repertorio degli
Insediamenti Verginiani (oltre una ventina) di carattere storico e
agiografico, e Itinerario Storico Artistico Verginiano nel Territorio
Aversano di carattere espositivo e di catalogazione.
La
pubblicazione del libro si è avvalsa di un contributo della
Presidenza del Consiglio Regionale della Campania; la Mostra connessa
alla presentazione visiva dei suoi contenuti è stata curata dalle
Associazioni “Amici dell'Abazia di San Loranzo” e “In
Octabo”; non è mancata la promozione istituzionale della
Soprintendenza SBAPSAE di Caserta-Benevento e del Comune di Aversa.
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