Rileggo
da una vecchia pagina diocesana dell'Avvenire il testo di una mia
riflessione scritta in occasione della 'Commemorazione di tutti i
fedeli defunti' del 2 Novembre 1995.
L'autunno
è nella sua pienezza, l'estate è passata, l'inverno si intravede
all'orizzonte del tempo che viene.
La
natura depone lentamente la vitalità trascorsa e si accinge al
riposo della stagione ultima, fiduciosa nel risveglio primaverile.
La
commemorazione dei defunti e il ricordo dei cari trapassati si
pongono in questo contesto stagionale.
Si
medita la sofferenza che è indotta da una morte che interviene a
negare le tensioni di una vita che vorrebbe ancora sussistere; e che
vorrebbe concludersi ancora un poco oltre, dopo l'esperienza della
sua pienezza, senza troppo dolore.
La
pienezza della vita che va oltre il limite del ciclo temporale in
corso, e si diffonde umilmente, ma fortemente, in quelli successivi
ed ulteriori che non sono ancora dati ma che sicuramente appieno
saranno.
La
deposizione del corpo che appare negare il passaggio dell'essere
oltre la barriera del tempo che gli è dato, e l'introduzione nel
sogno di una nuova e frizzante primavera della vita.
La
tristezza, quando si muore dintorno, che è nella sensazione di non
riuscire a vedere ancora il luogo cristiano del mistero pasquale che
accoglie le speranze della vita, e che solo il Padre conosce.
Nel
ciclo in corso sussiste però la tradizione che seppellisce i defunti
nei riti delle 'Confraternite della buona morte'; e sussiste
il ricordo del nome dei cari che nei cimiteri, nelle 'terre
sante', negli angoli e nelle edicole casalinghe, si addobba di
fiori e di luci, si onora del ritorno dei parenti lontani; si celebra
con il racconto delle gesta, degli esempi e delle scelte, nei quali
rivivono, talora non senza la gioia e il convivio dei celebranti,
protagonisti gli estinti; la cui anima si spera trasformata in lume
di gloria.
E
si prega il Signore che mantenga la fede e la vita intorno e oltre la
morte:
"
Signore... hai voluto essere deposto in un sepolcro e ti sei degnato
di accordare ai tuoi fedeli l'esempio della risurrezione...".
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