lunedì 16 gennaio 2012

Storia e critica filosofica in una lettera di Giambattista Vico

Tra '600 e '700 la riflessione filosofica e la metodologia della scienza furono caratterizzate dalle posizioni del razionalismo e dell'empirismo. La ricerca della verità avveniva secondo i procedimenti dell'analisi deduttiva o della sintesi induttiva, si partiva da idee precostituite o si perveniva a formule convalidate dall'esperimento. Cartesio, Leibniz, Bacone, Locke ed Hume furono i principali pensatori dell'epoca. Il pensiero e l'esperienza fornirono le categorie interpretative della realtà e caratterizzarono la nascita della scienza moderna nel campo dello studio della natura e della matematica. 
   Tra le posizioni razionalistiche e le posizioni empiristiche, considerandole tendenziali e di moda, si interpose l'originale visione storica-universalistica del filosofo napoletano Giambattista Vico (1668-1744), il quale privilegiò il metodo argomentativo per l'interpretazione della natura dell'umanità. I suoi Principi di scienza nuova portarono nel titolo sia la critica alle tendenze del pensiero contemporaneo e sia la proposta di un approccio nuovo, antesignano del metodo delle  Scienze Umane, per comprendere la storia dei popoli e dell'umanità. 
La sua indagine svolta sulle tre età della storia dell'uomo (età del senso, età della fantasia ed età della ragione) - una storia che procedeva in maniera non lineare ma attraverso corsi e ricorsi – evidenziò la dimensione di un divenire che legittimò l'esigenza di una nuova storiografia e di una nuova concezione filosofica della storia. Da Vico in poi, fare storia significò svolgere un'indagine che accanto alla narrazione degli avvenimenti, che descriveva il volgersi dal passato al presente, poteva porre anche l'esercizio della previsione e dell'anticipazione, che descriveva il volgersi dal presente al futuro. 
   In questo senso il discorso storiografico aperto da Giambattista Vico, ed assurto a valore europeo ed internazionale, ispirò in qualche modo le successive posizioni idealistiche e romantiche circa la concezione filosofica della storia e stimolò molti aspetti del dibattito proposto dallo storicismo. Sicuramente una certa influenza del pensiero vichiano si estese al perfezionamento della già nobile storiografia locale italiana e meridionale, e contribuì alla formulazione delle 'leggi' dello sviluppo storico dell'umanità individuate dalle teorie sociologiche sorte con il positivismo (ad esempio la legge dei tre stadi (religioso, metafisico, positivo) di Augusto Comte). 

   Un'interessante documento della tematica vichiana ci viene fornito dal canonico Antonio Giordano, Bibliotecario della Reale Biblioteca Borbonica e storico eccelso del suo paese con l'opera Memorie Istoriche di Fratta Maggiore del 1834. Si tratta di una lettera che il Vico inviò ad un prelato romano spiegandogli il significato del suo libro sui Principi della scienza nuova. Il Giordano aveva scoperto alcune lettere autografe del Vico e ne fece una pubblicazione a stampa datata al 1818.
Al sito www.storialocale.it possiamo leggere il frontespizio della pubblicazione del Giordano, la sua premessa alla lettera in questione, e un brano significativo della stessa lettera firmata da Giambattista Vico.



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