Il
principio ispiratore del progetto governativo riguardante il
Centenario della Grande Guerra (1915-18) è stato: il
recupero della memoria storica, da condurre anche attraverso la
riscoperta, il restauro e la valorizzazione di luoghi, dei monumenti
e dei “paesaggi commemorativi” che sono stati teatro di eventi
civili e militari. Centrale sarà la diffusione delle “infrastrutture
della memoria” su tutto il territorio, che andranno a costituire un "Museo
diffuso”
della
storia e dell’identità nazionale, anche in chiave europea.
Nel discorso di fine anno 2017 il Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella disse:
«Nell'anno
che si apre ricorderemo il centenario della vittoria nella Grande
guerra e la fine delle immani sofferenze provocate da quel
conflitto».
In
occasione di una intervista per il centenario della vittoria, il 4
novembre 2018, lo stesso Presidente Mattarella ha detto:
"L'amor
di Patria non coincide con l'estremismo nazionalista. L'amor di
Patria viene da più lontano, dal Risorgimento. Un impegno di
libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da
Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a
comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame
tra Risorgimento e Resistenza"... "Occorre la forza della
ragione per riesaminare e comprendere perché la fine della Guerra
non generò una vera pace, perché si sviluppò ulteriore volontà di
potenza, perché il nazionalismo esasperato alimentò smanie
espansioniste e di sopraffazione, persino l'odio etnico. Le
democrazie hanno bisogno di un ordine internazionale che assicuri
cooperazione e pace, altrimenti la forza dei loro stessi presupposti
etici, a partire dall'inviolabilità dei diritti umani, rischia di
diventare fragile di fronte all'esaltazione del potere statuale sulla
persona e sulle comunità. Ma l'Europa si è consolidata nella
coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche
legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell'ambito degli
organismi dell'Unione Europea".
Memoria
storica, identità nazionale, valorizzazione di luoghi, monumenti e
“paesaggi commemorativi”, costituiscono la complessa motivazione
per recuperare anche sul piano locale i significati etici ed
educativi della celebrazione del centenario della fine della Grande
Guerra (4 novembre 1918 – 4 Novembre 2018).
Anche
in Frattamaggiore è possibile recuperare segni materiali ed
avvenimenti che costituiscono una “infrastruttura della memoria”
che la rendono partecipe al progetto nazionale.
Si
tratta di focalizzare la ricerca storica ed antropologica su fatti ed
eventi che rimandano alla Grande Guerra e che ad essa sono
riferibili.
E’
un percorso interessante
che
si può compiere anche
in
buona
compagnia,
con
l’ausilio della narrazione che ci viene proposta dagli Storici
frattesi che nel
corso del tempo hanno
scritto delle cose della loro città.
Annotiamo
subito le denominazioni toponomastiche
ispirate
alla Grande Guerra per alcune vie frattesi che all’inizio del XX
secolo s’incrociavano con il Corso Vittorio Emanuale III:
Via Vittoria e Via Monte Grappa, Queste
vie si integravano nella parte del sistema urbano
cittadino
di formazione post-unitaria (nuova
residenza, stazione, scuole, ospedale) e
funzionale allo sviluppo del trasporto ferroviario, della manifattura
industriale canapiera e dei servizi scolastici ed ospedalieri. Allo
stesso scopo annotiamo anche
la denominazione dello stadio cittadino dedicata a Pasquale
Ianniello, al quale fu conferito la medaglia d’oro al valore
militare per l’atto eroico che lo portò a cadere in combattimento
sul Monte Grappa.
Annotiamo
ancora
l'erezione in Fratta di due monumenti dedicati alla memoria dei
Caduti della Grande Guerra: un'area sacra intorno ai loro Nomi
scolpiti sul bronzo di una grande Daga con Lampada Perpetua nella
Piazza principale della città; ed un Sacrario al centro del Cimitero
cittadino con Statua e Pannelli bronzei dedicato alla memoria delle
Battaglie e della Vittoria effigiata nelle vesti di una donna armata
di gladio e scudo.
