Mostar 21 marzo 2012 |
“In
onore di un uomo che è tra gli amici più grandi della
Bosnia-Erzegovina e della Croazia”: tale
è il senso della pubblicazione e della presentazione del libro che
parla dell'opera del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico. E' un
riconoscimento che proviene direttamente dalla cultura e dalla
comunicazione ufficiale dei Balcani e si aggiunge ai due precedenti
riconoscimenti che già lo avevano indicato come uomo dell'anno nel 2007 e nel 2010; per il suo essere uomo del dialogo umanistico ed
interreligioso in un'area che rammemora i disastri della guerra
trascorsa e vive le speranze di una pace fraterna e duratura tra
popoli, religioni ed etnie.
Al
vescovo Alessandro e alla sua opera avevano conferiti riconoscimenti
altissimi anche la International League of Humanists con la consegna
della Golden Charter (settembre 2011), e l'Accademia Bonifaciana di
Anagni con l'attribuzione del Premio Bonifacio VIII (dicembre 2011).
E
nel 2009 anche L'Istituto di Studi Atellani, espressione della
cultura locale del suo paese natio, aveva curato la pubblicazione di
un libro a celebrazione del decennale del suo episcopato e del suo
lavoro apostolico e diplomatico a servizio della Santa Sede.
La
sera del 21 Marzo 2012 durante la presentazione del libro a Mostar,
città-simbolo del dialogo e della cultura di Bosnia-Erzegovina, è
intervenuto direttamente Mons. D'Errico ed ha rivolto all'assemblea e
ai relatori i suoi saluti e suoi ringranziamenti. Egli ha spiegato di
aver favovorevolmente accolto l'idea della pubblicazione per
l'opportunità e per la grazia di Dio che gli si offriva nel
contribuire con la sua persona e con la sua opera di rappresentante
della Santa Sede al dialogo tra le civiltà e le nazioni, all'armonia
sociale e alla tolleranza, al rendere più bella la vita ecclesiale.
All'iniziale trepidazione legata alla nomina alla Nunziatura di
Bosnia-Erzegovina ricevuta da Benedetto XVI nel 2005, e che lo
avrebbe visto operare nella situazione complessa di questo paese, è
subentrata la serenità e la convinzione di agire in un luogo che
riceve dal Papa una grandissima attenzione e per realizzare un
Concordato che avrebbe migliorato e costruito rapporti nuovi tra la
Santa Sede e le realtà sociali culturali e religiose.
Ha
così inquadrato la sua opera nella recente storia dei rapporti tra
il Vaticano e l'area della Bosnia-Erzegovina e del Montenegro, a
partire dalla visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (1997) che aveva
prefigurato l'importanza del Concordato. Ha poi descritto le tappe e
le relazioni diplomatiche che hanno caratterizzato la formazione di
Commissioni, gli Scambi accademici e le visite ufficiali, le Nomine
episcopali, la formulazione di Accordi. Ha messo in risalto
l'importanza delle relazioni umane, dei i rapporti di conoscenza e di
dialogo con le persone e con gli esponenti della vita pubblica e
sociale del paese. Ha spiegato che la sua prospettiva fondamentale è
sempre rimasta quella della Santa Sede e che nelle difficoltà delle
aspettative diverse dei suoi interlocutori ha sempre fatto ricorso
all'illuminazione del motto del suo stemma episcopale, rivolgendosi
nella preghiera alla Spirito Santo: “Veni Sancte Spiritus”, e
rincuorandosi col vecchio detto: “Ambasciator non porta pena”.
Una
motivazione particolare dell'accoglienza favorevole della
pubblicazione del libro egli l'ha posta anche come occasione che gli
si è offerta per contribuire, con la sua esperienza più che
trentennale nell'ambito del lavoro di nunziatura, a definire con
maggiore attenzione la figura del Nunzio Apostolico e della sua
specifica opera di rappresentante della Santa Sede presso i popoli
ove si svolge la sua attività. Nella sua prospettiva Diplomazia e
Chiesa non sono esperienze distinte ma ricche di rimandi e di valori
reciproci. Così anche legati sono i significati teologici
dell'attività propria del Nunzio che continua a vivere il suo
sacerdozio e la sua pastorale nella vita ecclesiale e nella
rappresentanza del Pontefice nei luoghi della sua opera.
Le
sue considerazioni conclusive sono state sviluppate con i
ringranziamenti delle personalità che hanno voluto onorarlo offrendo
le loro testimonianze nel libro e con il riconoscimento del grande
lavoro svolto dagli editori per la stampa e la presentazione, e per
la devoluzione dei ricavi all'aiuto dei bambini del Burundi.
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