Natività XIV secolo. Subiaco |
La
tradizione della costruzione del presepe é una espressione tra le
più belle e significative del patrimonio antropologico e religioso
della cristianità.
Il
valore simbolico della rappresentazione della Natività del
Signore, realizzata con paesaggi e personaggi di cartapesta e
gesso riprodotti in miniatura, é di grande rilevanza e funzionalità
per il dialogo sulla fede e per la sua trasmissione tra le
generazioni.
Una
vera catechesi sull'Incarnazione del Verbo di Dio che
coinvolge la preparazione teologica e pastorale, la molteplicità dei
linguaggi, l'apprendimento operativo, la partecipazione emotiva
profonda degli adulti e dei più piccoli che partecipano alla
strutturazione pratica e alla visione estetica del presepe.
La
Storia del Presepe é antica e ricca di luoghi ed esperienze.
Basta scorrere un poco la letteratura dedicata da secoli alla
"civiltà del presepe" per accorgersi delle tantissime
chiavi di lettura che la caratterizzano: la storia biblica, la
spiritualità', l'educazione, la tradizione popolare, la storia
ecclesiastica, la storia delle arti figurative, l'artigianato,
l'economia, il turismo, eventi culturali e musicali, l'aneddotica
religiosa aristocratica e popolare.
Luoghi
come la Grotta della Natività di Betlem, il 'Presepem' di
Santa Maria Maggiore di Roma, il 'Presepe Vivente' di Greccio
istituito da San Francesco di Assisi, il 'Presepe Napoletano' di
San Gregorio Armeno, sono ispirativi ed esemplificativi della civiltà
legata alla rappresentazione del Natale.
Admirabile Signum, rappresentazione iconografica ed. Shalom |
La
motivazione fondamentale della costruzione del presepio si lega ad
una riflessione di carattere teologico e devozionale sulla
Incarnazione del Figlio di Dio, e alla rappresentazione simbolica del
mistero della Natività. Altre motivazioni attengono la tradizionale
relazione educativa tra le generazioni e l’interagire in una
comunità di vita e di valori. Molti ricordano il presepio della
fanciullezza come una costruzione a cui partecipare in famiglia con
la guida del padre, nel palazzo o nella comunità ecclesiale e
cittadina con la guida di una persona esperta. Il presepio veniva
semplicemente realizzato per celebrare l'avvenimento religioso della
Nascita di Gesù, e la sua costruzione riusciva a motivare l'impegno
e a stimolare la creatività fino a procurare la profonda emozione
della coscienza di partecipare a momenti importantissimi per la
propria e l'altrui vita.
Quella
emozione non è un dato relegabile solo alla memoria; essa è sempre
esperibile, anche nell'oggi, perché è una espressione precipua
dell'animo umano, e riappare quando questo si ritrova a riflettere
sui valori essenziali della vita e sui contenuti dei propri
convincimenti. E' una emozione, talvolta di carattere estetico e
religioso, che diviene un moto operativo, artistico ed educativo,
quando i valori e i convincimenti cerca di rappresentarli
oggettivamente e costruttivamente attraverso un linguaggio ed
un’opera simbolici e significativi.
Tale
è l'emozione che la costruzione del presepio suscitava un tempo,
offrendo materia alla riflessione e alla rappresentazione dei valori
e dei legami familiari e comunitari; e che risuscita rioffrendosi con
spunti costruttivi e rappresentativi dei valori nei discorsi e nei
legami dell'oggi.
In
molti luoghi del napoletano, tra gli amici che si ritrovano a parlare
del presepio è comune l'esperienza della leggenda d'origine che lega
il proprio ricordo infantile con il periodo natalizio. Si tratta
della memoria di gesti comunitari antichi evocata dalla costruzione
del manufatto presepiale insieme con le situazioni di vita e i
sentimenti della festa più amata dai bambini e dagli anziani.
