Tra VIII e X secolo nei territori dei principati longobardi di Benevento e di Capua si sviluppò il monachesimo nato con l'esperienza dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno che era stata fondata da tre monaci, Paldone Tatone e Tasone, provenienti dalla nobiltà beneventana. Quell'abbazia favorita dai pricipi longobardi, in concorrenza con la più famosa abbazia di Montecassino che si avvaleva dell'amicizia carolingia, divenne un centro irradiante della cultura monastica benedettina nell'area molisana e campana. In particolare i monaci Volturnensi, grazie alle donazioni del 703 concesse da Gisulfo duca di Benevento e documentate nel Chronicon Volturnenese, ebbero monasteri grancie e priorati diffusi in tutta la Liburia (attuale Terra di Lavoro), in un territorio che si estendeva dalle colline capuane attraverso l'agro atellano-aversano fino al litorale di Literno e Cuma.
In quel territorio prima dell'anno mille fu fondata l'abbazia di San Lorenzo nel luogo detto ad septimum, sul punto ove la strada da Capua si diramava verso Atella e Napoli e verso il litorale flegreo in direzione di Pozzuoli.
Una tradizione storica vuole che i monaci Volturnensi si fossero insediati nel IX secolo per qualche decennio nel monastero di San Lorenzo già esistente nell'area capuana, all'epoca comprensiva anche del territorio aversano, per sfuggire alle incursioni dei saraceni contro la loro abbazia maggiore situata alle sorgenti del Volturno. Un'altra tradizione vuole che il monastero di San Lorenzo sia sorto verso la fine del X secolo con le donazioni della principessa capuana Aloara e di suo figlio Landenulfo.
Comunque sia sorto sicuramente il complesso monastico intitolato a San Lorenzo raggiunse la sua fama maggiore nel periodo normanno ed è stato sempre identificato come luogo “fuori le mura” di Aversa.
In epoca normanna (XI-XII secolo) l'abbazia di San Lorenzo assunse un rilievo importante nel rappresentare il polo monastico nella proto-contea di Aversa che nel 1054 era stata elevata
a sede episcopale da papa Leone IX. Sia l'abbazia e sia la cattedrale, dedicata a San Paolo,
condivisero i tratti del monachesimo benedettino. Alla fine dell' XI secolo i normanni Guitmondo e Guarino, fratelli e monaci benedettini, si ritrovarono rispettivamente vescovo di Aversa e abate di San Lorenzo. Guitmondo era stato monaco al monastero di Bec in Normandia con sant’Anselmo e con Lanfranco di Pavia; egli alle lusinghe di un episcopato anglo-normanno aveva preferito il cammino del pellegrino che lo aveva portato prima a Roma e poi ad Aversa (1088-1094) a rappresentare nella diocesi normanna la riforma ecclesiastica voluta da Gregorio VII. Dalla sua Cattedrale eretta in stile borgognone Guitmondo ispirò la vita dei locali monasteri benedettini, San Biagio delle monache e soprattutto San Lorenzo, che si organizzarono secondo i dettami dello spirito di Cluny. Il monaco vescovo normanno non aveva vissuto una esperienza isolata del pellegrinaggio; egli, in effetti, si ritrovò in una scia più antica percorsa fin dall'anno mille dai militi normanni che a gruppi numerosi si recavano pellegrini lungo la via micaelica, da Mont Saint Michael ad duas tumbas in Normandia a Monte San Michele al Gargano, per venerare il luogo dell'apparizione dell'Arcangelo. Di uno di quei gruppi di guerrieri penitenti faceva parte Rainulfo Drengot che era rimasto con le sue schiere sul territorio e aveva fondato in Aversa (1030) la prima contea normanna dell’Italia Meridionale riconosciuta dall'imperatore Corrado II. Con la politica del suo intervento militare negli equilibri del potere contrapposto tra longobardi e bizantini, Rainulfo era riuscito ad estendere il dominio della contea aversana dal Gargano a Gaeta, costituendo per i Normanni, che sempre più numerosi si portavano in Campania, la base per una inarrestabile espansione e per la conquista dell’Italia meridionale fino a Palermo.
Nell'epoca della espansione normanna il monastero di San Lorenzo di Aversa, grazie alle donazioni signorili (vedi Codice Diplomatico Normanno di Alfonso Gallo), ebbe la disponibilità di possedimenti estesi e dislocati lungo la via sacra tra Campania e Puglia, dal Lago di Patria fino al santuario di Monte San Michele al Gargano. L'abbazia ebbe altresì privilegi importanti, anche papali, che la rendevano indipendente dall'episcopio aversano e detentrice di vasti possedimenti di terre e di chiese dislocate nella diocesi aversana e in aree extra-diocesane.
Tra le sue mura fu tenuto relegato a vita l'antipapa Alberto Atellano eletto nel 1101 in opposizione al papa Pasquale II.
Nel XII secolo la chiesa abbaziale, configurata nel vasto impianto basilicale, raggiunse i livelli più alti del sua grandezza e del suo decoro architettonico. Negli anni del governo dell'abate Matteo fu realizzato lo splendido portale marmoreo dal maestro Berardo, i nomi si leggono incisi sull'architrave, ed il pavimento fu fatto con un mosaico in marmo ricco di artistici motivi.
Nella vicenda storica del monastero di San Lorenzo di Aversa dal medioevo ai tempi recenti si evidenziano aspetti significativi ed originali della cultura benedettina europea. Recentemente nell'antica chiesa abbaziale si è discussa e trattata proprio questa cultura con la presentazione di un libro di dom. Mariano dell'Omo in un importante e gremito convegno sul monachesimo occidentale.
Bibliografia: Chronicon Volturnense; Codice Diplomatico Normanno
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