Iniziamo il percorso storiografico con il contributo scritto nel 1942 dal canonico Vincenzo Giangregorio, originario del beneventano ed operante nel sistema scolastico frattese.
Frattamaggiore e la grande guerra
Vasto
è stato il contributo apportato dai frattesi a tutte le Guerre da
Adua a quella mondiale, in questa si ebbero 152 caduti, tra i quali
una medaglia d’oro: Pasquale Ianniello, i cui nomi sono stati
incisi nel bronzo, bronzo rappresentante una daga romana, opera
dell’artista Filippo Cifariello, tale daga è incastonata ai piedi
del Campanile della chiesa di San Sossio; uno nella Guerra di Spagna
e 16 nella guerra attuale tra i quali risplende il nome del Capitano
Cav. Vincenzo Ferro ex segretario Politico, spiccata figura di
galantuomo e di professionista.
(Can.
Vincenzo Giangregorio, Frattamaggiore dall’origine ai giorni
nostri, Napoli 1942; pag.13).
Con
la lettura delle pagine dedicate alla Grande Guerra da Sosio Capasso
(Frattamaggiore, Napoli 1944) si scoprono ancora importanti
riferimenti che riguardano l’elenco dei caduti e la medaglia d’oro
per Pasquale Ianniello.
Numerosi
partirono i giovani frattesi per servire la Patria in armi; di essi
ben duecentotrentacinque fecero olocausto della vita per la sua
grandezza, molti si distinsero per valore e sprezzo del pericolo,
tutti si batterono da prodi. Le virtù eroiche di nostra gente sono
sintetizzate dal luminoso sacrifizio della medaglia d’oro Pasquale
Ianniello, nato il 9 gennaio 1891 e caduto il 24 ottobre 1918 sul
Monte Grappa.
Così
la motivazione descrive ed esalta la sua eroica fine:
Ferito
alla testa e ad una spalla, rimaneva al suo posto, rinunciando ad
ogni cura, sino alla fine del combattimento. Al riaccendersi della
lotta fuggiva dal posto di medicazione, eludendo la sorveglianza del
sanitario che ne aveva disposto l’inoltro in un ospedaletto da
campo, ed accorreva alla battaglia, debole bensì per il molto sangue
perduto, ma animato dalla più ardente e più pura fede. Cadeva sulla
soglia delle Porte di Salton, che la incessante ed intensa mitraglia
nemica interdiceva, e che egli per primo aveva voluto varcare,
consacrando con una gloriosa morte il suo fulgido valore. (Sosio
Capasso, Frattamaggiore, Napoli 1944; pag
110 e segg).
Una
ricerca storica d’approccio, riguardante la medaglia d’oro di
Pasquale Ianniello e la consultazione di archivi digitali
istituzionali, consente di individuare notizie e documenti relativi
alla sua biografia e al suo gesto eroico.
Risulta
difficile recuperare il documento fotografico del quadro dell’eroe
che campeggiava in bella vista nella sede locale dei Combattenti e
Reduci fino a qualche anno fa. Più facile può essere il recupero
del materiale celebrativo esistente nella Sede Comunale di
Frattamaggiore.
Leggiamo
comunque di seguito:
una
scheda descrittiva della figura dell’eroe frattese; vedi questo link
una
sua biografia essenziale; vedi questo link
un documento pergamenato contenente la
motivazione ufficiale della decorazione della medaglia d’oro al
valore militare. Vedi questo link
Da
Sosio Capasso (Frattamaggiore, 1944) leggiamo di seguito la pagina
121 riguardante gli artistici monumenti cittadini dedicati alla
memoria dei Caduti della Grande Guerra.
I
Caduti nella prima guerra mondiale sono ricordati da una targa posta
alla base del campanile, nella Piazza Umberto I; questa targa è
opera del famoso scultore Cifariello ed ha forma di daga romana,al
disopra della cui elsa due angeli pongono una corona d'alloro.