Il
presepio si ripropone così come luogo della memoria e del dialogo
tra le generazioni, espressione simbolica e rappresentazione di una
riflessione, di una fede e di un discorso che è sempre pedagogico
anche nelle sue manifestazioni più evidentemente artistiche o
religiose.
In
questa memoria ci si sente particolarmente coinvolti a causa delle
notevoli trasformazioni economiche ed ambientali ingeneratesi con la
modernità, ed il richiamo della tradizione risponde psicologicamente
ad una esigenza di riflessione sulla propria identità culturale e
personale.
Presepe di Sossio Sessa nell'Annunziata. Frattamaggiore |
Le
tematiche artigianali ed artistiche connesse oggi alla costruzione
del presepe si esprimono in varie modalità. Esse vanno dalla
rappresentazione tradizionale alla ricerca produttiva, dall'umile
creazione alla manifestazione d'avanguardia. Il presepe costruito con
i figli, come quello elaborato nella tecnica personale; il presepe
vivente realizzato per riferire memoria e fede vissuta, così
come il presepe letterario e artistico, narrato dipinto e
scolpito; sono sempre iniziative dense di valori e di significati
umani, comunitari, religiosi. Il presepe rimanda all'esperienza
antropologica della leggenda d'origine che lega il ricordo
infantile con il periodo natalizio.
In
tutte queste modalità persiste la funzione essenziale del presepe:
esso viene realizzato per celebrare l'avvenimento della Nascita di
Gesù, e stimola l'emozione con la coscienza di partecipare a momenti
importantissimi per la propria e l'altrui vita. Questa emozione
spinge a riflettere sui valori e sui contenuti dei propri
convincimenti. Essa è di carattere estetico e religioso insieme, ed
esprime la spiritualità di un moto che prende consistenza in un
linguaggio ed in un'opera simbolici; con spunti rappresentativi di
valori risuscitati nei discorsi e nei legami dell'oggi. Un luogo di
dialogo tra le generazioni sui valori e sulle speranze sociali. La
motivazione principale del presepe rimane sempre di carattere
teologico; ed è quella di essere segno della memoria del Dio fatto
uomo e della sua Presenza nella vita quotidiana dell'umanità. Un
segno capace di evidenziare il messaggio evangelico dell'Incarnazione
del Figlio di Dio, con la naturalezza del linguaggio agro-pastorale
comprensibile ai più piccoli.
Le
Fonti Francescane, in particolare la Vita
Prima di
Tommaso da Celano, riportano
una
interessante testimonianza.
La testimonianza scritta del Celano si riferisce
alla notte di Natale del 1223 quando Francesco si trovava all'eremo
di Greccio e volle realizzare con la gente del luogo una
rappresentazione viva della Natività di Betlemme, il primo presepe
vivente della tradizione popolare natalizia italiana. Leggiamo di
seguito la narrazione.
Giotto, il presepe vivente di Greccio |
“E
giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per
l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e
donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno
secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella
notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che
illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede
che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di
letizia.
Ora
si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e
l’asinello.
In
quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda
la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una
nuova Betlemme.
Questa
notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali!
La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima,
davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi
imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al
Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.
Il
Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di
compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra
solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una
consolazione mai gustata prima.
Francesco
si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta
con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida
e sonora rapisce tutti in desideri di cielo.
Poi
parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero
e la piccola città di Betlemme.
Spesso,
quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo
chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo
pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero
affetto, producendo un suono come belato di pecora.
E
ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la
lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza
di quelle parole.
Vi
si manifestano con abbondanza i doni dell’Onnipotente, e uno dei
presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il
Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si
avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo.