In alto si legge:
Frattamaggiore
ai
suoi Caduti
1915-1918
e
seguono i nomi degli Eroi. Essa fu compiuta totalmente a spese del
Gr.Uff. Carmine Pezzullo, allora Sindaco, e venne inaugurata con
solenne cerimonia il 27 settembre 1920.
Nel
Cimitero, ove vi sono belle Cappelle gentilizie e diversi monumenti,
è stato, inoltre, elevato ai Martiri di quell'immane conflitto un
monumento ossario, lavoro dello scultore Parlato; vi si vede una
bella statua, raffigurante la Vittoria, e sulla base di essa dei
bassorilievi raffiguranti episodii guerrieri; sul cancello che chiude
l'ipogeo è un lavoro in bronzo raffigurante una corona d'alloro
traversata da una spada. Il monumento reca la scritta:
Frattamaggiore
ai suoi
Figli
caduti per la Patria
Maggio
1915- III novembre 1918
Leggiamo
l’intreccio di dati storici ed antropologici in: Pasquale Costanzo,
Itinerario frattese, Frattamaggiore 1987 (1.a ed. 1972); pag. 37.
Nel
primo conflitto mondiale (1915-18) caddero 235 frattesi tra
ufficiali, graduati e soldati. Il Comune, a ricordo, fece scolpire,
sul primo ordine del campanile della Parrocchia di S. Sosio, un
monumento di bronzo; sopra la gradinata marmorea, chiusa da catene di
bronzo, arde perenne una lampada votiva
[...]
Il
4 novembre di ogni anno, in ricordo del conseguimento della vittoria
dell’Italia del 1918, il popolo rende omaggio ai caduti di tutte le
guerre, deponendo una corona d’alloro ai piedi del monumento. La
piazza Umberto I pare trasformarsi in un tempio. I cittadini
assistono commossi al rito solenne; sono presenti il Sindaco, la
Giunta Comunale, il Maresciallo dei Carabinieri, i viglili Urbani ed
altre autorità.
Una
serie di notizie di storia locale riferibili al periodo della Grande
Guerra si possono rilevare nei seguenti luoghi bibliografici.
In Pasquale Ferro, Frattamaggiore sacra 1974 (pag. 148 e seg.) si legge:
Nel
1915 a causa della guerra l’Ospedale di Pardinola fu militarizzato
e pertanto venne adibito come ospedale di riserva per i soldati
feriti e convalescenti e come tale funzionò fino al 1918.
In
Pasquale Pezzullo, Frattamaggiore da casale a comune, 1995 (pag. 92)
si legge:
A
seguito di questa elezione (ottobre 1913) divenne parlamentare per la
prima volta un frattese, il medico Angelo Pezzulo, fratello del
Sindaco della città, Carmine Pezzullo. Questo rappresenterà la
comunità frattese al Parlamento italiano per tutte le legislature
precedenti la dittatura fascista, cioè dalla XXIV (1913-1919) alla
XXVII (1924-1927).
Dalla
Raccolta dei Canti
delle Canapine
Frattesi (L.
Mosca e P.
Saviano, La stoppa strutta, 1998) ricaviamo
ulteriori ed interessanti annotazioni di carattere storico ed
antropologico.
Nell’Italia
post-unitaria, i lunghi anni di leva militare trascorsi lontano dalle
loro case dai giovani paesani, ed il loro recarsi in guerra (sia
quella del ’15-‘18 che quella del ’39- ‘45), procurarono
grandi sofferenze alle ragazze e alle madri; e in questo periodo, che
è anche quello del maggiore impegno artigianale e industriale della
pettinatura, il tema amore-lontananza diviene il tema più coralmente
elaborato. Nel canto delle pettinatrici, infatti, questo tema assurge
a vera e propria base di un continuo dialogo canoro, tra le donne al
lavoro, fortemente evocatore degli affetti più cari. In questo senso
è possibile considerare alcuni brani che seguono come variazioni sul
tema, facenti, in effetti, parte di una unica lunga nenia: un vero e
proprio poema popolare nel quale si impegna, alternandosi in assoli e
in cori, il canto sia delle giovani che delle donne mature.
Maronna
'i Campiglione e scansamillo 'u primm 'ammore. - Comme chiagnevo
'nfacci' 'u ritratto; traditore! Tu che mm' he' fatto! -N'aggia avé
'n'or 'i nova che l'hann 'accidere ammiezz 'a via nova. - L'hann
'accidere 'u culunnello che s'ha pigliato crisciuto e bello. - Nun
aggio, ne', comme fa 'u vulesse verè pe 'nci parlà. - Maronna,
Maronna, si m' 'u scansi 'i fa' 'u surdato: te porto l'uoglio e t
'appiccio 'a lampa iuorno e nuttata.
Il
canto L'UOMMINI RIFURMATI è la descrizione di una paradossale
situazione amorosa e sentimentale, derivante dalla lontanza degli
uomini partiti per la guerra.
E
primme i giuvinotti nci ieveno cu' 'i mole mo ne hanno cacciato 'n
'ata moda 'i cose: e l'uommini rifurmati r' 'o distretto vuie 'i
vvulite, vuie 'i vvulite, vanno 'a 'cito, l 'ite i' a gghittà!
Povere figliulelle; Vuie sentite aro' sta... 'a giuvintù ne è
rimasta poca. Fore 'u stabilimento e quann è 'u miezziuorno 'ite
fatto 'u 'uaio, 'ite perso 'u scuorno! Madalè, fallo pe' mme! lievi
'i mmane 'a cuollo a mme! Figlimo è 'u cchiù brutto, riciti a sti
pigneti! Mò che è ‘u cchiù bello, cammina arriuneto! Chist’è
ll’ebbroca! Tenite ‘a faccia ‘i cuorno, ‘ite fatto ‘u ‘uaio
‘ite perso ‘uscuorno! Madalè, fallo pe’mme, lievi ‘i mmane
‘a’ cuollo a mme!
Una
descrizione del contesto storico sociale e di alcuni fatti rilevanti
riguardanti l’opera di Carmine Pezzullo si può leggere in: Pasquale
Saviano, L’antico edificio scolastico di Frattamaggiore (Rassegna
Storica dei Comuni n.144–145/2007).
A
cavallo tra XIX e XX secolo lo schema dello sviluppo
economico e sociale frattese trovò una sintesi eccezionale
nella politica liberale e nell’attività dell’imprenditoria
locale che risultò all’avanguardia europea con le esperienze
esemplari di Carmine Pezzullo, industriale canapiero, e degli
altri numerosi imprenditori locali.
Carmine
Pezzullo fu la vera anima dello sviluppo cittadino dell’inizio del
‘900.
Nel
1898 egli fu eletto Assessore ai Lavori Pubblici, ebbe cariche a
livello provinciale nel
periodo ‘giolittiano’, fu sindaco della città dal 1908 al 1924,
e fu a stretto contatto con
la politica romana grazie al fratello Angelo, medico Direttore
dell’Ospedale Civile, eletto
deputato al Parlamento tra le fila giolittiane.
Al
periodo della sua entrata in politica (1895-98), e del suo
sindacato prima della ‘grande
guerra’ (1915-18), vengono riferiti la progettazione,
l’origine ed il
completamento
delle principali opere pubbliche della città: l’apertura del Corso
Vittorio Emanuele
III per favorire la ‘circolazione’ delle merci tra campagna,
città, industria e ferrovia;
la fondazione del grande Edificio della Scuola Elementare, come
avamposto nello
sviluppo urbano e civile frattese; l’istituzione della
Scuola Tecnica Agraria ‘Bartolommeo Capasso’ nell’area
della Ferrovia, che verrà poi sostituita, nel periodo ‘gentiliano’,
dalla Scuola di Avviamento Professionale sorta accanto all’edificio
della Scuola
Elementare; l’apertura di un Asilo Infantile per i figli dei
combattenti durante la grande
guerra; la memoria bronzea dei caduti in guerra affissa sul
campanile della Chiesa
di San Sossio.