Né
la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del
Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che
l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso
profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne,
ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia”. (FF 469-470)
Una
ventina di anni fa la tradizione natalizia locale frattese ha assunto
particolari connotazioni ed un certo spessore culturale. Nel processo
di modernizzazione della città che poteva comportare un inaridirsi
delle radici storiche ed un affievolirsi dell’identità culturale
del paese antico, si dette vita ad iniziative di recupero del
patrimonio della tradizione popolare e alla formazione di alcune
associazioni organizzate (Insieme
per il Presepe, Amici del Presepe ed
altre) per promuovere e rappresentare l’arte presepiale. Tra
i promotori principali di queste iniziative che favorirono tra
l’altro la ricerca storica, la riflessione religiosa, mostre,
eventi e pubblicazioni vi
fu anche don Angelo Crispino che ogni anno ha
allestito con le sue mani l’artistico presepe dell’Assunta.
Presepe nel Museo Sansossiano di Arte Sacra. Frattamaggiore |
La
poesia del Natale vissuta nella dimensione locale ha avuto un cantore
d’eccezione: don Pasqualino Costanzo, prete nativo del quartiere di
San Rocco. Verso quel luogo egli
sempre ritornava
con sacra nostalgia quando era lontano, come negli anni del
seminario, e quando meditava nella vita quotidiana con la preghiera,
con la poesia e con la ricerca storica; come uomo di Dio, come
pensatore e come educatore. Era per lui un luogo dell’anima: un
simbolo che trasponeva e rendeva presente nell’arte del presepe e
nella partecipazione emotiva alle auree del Natale.
Il
concetto che egli amava, e che utilizzava per esprimere l’intimo
rapporto con i luoghi del suo paese, era itinerario: un
cammino svolto in una sorta di contemplazione operativa, lungo il
quale egli recepiva il messaggio realmente significativo della storia
e dei monumenti del suo paese. E questo messaggio egli lo riproponeva
ai suoi concittadini, e ai giovani, con i significati e con gli
orientamenti della guida d’anima e della sua esperta esegesi. In
questo modo egli guidava chi lo leggeva e lo ascoltava, e chi con lui
serenamente dialogava, soprattutto i giovani, su un cammino etico e
religioso alla ricerca della verità e verso la scoperta di una
paideia basata sul valore della dignità della persona vissuta nei
legami più alti con la comunità e con la storia del proprio paese.
Presento
una sua poesia sul Natale del 1964 ed una sua narrazione del tempo natalizio
risalente al 1972.
In
maniera particolare il centro storico di Frattamaggiore, e le sue
chiese, da anni rappresenta un luogo privilegiato per le iniziative
associative e formative legate alla costruzione del presepe, ai suoi
significati artistici e culturali, e alla valorizzazione delle
tradizioni natalizie.
G. Di Bernardo, Presepe pittorico ispirato alla tradizione frattese |
Diverse esperienze associative si sono vissute
e succedute nella realizzazione di manufatti presepiali, cataloghi e
mostre espositive che hanno dato lustro alla tradizione locale ed
hanno arricchito la comunicazione e la condivisione dei valori umani
e religiosi legati al Natale. A modo di esempio, insieme con altre
esperienze locali similari, basti pensare alle numerose edizioni
della Mostra di Arte Presepiale realizzata dalla Associazione
Culturale Frattese “Insieme per il Presepe”, presieduta dal
Dott. Giovanni Pezzullo di cara memoria, i cui cataloghi hanno avuto
diffusa divulgazione ed hanno rappresentato artistici manufatti
presepiali ed interventi letterari autorevoli, esprimendo un precipuo
contributo frattese alla “civiltà del presepe napoletano”.
Papa
Francesco il 1° dicembre di quest’anno ha firmato a Greccio la
Lettera Apostolica Admirabile Signum sul significato e il valore del
Presepe. Al punto 1 della Lettera ha scritto:
1.
Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano,
suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della
nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione
del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è
come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra
Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a
metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui
che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli
ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci
a Lui.
Con
questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre
famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe.
Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle
scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un
esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più
disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara
da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono
questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità
popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi,
spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e
rivitalizzata.
Approfondimenti in:
Nessun commento:
Posta un commento